mercoledì 21 agosto 2013

IL CORTO DI SCASSAZIONE


Dopo l’invenzione delle banche del fascismo e dei neutrini in galleria della Gelmini, pensavamo che l’Italia avesse smesso di regalare capolavori al mondo. Pensavamo noi di Macondo, i soliti pessimisti. E invece eccola qua l’ideona. Al diritto penale moderno la Corte di Cassazione non basta, serve quella di Scassazione. Di più, occorre urgentissimo il quarto quinto sesto grado di giudizio con finalissima e rigori: scassiamo tutto per il Corto di Scassazione, per Melisso B cento golpe di spugna prima di andare a dormire ai domiciliari. In qualunque altro posto del pianeta — pure in Micronesia, pure a Mirabilandia — le sentenze della magistratura passate in giudicato non si toccano, e il condannato passa in galera o ai servizi sociali o al carrettino dello zucchero filato coi bambini di merda che sbavano e piangono senza un cazzo di motivo. L’ultima è abbastanza tosta, ma a Mirabilandia colle condanne non si scherza. Nel resto d’Italia sì. Cassintegrazione, suicidi di disoccupati, il solito disastro della scuola che inizia fra le macerie? Ma che cazzo dite: l’importante è l’Agibilità Politica. Che sarebbe poi l’Agibilità Penale, che sarebbe poi l’Agibilità del pene in senso stretto e largo: soprattutto largo, in culo alla giustizia all’uguaglianza e alla decenza. Riforma della magistratura, dice Giorgio ‘O Napolitano. Riforma dei magistrati, pensa Silvio il Corto. Un accordo lo trovano, comunque: anche perché il Boss dei Quirinalesi quando vuole il trattamento alle Procure glielo fa — citofonare Ingroia e chiedere di Mancino, se non ci credete. La magistratura che da potere indipendente dello Stato diventa ‘na bocciofila a comando, i magistrati cacacazzi che vengono promossi guardie alpine in Val d’Aosta o sullo Stelvio, una passata di ruspa sulle condanne definitive ecciao. I grandi progetti dell’Italia per il futuro eccoli qua. Colle menti più lucide della Nazione — le stesse che ogni minuto ti spiegano fichissimi che in America, in Inghilterra fanno così e cosà —  a scordarsi l’America e l’Inghilterra per studiare una soluzione da Cile di Pinochet, da Bananas di Woody Allen. Tutti gli stessi, ‘sti grandi editorialisti che studiano e viaggiano e tutto: belli i princìpi, belli i viaggi, bello tutto, ma più bello di tutto è tenersi il Martini dry e il posto di lavoro al Corriere via Arcore. Ma del resto per chi lo devi fare l’eroe, quando il nostro giovane premier morto a vent’anni di democristianite per prima cosa va dai Ciellini a Rimini col messaggio di rinforzo by Napolitano? Applausoni, eh. Amiconi, eh. Applausoni per gli amiconi, in genere gente stupenda e rassicurante: Andreotti, Forlani, Formigoni e addirittura qualche non indagato — ma per sbaglio. I Ciellini del resto sono fatti così, battono le mani a chi gli somiglia: quando le mani non ce l’hanno occupate da una mazzetta o una manetta. L’Italia annunciata da NipoLetta Orsomando è come la Fiat di Sergio Minchionne: vivacchia, anzi muoricchia, aspettando che qualcuno se la pigli. Magari una multinazionale che tira, magari italiana. E chi meglio dell’unica, vera invenzione italiana che assieme alla pizza il mondo intero ci copia? Cosa vuoi di più d’una bella cessione d’azienda alla mafia?! Niente, ma tranquillo che come a Mirafiori i soliti scassaminchia della Fiom li trovi sempre. Non molti, perfortuna; sempre meno, ringraziando dio e il partito unico della Lupara che Ride in parlamento. Ma ci sono. Razza dannosa, non comune, che non si fa i cazzi suoi per fare il bene comune. Di tutte le terremotate istituzioni italiane, infatti, l’unica che ancora produce e incide sul territorio è la figura del Sindaco. Eletto da una legge elettorale decente e funzionante, senza porcellum di mezzo ha la concreta possibilità — bene o male — d’amministrare. Bene o male: e qui sta la differenza, e qui puoi diventare il Nemico in Comune e in comune. Disdici un appalto, sposti d’ufficio un corrotto, non fai più favori ai comparucci di panza e sostanza: cose reali, tangibili, piccole ma che cambiano subito e sul serio l’andazzo. E allora ti devi guardare dai nemici dichiarati, dai nemici occulti e dai nemici travestiti da amici che prima t’appoggiano per quello che dici eppoi t’affossano perché fai quello che dici o almeno ci provi. Sempre la solita storia, una Bruttiful in mille puntate: l’ultima a pagare è stata Carolina Girasole, che per averci provato a Isola Capo Rizzuto alle ultime elezioni è stata cacciata con ignominia e calunnie. Ma ne vale ancora la pena, e per quanto? Di questo e molto altro parleremo con Franco Froio, sindaco di Piopoli che ringraziamo per la possibilità di confrontarci sull’operato d’una giunta che su certi temi sembra il Fantasma Formaggino; e con Giannetto Speranza, sindaco che a Lamezia è speranza davvero; e con Maria Lanzetta, sindaco dimissionario di Monasterace che dopo tante minacce e delusioni la speranza forse non l’ha persa; e con Peppe Baldessarro, che ci racconterà la vergogna del Caso Fallara e il processo alla grande speranza della politica calabrotta Pippone Scopelliti. Proprio lui, il Presidente sempre in Rayban e in udienza per le ruberie della sua amministrazione comunale. Lui che può vantare il Consiglio Regionale più pregiudicato e ‘ndranghetista del mondo, lui che ha lasciato Reggio sotto milionate di debiti e di scandali, lui che ha malamministrato e malamministra, lui che è stato il sindaco più amato amatissimo d’Italia nonostante il torbido e la puzza. Anzi, proprio per questo. Perché da noi le buone intenzioni non te le perdona nessuno, ma le peggiori te le votano tutti. Non ci credete, non l’accettate, non ci volete stare? Allora state con noi in piazza a Montepaone Lido, Giovedì 22 alle 21,30: ci vediamo lì — se avete una testa portatela, si divertirà.              

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