lunedì 27 giugno 2016

GRAN BRETAGNA, GRAN MICRAGNA

Così tenero che si taglia con un Torino, con Fassino non abbiamo più una banca Intesa al Comune, #Ciaone, #StaiTerreno… Insomma, amici Papalutisti, noi il pezzo su Renzi che deve tornare coi piedi per terra perché i suoi consensi ci stanno abbondantemente sotto, ce l’avevamo già pronto. Una politica miope personalista e clientelare, tutta ragionieri affaccendati e faccendieri che non vogliono ragionare, una Deforma Prostituzionale con un referendum personalizzato e imbarbarito, una visione istituzionale della Repubblica che consiste nell’amministrare un condominio e nell’assicurarsene il controllo o il dominio anche grazie a Stampubblica. Questo volevamo scrivere, ma invece… lo scriviamo uguale. Stesso post allibito, diverso il posto. Allargato.

Gran Bretagna, grandissima micragna. D’idee, di passione, di generosità, di visione. Colossale tirchieria, povertà di slancio su temi come la povertà, la giustizia sociale, l’integrazione, il progresso ma anche lo sviluppo della nostra arrogante e morente civiltà. Una classe politica che non si assume nessuna responsabilità, nessuna impopolarità: irresponsabilità massima e popolarità ai massimi, ecco la ricetta o il ricettacolo di questa politicanza propagandista e infetta. Meglio indire un referendum, che dire al proprio elettorato che colle balle non si può andare avanti ad libitum. Se non tutto si può fare, almeno tutto si può dire, raccontare, narrare. Meglio un nuovo populismo oggi, che una gallina o un’intesa più vicina domani. Non si negozia, si ozia: ci si adagia sulla rabbia e sulle rendite. Su tutt’e due i lati della Manica, eh, dove dentro non ci sono più assi. Né politici, né istituzionali, né tantomeno e tanto peggio culturali. Dove prima c’erano gli Spinelli ora c’è gente che sembra se li sia fatti, gli spinelli. Tranquilli e pacifici nel loror rock&rolla, mentre la costruzione europea crolla. Briganti, ignoranti, gigadementi dove prima sedevano giganti. Tutti presi da calcoli affaristici e personalistici, che alla fine danno mal di panza come fossero colicistici.

Brexit, insomma: con una somma che dà un totale sconforto. Il Regno Unito è il Regno Uscito: dall’Europa, e che ne uscirà malissimo e comunque diviso. La Gran Bretagna è uscita dalla Ue, ma i suoi sondaggisti entreranno nella storia. Per far capire come sono combinati anche lì, oramai, i loro Exitpolli da rubagalline c’hanno mandato a letto col Remain avanti di 4 punti: ed è finita esattamente col Remain con 4 punti di scarto, ma sotto. E se coi numeri iniziano a fare cilecca, dopo ‘sto numero finisce che devono chiudere baracca. Il famoso fiuto inglese per gli affari ha il cimurro, nei loro conti c’è un grosso sgarro: i loro bottegai hanno fatto la botta anziché il botto, e non solo per la sterlina e i bot. La rabbia e il portafoglio sono valori fallaci, accecanti cazzate vendono che vendono bene alla Fallaci. Ma che rendono benissimo solo a Farage e soci. Un bel passo e una brutta botta in avanti, nel processo di disintegrazione europeo. Soprattutto perché rappresenta un darla vinta a chi ha costretto la deputata laburista Jo Cox a dar la vita.

E su questo però bisogna dirsi tutta la verità. La Gran Bretagna esce dopo trent’anni: ma dopo non essere mai stata veramente dentro per un solo giorno. Una cosa talmente ovvia e innegabile, che l’ha capita e detta persino quel bugiardo e ipocrita incurabile di Juncker. Un matrimonio di forte passione: per l’interesse. Londra aveva tenuto la sterlina e tutti i vantaggi: la possibilità di fare una cesina sui mercati , tenendo l’Ue come un taxi cui scroccare i passaggi. Per l’Inghilterra, l’Europa non è una moglie né una partner: è una trombamica, una zoccola con cui tenere contenti trader e manager. Specie per gli assatanati ciucciasoldi come fossero solidi cazzi di ciuccio della Sex and the City londinese, la più grande piazza di pirateria finanziaria legalizzata al mondo. Non a caso, tutta per il Remain. E un motivo ci sarà, ci sarà stato: proprio come c’è un motivo se a momenti la Gran Bretagna non è più uno Stato. Spaccata in due, di qua i ricchi e di là il popolo bue. Cioè la parte di popolazione che vive ai margini delle città e della ricchezza ha votato per il Leave. Gente semplice, incazzata, semplicemente aizzata e abbondantemente abbindolata dai vari Farage e soci senza vergogna, nonché sorci di fogna. La gente che ha votato contro l’Europa è quella che sta peggio: ed è la stessa che, senza Europa ma senza dubbio, starà ancora peggio. In Inghilterra la politica dei conservatori tutta tagli delle tasse ai ricchi e delle vene dei più poveri proseguirà anzi incrudelirà: e proprio questi, s’inculerà. Con ‘sta bella scelta democratico-demagogica la frangia Faragista euroscettica dei miliardari conservatori alla Boris Johnson gli farà un bel servizio ma non sociale. L’elegantone xenofobo e cazzaro più unico che raro, nel frattempo, si è già rimangiato che i 350 milioni di sterline risparmiati colla Brexit possano essere reinvestiti nel Sistema Sanitario che i conservatori stanno deliberatamente smantellando. E senza ospedali pubblici, non ne curi mal di pancia: nemmanco politici. Tanto la finanza in qualche modo coll’Europa se non si risposa ci si fidanza: e ai britannici sfruttati e sfrattati da xenofobi populisti e fascisti tocca tenersi la panza. Ducetto o scherzetto?

Verità per verità, bisogna anche dire che l’Europa così com’è esiste solo per dare i nervi agli europei e ragione agli antieuropeisti. Un’organizzazione pletorica, retorica, logorroica: paroloni buttati là e milioni buttati e basta; una disorganizzazione emorroidale e gonorroica: che ti brucia il culo per come ti brucia miliardi a cazzo. Due sedi, due parlamenti, nessuna produttività e un fottio di lobbisti che comandano, che cercano ottimi appartamenti e pessimi appattamenti tra Bruxelles e Strasburgo. Pochi che lavorano, molti che s’ammazzano pur di non fare un cazzo. Razzi, la Zanicchi, l’igienista dentale e inguinale Ronzulli… Eroi dell’antieuropeismo europeista ed italiano. Se l’Europa è questa chi di noi, a meno che non ci mangi, non chiederebbe ospitalità all’Asia? Ma i nostri eurodeputati non sono i soli eurodebosciati. Provare per credere, se non credeteci provate. Vederli lavorare non è l’espressione, è la sincera depressione della democrazia. Lenti, indolenti e sonnolenti. Un lavoro sensato e appassionato, il loro: quanto quello di un vampiro vegano. Se i parlamentari Ue com’è capitato anche con noi ospitassero più gente nelle visite guidate a Bruxelles, nel continente ci sarebbero meno europeisti che zoroastriani: e in Italia meno filo-Ue dei renzisti che dopo la mazzata alle amministrative si sentono un filo più renziani… 

Sebbene Papalutisti mai contenti, noi ci diciamo Europeisti convinti. Da italiani, però, dobbiamo dire che in Europa ci sentiamo meno a casa che a casino; da calabresi, dobbiamo ammettere che ‘st’Europa è una grande regione Calabria. Sprechi, portaborse, sputtanamento di talenti idee e risorse. L’organizzazione è una costosissima baracca, ma l’Istituzione in compenso è una grandissima baldracca. Manneggiata e magnacciata da invasori fiscali politicanti e affaristi, venduta a capitalisti dittatori e fondamentalisti. Che dà importanza a lavoro e lavoratori, che si dà con iattanza al lavorio degli speculatori. Che non ha valori, in mente: solo in borsa. Che svende la sacrosanta laicità, la libertà di parola soprattutto se non di dio, che chiama santa quindi intoccabile ogni tipo di società chiusa o comandata da una chiesa. Che fa piegare e lascia piagare la Grecia, ma che accetta di pagare la Turchia in cambio del carnaio gestito ai confini colla Siria; che fa chinare il capo ad Atene, ma vuole inchinarsi davanti al capo islamista Erdogan. Che non decide mai, che non recide colle mafie. Che perde l’Inghilterra, ma guadagna le dittature clericofasciste e nazislamiste di Ungheria, Polonia e Turchia. Che non ha una politica unitaria e riconoscibile, un identikit passabile solo realpolitik immobile e ignobile. Che onora ricchi assassini stranieri e si disamora se poveri dei suoi cittadini come degli stranieri. Debole coi forti, debolissima coi deboli forte. Che non vedono una mano d’aiuto: solo l’ennesima mano d’intonaco sull’ennesimo sepolcro bancario imbiancato. A botta di finanza e bail in, l’Europa è arrivata all’all in. Si gioca tutto: e forse ‘sta sberla, ‘sta Sbrexit può essere salutare, salvifica, persino magnifica, come occasione per salvarsi da Salvini e cazzari populisti a raffica. 

La soluzione è senz’altro più Europa: ma un’altra Europa, non questa che non è più una soluzione. Un nuovo patto, non il solito pacco. Fondato su una Carta Costituzionale e politica, non sulla cartamoneta come sola politica. Se l’euro è l’unica bussola sotto il cielo, ‘sta stella moneta diventa ‘na stalla cometa: cadente, puzzolente di pedaggio per alcuni e di vantaggio solo per altri. Club Med e Merde di qua, club Merkel di là. Tutti sulla stessa barca, ma chi in cabina e chi alla sentina. Non è questo il senso, la direzione di marcia così diventa di marcio. Su esteri, fisco, mercati, immigrazione, difesa dei confini ma anche dei diritti e della cultura laica, serve una vera politica comune: non la politica del luogo comune. Tutti buoni, tutti d’accordo, tutti amici e fratelli: tutti mano nella mano, ma poi tutti mani in mano e dito in culo a chi ha il tenore di vita più gramo. L’Europa è un’opportunità storica, non opportunismo retorico. E i veri europeisti devono avere il coraggio di parlare contro l’Europa, anche e soprattutto per scandalizzare i falsi europeisti che sono i veri antieuropei. Dicendo che ad ascoltarli magari a stomaco vuoto, per evitare incidenti…   Le Pen Salvini e Grillini sull’Europa sbagliano la diagnosi, ma non l’analisi. False soluzioni semplici e sbagliate: ma a problemi veri complessi e giusti, mica  a cazzate. Il populismo megalomane, edilizio, piromane non serve. Costruire muri o bruciare i Mori non risolverà mai ma neanche sedare i cattivi umori spargendo falsi amori. Per istituzioni che oramai sono svuotate del tutto, votate da pochi e votate ai pochissimi: come i mesi che forse rimangono per rimediare cambiando, per cambiare tutto senza mediare troppo. Davanti a una situazione che mette alle strette, inutile farla lunga. Occorrono opzioni concrete e credibili, non consolazioni oggettivamente risibili. Se è vero com’è vero che a favore del Remain ha votato oltre il 60% di ventenni, è altrettanto vero che è solo questione di tempo. Di pochi anni, di molti danni. Un ventenne idealista e sbarbato diventa un trentenne fascista e disoccupato, se gli dai solo idealità ma nessuna possibilità. Dai fiducia all’Europa fin quando non ne ricevi la prima delusione. Cioè presto ma di sicuro, con queste assurde politiche di Ausyerity e Iniquity. Per come funziona adesso, gli euroentusiasti di oggi sono euronazisti di domani. Invertire la tendenza, o morire di conseguenza.

Sempreché la nidiata di Taleurobani capisca che, se l’Ue è odiata, di bei perché ce n’è una vagonata. Da Bruxelles a Lisbona bisogna cambiare le carte costituzionali in tavola: cambiare la strada errata a costo di prenderne una sterrata, non ostinarsi a difenderla a spada tratta o Trattato. Servono fatti, non segnali di fumo che presto diventeranno di fummo. Altrimenti l’Europa unita, che era il nostro futuro radioso, diventerà il nostro passato sanguinoso. Le divisioni pretestuose miopi e materiali in politica, portano le divisioni militari in casa. Le guerre commerciali alle guerre europee eppoi mondiali. L’Europa è nata per la pace, ma rischia di morire in guerra. Se gli europeisti non si sveglieranno dai loro sogni, presto gli europei si scanneranno per i loro bisogni. O si cambia colle buone (politiche) o si cambia coi cattivi (politicanti). Per incredibile o impossibile che sia, l’Europa disunita e sinistrata la salvi davvero solo con una Sinistra rifondata, unita ed europeizzata.  
      
E dal post generale, siamo tornati al nostro posticino nazionale. Come diceva Tolstoj romanziere di sfondamento della Russia, a proposito di squadracce fuori dall’Europa con livore e pure dall’Europeo con disonore ogni famiglia è infelice a modo suo. Quella della politica europea non fa eccezione. Noi ci spariamo ‘sto pistolotto, ma non c’è granché da sperare fra gli articoli del lotto. A guardare il campionario, bisognerebbe chiamarlo Pippario. E quale Tolstoj, per questi nani che abbiamo per la mani ci sta meglio Hugo. I Miserabili. Eppure anche nelle disgrazie, ci sono differenze e ingiustizie; persino nelle sofferenze, alla sorte c’è da dire fanculo o grazie.
All’indomani della Brexit non sono volati confetti, sulla sterlina: ma è nelle borse di Madrid e Milano che c’è stata la vera carneficina. In Spagna per il governo che ancora non hanno e non avranno, da noi per quello che abbiamo e che purtroppo avremo ancora. Cameron con svista ha fatto la cazzata, ma l’Italia che c’ha Renzi il social poco socialista prende la mazzata: che bellezza, la politica globalizzata! Ognuno ha il ceto politico che si merita, e se noi italiani c’abbiamo un criceto impolitico nel cervello, peggio (e i peggio) per noi. Ci sono semplici disgrazie e autentici disastri, figli e figliastri: anche nelle peggiori famiglie ci possono essere famigliastre persino peggiori, tipo quella di fatto e fattaccio Renzi-Boschi-Verdini. Il Brexit è stato una scelleratezza, ma il referendum sul Renzi Dixit è una schifezza. Cameron facendo male i conti lo ha indetto, ma ha già detto che farà i bagagli a momenti. Renzi non si sa, tanto per cambiare. Ha detto sì, ha detto e gli hanno detto di no, nel frattempo tutta l’Italia fino a ottobre è appesa a un sì o a un no velleitario, inutile, inutilmente plebiscitario. Il paese avrebbe bisogno di tutt’altro, ma lui è tutto preso a ridisegnare legge elettorale e parlamento: che magari si vince quell’altro. Il Grillo che nessun tranquillo elettore di sinistra aveva per la testa, prima che Renzi prendesse a cazzo la testa del Pd. Un partito peggio che finito: finito a fare il piede di porco di una faccia di culatello. L’ingranaggio di un sistema istituzionale e disfunzionale, ma istituzionalmente funzionale alla vittoria di uno. Lui, oppure Luigi: Di Maio. E’ successo con Roma Campidoglio, può succedere per Roma Palazzo Chigi. Altra fermata, altra mazzata. Torino, anche lì. Tranquilla gente di sinistra che, Chiamparino per Fassino, ha preferito metterci Appendino. Ragazze che magari non hanno le soluzioni ma, come in Europa, almeno conoscono i problemi. Mentre Renzi, niente soluzione: solo mance, tweet, faccette, narrazione. Una politica e un atteggiamento che sono la vera antipolitica, che favorisce e incrementa la politica dell’Anti. I grillini sono Anti quasi tutto, ma le scelte renziane sono l’antitesi di una tradizione progressista che lui ha deriso eppoi distrutto. Per metterci, che?
A parte le faide fra vecchi e nuovi inciuciatori berlusconiani con D’Alema, nulla. Non avendo mai vinto le politiche con relativa investitura, cerca di vincere un referendum politicizzato da paura. Sotto il non investito, niente. Nel frattempo se ne esce a pranzo con Hollande (l’unico più inguaiato e impedito di lui, nella Ue…) uscendosene che hanno sei mesi per salvare l’Europa. Loro due, a pranzo, coi sondaggi e i conti ballerini che fanno quattro zombie? Chiamateli The Dining Dead e allargatevi il culo dal ridere…

Con sprezzo del pericolo, del ridicolo, del trabiccolo di coalizione di asserviti e inquisiti che c’ha, Renzi va avanti. Al massimo, se poi perde, è colpa dei populisti: anzi, direttamente del popolo. Che siccome vuole cambiare come non dice lui, allora si fa prima a cambiare il popolo: come diceva Brecht, altroché Brexit. Fatto il danno, trovata la legge. Tanto un Napolitano o un Mattarella che ti firma un Brechtianicum come legge elettorale marziana o marziale, si trova sempre. Avanti così, allora. Mai cambiare rotta, meglio cambiare la gente che si è rotta. Se la Brexit è la nostra uscita di sicurezza, allora mai come questa volta: Good night, Europe, and good luck.  


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