Siccome è successo di tutto, si farà finta che non è successo niente: si guarderà alle trattative difficili sul Colle, per non vedere quelle fin troppo facili sotto la Cupola. In caso di sentenza contraria e assolutoria si sarebbe gridato al golpe: siccome la Trattativa Stato-Mafia (oramai StatoMafia, tutt’insieme omertosamente…) c’è stata, i titoli sono asettici e non troppo enfatici sullo scandalo e le colpe… Condanne eccellenti e stop, per l’illuminata guida dei nostri giornali — sempre eccellenti nel far uscire la politica sempre e comunque quasi indenne — allo stop bisogna dare la precedenza: a destra, alla fu sinistra, al ringalluzzimento di grilli che già s’ammoscia: non importa, l’importante è chiudere l’argomento in un titolo in un box e in un editoriale (al massimo) e pure di prescia. Mentre invece. Dodici anni ai vertici dello StatoMafia che imperversa, tergiversa e insabbia almeno da trent’anni — non sarà importante come il Salone del Mobile col comodino che costa miliardi o il Salvini Solone Mobile che sentenzia fra un Vinitaly e una Pasquetta giocata a Ischia-Tutto colla Isoardi, ma insomma la notizia c’è. E qualche riflessione da fare (o rifare) pure. Tiro Mancino e tragicomico dell’assoluzione per Nicolino lo smemorato di Avellino e amicone del Turco Napolitano a parte, la sentenza da Ros di vergogna è un bel Memento Mori per questo paese. Che creperà senza cambiare; che non cambierà, a costo di mandare i suoi migliori cittadini e servitori dello Stato a crepare. Perché noi questo siamo. Identici all’identikit di soppravvivenza del Paese più corrotto e pazzesco d’Europa, simbolo del Merd in Italy che tira ad accoppare, d’una penisola appennicata e appattata a morte colla mafia, ma sempre in marcia colla sua fichissima cooltura di governo che più è marcia e più è in. Adeguatissima — per noi, solo per noi e i cazzi amari&avari nostri come i mortacci eroici loro — ad affrontare le questioni più serie e di moda, ogni volta con una nuova e più elettrizzante stagione (di stragi), con più seguito e seguiti delle serie più di moda. Questo siamo, a questo siamo. Una Walking Dead di cadaveri (politici e no, di mafia come no, ma fabbricati dalla solita ditta-dittatura-dettatura politico-mafiosa come no?) che si fanno quattro zombie nel solito triste tango del potere più cannibale e frusto: ma giusto quello, se adesso pure gli spagnoli ci surclassano nel potere quello vero, cioè d’acquisto... Eccola la nostra industria da cinema, nel senso dei film che ci facciamo sul sistema-paese che oramai è il paese del Sistema della mafia imprenditrice riciclatrice, insomma buona: che se non spara crea ricchezza, che fa soldi fabbriche ed economia, col pil — e mica il sangue — che schizza; che si pasce nelle nostre bugie bianche e a nero, che invece si pappa le nostre economie riportandole a zero. Più o meno dove stanno sempre i fatti e purtroppo mai le chiacchiere in fatto di malaffare, collusione, corruzione. Parole, parole, parole. Belle o male, piene di balle o vere, sempre parole. Mentre prospera, s’industria e s’industrializza il Mafificio che prosciuga i nostri talenti, le nostre le speranze, il nostro sangue: alla lettera, minatoria o meno che sia. Nel mentre e nel mondo guardano alla Silicon Valley, nel nostro ventre di vacca e di cacca noi non sappiamo vedere il moderno Italian Way sempre più ispirato infognato e spirato colla vecchia Sicilian Valley. Tutto il mondo è Belpaese oramai, ogni stato grande piccolo o buco di culo c’ha la sua mafia home made, e ok; anche a Palo Alto c’è la mob come a Palermo a Platì o a Paderno Dugnano: ma solo per noi sembra sempre più che il mondo sia una stylenuovissima Palermo Dugnano solo andata da cui non usciamo. Perché non sappiamo, e in fondo manco lo vogliamo. Perché il mascariamento mascherato è il nostro unico modello di riferimento, bello fresco e moderno come il più incartapecorito hully gully col deambulatore — sempre buono, anche se come modello fa la sua po(r)ca figura da Giancarlo Magalli bonissimo Frodomodello e indossatore... E noi lo vediamo, lo sappiamo: ma lo stesso lo vogliamo, lo votiamo e ci voltiamo: dall’altra parte, per non farci rivoltare lo stomaco e — solo nei casi migliori, pochissimi d’altra parte — pure la coscienza. Non tutti contenti, ma quasi tutti convinti, che ‘sto Magalli in tanga e in tango per hobby e per hobbit, sempre in ballo con qualche vecchia-nuova ghenga, sia il modello sgrammaticato possibile e meno peggiore, cioè il più migliore possibile. Visione Braille del mondo, prefazione Ray Charles-Stevie Wonder a un codice penale e penalizzante di comportamento. Grave miopia che costa un occhio della testa — ma mica d’aquila — per lungimiranza, Graviano errore di sottovalutazione e supervalutazione dell’usato metro di giudizio che costa la testa di Falcone e Borsellino e molti altri coraggiosi e innocenti— ma pazienza! In fondo cosa volete che sia, ‘sta miopia al taglio al taglione e al metro di giudizio al cazzo, niente di nuovo; siamo sempre là, siamo sempre noi ora come quattro (il)lustri fa, quelli fra pacco bomba e realtà: un paese che cerca sempre di fare un qualche governo da vent’anni, incapaci di tutto davanti e stragi di Capaci dietro a tutto, un governo ombra di colletti bianchi, lupare in tinta, fondi neri e tinti che cerca di farsi il paese senza farsi accorgere o fare troppi danni. Con qualche piccola farsesca e picaresca variante che — si sa — nel tempo e nel piatto rende tutto più piccante. I soliti noti e ignobili notabili alla Lima Ciancimino e Cuffaro a menu? E’ ora di cambiare!
Per dire. V’immaginate cosa sarebbe successo l’altro giorno se la notizia di Mori-Dell’Utri coppia più bella del mondo e persino di Mori-Celentano fosse arrivata ad accordo sul DiMaSalvinusconi raggiunto? Altroché carezza un pugno, roba che un pugno in confronto è una carezza! Altroché dispositivo d’una sentenza: sarebbe stato catalogato come minaccia Casinista Golpista e Catilinaria, come congiura che aggrava e non scongiura la crisi di rappresentanza politico-istituzionale, come complotto contro lo Stato (nello Stato…), come un dispositivo — sì — ma di quelli che fanno saltare tutto per aria. Dinamica dinamitarda, magistratura politicizzata irresponsabile e giacobina, che infanga e inguaia la politica italiana; e proprio adesso che — Salvina o Grillina — lo spot e lo sport nazionale erano far sembrare finalmente nuova quest’aria in cucina! Giustizia a orologeria, ecco; cui far seguire gran macelleria, castronomia e gastroneria di cazzate un po’ J’accuse alla vaccinara un po’ gourmand di fogna alla Feltri-Ferrara: il tutto magari sbattuto come un nuovo che avanza in una Di Maionese impazzita di rabbia, dove chi prima sfoggiava il pm e possibile ministro Di Matteo come un Rolex all’occhiello e da defilé, adesso lo scarica e lo scortica come ex amico e filet mica tanto mignon da portare al macello. Insomma. L’ennesima Rivoluzione Morale di piazza e del nostro Stivale che si risolve in una soluzione molare dei miei stivali e di chi si piazza a capotavola. Nuovi protagonisti, vecchie logiche; sputasentenze e poltronisti meno nuovi che nuovisti, pestati e appestati in un attimo, in meno d’un secondo mascariati masticati e sputati a maschere tragiche.
Esageriamo? Forse sì, forse no, ma nell’Italia sempre in forse fra democrazia cristiana o demonologia andreottiana, siamo sempre qui: o Diccì o Forza Italia, votate o non votate, governa sempre il partito In Forse Italia. Semmai si scoppia, ma non si scappa. Un paese senza verità, con troppo sangue sulle mani e poco nelle vene: pulcinellesco, pusillanime, senza dignità. Un paese affondato alla radice, sempre fondato su un qualche partito che affonda le radici e i denti nelle stragi: che i morti di mafia li fa e non li piange, che c’ha già i suoi eroi e martiri in Marcellino Dell’Utri e Salvuccio Lima: che i suoi elettori anime morte di sonno li ha sempre e comunque, come e più di prima, quindi la questione Legalità/Democrazia/Verità non li tange. Nel frattempo — per stare ai (mis)fatti e dimostrare quanto siamo esagerati, faziosi, fantasiosi sul doppio forno dell’Italietta falsa e più doppia del doppio fondo d’una valigetta-bomba — abbiamo una berlusconiana a 24 Casellati (avvocato della corrente del Golpe Ghedini-Dell’Utri-Mangano) come seconda carica (di tritolo) dello Stato. Tanto per ben cominciare, ed essere sempre a metà della Berluscopera sempre a meta. Sempre Silvio, alias il vero laido della bilancia. Vigile inurbano del traffico e dei traffichini, mediatore e Mediasettizzatore nel fitto (altroché conflitto…) d’interessi da salvare o far valere in tutte le trattative e di tutti i trappoloni, sempre a telecomandare e a tivuguidare le aziende politiche come le politiche aziendali di brutto, sempre dato per morto ma sempre vivissimo nel prendersi tutto.
Siccome non è elegante dire l’avevamo detto, allora vi diciamo che l’avevamo scritto. E non più tardi dell’ultimo Papaluto. Voi pensate se solo la Pregiudiziale anti-Pregiudicato — con dispetto di Sua Mafità Silvione, e a dispetto di Sua Volontà di Potenza e di Poggioreale Giggino — non avesse tenuto proprio all’ultimo minuto. Cosa avremmo oggi? Quello che abbiamo sempre temuto, quello che i Pentasciroccati avevano sempre garantito non sarebbe mai accaduto! L’appoggio esterno di uno specializzato nell’appoggio estremo di Cosa Nostra e dell’amico Mafiello Dell’Utri dal suo interno. L’accrocco dei Cloni, la cricca dei mini-Caimani, colle vecchie copie carbone e Silvione ridotte in cenere sull’Arno e le nuove coppie Salvini-Di Maio e Grillini-Berluschini su cui protestare indarno. E’ la vita, è la politica, se facciamo un governo non ci fate la morale: è la vita politica che si regge sulla legge della giungla e su questa legge elettorale. Pensate. I più nuovi, i più tosti, i più uno vale uno più gagliardi e più ganzi, a fare la fine di uno qualunque, addirittura dei nuovi Renzi… Chi voleva aprire il parlamento come una scatoletta di tonno, che si chiude in clinch e il trench da ex esibizionista rivoluzionario oggi poltronista sedentario: che si trincera in tattiche para-parlamentari e paratattiche glissando sulle condanne di Dell’Utri, Mori, Subranni e De Donno! Non è andata così, ma ci è mancato poco. E ci mancava veramente pochissimo la reincarnazione del doppiofornismo di governo andreottiano nel doppiopesismo/doppiopettismo di potere d’un chiattillo napoletano. Perché adesso hai voglia a dire che così muore la Seconda Repubblica Puttana: perché la maniera è uguale sputata a come stava per nascere la sedicente irritante e sputasentenze Terza Repubblica Grillina. Perché, alla fine, sempre lì arriviamo. Solo, molto più velocemente. Andreotti c’ha messo una vita politica, Berlusconi quella dei suoi amici degli amici e un po’ più di fica, tutti e due c’hanno fatto rimettere la pelle a molti: Di Maio di fatto non c’ha messo nemmeno un mese — ma siamo sempre all’accordo-trattativa sulla pelle del paese. Da Berlusconi a Belzebù, il diavolo non è mai brutto come lo si dipinge: specie se è al tavolo del potere e alla sedia del presidente, che ti spinge. Chiaro, ora si sprecano le battute, i retroscena, le ribattute d’agenzia: si sfottono con frasari da cazzari di categoria, che varia dall’oscena semplice alla fetenzia. Ma sono solo frasi apodittiche, sono solo fasi politiche: feroci, fecali più che ferali, da leoni da tavoletta e da tigri di carta scottex. Infatti hai voglia a scherzare sulla pulizia della fedina o dei cessi — le vie del Signore di Arcore e del Signorino di Poggioreale sono infinite, e non è escluso che si possano ritrovare per strada e per sempre nuovi successi. Giggino A’ Poltrona ancora adesso dice che non tutto è perduto, tranne Berlusconi; che con Salvini si potevano e forse ancora si possono ancora fare grandi cose — magari calde calde e marroni. Da scrostare come gli suggeriva Silvione, da scostare suggellando l’accordone, tanto (all’occorrenza) pulisci-cessi non è affatto un insulto — anzi — lavoro dignitosissimo: se al suo migliore mafiamico Marcello dava mocio e mandato per tenere in ordine il Contratto Corleone e Cuor di Merdone…
Insomma, questo è lo stato della commedia dell’arte d’arrangiarsi della politica italiana. Il potere e solo il potere, il potere per il potere in sé; ma il potere per il potere è solo potere al quadrato, non certo il poter fare di Berlinguer oggi tenuto in burla: il potere come il potere di far nulla, se non fare quadrato per tenerselo tenendo il silenzio, per essere una tomba o un sepolcro imbiancato ma impancato a dare giudizi fin dalla culla. Nuova, vecchia, nuovissima ma già decrepita, la classe dirigente che abbiamo al massimo è una classe ripetente. Gli stessi errori, gli stessi orrori, gli stessi programmi ministeriali da scuola per somari o per sicari. Cambia l’anagrafe, non certo l’anamnesi le amnesie o l’epigrafe. Morti dentro, fin da subito e a razzo: fuori come dentro il Palazzo. Scenario confuso, ma scemario completo. E adesso? Ciononostante, cionondimeno, al governo ci dobbiamo pur mettere qualcuno. Tutta colpa di Kim e Trump, che non si bombardano fra loro e si mettono a fare pace: che se ne fottono di noi, e ci buttano addosso ‘sta croce. Eccerto, se i due testicoli atomici trovano uno straccio e uno scroto d’incontro non c’è più la comoda opportunità di squagliare il mondo col conflitto nucleare — sfiga: anche qui da noi tocca sciogliere il nodo, scovare il modo, e dalla centrale a confusione fredda di Mattarella deve uscire non si dice un governo lampo o bomba, ma che almeno un minimo possa governare. Anche se sul tappeto ci sono più problemi che soluzioni, e le opzioni — ancor prima di cominciare — sembrano già al tappeto. Ma vediamo.
Opzione Uno. L’asse di cuori SalvinGiggino, minacciato come abbiamo visto da Silvione e da Marcellino pane e padrino. Oddio (Po), per Matteo l’EvanLeghista mollare don Silvito Berluscorleone potrebbe essere un piano per cui non è tardi: solo che se ha secondi Fini politici, gli conviene essere più furbo e franco che Gianfranco: e si ricordi di chiedere se ha fratelli Tulliani&Coglioni style alla Isoardi. Altrimenti. Non appena Salvini stacca Silvio dal convoglio, ecco arrivare una bastimento e un bastonamento di Merdaset che al confronto il disastro del Titanic è robetta da piccolo naviglio. La tempesta intestinale perfetta. Non essendo nato ieri e nemmeno digitale Silvione non ama essere scaricato: se tu lo molli, lui la prende male. Da socio alleato finisci a fare la fine del sorcio: morto, finito, asfaltato. Provare per cedere. E’ il famoso Obtorto (proto)collo Berlusca: lui prima ti compra, poi ti lusinga, poi se non funziona più ti scatena contro Sallusti o Signorini o — se ti va bene — un meno glitterato e vampiresco imitatore di Giovanni Brusca... Si sa com’è, no? Uno scheletro nell’armadio si trova sempre: e se si trova solo l’armadio, magari lo scheletro può essere il tuo. Salvini può essere tentato, può anche averci pensato, alla rottura: ma sa che chi non ci ha pensato due volte o è stato tentato pure mezza, poi se l’è vista grigia grigissima per non dire scura. Manovra da ritiro della patente — di pazzo o kamikaze; a parte ogni ovvio e normale calcolo politico, più da uscita d’insicurezza e giubbotto antiproiettile che da riuscita in sicurezza d’un cappotto anti- Fu Cavaliere.
Opzione Due, o piano B, o meglio F. Come il SalviFico Roberto. Che chiaramente non è il sogno, ma di cui altrettanto chiaramente c’è (o ci sarebbe) bisogno. Possibilità che non sarebbe un bluff, ma purtroppo lo è: che sembra una mattata, ma non è certo la peggio Mattarellata che c’è. Perché potrebbe funzionare, si potrebbe provare sul serio: per questo non può funzionare, non si deve fare, non ci si deve manco provare, se non tanto per provare, per finta, per ridere. Eppure. Essendo l’elettorato simile — anzi, essendo l’elettorato M5S in buona parte proveniente dal Pd coventrizzato e renzizzato… — per trattare sulle cose concrete, si tratta solo di passare sopra alle rispettive offese, battutine, parolone e coglionette. Cioè andare oltre il Rigoglio degli Orgoglioni e del Pregiudizio. Un fatto normale, adulto, possibile: da paese e da ceto politico maturi — peccato il paese sia impossibile, e il veto politico immaturo marcio. Pidioti contro Ciaone Carbone, voi Grullini e voi Boschi&Verdini: e chissene se mettersi d’accordo è per il bene dell’Italia ed è il dovere del politico di professione. E quindi. L’incarico a Fico per un governo grillopiddino già si scontra col tanto peggio tanto c’abbiamo il meglio fico di Rignano. Il Matto Matteo che ancora si crede di fare la matta del mazzo, anche se il mazzo più che altro glielo fanno — che ha deciso di aspettare il cadavere sul fiume, che vuole ridere per ultimo, anche se alla fine il cadavere è del suo partito e si ritrova a ridere su sto cazzo. Ma per lui non sarebbe certo la prima volta, anzi. Ridere ad minchiam è la sua ragione di vita politica, il suo ubi consistam. Da qui la grande strategia del Great Leader e del Big Ridens, quella del né né e del gnegné, del gran dispetto del non andare con nessuno ma in culo a tutti che funziona da qui all’eternità al Molise. Pd al 9%, infatti. Brillante risultato della scelta di non andare al governo coi grillini per non suicidarsi; e che in effetti funziona, nessun suicidio del Pd: per suicidarsi bisogna essere ancora vivi... Sfidare i grillini a fare le cose che hanno detto e ridetto, programmato e promesso. Un aiuto ai più deboli che non sia solo un colpo a effetto elettorale, più diritti e lavoro; basta aiuti agl’interessi più loschi più Boschi e più forti, e magari un colpo bello duro che gli faccia anche un po’ male; combattere il cancro della corruzione, dell’evasione, del crimine mica solo coll’acqua fresca, lo zen, lo zenzero e la meditazione. Dal cielo delle scie chimiche riportarli sulla Terra, dove si usa e funziona la chemio: insomma portarli sul terreno della realtà e delle cose politiche. Se si è fatto un accordo col Compromettente Storico di Arcore, l’erede del partito di Berlinguer nell’anno del sequestro Moro potrà pur fare questo Compromesso Storico in tono minore, no? No. Perché bisognerebbe mettere il proprio ego dopo il partito, e gl’interessi di partito dopo il bene del paese: e ce lo vedete voi Matteo il patito della Lenopolda, della postribolare sagra dei puttani politici e della puttanate cosmiche da strapaese? Non scherziamo, ma schizziamo subito alla busta 3.
Busta che poi è il solito pacco. Il governo istituzionale, del presidente, di tutti, quello prostituzionale, che non piace a nessuno ma conviene a tutti — quelli appena eletti. Un governo in sintonia colle tendenze del Paese: a Torino è nato un bambino con due madri all’anagrafe, a Roma avremo un governicchio simil-lettian-montian-renzian-gentiloniano senza padri né idee ma pieno così di padrini e madrine da epigrafe. La morte della politica che sa decidere e rischiare, il trionfo dell’antipolitica alla morte di chi fatica a campare. Un esecutivo che più che altro è un esecutore, un tutti dentro che manda fuori quelli già fuori dal Palazzo e dalla grazia di dio: che al massimo potrà dare un colpo al cerchio e uno alla botte, che cercherà di chiudere il cerchio aprendo un canale coi mercati e con Bruxelles cercando di evitarne le botte. Insomma, un governo cuscinetto, fantoccio e Fantozzi, un punching ball da ballo del potere fino alle prossime elezioni come ennesima tarantella dell’impotenza. Che ingoierà/ingolosirà/inculerà il Pd del cupio dissolvi, ridotto a una ridotta tosco-emiliana, a un partito alto ma non più altissimo nei sondaggi nei centri storici e di potere, a una caricatura del partito liberale e possidente di Altissimo. E che come al solito vedrà premiati ancora di più i più fasci sfacciati e scalmanati: altroché asse Grillo-Lega da evitare assolutamente, alle prossime elezioni ci potrebbe essere un asse CasaPound-Salvini-Orban da salutare romanamente…
Ma forse — se ci sono i tempi — c’è ancora tempo. Salvini e Di Maio hanno tutto il tempo di dimostrare che un governo tutto Flat Tax e No Vax è una possibilità talmente sballata da non avere — non reddito — ma diritto di cittadinanza. Il Pd tempo non ne ha più da tempo, ma deve avere i tempi: d’inserimento, di gioco politico, d’inseguimento del proprio elettorato. Che è già con i 5stelle, e chi è rimasto non perdonerebbe un ulteriore governo di non scopo e di stallo. Rompere — e non poco — gl’indugi, smetterla coi mezzucci, capire e seguire chi ha scelto le false soluzioni a problemi veri ma ignorati: rompere coi Nazareni mai amati emmai nati come coi Renziani non morti alla Marcucci (guardare l’inguardabile per non credere, come abbiamo fatto noi, che questo sia il capo dei senatori Pd). Scegliere il coraggio delle proprie idee, della propria storia, delle proprie azioni: non la paura colla solita storia delle elezioni. Perché se la sinistra in parlamento non esiste e non fa la propria parte, la sinistra nel paese esiste ed esisterà ancora e — nei 5 stelle o altrove — i suoi elettori sono disposti a rifarla da un’altra parte. Stiamo a vedere, anche se certo non stiamo qui a sperare. Se son Rosato, non fioriranno; se sono cachi, cacheranno; se deciderà ancora Renzi, saranno ancora e sempre amarissimi cazzi che si cacheranno. E buona fortuna a tutti.
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