E alla fine
s’è scoperto che il famoso Nero Libanese non era il fumo: era Marcellone
nostro, che coi diari finti di Mussolini nel trolley sbundato di contanti ha
fatto il fugone vero a Beirut. Un uomo solo al comando — di
polizia. Una fuga tipo Coppi. Ma non l’avvocato, il ciclista. Per l’avvocato
oramai è tardi, oramai Marcellone è un altro film. Più di uno, anzi. Marcello è
il Fuggitivo, come Harrison Ford; è O’ Latitante, come Mario Merola; è Prendi i
Soldi e Scappa, come Woody Allen e Bettino Craxi. Vecchio Marcy Dell’Utrix,
quante ne sai. E quante ne dici. Mangano era uno stalliere, io non sono
mafioso, sono venuto in Libano per curarmi. Ci fai allargare il culo dal
ridere, Marcé. E comunque non malignate, bastardi: non è scappato, ha solo
preceduto Silvio per fondare Forza Libano e rifarsi assieme una vita. Meglio,
una malavita. Essì, perché Dell’Utri è Dell’Utri: ma senza Silvio sarebbe
niente, a che ti serve trovare lo stalliere quando non c’hai lo stallone da
monta e da cosca? Quanti successi, quanti ricordi, quante intercettazioni
indimenticabili. Quei bei capodanni degli anni 80 in cui Marcello (il Nero, ma
anche il Libanese), Silvio il Dandi che Prendi le Televisioni in Monopolio e
Bettino il Bufalo aspettavano le ragazze di Drive In: le fast-food per una
fast-fottutina, perché chi tromba il primo dell’anno, si sa. E si sa pure che
le ragazze alla fine fecero il pacco — alle Olgettine 1.0 il software pornosoft mica funzionava bene
come i modelli successivi, quelli senza bug e senza mutande… Vabbé, però è
l’intenzione che conta. Silvio e Marcello, Marcello e Silvio più qualche
pluriomicida o mazzettaro di passaggio: un gruppo, un sodalizio, una banda. Il
Nero, il Libano, il Dandi — la Banda della Magliana? Ma questi mica facevano rapine,
puntavano alle sveltine: la Banda della Maiala, allora. Ve l’ho detto: hai
voglia di cinema su Marcello, non basta mai. Ma proprio mai. Infatti se con
Romanzo Criminale ce la siamo tolta con un libro un film e la serie in
televisione, col Romanzo Manicomiale
la roba da pazzi non finisce più. E non finisce più neanche su giornali e
telegiornali, per la verità. Ma non nel senso dei paesi normali e civili, dove
sulla latitanza del braccio destro mafioso dell’uomo politico pregiudicato che
ha governato negli ultimi vent’anni ci farebbero gli speciali infiniti, le
Treccani di giornalismo, le maratone televisive, le TiggìThon. No no, nella
scaletta dell’Italia mafiocomandata e mafiorassegnata Dell’Utri il Libanese non
ci finisce e basta. Non interessa, non è una notizia. Sì, però al suo
comparuccio di stalliere, a Silvio che è stato condannato ma la pena se la beccano
i vecchi che deve accudire una domanda, ‘na dichiarazione, qualcosa la
chiediamo. E certo, certo. Che vi credete, che stiamo in Abissinia? Questa è
una democrazia, colla stampa libera e indipendente e pure tosta! Presidente una
frasetta a piacere, un pensierino per spiegare oppure i fiumi dell’Umbria,
sempre se le va e non la disturba. E Silvione, splendido: Ho mandato io Dell’Utri in Libano perché me lo ha chiesto Putin per
organizzare una conferenza di pace. Grandissimo. Un summit mafia
russa-mafia italiana sulla pace nel mondo. Il prossimo criminale di guerra
Putin che vuole una consulenza dal prossimo criminale in via definitiva
Dell’Utri. Noi non ce lo meritiamo, Silvio. Davvero. E’ troppo un genio. Ma non
ci meritiamo neppure una stampa così: nessuno dei presenti che abbia chiamato
un’ambulanza, la neurodeliri, che almeno lo abbia attivato il servizio di
scazzo alla risposta. Quando mai.
Benissimo Presidente, adesso una domanda sulle Riforme. Essì ragazzi, dai. Voi
ancora state a pensare a ‘ste piccolezze, a ‘ste puttanate, a ‘sta roba da
fissati?! Ma il passato è passato, la gente non arriva alla fine del mese, c’è
il governo fichissimo e isterico di Matteo Frenzy che caca provvedimenti
fichissimi e isterici, evvoi ancora siete fermi lì, alle fissazioni da
manettari?! Ma siate seri, crescete, cambiate verso e cambiate gusti!
Arrapatevi come noi alle Riforme: questa cosa bellissima, eccitante, goduriosa
che in confronto fare 69 è come prendere il 69 barrato. Ma non è meravigliosa,
questa legge elettorale di sana e robusta Incostituzione? E questo nuovo Stato,
questo Senato dove i senatori li elegge la Regione, la Provincia abolita te la
trovi al Comune e la Colonoscopia la puoi fare alle Poste? Non è moderno,
funzionale, stupendissimo? Sì d’accordo, lo sappiamo che le riforme non si
mangiano ma che c’entra, gli 80 euro al mese allora dove li mettiamo? Magari in
busta ma senza rifregarsene un po’ da un’altra parte, magari a bilancio, e
magari con tutte le coperture. E anche così, ma davvero con 4 carte da venti vi
volete comprare il silenzio su vent’anni di storia politico-criminale del
Paese? Nooo, figuriamoci se vogliamo
comprarcelo: il silenzio è d’oro, ma perfortuna in Italia è pure gratis.
Nessuno parla, ma soprattuto nessuno ascolta. Le nostre schifezze sui giornali
non vanno anche perché sai a chi gliene fotte. La gente è stanca, anche in
televisione vuole cambiamento o cambia canale. Ma giusto quello. Troppa fatica
risolvere i vecchi problemi, meglio rimuoverli e cominciare da capo. Con
problemi nuovi. Siamo fatti così, cioè male. Carenza di memoria e di palle.
Indolenti, opportunisti o vigliacchi; oppure tutt’e tre insieme. M’inviti a
casa tua e io mi frego l’argenteria: ma tu mica mi denunci o almeno non
m’inviti più — no no. Siamo in Italia. Compri altra argenteria e m’inviti ancora,
però mi dici di portare un amico che forse
non ruba ma almeno sa parlare, vestirsi, pettinarsi bene. Siamo noi, i
campioni dell’Italia siamo noi. Che sulla piaga non ci mettiamo il cerotto — ci mettiamo
il cerone, i tweet alle 6 di mattina, il trucco da mignotta su un governo colla
faccia di puttana di dirti che cambia tutto, cambia presto, cambia ogni giorno.
E invece. Invece alla presidenza dell’Eni ci va la Marcegaglia, sorella di uno
che ha patteggiato una condanna per una mazzetta Eni. Invece nel giorno del
ri-arresto di Nicola Cosentino ‘O Mericano il parlamento fa l’Indiano e riduce
le pene sul voto di scambio. Invece in una paese che si toglie il pane di bocca
per far quadrare i conti, nessuno mette a pane e acqua evasori, falsificatori
di bilanci, frodatori del fisco e mafiosi. Anzi — col favore di Napolitano in
eiaculazione mooolto tardiva — li mette a tavolino per farci ‘ste fantastiche Deforme
Istituzionali. Renzi, Alfano, Silvione, Verdini, Dell’Utri no perché è andato
un attimo a curarsi la Carcerite. Ma tranquilli che torna subito: appena gli
risolviamo i problemi di salute giudiziaria con una riformetta in supposte. In
culo a noi, alla giustizia, alla decenza. Vedete, dire che questo governo è in
perfetta continuità col peggiore passato non è qualunquismo — è giornalismo.
Pretendere che un trentanovenne al potere da tre mesi non puzzi già di sospetto
e si paghi l’affitto da solo non è utopismo — è civismo. Che un presidente del
Consiglio sedicente progressista (e
se dio esistesse e pagasse la luce, dovrebbe fulminarlo all’istante…) flirti,
tubi, si dia i bacetti colla P2 e la P3 non è soltanto tatticismo miope — è cinismo
politico da discarica andreottiana. Altroché svolta, roba da c’era una volta.
Quando c’erano solo il Dandi, il Nero e il Libanese. Quando c’era la vecchia
Banda, insomma. Ma oggi che c’è l’upgrade, oggi che c’è l’aggiornamento, oggi
che c’è il Fiorentino quella della Maiala non serve più: oggi siamo lieti di
presentarvi la Banda della Maremma Maiala, signore e signori. Buonanotte, e
buonafortuna.
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