sabato 31 dicembre 2022

2023: MENO IBAN, PIU' IRAN


2023: la Cina non ci vaccina, il governo NoVax&SìDux tiene alta la Fiamma mentre getta la maschera e anche la mascherina, l’opposizione rincula non agisce e rincresce: ma nel complesso l’Italia gradisce anche se regredisce, e via via s’impoverisce s’incanaglisce e/o s’incasina. Vacche magre, grasse risate, ignoranze sostanze e arroganze delle solite mafie coschette e consorterie ingrassate. Danno nuovo, malavita vecchia. Più o meno questo penserà, senza poterlo dire, il presidente Mattarella nel discorso di stasera; il commissario Gordon che non vede l’ora di richiamare il suo Batman, l’uomo Pil-pistrello, l’uomo Dragons che è anche commissario ai conti Goldman Sachs: questo sembrerà, senza (non per molto…) ancora poterlo fare, mentre dal Colle più alto si guarderà ‘sta Roma Gotham City eterna, che oggi dalla brace è ripassata in padella alla sputtanesca, alla meloniana, cioè alla nuova vecchia maniera sfasciodemocristiana. Ma, al lordo delle nebbie fitte da Buscopan, bisogna guardare il bicchiere mezzo pieno e il pitale mezzo vuoto: non siamo ancora all’olio di ricino, e quindi neppure all’orlo di questo risiko. Arriveranno altre purghe da gogna, altre puzze di fogna, altre cacate da paura da rogna e da vergogna. Basta aspettare, basta aspettarsi il peggio e per il momento tenersi buono il buono di questo governo, che tiene pronto per più avanti il suo meglio peggio. Intanto, per esempio e contro ogni pronostico, il Natale è passato e così il primo Manovrone dilatorio diversivo ma almeno non ancora presidenzial-eversivo in parlamento. Mica poco, per una scompagine di sgoverno che ignora l’abbicì e l’abaco, basata sul niente più che sul poco. Solo che al Natale siamo sopravvissuti, alla Manovra vedremo se quando e soprattutto quanto: ancora più sotto i più poveri, e più su ancora i poveri ricchi da sempre maltrattati e malvessati da cleptomarxisti malvestiti e malvissuti. Però se dio patria e famiglia vogliono i tempi della lotta di classe economy alla classe business, sono finiti. E questa finanziaria è già un bel segnale — di fumo negli occhi, per chi ancora crede che solo perché una viene dalla destra fasciostracciona e daa Garbatella e va al governo senza padrini e quattrini, poi possa davvero essere anche solo Sgarbatella le solite oligarchie di scrocconi e straricchi. Ma c’è tempo, calma, avremo maltempo e malomodo di dire che la misura è colma tipo latrina. Per ora fra un Merry X Mes e un felice Natale della X Mas, fra qualche scintilla coll’Europa e una bella Fiammata Tricolore in Italia, fra una toccata di palla benaugurante e una di pialla su quelle di Natale e famiglia non abbiente, la corsa è finita: evitando l’esercizio provvisorio esercitandosi con quache rito propiziatorio e talmente pro-evasore da essere provocatorio, la prima Finanziaria della Meloni è arrivata prima che s’iniziasse a dire che la Meloni manco è partita che è già arrivata, sfatta, finita. Anche se la sua Finanziaria è arrivata malfatta, incompleta, sfinente deludente e sfinita. Colla sensazione, anche per i suoi escrementizi estimatori, che Giorgia stia raschiando già il fondo e rischiando il Fondo salvastati d’ansia, di Bruxelles e di pressione, di delusione crisi e depressione. E crisi no, depressione nemmeno, ma un po' di delusione persino per qualcuno di voi, di quelli che per non tagliarsi anche le vene e l’ottimismo — oltre al reddito e al resto in Finanziaria — taglia corto e dice speriamo che questo governo faccia qualcosa di buono anche per noi. Ad esempio.   


Magari non con doni per tutti, ma da Giorgia donna moglie e mamma Natala non vi aspettavate nemmeno condoni per tutti i soliti evasori e furbetti? Va bene riformare il reddito di cittadinanza, molto meno riformare le file all’Agenzia delle Entrate d’Emergenza di bilionari biscazzieri e Briatori che come sempre fottono sfruttano eppoi pure sfottono la Repubblica Bananitaliana che gli offre l’arresa dei conti e la rendita di cittadinanza? Ok, il nuovissimo vecchio codice degli appalti sarà pure un volano per l’economia, però è stato facoltativo e voluttuario anziché obbligatorio scriverlo come un codice morse tua mafia mia mentre tutt’intorno volano più che mai i ricoveri urgenti in galera per mazzettofilia? Sì in Parlamento ci sono tante distrazioni e nella Finanziaria tanti numeri, ma possibile che con tutti gli autobonus per tablet e smartphone a spese dei diciottenni figli di nessuno non ci fosse una calcolatrice per evitare il numero di approvare per sbaglio un emendamento-emerito smerdamento da mezzo miliardo di euro? Cari amici Papalutisti surrealisti e ipercritici, è la solita questione di prospettive troppo lunghe e aspettative troppo alte: qui si tratta di alzare in fretta qualche lira, oppure di dover alzare in frotta i tacchi già a primavera… Se dal governo più scarso della Storia vi aspettavate un approccio meno scrauso alla storia del governo, della legge di bilancio o delle legge di Murphy per cui se una cosa può andare male non solo ci andrà ma ci andrà andando in maggioranza con Meloni e bene alla maggioranza degl’italiani, beh, siete fuori strada. Andate fuori, invece, in strada, dove da domani in città si potranno ammazzare i cinghiali e mangiarli — alla faccia di chi dice che Gggiorgia affama i cittadini, ecco a voi l’umido di cittadinanza, perchè magari si stringe la cinghia ma cazzo guai a dire che colla Maldestra Sociale si stringe sul cinghiale… La verità è che, a parole o a pallettoni, ci ritroviamo tutti stesi bocconi — amari. La Fratelli o Fardelli d’Italia, Mameli o Meloni, il ritornello italiano è sempre quello di Flaiano: la situazione è grave, pesante, ma non è seria. Ora più che mai, oggi più di ieri e meno di domani, siamo in mano e in Manovra di Natale a gente che per mangiarsi il panettone dalla flat tax ai penionati minorenni ai fuck vax deve rimangiarsi tutte le promesse elettorali con cui a settembre aveva fatto il pienone coi candidati senza qualifiche e canditi. Persone improvvisate e personale scadente che se sa cosa vuole fare non sa come, e se per caso sa come poi non sa il perché, tranne perché il nostro è un governo votato dalla ggente per la gggente. Tutto come sempre, come al solito, solo sempre un po' peggio. No, col governo Meloni — a parte il governo Meloni — il problema è un altro. E’ che, impegnata a fare la Befana Postfascista e l’Ex Ariana che piange in sinagoga e in coccodrillo per Nonno Benito Anche Bonificatore Buono Ma Un Pochino Birbantello E Razzista, Ggiorgia non parta avanti le cose importanti. Importantissime, per noi che siano suoi grandi fan fin da quando era una piccola Fuan, un’azzione ggiovane ggiorgia e universitaria che si batteva per i valori d’una Patria Fieramente ItaloFlaiana, grave ma non seria: il Presepe. Sì sì, magari voi senza dio patria e famiglia con bambini gesù a carico ve la siete persa come vi siete persi i valori e le tradizioni, ma noi no. Tutti gli anni, prima che le cadesse ‘sta botta di culo sulla testa della Presidenza del Consiglio, lei presiedeva il Gran Consiglio di Presepanza. Prima di regalarci ‘sto Natale da Quaresima, lei già dai primi di dicembre ci faceva montare un’Ansa e un’Ansia da attesa che manco per la tredicesima: una scuola non faceva il presepe, qualche prete progressista o qualche bidello cripto-islamista non faceva abbastanza Ariano il bambinello o lo faceva fuori dal vaso cioè fuori dagli standard di San Gregorio Armeno o di Casa Cupiello? E lei, siccome o’ presepe ci piace e ci fa atmosfera quasi come il duce, subito ci faceva un caso un lancio d’agenzia e la poesia di Natale Patrio e Tradizionalista sullo sgabello. Uno scandalo, uno schifo, se tutti fanno l’albero del vandalo nordico importato da casa d’anticristo per la casetta di Gesù chi fa il tifo? Bei tempi, quanta nostalgia, che Meloninconia! Bastava prendere posizione, per prendersi un sacco di voti e tutta l’opposizione. Non che Giorgia sia cambiata, eh, è solo che purtroppo — purtroppo per l’Italia — adesso è Presidente e impegnata. Certo anche da Palazzo Chigi Giorgia ci prova a farci vivere il Natale di una volta, pieno di vecchie tradizioni e nuovi poveri, di disgraziati al freddo e al gelo e ricchi pregiudicati graziati mai al fresco ma collo champagne in ghiaccio e il flutes del maltolto al cielo; niente più Pos Spid e ricetta elettronica e vieni avanti chinino grammofono e ceralacca, che fanno atmosfera e magica notte dei tempi delle caverne più che della Grotta, ma senza di lei chi controlla che il bue sia davvero un bue anziché una vacca? E se lei è occupata a occupare il Palazzo e tutti i posti di potere, chi lo sa se è davvero abruzzese o molisano anziché senegalese o maliano il pastore? Chi le tutela ‘ste figure tipiche della memoria e dell’Italia, ora che tu sei in giro a fare memorabili figure di merda per l’Europa? Ma noi, Giorgia! A noi, l’Italietta  Allora i veri arcinemici che ci stanno a fare? La facciamo noi la guardia al Presepe: consideraci i Balilla del bottaio dell’arrotino e della pecorella! Fare la guardia, Noi del Papaluto siamo qua, a mettere insieme i pezzi del presepe dell’Italia e degl’Italiani coi tuoi pezzi d’italioti improvvisati e quaquaraqqua.


Ovviamente un presepe della madonna delle lacrime e sangue così, non può che avere una Maria Giorgia che partorisce più con dolo che con dolore ‘sta finanziaria di Natale al contrario: tutta tagli per chi adesso ha già e dagli addosso a chi non ha ora né mai avrà. Accanto a lei, padre sputtanativo della Patria e presidente del Senato della Repubblica per lui Puttana nata il 25 Aprile, Giuseppe Ignazio Benito La Russa, quello che anziché coll’Abete il Natale Tradizionale lo festeggia col Pino Rauti, l’uomo della liberazione del poter dire sono il vicecapo di uno Stato Antifascista per costituzione ma che palle e che vergogna ‘sta Liberazione. Uno così, che la cosa più acuta che ha è il pizzo, il falegname che nel nostro presepe non ha una sega di meglio da fare che giocare coi soldatini a termine, un microcefalo che per maxinoia propone la mini-naja. Saremmo già messi bene così, ma c’è ancora da aggiungere e raggiungere l’apice della splendida cornice: dove andiamo senza il boia e l’asinello, senza mettere in posa e in prosa i due che nel governo sono i più messi così così. L’asinello ovviamente è Matteo nostro, l’ex pasta di Capitano col posto da ministro alle Infrastorture combinato così male che non lo vogliamo sminuire — macché asinello, lui è proprio un bell’asinone, uno che da quando non ha più la Bestia sui social e nei puttanata-tour in giro per l’Italia è rimasto solo uno strano animale senza basto né soma, e prossimamente solo bastone e somatizzazione: infatti Zaia e gli altri amici nella Lega si stanno organizzando per togliergli il peso di segretario politico, e mettergli sullo stomaco quello del reflusso gastrico del reuccio fatto mini-ministro ma fatto fuori e fesso perché l’unica infrastruttura che ha realizzato è la strada che ha portato il partito sul lastrico. Una prece, vogliamo ricordarlo così, che molesta gente al citofono o su instagram mentre colla tazza del cappuccino che sembra del water spara religiose cacate da bisogno della croce. Ma per una Lega Nord che va, una Lega Nordio arriva: eccolo il buon partito preso per seppellire ogni altra possibile Tangentopoli in Italia, proprio nel momento in cui tutta Europa è una grande Italia presa con una Mani Pulite nel sacco. Mentre tutto il mondo guarda allo scandalo che monta da Doha, grazie a lui in Italia si vede di smontare poteri d’indagine antimafia e corruzione dalle procure alla Dia.  Praticamente un genio del tempismo in politica e del teppismo contro la magistratura, o almeno quella che ancora si azzarda a non obbedire alle mazzate e alle mazzette della o come la politica; il candidato e ministro al bacio, un Meloniano Legge e Ordine: solo un ordine piduista, berlusconiano, kissmeliciogelliano. Una magistratura in mano alla politica, a sua volta in manodopera in mafia e in massoneria con inquisiti e incappucciati, il tutto mano mano in culo alla democrazia alla giustizia all’uguagliuanza e a tutti gli altri principi oramai affondanti della Repubblica. Bello no? Più bello ancora è che lo chiamano Piano di Rinascita Democratica. Una vecchia idea che non muore, un po' come Nordio il pm fallito dell’inchiesta Coop Rosse col suo livore. Un progettino abusivo dal cuore antico ed eversivo che per andare finalmente a dama senza rischio della madama ha bisogno di un anti-Erode che ufficialmente vuole evitare la strage degl’innocenti, ma che in realtà è un anti-eroe al servizio deviato dei potenti che da Capaci in poi vogliono sempre la strage degl’inquirenti. E per questo Carletto è il Backstreet Boia perfetto, l’ammazza-inchieste troppo ben fatte e non richieste, il ragazzo del vicolo cieco per tutte le indagini e le intercettazioni troppo osé, un revival degli anni 90 di magistrato fallito che siccome non è riuscito a estirpare la corruzione, vuole estirpare direttamente chi invece ancora ci prova, non si è venduto, o peggio ancora ci è riuscito. Un presepe preclaro e stupendo che ci viene il vomito già così, ma come fai a non metterci anche l’Osceno del Paese? Ma perfortuna Giorgia ce l’ha proprio in casa. Trattasi di tal Francesco Lollobrigida, alias il cognato di vomito, uno che non è parente di Gina l’attrica, ma di Giorgia la sua benefattrice: il Fratello d’Italia e ministro dell’Agricoltura che non ha conoscenza diretta del campo solo perché ha sposato la meglio sorella d’Italia, quella della Meloni. Non contento, anziché starsene bello tranquillo a casa del fascio o in giro per monumenti a gerarchi e altre belle personalità e personcine di quando c’era Lui generalmente inaugurati proprio da lui, trova anche il tempo di parlare di tutto e con tutti: ma sempre senza dire niente. E solo quando va bene, perché poi ogni tanto Pappa e Ciccio con Giorgia si sforza e ti sforna pezzi di scienza di ricino che manco colla Duce Euchessina. Ad esempio, io governo ti taglio il reddito di cittadinanza a otto mesi, e per non perderlo devi accettare anche un lavoro da ottocento euro con pagarti vitto e alloggio a ottocento chilometri dalla tua famiglia? Giusto, e se non lo capite, ve lo spiega il Lollo di Pane Amore ed Economia: Bisogna accettare la prima offerta congrua, perché il lavoro si trova in tutta Italia: anche se uno come me l’ha potuto trovare solo in Fratelli d’Italia… 


Potremmo andare avanti, la lista della spesa di qualche parola stupida e impietosa sarebbe troppo lunga. Con questi figuri del presepe le chicche stanno a mille, ma le chiacchiere a zero e la Meloni al trenta. Quindi hanno ragione loro, ma una ragione — oltre a farcela — dobbiamo cercarcela anche noi. E per trovarla basta buttare un’occhiata all’altra parte di sto presepe da buttare e da buttarsi una coltellata: perché l’Impiastro del Ciel di Giorgia&Giorgetti non dovrebbe essere alle stelle come gradimento, se l’alternativa sulla scena sono i Re Maghi dell’Opposizione sempre più da depressione e/o a detrimento? Prendete per esempio i Renzenda, la coppia del partito influencer che esiste solo sotto inciucio e su twitter, che in due mesi sono corsi a votare colla Meloni più volte d’un prostatico al cesso e più veloci d’una sveltina su tinder. Ora, va bene averci in squadra un socio come Renzi sempre bello mobile perché deve muoversi più veloce della procura e della squadra mobile, ma tu Calenda nel colpo della botta ai magistrati sei diventato complice della banda Meloni-Nordio-Berlusconi così rapidamente che sto Terzo Polo più che altro pare un Terzo Palo. Evvabbé direte voi, parliamo sempre del solito centrismo moderato ma solo fin quando non si parla di poltrone imbottite di cachet e di porcate; ma la cosa non cambia molto se ci buttiamo più o meno a sinistra: sul socialismo egocentrista del sindacalismo socialisticamente modificato. Una terra dei campi ma di nessuno presidiata da gente con titoli di studio televisivo, malati di giustizia sociale immaginari, socialisti nel senso di facebook instagram e cazzatismi vari. Quelli che la lista di candidati e l’agenda se la fanno scrivere da Zoro a Propaganda, che non idee di sorta o candidati colla stoffa, s’inventa s’affida e s’avventa su idoli di stoppa, di quelli che la prima difficoltà li stoppa e la prima offerta di badile&champagne li stappa. Parliamo ovviamente del Soumahoro che non luccica, l’uomo nero per i caporali, che scava scava si svela un uomo a nero, un caporale per i suoi compagni e un eroe dei suoi stivali: che poi non sono neanche i suoi, ma di uno dei suoi compagni a cui ha praticato con successo la manovra del fotticompagno così diffusa nello Stivale. Eppoi dice che sti stranieri non si integrano! Un eroe bipartisan, un sindacalista a strozzo, uno che dà ragione alla sinistra sugl’immigrati che vengono qui per lavorare onestamente: ma anche alla destra su quest’immigrati che se si tratta di vivere per non lavorare, onestamente, sono così bravi che vengono prima degl’italiani. Il tipico eroe italiano che tiene alla famiglia, che si fa il mazzo e una posizione, ma che poi siccome tiene famiglia si fa pure il Porsche e un mazzettone così pure colla scusa che sta facendo l’opposizione. Magari facendosi scudo degli stivali di gomma, mentre la suocera si fa gli scudi colla cooperativa e la mogliera si fa gli stivali di gucci col guarda-ruba di gamma. E insomma, o Carletto o Aboubakar, questa è l’alternativa per la sinistra pochissimo alternativa e tutta campagne o caviar. Pariolini veri e paladini tarocchi, se guardi a cenciosinistra uno straccio di qualcuno decente non lo becchi. Ma si cono interessanti prospettive per il futuro, specie guardando al dibattito interno al Pd per ricostruirlo daccapo, cioè rifare un altro capo con ricicciati riciclati ed ex rinnegati eppoi ridurlo a zero. Nel derby emiliano fra Bonaccini e Schlein — grigio governismo centrista vs elitarismo velleitario e irrilevantista — si parla solo di Conte e di correnti, non una parola che non sia di circostanza o da circo della supercazzola da perculanza su Panzeri, Cozzolino conti e corrotti correnti. Berlinguer e la questione morale non ci sono più, quello che conta è la corrente giusta per vincere tenendo molto alle poltrone e alla questione morale su. Ma Stefano ed Elly lo fanno per noi, si battono ma senza usare argomenti che c’intristiscono e ci abbattono. 


E quindi, vista la situazione, la domanda non è perché nonostante le porcate poco furbe e le furbate molto sporche la Meloni continua a crescere oltre il 30% e passa: vista la sua presunta opposizione, ci sarebbe da chiedersi come mai il suo consenso non passa il 60… La verità? Poche idee ma confuse, molte parole ma colluse. La ricetta è sempre quella — semplicistica molto più che semplice, molto a effetto ma zero efficace, venduta come una terapia medica quando invece è una ricetta di bassa cucina ad alto tasso di gastroneria merdona e mendace. Da Berlusconi in poi, o da Berlusconi peggio che mai, la destra in Italia ha sempre cavalcato il peggio dell’Italia col mal di pancia: ed è sempre stata portata in groppa e in palmo di mano dagl’italiani col mal di pancia vuota, anche se ha sempre portato in Palma de Maiorca gl’italiani col mal di pancia troppo piena. Votata dai poveri che si prendono il lusso di votare da ricchi. E questo anche a causa della povertà (solo politica e spirituale, eh…) di chi dovrebbe rappresentarli, ma si è votato alla ricchezza e ai ricchi: e stranamente finisce per non essere votato più da nessuno. La sinistra all’angolo che fa la destra per stare al governo e al trogolo, fa solo più destra e il governo più a destra del secolo. Perché, alla faccia dei voltafaccia che dicono che non ci sono più così può fare governi ambimaldestri con entrambe, destra e sinistra esistono eccome. O meglio, la destra esiste ed esisterà sempre: perché si limita ad amministrare l’esistente, a mettere pezze cool al culo e a colore, a promettere di cambiare tutto senza poi cambiare niente; la sinistra, invece, se almeno non prova a cambiare tutto non esiste per niente. E infatti — alla feccia dello pseudogiornalismo porno hard di destra che dei sacchi di soldi degli altri scandalifica e si scandalizza mentre dei propri sacchi di merda si compiace e ci sguazza — di sinistra oggi in Italia e in Europa non c’è proprio nessuna traccia — e non solo bancaria. Nessuno snobismo o autoesaltazione, solo una pura constatazione. La sinistra nasce per rompere i coglioni e gli schemi, altrimenti muore: la destra nasce e muore per mantenerli a costo di corromperli, fin quando tu elettore coglione non ti rompi e li sgami. Del resto. Con tutto il dispetto per chi adesso è convinto di farti la lezione perché si è vinto un’elezione, un conto è avere come padri fondatori Gramsci e Berlinguer, un conto è averci padrini frodatori tipo Almirante il razzifascista da camerati con vista sulle Foibe e svista sulle loro fole e foie oppure Silvione che promette e mantiene pullman e pilovan di troie. 


Detto e maledetto questo, in Italia e in Europa rimane uno stato depressivo dell’arte presepista, pre-comatosa e prettamente populiberista. Una destra al massimo a-fascista escrementizia eppure esondante, una non sinistra afasica ed affarista oppure elitaria segocentrica ed evanescente: il tutto nel quadro d’una democrazia liberale e senescente, venduta al libero ipermercato delle vacche dei cammelli e delle mezze tacche, ma pagate a prezzo pieno e con un pieno di stecche. Tutta contenta e tutta contante sul fatto che c’è sempre qualcuno che se la vuole comprare, che c’è chi spende ogni qual volta lei si svende. E in effetti grazie al Qatargate sappiamo che ‘sto presepe morente piace parecchio in casa reale Cupiello, agli emirati dei diritti e dei voti barattati col cash, del bishtcoin con cui — da Messi al Mes, dal pallone a tutto il gioco della democrazia a pallino — su tutto il complesso della civiltà e delle libertà occidentali puoi mettere il cappello il turbante e pure la mantella di cammello. Bello sapere in giro per il mondo dei tiranni, c’è chi considera un affare accattarsi sto vecchio affare della democrazia di cui non sappiamo che fare da anni. Magra no, visto quanto la pagano, ma ben agra consolazione sì. La tomba dell’Occidente democratico non sarà una fossa comune, ma un bel mausoleo full-optional nell Medio Oriente anti-democratico. Buonanotte e buona fortuna come al solito? Di solito sì amici Papalutisti, se avete l’abitudine perversa di leggerci sapete che l’ottimismo imperversa, e che il pezzo finirebbe così: ma è Papa-Natale, non si soffre più di pessimismo comico anche qui. Anche solo per spirito per niente santo di contraddizione coll’Italia dell’ipocrisia dell’antropofagia e della tradizione, per una volta vorremmo essere seri ma non gravi. E dirvi senza ridere che noi crediamo. Chiaramente non a bambinelli che nascono in culla, né all’Occidente che crede solo alla mangiatoia in ginocchio e in contanti dal tombamico del Medio Oriente che alla fine l’intomba ma prima se l’inculla: ma a quei quasi bambini che muoiono per davvero e per la libertà d’un popolo in catene e una liberazione in fasce. Le ragazze e i ragazzi di Teheran che finiscono incarcerati, torturati, stuprati e impiccati perché vogliono tagliarsi i capelli, scoprirsi il capo, scoprirsi liberi in barba coranica a qualunque capoccia bigottamente empio e quindi religioso. Se non fossimo ridotti a una gretta greppia che guarda solo all’Iban, noi oggi guarderemmo pieni di speranza — o almeno vergogna e disperanza — alla coraggiosa natività della libertà in Iran. Perché se è in Medio Oriente che la culla di certi valori ha deciso di farsi la tomba, è in quest’Oriente giovane coraggioso e che non media che possiamo ritrovarli: in ciascuno dei ragazzi che ha scelto la tomba, purché i valori dell’Uomo non siano soffocati nel sangue nel nome di qualche dio e in culla. Uno di loro, prima di essere impiccato, ha chiesto: “Non pregate per me, non leggete il Corano, ascoltate musica allegra”. Ecco, in memoria di Majidreza Rahnavard e a imperitura infamia di tutti coloro che promettono il paradiso in cielo per mantenere l’inferno del loro potere sulla Terra, noi ci permettiamo di sceglierla. Imagine, John Lennon. Nessun inferno sotto di noi, sopra di noi solo il cielo. Perché più bella della libertà di religione, c’è solo la libertà d’immaginare sognare e perseguire la libertà da ogni religione. Da ogni dio, più d’ogni altro dal dio denaro, da ogni abominio e superstizione del fare denaro per poi farsi dio. Ecco, noi del Papalusto il Buona Festa delle Feste quest’anno ve la Imaginiano così. Buon anno buona fortuna e buon Natale passato senza dio e senza speranza, ma credendo in un Natale futuro senza padri-padroni eterni e senz’addio a questa speranza.  






                       


domenica 25 settembre 2022

ENUCLEAZIONE PRECOCE

Si buttano giù Draghi, e pensano tranquilli: tanto poi si buttano giù di tutto, quelli. Da qui si recita a soggetto, è tutta discesa agl’inferi degl’infingardi e infimi, dei miserabili piazzisti piazzatori e cazzari che urlando al passante e al tradimento cercano d’appioppare all’esimia clientela il loro complimento-oggetto. Un’Agenda Draghi tarocca ma quasi nuova, una mezza rivoluzione sui diritti civili semiseria e mezza vecchia, una flat tax forse e fosse vera ma di sicuro nociva… Ci votino siori, ci votino! Ci caschino siori, ci caschino! Le Idi di Luglio, i lidi d'agosto, le liti di settembre… La cosa buona è che è quasi finita, la più incredibile è che siamo sopravvissuti e ancora qua — tutta una vacanza in campagna elettorale, a perseguitarci e percularci fra spiagge feste dell'unità e sagre dell'ubiquità, è roba da rimandarli al loro paese, sti vu vutà! Peccato che sia il loro, e anche il nostro. Un Belpaese di merda, di grandi meraviglie e piccole canaglie, di candide e candidate merde. Abbindolato e avvelenato da una campagna elettorale fra le meno sentite e le più risentite, tutta promesse e premesse impossibili, cazzate strasentite eppure incredibilmente ascoltate accreditate e assentite. Roba che non sai se è peggio chi non vota più perché non crede né gl’interessa più niente e nessuno, o chi per ingenuità interessata finge di credere di tutto da tutti — o astensionismo disincantato o assegnismo di Stato, insomma. Ha credito di tutto, anche se tutto è a debito? Sì dai, magari stavolta, che ne so… Certo, certissimo, come no! E quindi vai di milioni, megarivoluzioni, gigamiliardi — magna-magnanimità di panze piene dalle mirabolanze vuote. Come le maggior parte delle tasche, come le case e le casse degl’italiani riempite solo dalla scassa di risonanza della propaganda che strappa applausi mentre stacca assegni coperti dalla banca del battimano tipo bene bravo bische. Il solito gioco d’azzardo col mazzo degli altri. Salari extra ed extra deficit mentali prima che monetari, investimenti non sul futuro ma pirata sulle strisce, assicurazioni di bonus senza malus né rischi d’investimento a vuoto o a muro — lo scostamento di bilancio che ha come bilancio, al momento e a consuntivo già parecchio consunto, solo uno scostamento dalla realtà. E questa è solo la parte buona, quella costruens, non vi diciamo quella destruens e corrumpens — quella che punta non alla testa ma alla pancia degl’italiani, e soprattutto conta di comprarsela corrompersela e riempirla colla testa degli ucraini. Amico, elettore, compatriota e complice italiota: senti a me, fingi di salvare il tuo Paese distruggendone un altro! Anche per quest’inverno non ti puoi fare il Moncler cogli Swarosvki? Beh, tieniti al il culo al calduccio con bel giubbino in pelle di Zelensky! Se non vuoi chiudere il bar di famiglia, chiudi gli occhi e la bara sui torturati e gli uccisi e le loro famiglie. Gas suo vita mea, cara Italia mia… Eccolo il ragionamento illuminato e riscaldato dei termostatisti idraulici paraculi e compatriottici, i bombamici diretti di sponda o eterodiretti di Putin, quelli che se vogliamo tagliare qualche bolletta astronomica di qua dobbiamo tollerare qualche bombetta atomica — però piccola, tattica, simpatica — di là… Quelli che, per carità, vogliono la pace ma combattono per la guerra fra poveri di qui contro i poveretti di là o già dell’aldilà. Insomma. Sugl’italiani al verde Conte e Salvini, misti a un bel po' di rossobruni finti perché in realtà sono biondo ariani e staliniani, hanno rifatto la premierata ditta giallomerde. Fortuna che però ce sta Gggiorggia che ce penza e ce sarva, la madre donna italiana e cristiana che è na mano santa paa’ sacra famija cristiana itajana! Lei sì che è contro Putin, che massacra donne e bambini: ma perché lei è direttamente con Orban, che massacra direttamente le donne che non vogliono avere bambini…    

Programmi politici molto lucidi e coerenti, moralmente irreprensibili e scintillanti, che vanno vendendo un Paese Migliore vellicando vendicando e rivendicando però la sua parte peggiore.

Ma non molto peggiore di chi, a queste manovre di bassa Lega e alta Ducina, non riesce a rispondere se non con qualche tara da ideuzza tarda e tardiva vocina. Sarà perché per noi del Papaluto il vero 25 Dicembre è il 25 Aprile, ma l’antifascismo è come il Natale: elezioni o no, o è sempre o è mai; artigiani, pensionati, precarie partigiani e operai: al tuo ex elettorato di riferimento, oggi più che altro di ferimento, non ti puoi rivolgere solo quando sei in campagna e nei guai. Così si consegnano gl’italiani che non mangiano in pasto alla destra, perché la sinistra centrista in periferia da tempo ha perso il tempo il polso e il posto. Chiedi a questi, chi è il Pd? Il partito Ztl, Ddl Zan e anti-Zar Putin: tutte battaglie giuste, chi lo nega, ma per cui non puoi perdere né perdere di vista la guerra dei salari e dei precari colle buste della spesa o della paga. Uno zero in condotta non solo politica, non tanto elettorale, quanto tragicamente culturale. Che ha consentito persino l’egemonia culocentrica culatonofobica e gramsciana dell’Oscurantista Moderno, il mass-medievale giornale che tra Libero Verità e Giornale alimenta la propaganda fasciocristiana no-frocio e proprio grasciaputtana. Tagliata unta e spessa, tagliata e munta spesso. Ogni paginata una porcata, ogni pagina un cazzata talmente grassa crassa e puttana che manco per incartare il panino alla porchettata. Ma è proprio facendo carne e carta di porco che la destra volta alta nei saggi nei sondaggi e pure nei seggi, astronomica e gastronomica che te la leggi e già pasteggi a motteggi a pestaggi a morte e a mortazza: è tutta colpa della sinistra zozzona busona e pro-gay, se va tutto in culo a voi operai! In Italia non si fanno più bambini né quattrini, perché nessuno tranne i nostri leader conviventi cornificanti e pluridivorziati difende la famiglia tradizionale dall’avanzata di quella gender e tradizio-anale!

Questo è il livello della partita e di certi partiti — un diritto contro l’altro, il diritto all’amore di qualcuno che chissà come va contro il diritto al lavoro di qualcun altro, il diritto al posto di lavoro conculcato e coinculato dal diritto pervertito e protetto di chi lo prende in quel posto coi soldi col potere e con piacere e non perché senza lavoro. 

Poveri contro ricchi, ricchi in conto ai poveri, diritti che grazie a parecchi diventano una questione per ricchi che vanno contro i poveri. Una visione della società che punta tutto sulla paura e sulla rabbia, che ti punta la paura alla testa mentre la rabbia mira alla pancia; una concezione e una previsione di vita triste, limitata, opprimente obsoleta e deprimente. Senza contare l’istruzione, la sanità, l’ambiente… 

Ma in generale: nessuno che davvero abbia un’idea di Paese, qualcuno sembra avere un’idea del Paese, ma come tutti gli altri alla fine ha solo l’idea di dividerlo per prenderselo senza poi dividere, il Paese. Lo scenario è questo, lo scemario pure.

 

Tutto questo però lo sapete già; com’è vero che se avete seguito di questo sapete già tutto, e se non lo avete fatto non ne volete sapere niente; ma noi dei Papaluto non siamo come la bella penna dell’altra bella gente: siamo mica qui a dirvi com’è andata o cosa va, ma come andrà e cosa accdrà. Questo è un post non da postumi su pipponi e previsioni e proiezioni, ma già sul post elezioni. Noi del Papaluto, grazie alle nostre innate incredibili e stranote doti di cloacoveggenti, a leggere i fondi del barile siamo sempre avanti — e non ci limitiamo a dirvi per fare gli stronzi votate, allargate il culo e stringete i denti. E dunque, aprite le orecchie e la finestra che il Vostro Vate annusa vi legge e vi accusa cosa c’è nel nostro water. Non che ci voglia ‘sto gran naso o ‘sto fiuto: l’unica cosa difficile da sentire è la voglia di annusare più forte del rifiuto. Chi si è messo insieme e saprà vincere — la nuova destra FranciscoFrancamente FascioFashion No Vax FlatTax e SìVox con attaccato un po' di centro storico-istrionico d’affari e malaffari — non riuscirà a governare; chi forse saprebbe governare — il centrosinistrato o il sinistra-scentrato che si disfa da sé facendosi in quattro per disfarsi in tre —  o forse lo farebbe meno peggio anziché coi meglio peggio, non potrà vincere perché insieme in pace e in coalizione non sa stare. Watericinio finito qui, e per farlo più che la scienza serviva giusto un q.b. di q.i. La maggioranza del governo Meloni c'è già nel Paese, è chiaro, ma bisogna aspettare il fine settimana e un momento: per capire se sarà stramaggioranza palese in Parlamento. Magari con molto margine e zero argine al cambiare la costituzione in senso autoritario anti-antifascista e presidenziale: magari bis, e de profundis, col sigillo e il succhiotto di Silvione sulla Magnaccia Charta come nuovo e giovanile presidente della Corte Prostatico-Prostituzionale. E questo innanzitutto per la volontà sempre sovrana, anche quando è un po' somara, degl’italiani. ma anche grazie alle lungiminchianza di chi in questi mesi ha già zappato toppato pulito e consegnato tutta la campagna elettorale ad avversari, alleati ed alleati oggi avversari. Primus in fabula Letta, che mollato giustamente Conte per via della favoletta pseudopacifista e criptoputinista Ucraina si è fatto giullarescamente mollare dal clown Calenda per la via del clan Renzi d’Arabia Esaudita. Tenersi vicino gli alleati quando è scomodo e si è lontani dalle elezioni, e quando arrivano e servono mollarli o essere mollati: ‘sto famoso campo largo agli altri che ci hanno sfruttati eppoi cannibalizzati, non sembra roba da scienziati. Oltretutto, vuoi rinunciare ai 5 stelle rossobrune? Ma perché devi rinunciare anche ai suoi elettori e ai suoi voti? Dal reddito di cittadinanza in poi difendi, espandi e rivendica provvedimenti che sono perfettibili ma sono anche i tuoi, che ti sono costati lotte e conflitti quando li hai votati… E invece niente, il Pd di Letta sembra il Pvd: partito delle vedove Draghi, non troppo diverso dall’Alleanza Meccanica di Renzi Calenda e dei loro Drughi. E così fra pupazzi di Putin e pupe di Orban, ci avviamo al primo governo presieduto da una donna tutta casa del fascio e famiglia: possibilmente coatta, che obietta e magari vieta l’aborto, a parte la vieta e abietta figura dell’aborto Berlusconi garante dell’Europeismo in quanto migliore amico di Putin e miglior predecessore di Orban… Perché oggi ovviamente Ungheria a tutta forza, ma prima di tutto e di tutti sempre Forza Italia. Non diffidate delle imitazioni, ma non dimenticate chi ha i brevetti su certe invenzioni. L’editto di Sofia, il lettone di Putin, la nipotina di Mubarak e magari la brandina di una cella per gli oppositori alla sua Riforma ad personam piduista e Liciogella. Se è di fascismi eversioni democratiche e perversioni autoerotiche e autocratiche che si tratta, a noi da Benito Mussolini a Ben Inquisito E Condannato Ma Sempre Benvenuto Berlusconi non ne trovi uno che ci preceda non ci faccia una sega o ci batta.

E dicevamo. Rimane solo da capire se questo cenciodestra — ché il centro è talmente striminzito è zozzo che pare uno straccio, o una fogna di fico per la destra da autocrate e autospurgo… — vince di molto o di poco, posto (a tavola) che cambia molto poco. Tanto finisce sempre e da sempre che s’attovagliano eppoi s’accoltellano. Non per niente e non per vantarsi, ma manco si è votato che la destra in Sicilia e in 48 ore ha avuto due candidati agli arresti per mazzette voto di scambio e varie mafiette: il problema non è avere eletti a mani basse, la questione è farli restare a piede libero o almeno fargli avere il seggio senza avere già le manette. Vincono gli attriti, gli appalti, gli appetiti. Anche maggioranze oceaniche affogano in un bicchiere d’acqua e si strafogano con un tozzo di pane e volpe in polleria eppoi in Procura e in pellicceria. Proveranno a dare una svolta a destra colla benedizione Urbi Orban et Putin che sono il meglio e il futuro, a concordare qualche condono edilizio fiscale ed escrementizio e a conculcare qualche diritto da dire abusivo fittizio o deteriore, ma poi il governo di Sua Eccellenzessa Meloni svolta per svolta al centro d’affari gaffe e scandali finirà dritto dritto contro il muro, il Paese che non campa e il consenso morituro che sta per passare a qualche altro tizio — magari peggiore. A quel punto di non ritorno, non gli resterà che il ritorno al Quirinale e punto: e a capo, del governo tecnico pompiere e spegni-guai ci mettiamo un Draghi un Draghetto un Grisù o chi per lui, mentre l’economia va giù e l’inflazione su. Giorgia correrà sotto le gonne di Mammattarella, che vedendola grigia completa ricorrerà al completo grigio di Marione vedendo il bluff del no al suo bis: perché quando ti chiama in causa il Colle, non è mica come quando Calenda si spende la tua agenda chiamandoti più che altro in caos. L’ennesimo. E quindi per finire, e per capire, torniamo a come tutto è cominciato e ricomincerà a finire male. 

Torniamo al 20 luglio, caduta del governo Draghi, caduta a trent’anni e un giorno dalla strage di via D’Amelio. Il Presidente del Consiglio, come minimo sindacale e isitituzionale, dichiara all’Aula e all’Arrabbiata: In questo giorno simbolico, vogliamo ribadire: giù le mani della mafia dal Pnrr! E ovviamente giù applausi universali e scroscianti, che poi in massima parte sono paraculi mondiali e sconcertanti. Sì perché chi applaude in parole opere e soprattutto omissioni non ha fatto nulla, perché le mafie tenessero giù le mani: chi le le batte, le mani davanti alla mafia le ha alzate o le ha usate per mettersi qualcosa in tasca. Se Meloni Berlusconi e Salvini candidano candidamente fasciomafiosi neri come la pece, Conte sul tema col cervello deve fare pace: mette in lista Scarpinato e Cafiero de Raho come candidature di levatura di legalità e di rappresentanza, ma poi difende impugna e propugna tal quali provvedimenti come il Superbonus e il reddito di cittadinanza che per le cosche sono superbonissimi redditi di sostentamento speculazione e riciclanza. Se trovi un amico al comune e in cantiere trovi un tesoro, ed è giusto che se non hai un lavoro tu abbia un reddito: ma poi ti deve servire non per pagarti il fumo lo sfizio o un vitalizio, ma per trovarti un lavoro. Così come i mitici e salvifici soldi del Pnrr dovevano servire principalmente per aprire gli ospedali, non per chiuderti il balcone e rifarti la casa coi fondi europei e statali. Immobilismo totale, immobiliarismo endemico, illegalismo terminale. Ma Draghi è un banchiere, per lui pecunia non olet, i soldi non puzzano e il sangue non macchia: che siano della mafia o no, discorsi strappalacrime e applausi a parte, cchiu Pil pè tutti che qui deve ripartire la macchina. Se chi ha buttato giù il suo governo è una cosa a metà fra Totò Riina e Totò Peppino Conte e la Malafemmina, c’è da dire che il buttato giù non è né Churchill né De Gaulle né Salvador Allende: come Salvatore non è nemmeno il Prodi uno, uno buttato giù in un modo che a distanza di 25 anni ancor ci offende… 

Perché l’Agenda Draghi forse non esiste, ma che si parli ancora dell’Agenda rossa del sangue di Paolo Borsellino proprio non deve esistere. E infatti di legalità o non si parla e basta, oppure si parla e basta. E se d’illegalità non parla nessuno, dalle segreterie dei partiti alle periferie dei disperati l’illegalità parla un po' con tutti. E fa buono e cattivo tempo, begli affari e malaffari un po' dappertutto. Il treno dei vincitori anche stavolta passerà per il voto di scambio: per il binario più conveniente e giusto, non necessariamente il più onesto. 

La verità è che in Italia tutto funziona perché quasi nulla funzioni. Ogni cosa è fatta o malfatta per diventare lenta, losca, cosca. E non importa se la mafia delle varie parrocchie porti il mitra o la mitra, la bomba o la bombacarta da bollo, il tritolo come strategia o la tattica del cetriolo della burocrazia, il doppiofondo in macchina o il doppiopetto da sprofondo in parlamento — i soldi non arrivano mai a chi spetta, ma al potente e prepotente che previdente e premimente già se li aspetta. Una volta, quando c’era Berlinguer e ancora la politica, si diceva questione morale; ma adesso possiamo dirla semplicemente una questione tecnica, idraulica, molare: come li metti i soldi in un secchio bucato da secoli, sforacchiato da boss e bossoli, sbranato da malviventi e milledenti e sbatacchiato che trasecoli? Non puoi, eppure devi farlo; anzi vogliono, perché chi se ne fotte del buco se tu per fare politica affari e carriera c’hai il tarlo? Tecnico o politico, draghiano meloniano o marziano, nessun governo avrà mai la forza e la possibilità di risolvere questo problema idraulico. E non solo perché non ci capisce un tubo, ma perché in Italia chi se ne interessa come ricompensa percepisce un cubo di cemento con sopra delle croci anziché un tubo di baci…

E quindi, siccome la situazione è messa da requiem, noi abbiamo deciso per l’insano gesto. Voi amici del Papaluto non imitatelo a casa, ma magari al seggio sì. Noi andiamo a votare, e vi diciamo anche di più, vi diciamo persino per chi. Ve lo diremo, lo faremo, e magari lo malediremo — ma noi adesso chiudiamo il post, apriamo la porta e andiamo a votare il Pd e Letta. Pensando tutto quello che abbiamo scritto, e sicuri in questi anni ci farà scrivere descrivere e demoralizzare peggio. Ma c’è un peggio peggiore di questo, il rischio del buio chi molla pesto. Un peggio che si migliora colla responsabilità e l’impegno, mica tirando due bestemmie e quattro cazzate come un pugno. Potremmo dire tante cose, a cominciare dal partito-baluardo e dal voto utile, ma ovviamente si potrà sempre replicare con un partito bastardo e traditore che merita un veto perché oramai inutile. Forse, ma sempre meno futile di chi oscilla fra massimalismo e trasformismo, fra infantilismo e opportunismo, fra sciatto trasformismo e scialapopulismo. No che Letta non ha il fisico del supereroe, né il costume del superpolitico: ma è un bene, perché è una persona perbene anziché un supereroe politico che poi più che il mantello usa il passamontagna per il solito colpo in banca degl’impegni a vuoto dopo essere andati al voto. Basta uomini ragno che tessono la tela solo per le loro beghe e per le nostre braghe… Non è poco avere e votare per un po' di decenza, per una minoranza forte e chiara che faccia fronte e resistenza, per ricordare chiaro e forte a chi viene a governare ma non a comandare che di fronte ha chi — molto spesso minoranza — ha costruito difeso e ricostruito il Paese sui valori della democrazia dell’antifascismo e della Resistenza. Comunque la pensiate, buona notte buona fortuna e buon voto: per quanto poco lo pesiate, sarà sempre buono e non sarà mai a vuoto. 


lunedì 25 aprile 2022

L'ANPI DI GENIO

Quelli che quell’egoista dell’Ucraina si deve arrendere o spicciarsi a farsi massacrare, altrimenti da noi la benzina arriva a tre euro; quelli che Putin deve vincere presto, e il mondo se ne deve convincere pure prima, perché anche se sta perdendo alla fine è invincibile e quindi le sanzioni contro di lui sono roba da neuro; quelli che una guerra d’invasione fra le più barbare fratricide e tragiche non lo è così tanto se risali agli scazzi fra Caino e Abele, fra Bugo e Morgan, fra Di Maio e l’italiano: senza contare le invasioni barbariche e le guerre puniche; quelli che tutti gli Ucraini sono nazisti invasati e invadibili perché c’è il battaglione Azov, e quindi aspettiamoci un’applauditissima e appropriatissima operazione speciale e senz’anestesia del Dottor Vladimir anche qui in Italia, dove ci cresciamo battaglioni di nazifasci impuniti nelle caserme e candidati alle urne. Quelli che E allora il Kurdistan, il Centrafrica e la Palestina? Perché è sempre tempo di Benaltrismo aa Matriciana ubriaco de Noantrismo Internazionalista de Palestrina… 
Insomma. Fra i complessini dei Complessisti e i ragli asinini sparati senza complessi dalle gang-bang bang dei complottisti, ne abbiamo sentite delle belle e ascoltate di balle. Poche idee, ma confuse; oppure porche idee, confondenti corrive e colluse. Da chef Rubio che affetta competenza e porchetta nei suoi discorsi, ai salottini antiamericani a tema Siamo Mica Nato Ieri chez Canfora Vauro e D’Orsi; dai cartoni animati da paraculismo e paraputinismo tipo Masha e Orsini, ai cartonati coglioni e clonati di parà putinisti e culisti degli altri piazzati fissi e fessi in tv a fare colore e calore rossobruni; dal Daikin a 25 gradi che guai, ai Maneskin che guai a non volere zitti buoni e a 90 con Putin, la verità — e non nel senso della cover sovranista-leninista maccartista-stalinista e pornosoft della Pravda diretta da Belpietro verso sempre nuove soglie di trucità ducità e atroce cretinità — è che il coraggio della resistenza ucraina non va giù. O non va giù bene come il continuo oltraggio dell’invasione russa. Nei migliori dei casi, e nei peggiori dei cosi, la causa Ucraina non riscuote nessuna fortuna né scuote coscienza alcuna. Il suo stupro morale e militare, etico pratico ed etnico? Pur essendo un paese di conformisti e corporativisti, è col lupo anziché con l’agnello che hanno scelto di stare i più pecoroni fra i nostri opinionisti politici e opportunisti. Poi bisogna distinguere. A certi brutti ceffi l’Ucraina non sta nel cuore perché la Russia gli sta nel conto in banca: però a certi ceffi buffi e nostalgici dei Baffi l’Ucraina non può stare a cuore perché chi è contro la Russa Ex Urss gli sta sul culo gratis, e con prestazioni e prese di posizioni del tutto gratuite. E quindi. L’impressione forte è che, fossimo nell’Ucraina, non ci aspetteremmo grandi difese da quest’Italia; ma a fare impressione forte è che, fossimo l’Ucraina, da questi signori non avremmo difese resistenza — e tantomeno Resistenza — all’invasione dell’Italia. Assegno in bianco e si batte bandiera bianca, cuore che batte per il nazi-stalinista Putin perché nessuno batte la bandiera rossa. Il catalogo dei venduti a peso e dei comprati gratis a tara mentale e ideologica, è questo. Dalla sinistra Né Né che si schifa ed è divisa alla destra ultrà e alé alé che fa schifo tutta unita anche quando è divisa, sembra non ci sia differenza fra aggressore e aggredito, fra giusto e sbagliato, fra ragione e torto, fra chi vuole sbaragliare e uccidere e chi cerca di non essere sbaragliato o morto. Fatto o misfatto sta che la Resistenza ucraina da noi non incontra, o incontra una bella resistenza; e si scontra con la Resistenza meno bella. Quella politicizzata, burocratizzata, politburocratizzata. Quella ideologica e nostalgica del presidente dell’Anpi di Genio, che guarda alla trave nell’occhio della Nato senza vedere il Pagliarulo nell’occhio del ciclone di merdoni e cazzate, che dà una mano di calce da sepolcro imbiancato alla bandiera della pace e una a Putin e alla sua guerra d’invasione atroce, che parla e straparla di mostruosità in Ucraina da indagare e approfondire: come se le fosse comuni non fossero già abbastanza profonde, come se le impronte digitali e cingolate di Putin sugli stupri e le stragi non fossero abbastanza provate orribili e probanti, come se sulle imprese di un criminale di pace e di guerra patentato non si dovesse solo sdegnarsi e tacere — acqua in Bucha, ecco l’atteggiamento più decente da tenere. E invece il Gianfranco tiratore spara grosso, gratuito, grasso e crasso come uno che sul campo non è stato decorato: e se per questo manco diplomato. Eppure lo stesso discetta e distingue scuro e sicuro che c’è Resistenza e Resistenza, che quella Ucraina bah, con la faccia tosta e la competenza frolla di uno che l’unica resistenza che ha visto è stata ai corsi per la Radio Elettra… Dai, chiudiamola qua. Sia la querelle che la carriera del Pagliarulo. Il compagno presidente — sommerso di critiche e sepolto da un cazziatone d’accompagno del Presidente: Mattarella — l’ha detta fuori dal tempo e l’ha fatta fuori dal vaso. Sbugiardato da tutti nella sua stessa associazione, si arrampica sugli specchietti sinottici pseudo-pacifisti e filorussi da anziano e incontinente soviet-cong, adesso prova a recuperare e persino a contrattaccare (complotto, barbarie nel dibattito, cameriere c’è una Mosca nel piatto!) ma è praticamente sicuro che l’unica cosa che potrà presiedere in futuro sarà un chiosco di gagliardetti palloncini e pannoloni. Dall’Anpi all’Inps, e anche in fretta. Incidente archiviato, e incidentato da archiviare. Laddove l’incidente di percorso mentale e politico è aver nominato ai vertici dell’Anpi un vecchio residuato cossuttiano, un avanzo di purga staliniana, uno yankee go home da Krusciov a gogo che beve solo spuma sputnik chinotto e dolci Euchessine paleosovietiche a dirotto: un piccolo fan di quell’Armandone che quando Berlinguer diceva di sentirsi più sicuro sotto l’ombrello della Nato, lui alla Nato e a Berlinguer faceva il gesto dell’ombrello. Vecchie ruggini, anziani tic e prurigini, spompi ruggiti che sono i vagiti d’antichi ideologismi e vecchi rincoglioniti. Sarebbe finita qui, se non fosse che quando si tratta del 25 Aprile e della Resistenza c’è sempre chi dice che non finisce qui. Dalla soubrette bancarottiera Falliberto di Savoia alla brigata Folgore d’idiozia con lampi d’infamità dei vari Borgonovo e Veneziani, è il solito bestiario da circo Fogni che attacca e approfitta, che nella e della sua stessa merda sguazza shignazza e sgavazza: quelli che dicono che sarebbe ora di rottamare l’Anpi, troppo violenta e politicizzata, magari con l’aiuto immacolato non violento apolitico e disinteressato di qualche No Vax e Sì Dux già devastatore della Cgil colla scusa della manifestazione di piazza.
Su questa voglia di sporcizia, di bassezza, di notte in cui tutte le divise sono nere, è bene fare pulizia giustizia e chiarezza. Come del resto ha già fatto Albertina Soliani, vicepresidente facente funzioni di correttrice di bozze grezze e svarioni, che ha già detto che l’Associazione custode della Resistenza Italiana riconosce e si riconosce nella Resistenza Ucraina che non cede. Con grande soddisfazione e sollievo di chi dell’Anpi è ammiratore sostenitore e tesserato — compresi noi del Papaluto. E volete che un’associazione che ha resisitito all’avere noi come iscritti, non tenesse botta alle cazzate del suo presidente e non tenesse testa al giù botte raudi e rutti dei soliti pirotecnici ratti?! E infatti. La solita allergia stagionale al 25 Aprile è stata respinta senza perdite di tempo — solo spreco di fiato. Anche quest’anno sarà la festa di chi ha combattuto per la Libertà: di tutti, anche di chi sta con chi la Libertà al tempo l’ha combattuta e oggi la dà per scontata e sopravvalutata.
Resta l’argomento più spinoso, più grave e serio, ma impiegato reso e difeso nel modo più specioso peloso e pretestuoso. Rimane il tema della pace. Che — come ha dovuto ricordare il presidente Mattarella al presidente di un’associazione di combattenti… —  spesso non si ottiene e non si difende senza armi e senza guerra. A meno che non sia la pace degli schiavi, dei vinti e degl’indifferenti, dei servi felici contenti e ignavi. Tutto il contrario della pace degli uomini liberi e uguali, della pace venuta con la Resistenza, della Costituzione Antifascista figlia della guerra di Liberazione. Quella che l’Anpi dei Pagliarulo cita a metà ed equivoca o manipola per intero nel manifesto per il 25 Aprile di quest’anno — sì è vero, l’Italia ripudia la guerra, ma manca la parte: come mezzo di offesa. Quindi il senso è che l’Italia ripudia la guerra ma anche di più chi la guerra non la ripudia, anzi la impiega ci gode ci guadagna e ci tripudia. Perché l’Italia migliore, quella partigiana e antifascista, la guerra alla guerra l’ha combattuta e vinta. In un momento in cui la decisione più giusta non lo sembrava affatto. Perché la decisione più giusta e scomoda, spesso, ha l’inconveniente di sembrarlo a tutti nel momento più comodo e sbagliato: quando è stata già presa, quando è giusta giusto una settantina d’anni dopo e col senno del poi. Sul momento, proprio come oggi, non lo sai. Non crediate. Anche nel ‘43 c’erano i nonni di Orsini che dicevano che sotto il fascismo mica si stava male; che la lotta partigiana avrebbe solo inferocito ulteriormente la belva nazifascista (come se fosse stato possibile, o ce ne fosse stato bisogno…); che opporsi anziché arrendersi sarebbe costato inutilmente altri lutti e altri morti; che conveniva mediare, lenire, vivere pregando l’invasore di non morire; c’era già chi obiettava che — Usa o Urss — combattere coll’appoggio straniero ci avrebbe solo soggiogato a questa o quella potenza: si è deciso ugualmente di fare, di decidere, di rifare l’Italia e di fare la Resistenza. Al di là dei dubbi legittimi, dei prezzi tremendi, dei consigli interessati e dei conigli disinteressati a tutto tranne al quanto guadagno e quanto mi prendi. Oggi come allora lo spirito con cui leggere i fatti dev’essere quello di uno grandissimo a scrivere. Lo spirito d’uno spirito grande, d’uno scrittore grandissimo dalla coscienza morale immacolata, di un’onesta intellettuale immensa quanto tormentata. Taccuino in una mano e tabacco e mitra nell’altra, 100 anni fa nasceva e 70 anni fa combatteva fumava e scriveva Beppe Fenoglio. Uno che la lotta partigiana l’ha fatta come molti, ma l’ha scritta e descritta come nessuno: come una lotta difficile, piena di contraddizioni e di errori, ma fondamentalmente giusta nel suo combattere la granitica coerenza della dittatura dell’oppressione e degli orrori. Una lotta iniziata coi comunisti, proseguita fra i liberali e approdata fra i monarchici, per concludere il suo percorso fra i socialisti e socialdemocratici: perché si può cambiare idea, ma mai l’idea di libertà. Che va difesa dai suoi nemici, che troppo spesso si dichiarano suoi difensori e amici. I nazisti volevano liberare l’Italia, proprio come Putin vuole liberare l’Ucraina dai nazisti: un massacro della libertà in nome della libertà, ma più che altro della libertà di massacro. Ci sarà e ci dovrà essere il tempo dei negoziati e della pace, ma la resa senza condizioni alla violenza non è e non sarà mai negoziabile. Meglio una guerra scomoda combattuta per procura, che una guerra giusta non combattuta per paura. Perché ci sono guerre e guerre, ma la pace è una sola: libera e cristallina anziché leonina, vera sincera e democratica, dove tutti i cittadini sono uguali e sperabilmente tutti diversi dai fan della repubblica putinitaliana per cui il 25 Aprile è nata una puttana. Tanti auguri oggi per la tua festa della Liberazione, Italia: e un augurio perché tu abbia già domani la festa della tua Liberazione, Ucraina.    



 








mercoledì 2 marzo 2022

IBAN IL TERRIBILE

Quasi scemata la variante Omicron, eccoci alle prese con la tragica scemata dell’invariante Ominchion. E quindi alla prese male con noi: che siamo stupidi, stupratori di noi stessi, straordinariamente avidi avvoltoieschi e cùpidi: che, come sempre e come non mai, purtroppo siamo noi stessi. Insomma. Che lo aveste sperato o temuto, tranquilli amici Papaluti: la catastrofe sanitaria e umanitaria mondiale non ci ha cambiati. Neppure in peggio, che comunque sarebbe la prova d’un cambiamento, e quindi la possibilità o la speranza che un giorno la stessa cosa possa avvenire in meglio. Macché. Siamo sempre qui, cioè siamo sempre lì, siamo sempre da capo e da Kant (come se non bastasse il resto: Immanuel della Kritik, anziché Eva di Diabolik…). L’Umanità è un legno storto, che di dritto ha solo il suo indefettibile correre verso il torto per farci scappare il morto. Torto che è una torta Millefogli da mille di cui ognuno vuole una fetta, una commissione, un boccone una fee o una mazzetta. Torta che è da tutte le parti del tavolo, eh, ché tutti buoni e tutti cattivi non ce ne sono — almeno fin quando c’è ancora il tavolo, fin quando non c’è un aggressore e un aggredito, una nazione e una negoziazione che saltano per aria per una scazzofrenia da fine impero che manco un nuovo Cesare Augustolo, ma più rapace e rincoglionito. Sin dai tempi dei trip alcolici di Eltsin e furbocapitalistici di Clinton noi — Usa ed Europa, Nato e Ue, Dolce e Gabbana — abbiamo sottostimato umiliato e sovreccitato l’Eliogabalo e la Storia Tesa della Russia post-sovietica emmai post-imperiale: gli abbiamo tolto il comunismo per darli in pasto al consumismo, per dargli i Levis al posto di Lenin, gli abbiamo levato e levistizzato il Capitale di Marx per consegnargli e consegnarli al cleptocapitalismo di marca e di marchetta stile Putin. Abbiamo provato a togliergli l’orgoglio, che per loro è come il pane: solo che zar o soviet il pane non l’hanno mai avuto, mentre tornando dai soviet al sotto-zar hanno trovato chi gli fa credere che l’orgoglio non l’hanno mai perduto. Se la vostra idea di mondo e di capitalismo è l’umanesimo subprime dei Bernie Madoff, noi ci teniamo (o ci torniamo) lo zarismo il feudalesimo e lo zarrismo subcoscienti e pre-soviet à la Romanov. Solo nella versione Vladimir Russuria, cioè un po' trans fra il medioevo e il pleistocene avanzato, ma meno avanzato colto e raffinato: per dispetto e disperazione ci diamo a uno che per evitare l’espansionismo Nato, si dà al neo-imperialismo nano e forsennato. Uno che, non volendo fari e forestieri vicino casa, invade casa altrui attirando tutta l’attenzione e compattando tutta la riprovazione internazionale come prima cosa. Un ragionamento un filino originale, un comportamento sul filo fra inconcepibile e criminale. Oltretutto senza giustificazioni — né pratiche, né teoriche — che non siano pezze d’appoggio razzifasciste reperite da pezze da piedi travestite da intellighenzie sovrane e/o sovraniste. Dotte cazzate, dette per amore per forza o per amore della forza delle forze armate. Perché va bene la storia, la geografia, la geopolitica e le sue mosse come pure la psicologia delle masse… Tutto c’entra, fin quando non ci entra la psicoputinologia a casse: tutto giusto e sensato, fin quando nella storia ti c’entra e non ti centra un cingolato. Quando inizia a morire la gente, deve finire ogni favola compiacente o parabola discendente — nella follia, nella tragedia, nel sangue innocente. E — grazie alla pulp-star del Polonio che un brutto giorno decide di fare il bis e l’hybris della Polonia, all’Ignobel per la Pace finita In Europa e per la Medicina perché in 24 ore ha fatto sparire il Coronavirus con l’Ucraina-vulnus, all’indemocraticamente eretto e drogato di veteronazionalismo che accusa il democraticamente eletto Zelensky di essere un nazista drogato — a questo siamo. O risiamo. Alla tragedia che si ripete in farsa, alla memoria che a ripetizioni si rivela sempre scarsa. E quindi.

Neanche finito d’archiviare come nulla e nessuno fosse qualche milione di morti per la Pandemia, che siamo pronti ad apparecchiare le fosse per le migliaia di morti da fare in nome della paranoia del Potere dell’Economia e dell’Egemonia. E anche dell’Egomania, o più in soldoni Egonomia. Ossì, perché colle Zar Wars di questo stiamo parlando. Dell’Impero che colpisce ancora — ma tipo ictus. Di un ego miserabile da povero arricchito, smisurato ingiustificato e incanaglito dall’Io Patria e Famiglia. Tradizionale, russa, orgogliosa: e, ci mancherebbe, tradizionalmente e orgoglionamente russomafiosa. Parliamo di un signore che a furia di sentirsi chiamare zar, di sentirsi dire che è furbo e forte come una specie di Mazinga Zorro, ha dimenticato di sentire la versione del noto cremlinologo J-Ax: e di essere solo uno zarro, un russo ricco più ricco dei russi ricchi perché ci ha saputo fare da spia ladro e sbirro che si vende la mamma per un rocco-tarocco Armani o un paio di AirMax. Perché qui, per capirci e per capire questa roba da matti per tre e da fatti di sé, più che un qualificato cremlinologo in ecstasy basta un criminologo qualsiasi. Perché di questo si tratta. Di un delinquente di strada, d’un teppista che anche a fare lo zarista sempre zarrista resta: un tamarro con quei modi e quella testa, anche se da delinquente ne ha fatta di strada. Un Charlie Putin, un Cenci Scan, uno straccio d’imitazione di condottiero che a fare la parodia di sé è meglio d’un comico vero. Un grande evasore un grandissimo eversore nonché piccolo Grande Dittatore che gioca al glande imperatore, un guappo di cartone gas e carbone, un criminale di guerra e di pace che si fa scrivere e descrivere come un personaggione o un Napoleone da Guerra e Pace. Ma Iban il Terribile, qui, noi come Occidente ce lo siamo meritati; perché, come con Bin Laden e Saddam e come sempre, ce lo siamo costruiti — e adesso, che è troppo tardi, facciamo gli sconvolti gl’increduli e gl’ipocriti inorriditi. Quelli che adesso ex post vedono in Putin un pericolo per il mondo, dov’erano quando l’amico Vladimir sia in patria che in formato export incarcerava o assassinava giornalisti, oppositori dissidenti e attivisti? Dov’erano quelli che parlavano col grande Intenditore/Imprenditore/Intrattenitore delle poesie di Puskin e dei tempi del Politburo fra sorrisoni e bicchierini di Moskovskaja, mentre metteva a tacere e sotto terra la Politkovskaja? La solita storia, i soliti tragici errori: che non sono solo errori tragici, ma calcoli sbagliati e cinici che ci portano orrori, che c’insegnano come non impariamo niente dalla Storia. Noi sciogliamo peana, noi scegliamo l’interesse e la grana, mentre gli amici di letto diventati nemici di colpo ci squagliano le Torri e si sciolgono l’Ucraina. Il Genio del Medioriente Pacificato, l’Uomo Forte ma Giusto, l’Autocrate ma Illuminato, il Dittatore però Mite che è un Mito. Questo — da Trump lo stipendiato da Putin, a Gennaro Sangiuliano il direttore del Tg2 pagato da noi ma impiegato da Salvini stipendiato da Putin — e anche di peggio s’è detto scritto e sentito. E adesso? Tanto per non cambiare, Putin passa da blandito a bandito. Un classico della commedia, specie all’italiana. Da Mussolini a Riina, dalla mafia fascista a quella stragista, noi siamo i migliori a scegliere buoni in nulla ma Capaci di tutto — anche quando la bomba te la piazzano nel Donbass anziché a Punta Raisi, per la marcia su Kiev anziché su Roma. Burattini di cui credi di tirare i fili, che credi di tenere a bada e a biada mentre t’ingrassa il dindarolo, ma che a un certo punto tagliano i fili ti tagliano il gas e vengono pure a tirarti il tritolo. Come ebbe a dire l’immortale e immemorabile ministro di Berlusconi — non per niente il migliore amico dell’amico degli amici Vladimir — colla mafia bisogna convivere: anche se poi si tratta sempre di co-morire un po' alla volta, ogni giorno finché è notte della ragione e dei cristalli. E infatti adesso siamo qui, collusi e felici. Noi italiani più di tutti. Attaccati alla canna del gas e del Kalashnikov, ammanettati al lettone di Putin, come logica conseguenza e cointeressenza del gioco sardo-maso di uno che si vuole annettere la Lettonia perché quindici anni fa gli abbiamo fatto mettere il letto a tre piazze nucleari a un passo da Baja Sardinia. E non crediate che basti un’avanzata, per farci fare marcia indietro che non sia forzata o di facciata come il culo. Prendete Salvini, il teorico kingmaker del Quirinale finito patetico e peripatetico drinkmaker d’un cocktail d’incompetenza e arroganza andato a male, fresco marcio dalla trionfale e preterintenzionale elezione del Precedente della Repubblica. Siccome gli è andata male pure a fare il furbetto No Green Pass, per restare al governo e a capo della Lega è costretto a schierarsi contro il Fuhreretto del Donbass: ma non del tutto, mai di getto, sempre col distinguo  e il do ut des di petto. Sono sulla linea Draghi, ma mi tengo in linea di credito anche Putin coi suoi drughi. Armi letali all’Ucraina? Non in mio nome! Bonifici dalla Russia? Neppure, meglio cifrati e a prestanome! Insomma. Vladi tu gli rubli l’anima, ma Matteo deve salvare almeno il culo, visto che la faccia che non ha mai avuto l’ha data come mancia alla firma del contratto da cantante a gettone e a spione per il tuo partito. E bastasse la Lega, che dal Federalismo Padano è passato a quello Putiniano. Non finisce mica il cielo pentastellato sopra di noi. L’ex comico presidente ce l’hanno gli ucraini, ma da ridere per non piangere viene a noi che c’abbiamo gli ultrà (ex) grillinoputiniani: noi che modestamente c’abbiamo l’ex comico garante del principale partito in parlamento che ha iniziato la legislatura da  anti-Nato e filo russo nato in tutte le salse e le risse, manco si chiamasse Movimento 5 stelle rosse. Fortuna che a salvare la situazione c’abbiamo Magic Mario, no? L’Uomo che ha Salvato l’Euro, che in sede di mediazione doveva addirittura essere Mr Europe, e invece alla fine non ha salvato l’Europa dall’ennesima figura di merda puzzolente e molle d’interesse economico e disinteresse politico ed etico per un conflitto lasciato a cuocere per anni a cessate il fuoco lento. Ma per una volta Italia-Resto del Mondo finisce in pareggio — di mal comune che non è un gaudio, ma molto peggio. Continua a ripetere che Putin è un dittatore che ne uscirà a pezzi, ma dalla crisi Ucraina Biden non è che ne esca bene da pazzi. 

L’Aquila russa bicipite e imperiale ci lascia le penne, ma quella americana non solo non vola: non c’ha il tricipite il passo e manco la strada per camminare, tanto è in panne. Nessun’aquila, qui. Nessuno colla forza militare per vincere o far finire questa guerra, tantomeno con quella morale di lasciar perdere e farla finita con questa guerra. Troppi inganni, troppe ipocrisie sporcizie e scempi, troppi indugi e inciampi. Quest’uomini di stato penoso e peloso non sono aquile, al massimo anatre zoppe — ma solo quando fin quando, a forza di stare zitti e muta davanti all’ennesimo sporco compromesso fra compromessi all’ennesima, il loro piumaggio per tutte le stagioni li rivela come anatre zozze. Per non parlare dell’anatra all’arancia o alla mandarina della Cina, recentemente più scottata e bollita che brillante e laccata. Che fino all’ultimo non ci ha messo becco, ma che non appena Putin è entrato in guerra e in Ucraina gli ha messo a disposizione il becco da più d’un quattrino e da tutta la produzione d’orzo e grano: che gli ha comprato per qualche miliardo di yuan, ma soprattutto comprandosi per quando sarà un bonus invasione per Taiwan. Mao parlava di tigri di carta, i suoi nipotini parlano con Vladimir la tigre di carta di credito. Tutto sommato non a torto, ben sapendo che quando ce l’hanno tutti nessuno ha torto. E sapendo anche meglio che se c’è un corruttore che può vincere, è perché c’è sempre un corrotto che si può e si fa convincere. Come tutti, i cinesi si fanno gli affari propri — e quando si può e si riesce e si fanno, anche quelli impropri…  Quindi se qualcuno nella Cina vede un negoziatore, gli conviene guardare meglio: se viene dalla Cina, è solo un negozio aperto ventiquattr’ore. 

L’impressione è che attorno a questo tavolo truccato da negoziato ci siano già troppe bare troppi buoni bari e troppi cattivi pensieri, troppa gente che gioca la carta del diritto internazionale sperando di giocare gli altri da dritto internazionale. 

La verità è che Putin nel mondo conta — in contanti e in valuta, in yesmen a Londra e in yacht a Dubai e sul lago di Como — sul plata o plomo. O ti prendi i miei soldi o ti prendi il mio piombo: previsione fatta a ragione e provvigione veduta, perché sa benissimo che da noi c’è chi si beccherebbe una pallottola pur di beccarsi qualche briciola. 

La speranza invece è che Iban il Terribile si sia fatto male i conti — che noi si abbia la forza, anche se della vergogna e della disperazione più che della convinzione, di fargli male nei conti correnti. Di mettere pressione e depressione a tutti i suoi oligarchi, ai suoi prestanome, ai ricchi orchi alla tavola dei suoi affari sporchi da favola. Di punirlo fino a indurlo a negoziare, d’indurirlo fino a spezzarsi e crollare, di non limitarsi a condannare a parole ma di farlo imputare e processare: non solo di fronte all’opinione pubblica, ma davanti a un tribunale. La priorità è superare la fase acuta della crisi in Ucraina, con tutto quello che ne discende: ma l’apriorità anche quella cronica e senza fine del nostro mitico e oramai adamitico sistema di valori Occidentale, che messo alla prova più che a nudo si è messo in mutande. Sistemone vincente e avvincente che predichiamo ma non pratichiamo, di cui ci riempiamo la bocca solo per riempirci le tasche, cleptocapitalista moralista e doppoipesista al punto che tutti — compresi noi — di questa democrazia predicata a parole, pregiudicata e spregiudicata nei fatti come nei misfatti, ne abbiamo piene le tasche. A chi vogliamo venderli, i nostri valori, se noi siamo i primi a svenderli? Dove ci vogliamo andare a parare, se anziché in provvedimenti e ravvedimenti concreti i nostri valori viaggiano solo su conti cifrati? Da esportatori di democrazia falliti ed espropriatori di democrazia interna perfettamente riusciti, noi non possiamo dare lezioni o elezioni a nessuno. Semmai prenderne. Come da chi? Dal popolo Ucraino che in nome della libertà è disposto a prendere il mitra e un tank in piazza, anziché prendersi un vodka martini a un convegno di think tank in terrazza; dai volontari e coraggiosi che lo affiancano nella Brigata Internazionale, che non a caso non c’era dai tempi della guerra civile in Spagna: e che si riforma adesso, in tempi di guerra vile e incivile nell’Ucraina lasciata sola nell’indifferenza da Mosca o Nato purché se magna; dai soldati di Anonymous, che combattono gli assoldati da Putin per combattere la prima guerra mondiale dei social che urlano alla terza mondiale: spesso da canali No Vax improvvisamente diventati Pro Vlad, in cui adesso gli unici peggiori di chi si vaccina sono quelli che non danno addosso all’Ucraina. Perché siamo in guerra, e la guerra oggi è questa: e soprattutto anche questo. Combattere sul campo contro la dittatura, combattere sui campi minati e smenati dei form tutti fuck news di chi li scrive sotto dettatura perché tira a campare sotto democratura. Noi non sappiamo come finirà, se Putin prenderà la Crime e il Donbass, o perderà potere o addirittura il potere oltre alla faccia e alla facoltà d’invadere e di volere. Di sicuro sappiamo come non vorremmo finisse. Che questo bagno di sangue servisse solo a sciacquarci la nostra cattiva coscienza, lavando via troppo in fretta la nostra buona volontà di cambiamento e speranza: ma, appartenendo al degenere umano che appena è tornato alla vita normale è tornato a darsi la morte come fosse normale, conviene non dare per buona una speranza di cambiamento a volontà. In parlamento Draghi ha detto che questo conflitto ci riporta indietro di 80 anni, noi non vorremmo ci riportasse indietro agli anni 80: a un Ritorno al Futuro di guerre termonucleari e terzomondiali, atomiche acefale e acritiche, combattute a freddo e accettate al calduccio della stanza dei bottoni e dei bottini dei soliti Stranamore primordiali. Speriamo di no, temiamo di sì, ma soprattutto mai come adesso teniamo a chiudere così — buonanotte, buona fortuna, buona lotta e buona Resistenza, Ucraina.