Già dopo il
discorso alle Camere per la fiducia tutto iPad, iMac e iPhone la Apple aveva
lanciato un nuovo modello ispirato a lui: il Mac Aria Fritta. Poi sono iniziate
le televendite in powerpoint. Un circo pedestre, una bancarella della
puttanata, uno show che Mastrota ti fa duecento volte meglio e almeno ti regala
la cyclette. Un musical a diapositive, una West
Slide Story in cui l’Italia si salva vendendo la Thema blu di La Russa o la
Dedra a pedali della Chicco customizzata per Brunetta. Oppure abolendo le
Province ma lasciandole lì senza ridurre i costi, aumentando l’inefficienza e i
consiglieri, inventandosi aree metropolitane per cui Campobasso diventa città
contea e stato come New York. O ancora segando via il Senato collo stesso
sistema: a parole, senza diminuire i costi ma la democrazia sì. E’ il Renzi
Style, ragazzi. Tutto si fa in un lampo: e che ci vuole. Come l’anticalcare, la
ceretta, i quattro salti in padella: cinque minuti per le pappardelle in
tavola, il polpaccio deforestato, il cesso scrostato. Cinque, massimo sei:
soddisfatto o rimborsato, mio popolo! E’ la Demagogia
canaglia che ti prende proprio quando non vuoi, parafrasando il celebre
politologo Al Bano Carrisi in suo seminario a Sanremo. La verità è che dopo due
mesi di governo che sembrano cento la canzone è già chiarissima: con Renzi
cambi verso soltanto nel senso che se prima facevi Boh adesso fai Uff e fra
non molto Ahh che palle questo qua. L’abbiamo
detto in altri Papaluti. Se Grillo è il Berlusconi Sport, Renzi è il Berlusconi
Young: il modello ggiovane per i ggiovani, veloce, velocissimo, talmente veloce
che una sveltina in confronto sembra una scopata tantrica di cinque ore. Giovane
e veloce, ma col cuore antico dei vecchi figli dell’Italia mamma e mignottona.
Mussolini lasciava le luci accese anche di notte? E Renzi twitta alle sei di
mattina. Benito faceva zompare gli scolari nel cerchio di fuoco? E Matteito
dagli alunni si fa fare uno swing col battimani che ai nordcoreani gli viene il
complesso d’inferiorità. Perché Lui lavora sempre, perché Lui è amato dal
popolo e dai bambini. Perché Lui non è come gli altri di prima: Lui fa, e fa
pure alla svelta. E pazienza se fa a cazzi. Non
sarà un risultato perfetto, ma l’importante è portare a casa qualcosa: ce lo
dice sempre da tutti gli schermi e da tutti i tablet e i telefonini, il nostro
caro Leader Kim Il Samsung. Qualcosa, ecco. Non proprio quello che serve, ma
dopo sessant’anni di fallimenti sulle riforme che cazzo sottilizzi?! E che sei,
un vecchio di merda che si lamenta tipo Rodotà e Zagrebelsky, ‘sti professori
della minchia che non c’hanno manco la laurea degli scout in Ruota della
Fortuna come Matteone nostro?! Tua nonna ti manda a prendere la pomata per i dolori
e tu le porti un vibratore — eddai nonna, non ci rompere i coglioni, ti dà sollievo lo stesso
e spacchiamo il culo alla partitocrazia. Ho fatto male, ma ho fatto. E comunque
se non riesco vado a casa. Anche questa la sentiamo ogni cinque secondi, e
dovrebbe essere una consolazione: sì Matté tu vai casa, ma una casa ancora ce
l’hai. Diglielo a quelli che sono fuori col mutuo e praticamente fuori di casa
che adesso è delle banche. Che magari sono gli stessi che aspettano i famosi 80
euri ancora senza coperture finanziarie. E alla fine magari si scoprirà che
sono in powerpoint pure quelli: ma scaricabili e stampabili in Pdf, se il
macellaio se li prende per saldare il conticino… Tutto così, vedete. Tutto
veloce. Tutto per finta. Tutto make-up prima del down. Parti che vuoi fare il
Governone Renzi-Einstein-Mandela e arrivi con un governicchio Fracazzo da
Velletri di sfigati e lottizzati. Parti con Gratteri ministro della Giustizia e
finisci in un giochino di sottosegretari del tipo Indovina chi non è Inquisito. Parti fottendo Letta nipote che è
troppo vecchio per il cambiamento eppoi passi le giornate a trattare leggi con
Letta zio, lui sì un rivoluzionario bello fresco. Parti volendo rottamare
Bersani e il decrepito politicame, si scopre che ti fai pagare la casa dagli
amichetti in affari come il decrepito politicame: però come Bersani no, ché lui
almeno l’affitto se lo paga. Predichi che sembri Mazzini, eppoi razzoli con
Verdini. Ti senti il numero Uno, ma se serve senti anche la P2 e la P3. Tutto
così: chiacchiere e distintivo, chiacchiere e istintivo — paraculo
istintivo. Ma la mano spessa d’effetti ed offerte speciali che ti sei dato non
può durare. Già non dura. Lì sotto ci sono i fatti, per chi li vuole vedere. E
per chi no, c’è una foto da guardare. Tu con Peter Cameron in visita a Londra,
titolo: Blair guarda che cazzo hai
combinato. Europa, economia, soprattutto politiche del lavoro — d’accordo
su tutto. Più flessibilità, più flessibilità, più flessibilità: che poi sarebbe
precarietà, precarietà, precarietà. L’occupazione aumenta licenziando, la sete
ti passa con prosciutto e pasta d’alici. Bella bellissima, questa Concordia:
benaugurante quasi quanto quella di Schettino. D’accordo su tutto, ma
soprattutto su una cosa. Senza Blair non ci saremmo, non faremmo i primi
ministri. Un modello per noi, un cazzo di mito. Peccato che il compagno Cameron
sia un conservatore figlio di conservatori uscito da un college conservatore
per figli di conservatori milionari, un tipino simpatico e popolare che in
Inghilterra sta privatizzando gli ospedali. Uno di destra, un tory scatenato.
Che in confronto al nostro Arthur Renzarelli sembra Zapatero, Che Guevara,
Landini della Fiom: in Inghilterra il conservatore che più conservatore
schiatti Peter Cameron ha appena legalizzato i matrimoni omosessuali — eeehhhi,
non me l’aspettavo signora Cunningham!!! E poi dice che uno diventa anglofilo,
in quest’Italia dove le lezioni inglesi si prendono a spizzichi e bocconi — i bocconi
più di merda, possibilmente. Ma del resto questo siamo. Un paese arretrato,
poco civile, per niente serio. Un paese in cui anche le migliori riforme
finiscono riformate: nel senso di scartate, come al militare. E in fondo,
questo ci meritiamo. Un premier arretrato, centrista, lobbista e confessionale,
un massone cattolico, un doroteo rifatto, un manipolatore che sceglie belle
fighe e orrende cravatte. E questo ci meritiamo d’essere. Un paese che si vota
a uno senz’averlo votato, ma uno che ci guida sicuro e velocemente. Velocemente
da nessuna parte.
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