mercoledì 25 maggio 2016

AMMUTAZIONE GENETICA

Per capire ancora meglio per patire ancora peggio un paese a cui ne mancano parecchi, bisogna andare indietro di qualche venerdì. Prima serata, ultima frontiera. E non ci riferiamo a quella di adesso, con un toscano che su Rai 1 continua a dire che sono i Migliori Anni anche se non è presidente del Consiglio. E si vede: perché Conti colle sue cazzate nostalgiche continua a sbancare gli ascolti, mentre Renzi colle sue stronzate lisergiche i conti li continua a sballare…

No. Il pazzo venerdì sera che diciamo noi è successo e ha successo da un po’. Facciamo un passo o un pazzo indietro, che rispetto all’Italia sono sempre due avanti e molti di troppo... Su Rai1 c’è Fazio con Rischiatutto, cioè lui che rischia niente; su Canale5 Bonolis, cioè il Raschiatutto il barile di Ciao Darwin: doppi sensi, triple tette, froci contro mignotte, cornuti contro impotenti, negri contro naziskin. Di qua una televisione da dinosauri appena appena ripittata stile Fabietto, di là un vero dinosauro molesta-femmina nella solita trasmissione impunita alla Paolino. Prendi 2 vedi 1: ‘na botta di culo, di vita, di audience. Tutto un programma, anche se in realtà sono due. Faziolis, Bonolazio. Che già loro , da soli ma messi assieme, potrebbero essere una puntata di Ciao Darwin Rischianiente: una sfida molto trash, e molto cash. Fabio Facezio con e contro Paolo Burinis. In pratica, il massimo. Degli ascolti, quindi degli emolumenti. Che successo, ‘sti gran figli d’introito per la Rete Unica e lo Sponsorame Plurimo. Un evento, un portento, un portato del nostro evo al fallimento. Perché i boss delle torte di share da dividersi quasi mai s’incontrano: ma neppure mai si scontrano; insieme fanno il picco, ma soprattutto fanno una Cupola, un tetto sfondato d’ascolti. Mammasantissima, che share! Oltre il 60%, e tutto tinteggiando a colori una cosa di cinquant’anni fa: o palpeggiando coi calori quella cosa che pure fra cinquanta secoli piacerà. La nostalgia e la grettofilia, la gnocca della nipote cogli gnocchi di zia, i culi e i paraculismo, le ricette della nonna e le attricette da caserma. Due facce da natica della stessa medaglia al disvalore, in pratica. Perché gira e rigira canale, i due boss spacciano la stessa roba. Ovverosia Il vecchio smaltato di nuovo, l’ennesimo avanzo d’avanspettacolo raccontato di nuovo: ma che sa di vecchio. E per questo piace e ci piace, ci rassicura e gli assicura fior d’ingaggi. Mica per niente il Superggiovane Direttore GeneRenziale della Rai Campo Dall’Orto ha appena detto che lui Bonolis lo riprenderebbe subito. Alla faccia della rifondazione-rottamazione. Ma in fondo un Bonolis che porta verdoni è sempre meglio di un Denis Verdini che porta pregiudicati e casini. Eppoi non è manco indagato...

Oggi ci è presa in questa maniera, indistinti e poco egregi Papalutisti. Con ‘sto discorso tipo Rocco Siffredi: lungo, risaputo, che fa sballonzolare due palle così. Sappiamo le conseguenze, e anche le reazioni. ‘Inchia, ancora il pippone Baudo sulla televisione?!
Quando attacchi in questo modo, poi inevitabilmente finisce che t’attacchi al tram, alle solite considerazioni da autobus, a un tram chiamato desiderio di considerazioni a cazzo. E mica vuoi attaccare/discutere/snobbare la cultura di massa, no?! No. Non siamo così scemi.
Alla gente devi dare quello che la gente vuole! Ecco, ma neppure così coglioni da non sapere che oramai la gente vuole quello che la gente di televisione vuole dargli. E la gente di televisione vuole solo un certo tipo di gente, davanti alla televisione. Un progetto anche abbastanza chiaro, anzi, in chiaro: nel senso che tranne qualche eccezione   oramai se vuoi qualcosa di decente o c’hai Sky (o Netflix, o voglia di smazzarti download…) o scampo non ne hai. Da tempo la televisione generalista e conformista ha escluso pubblico in quantità, espellendo dall’audience il pubblico di qualità. Un pubblico che magari cerca Guzzanti in Rai e non lo trova più, ma che in compenso si ritrova un servizio pubblico di cui non ne può più.  Che non volendo un Virus che ne diffonde scagliando il Professor Red Ronnie contro l’immunologia mondiale si vaccina contro un’immunodeficienza che nemmeno l’Aids facendo l’abbonamento a Sky. Quello che hanno tutti i dirigenti Mediaset e Rai, lasciando la sbobba che producono a voi. Per questi la televisione è davvero come la cacca: si fa, mica si guarda.

Quindi, quel poco di non merda venduta carissima, in Italia la dobbiamo anche a Murdoch. Cioè, a uno dei massimi produttori di merda nel mondo. Ma pure dei Simpson. Quello dei tabloidacci che non sono certo vangelo, ma pure del Wall Street Journal che per certi è ancora una Bibbia. E qui siamo al punto. Alla media, dei media: alla merdizzazione media e di massa, dei mass-media. In tutto il mondo. Ma, se tutto il mondo è paese, non tutto il mondo è il Belpaese. Italia, land of quattro: in pagella, per libertà e qualità di tv e stampa. E siamo arrivati. Perché perse le speranze nel servizio pubblico o nel servizietto privato delle tv commerciali non pay, che se sei normale non puoi: vedere… il problema è che da noi anche quando paghi caro, la paghi carissima. La solita vecchia storia degli editori puri non di cuore, ma di core business che da noi non ci sono. Ma un conto è essere spurio o anche impuro, un altro è essere un editore zozzone, infettato, incistato da mille interessi tranne quello per il lettore teoricamente da informare trattato, quando va bene, come elettore da infinocchiare: da infornare in cambio della sfornata di favori e contributi caldi caldi di Doppio Forno Andreottiano sempre aperto. Schierarsi è una cosa, non schifarsi di niente è un’altra.

Non siamo certo così provinciali da dire che all’estero sono tutte rose e fiori. Ma da certa merda di Murdoch e simili, o anche della Bbc che non è più nemmeno simile alla spocchiosa/meravigliosa Bbc di una volta nascono i fiori: all’occhiello. Colle schifezze, altrove si finanziano bellezze, eccellenze, prodezze d’intelligenza e bravura. Che rendono, oltretutto. Sherlock è della Bbc ed è   oltreché una figata assoluta un successo mondiale che in Cina hanno visto quasi un miliardo di persone. Al cinema, perché non volevano aspettare il passaggio in tv. Ecco, la Cina a don Matteo e Gabriel Garko con tutto l’Onore e il Rispetto manco s’avvicina. Altroché cinema o televisione: manco in fotografia, vogliono vederla la merda che a noi ci delizia. Né il solito Montalbano colle sue spanzate di pesce, le bellissime inquadrature, le sceneggiature stentate pure per lo spettatore più baccalà   può reggere il paragone o la solita foglia di fico.

Ma l’abbiamo detto: il problema non è la massa, ovunque si fa cassetta per poter fare qualità. Differenziandole, però. Il problema è che da noi si fa un solo cassonetto con dentro la defunta, presunta e indifferenziata qualità. Specie per i giornali. Che nel resto del mondo civile sono più letti, forse perché sono più leggibili. E di sicuro perché sono più onesti. Fatti e opinioni separate: dalle tettone sparate. Mercato profilato diversamente, ecco. Sai cosa compri. Su uno trovi un documentato editoriale, e su un altro il filmatino porno soft amatoriale. Qui il commento politico affidabile, là l’erotico incommentabile. In Italia no: non ci sono più grandi giornali, solo giornali grandi. Pagine e pagine messe lì, ammucchiate; paginate come ammucchiate. Ogni grosso giornale, una gang bang colossale. Tutto di tutti, tutto con dentro di tutto, tutti dentro tutti…  Ogni pezzo, un pettegolezzo; ogni paginata, una paraculata; ogni attacco o etichetta, una marchetta coll’etichetta attaccata. Poi c’è anche del bello e del buono, annidato là in mezzo; ma annegato in un bello schifo, in un buono per la spazzatura. Uno sfoglio che è uno slalom alla Foglio: una via in mezzo allo slurp di sponsor commerciale o politico e al pezzo passabile, una passeggiata sul lungomare al buio: a ogni passo d’articolo, occhio a non pestare una merda di cane, a non prestare attenzione alla merda di redattore cane. I principali e più venduti (in tutti i sensi…) quotidiani da noi sono abnormi, deformi, tutti conformi. Alla Riforma Mentis del momento, cioè del Renzi. Senza esitazioni, senza troppi scrupoli rossori o distinzioni. Editoria che adesso è tutta Etrureria: editori che sono l’ultima rotativa di carro del vincitore. Meglio tutelati nei loro interessi da un sistema imperfetto e zozzetto che nessun sistema a difenderli da qualche debituccio o impiccetto. Una farsa che poi è un dramma. Perché fare i giornali non è fare palazzine, e a disfarli non bastano quattro moine. Ma quattro, cinque, seicentomila copie adulterate al giorno scassano quel poco d’opinione pubblica che si è scassata di leggere/pensare/contestare. Una rassegnazione stampa molto pericolosa, per chi i giornali li fa: disfandoli, facendoli stare a servizio anziché facendogli svolgere il loro. Va bene i padroni, ma che cerchino solo nuovi padrini…

Che poi perché agitarsi così? I giornali da noi sono un mercato non grande, di nicchia. Ma noi del Papaluto che siamo grandi teste di nicchia ancora li leggiamo, ci pensiamo, li contestiamo. La notizia è che, per la notizia, non ne abbiamo di buone. Un dissenso che pare dissenteria, da quanto ci fa male la panza per ‘sta cacata in corso. Noi del Papaluto la carta stampa la leggiamo, anche se forse andrebbe stampata a fiori: per quando cachiamo… Ma teniamo duro, andiamo morbidi quasi sciolti, ma leggiamo.
Soprattutto la Repubblica: da vent’anni; nonostante tutta la Renzubblica, anche se già si vedono i danni. L’arrivo di Calabresi è stato come mangiare una cassa di prugne sai che ti farà male, devi solo aspettare. E infatti. Prima scorreggia, la fantastica intervista-scoop ad Al-Sisi: tutta sulle ginocchia, mentre il Generalissimo che in Egitto fa benissimo t’infinocchia. Nessuna verità per Regeni, pochissima dignità per la fu Repubblica, Scalfariana o Italiana che sia. Il meglio però doveva ancora venire. Colla Stampubblica, una fusione da fantascienza che è un’infusione di scienza. Da lì Calabresi l’ex della Stampa e attuale di Repubblica è diventato Unico Direttore e direttore più unico che raro: del giornale in allegato al marketing di Renzi. Una cosa graduale, ma che la graduatoria del Renzismo a mezzo stampa l’ha risalita subito. Cose che sotto il vecchio Cavaliere non sarebbero passate mai, sotto i piedi del nuovo alfiere del centrocentrocentro(sinistra) passano in cavalleria. Qualche esempio, qualche scempio, quante idee da Marione Calabresi alias Di Scempiaggini Ti Riempio.  
Il partito della Nazione più corrotta d’Europa si riempie di pregiudicati? E il giornale si riempie di pregiudizi positivi, a prescindere. Quando il sindaco Uggetti da Lodi viene arrestato e confessa d’aver pilotato appalti, l’apposito vicedirettore Di Feo ammette che ci sono gli estremi: ma che forse c’è stato pure estremismo. E Davigo, e i magistrati? Indagare ma non parlare; o al massimo parlare: ma guai a dire che i politici specie renziani agli arresti e confessi non si vergognano di rubare. Un florilegio che sembra una floricoltura di garofani. Da una cultura editoriale che il gaglioffo del garofano l’aveva sempre combattuto, però. Ma se Craxi aveva l’Avanti, Renxi è più avanti ancora: c’ha Stampubblica. Soprattutto in appoggio al sì al Renzerendum. Una cosa oltreché sciagurata anche discretamente sfacciata. Al punto che Scalfari, pur amico di Napolitano in verità, vuol essere più amico della verità: e diventa EugeNO a Italicum e Riforma Mentis dell’Italia, del giornale. Ma lui ha i suoi anni, mentre De Benedetti ha i suoi anni e anni di debiti, davanti. Che senza un aiutino di Renzi in cambio di un bell’aiutino a Renzi…
Stessa storia solo molto più vecchia, asfittica, piduistica al Corriere della Sera. Che perde soldi e lettori, ma stranamente non prestigio. O comunque, non il gioco di finto prestigio per cui tutti lo vogliono. Per comandare, e possibilmente senza pagare. Ora lo voleva Urbano Cairo, un ex berluschino, un editore non proprio immacolato, ma comunque puro. Se non di spirito, d’attività. Il giornale più antico a un editore all’antica: che fa solo giornali e telegiornali. Brutto, tanto peggio della P2? Evidentemente sì. Perché ritenendo l’offerta offensiva è subito scattata la controfferta come controffensiva. Di Mediobanca e dei soliti Poteri Morti. Ma quale Cairo e Cairo d’Egitto! Dai di cordata all’impiccato, per farlo restare nell’area Renziana del Sì padroni! Una svolta storica, persino nel campo della storiaccia solitamente settica della porno stampa di destra con relativo stuolo: e scolo…. Qui Angelucci il senatore ex portantino diventato l’indebitatissimo Mazzarino dell’editoria de destra da Libero al Tempo nella lotta del fango e della macchina spala medesimo, ha appena guadagnato una vangata su tutti. Cacciando Belpietro da Libero perché era per il No e contro Renzi: per rimetterci, senza rimettere, Vomitorio Feltri. Che essendo sempre per il Sì per il referendum e a qualunque nuovo padrone ha accettato: senza rimetterci, né rimettere. Al voto voto, al vomito al vomito: e siamo solo a maggio, fino a ottobre ce ne serve coraggio!

Conclusione del pippone sconfinato, ma forse non del tutto sconclusionato. Se siamo riusciti a farci capire, a non farvi assopire. Dicendovi che la cultura di massa cioè per tutti non dev’essere per forza l’incultura di una mazza di niente,  cioè di un cazzo di livello televisivo politico e intellettivo così scadente. Non accettate il vecchio travestito da nuovo, tempestato di promesse, tramortente e incupito da chissà quale minaccia di tempeste e sventure connesse. Renzi non è il solo che può salvarci ma è uno che, da solo, può rovinarci peggio. C’è sempre un’alternativa. Soprattutto a questo programma televisivo, politico-elettorale, editorial-padronale. Rifiutiamo ‘sti riufiuti della società dei magnaccioni. Basta coi Faziolis, colle Stampubblica, coi talk-sciocchi che si palleggiano i Giannini-Floris. Don Matteo e la Regimetta di Bellezza Maria Elena sono un palinsesto bello tosto da digerire, bello lesto a farsi inserire: e proprio dove non vorreste. Lui il profanatore di cadaveri che fa rivoltare nella tomba Berlinguer e Ingrao, pur di farci votare una riforma talmente democratica che piacerebbe a Mao. Lei che per la serie Piccole Donne attacca i partigiani che votano, in stereo colla Meloni che dice sì a una via per chi i partigiani li avrebbe attaccati a una forca…    
Il tutto senza sdegnare più di tanto un’opinione pubblica impegnata a non farsi sderenare troppo. E troppo giusto. Niente coscienza critica, senza convenienza pratica o economica. Ecco, noi italiani per costituzione saremmo così: ma la Costituzione non possiamo lasciarla rifare a italiani così. Diamo un senso e un dissenso, alla nostra vita perché sia utile e democratica, non solo biologica. Se alla bisogna la presunta e bisunta classe intellettual-editoriale ‘sta coscienza critica se la vende senza classe né vergogna, acquistiamone noi: per una volta senza calcolo o paura della gogna. Le idee non sono un’onta sono la cosa che più conta. Senza idee non si fanno nemmeno i fatti; senza buone idee, si fanno solo cattivi affari. L’economia l’hanno inventata i filosofi, e la democrazia non la possiamo certo far sfasciare dagli economisti, dagli opportunisti, dagl’imprenditori che se la vendono in cambio di favori. Per questi signori la cultura è in perdita, quindi è in svendita: ma proprio contro questi signori e signorini deve restare imperterrita, non per terra a chiedere l’elemosina presso chi l’accredita...
La Repubblica Italiana è nata dalla Resistenza, ma può essere abortita dalla mancata resistenza a tutto questo. Cominciamo a prepararci colla pazienza dei santi, a quello che si sta per pararci davanti. Non siamo un popolo d’intellettuali, ma abbiamo avuto grandi intellettuali di popolo. Che mai avrebbero accettato l’antimafia per fiction e l’anti-antimafia nella realtà, la stampa che derubrica la corruzione omertosa e assassina a problema di moralità. Siamo troppo pigri, troppo allegri, per incazzarci davanti a cose così. Magari non ci stiamo bene, ma ci stanno bene. E invece no. Per cambiare davvero, bisogna smettere di cambiare per finta e per convenienza. Davanti a questo spettacolo che lascia senza parole, riprendiamocela. Anche per chi l’ha persa pur di guadagnare o non per perderci. Cambiare idea contro chi ha cambiato bandiera. Non ricambiare più chi ne ha cambiate troppe. Non è nel nostro stile, ma dobbiamo. Tutti in piedi e dritti, contro il tutti zitti. Occorre una mutazione stilistica: per contrastare quest’ammutamento/ammutinamento generale, quest’ammutazione genetica. Alzare la voce per accendere una luce sul nostro futuro; per spegnere le luci e le voci sullo spettacolone a Rete Unificata, sul Rischianiente Ciao Darwin, sul MiRischioTuttoAlReferendum che fa #Ciaone a Renzi che vuole andare all-in. Perché saremo anche in mutande ma seguire ‘sto bluffone che non fa ridere nel suo strip poker non è obbligatorio. Non ancora.





        

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