La più
bella, il Turco Napolitano, se l’è tenuta da stappare per l’ultima dell’anno di
mandato: L’intreccio inedito fra mafia e politica è un nodo molto grosso.
Inedito! L’avete capito che era una
battuta no? Il leader del Tiro Mancino non poteva dire sul serio, dai! Dopo aver
fatto tutto quello che era in suo potere (e anche un po’ fuori dai suoi poteri
presidenziali) per affossare l’inchiesta Stato-Mafia? Dopo aver dato un
consiglio da superiore al Consiglio Inferiore della Magistratura, che prontamente
ha violato tutte le sue regole interne per votare capo della Procura di Palermo
un certo Lo Voi (senza titoli, ma che si fa i cazzi suoi)? Dopo aver deposto
davanti ai magistrati sulla Trattativa dicendo che non ricorda, eppoi
ricordandosi di deporre fiori e ceri alla madonna se Nino Di Matteo il pm
facesse la fine di Santino Di Matteo, il bambino sciolto nell’acido? Ovvio che
scherzava, su! Tant’è vero che nello stesso discorso se l’è presa subito con le toghe che vogliono essere
protagoniste. Ecco, ecco: rovinarti la vita, farti nemici tutti dal
Quirinale a Qui Quo Qua, ricevere moniti del capo dello Stato e capini di
capretto per Natale solo perché vuoi fare il tuo lavoro non è civismo: è
protagonismo. Insomma se i cazzi amari te li vai cercando manco se te l’avesse
ordinato il medico, o sei diabetico o sei scemo… Un ragionamento moderno,
intelligente, illuminato. Del tipo per
forza le violentano, guarda come si vestono da puttane! E’ un po’ come dire
che Veronesi ti fa venire il cancro per fare il figo, il protagonista: no
tumore no party! Troppo bella, troppo divertente! E infatti ci ha fatto
piangere, dal ridere. Grazie Presidé, per le lacrime Napolitane che versiamo
salutandola. Grazie, Babà Natale, per tutti questi doni lasciati sotto l’albero
e sotto l’alto patrocinio.
Innanzitutto
per l’onestà: come promesso Lei lascia quando le riforme sono incanalate per
bene, e colla riformattazione del Csm le procure sono inculate per benino.
Missione compiuta — ma non alla missionario, alla pecorina. Poi c’è il dono della chiarezza,
che non deve mancare mai: su certe cose e su certa cosa nostra, la chiarezza è
un peccato Capitale. Tipo la mafia a Roma, che per non vederla bisognava essere
più ciechi di Carminati er Cecato. Fortuna che il Paese e la sua classe
digerente sono sempre girati dall’altra parte, dall’altra App, dall’altro
Appalto. E quindi grazie anche per
l’aperto sostegno a questo governo, a sua volta sostenuto dalla stampa
connivente o fumogena che va appresso alle panda rosse da parcheggiare e non
vede la Pandora fasciorossonera da scoperchiare. Grazie Babà Natale,
ringraziamenti sentitissimi (specie in certe zone poco soleggiate…) e a mai più
rivederci. Non si preoccupi, non si disturbi, sugli scandali non si scusi come
faceva Pertini: la cenere e il carbone che c’ha portato nel Sacco di Roma lo
pagheremo noi, ma due parole d’indignazione a lei sarebbero costate troppo, in
effetti.
Ma alla fine
del semestruale europeo, anche Renzi ha finito il suo ciclo a Strasburgo: dopo
aver ottenuto un cavoletto di Bruxelles di risultati, noi lo salutiamo commossi
sul lines seta ali dell’entusiasmo! Grande Matte, bentornato! Ganzissimo, il
cocco balocco di Babà Natale! Vai SexyToyBoyScout di Silvio! Le primarie, la
segreteria, il governo: che annata per te, che inculata per Letta. Per noi no: abituati
all’ombrello aperto di Altan, capirai che ci fa il tu’ cantuccino… Per niente
risentiti di culo, ti facciamo auguri di cuore. Passa delle feste serene,
trascorri tante serate liete coi tuoi amichetti giocando al Farinetti inquisito
in Fiera, al Circo di Moira Orfini a Roma, al gioco dei Quattro Cantone messo
lì come foglia del figo che sei a fare finta di niente mentre i corrotti si
mangiano tutto col tuo permesso. Un non-silenzio assenso, l’assenzio delle
dolci chiacchiere fuori stagione e
fuori luogo, senza i fatti. Grazie e buon Natale anche a te. Noi come regalo
non ti chiediamo niente — sappiamo che li hai tenuti tutti per Silvio — ma quando
vai in televisione evita almeno di rifarlo con Clerici e Vespa insieme. Ecco se tu potessi risparmiarci
questo Trio, noi potremmo evitare di bestemmiare dio nel giorno del suo
compleanno…
Ed eccolo,
eccolo, eeeeccoloooo qua, quello per cui Renzi si è sputtanato la tredicesima
di maggio alle europee! Del resto che Natale Papaluto sarebbe, senza il
Panettone e il Rifattone? Perché anche se lui preferisce i festini, Silvione è
come il festone sull’albero, è come il Presepe, in fondo è proprio come il
Natale: tutti a dire che due palle e un puntale, tutti a darlo per finito. Tutti,
soprattutto e sopra tutti i suoi ex laudatori e lustratori di chiappa, gli ex analisti
nel senso dell’ano, gli editorialisti già visagisti del suo faccione di culo.
Silvio andato, partito, finito, partito finito e lui peggio. Stecchito
politicamente, ad accudire vecchi col femore steccato; a raccontare barzellette
spinte a quelli spinti colla carrozzina. Ma poi Natale ritorna, e siamo tutti
lì: e se ritorna Papy Natale saranno tutti lì, tranquilli. E se — passata la
sbornia da rosè toscano all’idrolitina fanfaniana — al centro
del presepe dovesse esserci di nuovo Silviù dopo il bambin Jesus Christ
Supercazzola finito in bocca ad erode e all’erosione da balla, gli unici a
meravigliarsi di ritrovarli di nuovo tutti in adorazione sareste voi. Silvio
no, Silvio conosce i suoi polli: e noi dobbiamo riconoscergli che saremmo
abbastanza polli da ricascarci ancora. Lui ci spera, nella nostra disperazione,
senza morire disperato: a quello ci pensano i suicidati per debiti, così utili
per farci sentire quanto siamo privilegiati in queste belle feste del cazzo.
No, Silvio no, né muore né l’ammazzi. Aspetta, cavalca l’onda renziana e nel
frattempo si fa cavalcare lui, da Matteo. Sul
Quirinale non ho posto veti. Sul Nazareno, sul Colle, su tutto, lui tira
giù le braghe. Silvio si toglie le mutande che manco con Ruby: e chissà che
servizietto gli ha promesso, allora, Renzy Rubacuori...
Non vi
basta? Ma qui c’è ancora da scartare: e mica sono scarti, eh! Non ancora,
perlomeno. Nel perfetto spirito natalizio ed escrementizio il fossilizzato
Movimento 5 Stallo in parlamento, per dire, ha tantissimo da dare: pretesti e
parlamentari a Renzi, principalmente. Ma non soltanto. Con Casaleggio può dare
di matto, con Grillo dare in escandescenze e dare le dimisionni dandosi all’ippica
e alla filippica a pagamento del tour. Il Movimento lento, sempre più fermo
sulle sue posizioni, può dare tutto: specialmente l’esempio di come sprecare
un’occasione, un consenso, un’opposizione con un minimo di senso politico.
E veniamo a
Noi. A Noi Con Salvini, per
l’esattezza. Ovvero l’angolo del buonumore sotto l’albero, del buon muschio
sotto l’ascella pezzata su Oggi. Un ragazzo sveglio, col fiuto politico e non
solo, col pelo sullo stomaco e sulle copertine dei settimanali. Lo stage fatto
con Bossi e Belviso sulla Padandrangheta in verde e il traffico di diamanti in
Tanzania era un patrimonio, un know how, un titolo che la Lega non poteva
sprecare, dopo averlo pagato quasi più della laurea albanese del Trota che
Tirana a campare. Così, preciso per le ricorrenze, ecco il pacco dell’altro
Matteo, quello che dà la botta finale al nome pià sfortunato di questi anni
sfigati. Noi con Salvini è un’idea
meravigliosa, più di quella che s’era messo in testa Cesare Ragazzi: e più
finta, più riciclata, più pacchiana dei capelli nei suoi toupé. Ma se ne
sentiva la necessità, proprio. Una Lega Nord che si fa chiamare Noi a mezzogiorno: così piace a grandi, piccini e picciotti quando si mettono a tavola. Sfondare al sud con un nuovo soggetto di
politica vecchia, assecondare la richiesta del mercato di voti del sud con un
bel partito fasciomafioso, un leghismo lepenista e meridionalista. Il disagio
dei terroni? Colpa dell’Europa, dei negri, della politica comandanta dal Nord:
che saremmo sempre noi, quelli di prima. Che adesso però vogliamo eccome risolvere
i problemi di voi baluba, addirittura senza gridare Napoli Colera e Forza Etna.
Dopo anni di pestaggio, un riciclaggio e un autoriciclaggio che — se in
Italia ci fosse un governo intenzionato a punirlo seriamente — sarebbe da
andare in galera. E invece è solo da gorgonzola andato a male, in una galleria
di puzzoni osceni, di facce da caciotta e da cazzotti. Il più fresco che si è
unito ai ragazzi delle compagnia delle Minchie è una muffa trasformista di nome
Moffa, uno che in politica ha visto più reincarnazioni di un’unghia in uno scarpone
da trekking: che come inizio, sembra già una bella fine. Sul sito — non bello,
ma nemmeno Belsito — c’è Salvini con scritto grosso C’è Bisogno di Te. E funziona: tu a vedere Salvini, che c’è un
certo bisogno lo senti e devi correre subito…
Un quadretto da restare senza parole: ma perché poi, che ancora non si pagano? In attesa che trovino il modo d’impacchettarle in qualche fichissimo pay-per-speak col plauso del nostro gggiovane premier meglio fico e grande fan della mela, vi facciamo tanti Apple-Auguri a gratis. Buon Natale: iRicchi e iPoveri, iMalati e i Sani, iForti e iDeboli. Buon Natale a tutti quelli che di solito salutiamo con buonanotte e buonafortuna, che era il saluto di Ed Murrow. E a cui stavolta tocca un buonafortuna e buonanotte al secchio, che è il saluto del Papaluto al pitale sotto il letto di spine dell’Italia. Buon Pitale a tutti, allora.