Sono il
vostro capo indiscusso, per questo vi seguo. Alla fine è andata così: talmente
triste da pisciarsi addosso dal ridere — un grande classico di Berlusconi, di Forza Italia e forza Italia
che un’altra figura di merda mondiale l’hai fatta. Ma del resto. Dire l’avevamo detto non è mai chic, però noi
non siamo chic e sempre una porca soddisfazione è. L’avevamo detto, allora, e i
lettori più regolari del cacapranzi della Marcuzzi strafatta di Activia lo
sanno: in circa 100mila Papaluti, l’avevamo detto. E scritto e postato e
stradetto. Tutto abbiamo fatto, tutto tranne addestrare qualche miliardo di
pappagalli a ripetere che ‘sto governo cadrà il giorno che dal cielo pioveranno
Mon Cheri. Rincoglionito e occupato com’è a passeggiare il cane e Frangeschina Telecafone,
Silvione avrà scambiato per cioccolatini al liquore qualche stronzo di Dudù — altrimenti
non si spiega perché ha insistito per spaccarsi le corna contro Letta Continua.
Siccome sarebbe un imbarazzo per lui ma soprattutto per noi, non pretendiamo
che le facilissime Profezie per Scemi se le cerchi qua: però manco Vespa gli va
bene più?! Bastava guardarsi la puntata di Porta a Porta prima del voto di
fiducia per risparmiarsi quella passata di Badedas al guano di scimmia. Ospite
Benito Benedini, uno che voi direte chi cazz’è; è uno leggermente più a destra
di Hitler, uno Zampetti colla tessera del Fascio, un industriale che fosse per
lui fabbricherebbe solo olio di ricino e manganelli, uno che vota Berlusconi
pure al televoto della De Filippi, soprattutto uno che si tira appresso tutti
gl’imprenditori di Milano e buona parte di quelli della Lombardia da una
quarantina d’anni. Un capoccia dei capannonari amici di Silvione, insomma, mica
Ho Chi Minh. Eppure quella sera lì, tel chi il Benedini bello fresco che ti
spara in camera: Questo guverno deve
andare aaavanti!!! Ciao Silvione Capone, ciao. Finito, fottuto come boss,
fuori dai giochi e colla serranda giù. E dire che era lui a volerla abbassare
all’officina LettAlfano, la serranda: voi non mi preparate i turbo accrocchi
Abarth per scapparmene dalla legge e io che sono il miglior cliente vostro vi
faccio chiudere tutto. Ma — e pure questo avevamo detto: quando cominci poi è una cazzo di
droga… — Silvio Pelliconi ormai è un
cliente, non il cliente che ha
sempre ragione in bottega. Draghi, Mediobanca, Confindustria, Giornaloni,
Chiesa, Letta Zio, Cei Anas e Aiscat; il Banchiere, il Corriere, le dentiere di
Scalfari e Napolitano: Berluscò
noi ti possiamo pure salvare, ma mettiti in fila, aspetta un indulto,
‘n’amnistia con calma e non romperci i coglioni — tanto al massimo te ne vai ai
servizi sociali per Natale, quando le arance da raccogliere sono più dolci…
Questo era, e questo è stato. Anzi, Stato: nel senso dell’Italia che cambia
ufficialmente padrone quando in realtà sono sempre gli stessi. Quelli che
c’hanno le chiavi dell’Alfetta di Enrico e Angelino. Quella che a Silvio gli è
passata sopra, ha tirato dritto, lo ha stirato sulle strisce del pigiama da
carcerato che non sarà mai però è meglio se si mette buono che Hammamet è
vicina. Strada libera, addirittura una mezza rivolta degli schiavi (finta, mi raccomando…)
per dare al governo l’agibilità politica che Silvione voleva per sé, come le
carezze della canzone di Morandi: in ginoooocchio da teeee, per l’appunto. Ma
aspettare e inginocchiarsi per fare che, poi? Cooome?! Non vedete, non sapete,
non capite l’urgenza e lo scopo??!! Per salvare il Paese, per spaccare il culo
all’Unione Europea in matematica, per consolare le vedove e gli afflitti e le
cesse baffute ancora vergini, per curare i calli ai segaioli, per difendere
tutti noi dall’Ingiustizia dalla Povertà e dal Barone Ashura (foto) come Mazinga Zeta… E cioè a dire per
proseguire un sostanzioso cazzo di niente. Le solite partite di giro sulle
tasse che sono prese in giro, le solite elemosine democristiane ai più
sciancati per derattizzarsi la coscienza, le solite eleganti manovre da Mammut
colla sciatica per arrivare alle politiche del 2015, anzi 2115, megli’ancora
5115 per non rovinare l’eccellente lavoro
svolto finora dall’esecutivo. E mentre l’esecutivo lavora d’eccellenza i
risultati si vedono. Telecom (piena di debiti) se la piglia Telefonica (piena
di debiti): più che banda larga, cinghia stretta; ma guai a dare la colpa a
qualcuno di ‘sto capolavoro — tipo tutti i magnager ammanicati colla malapolitica che Telecom
se la sono spolpata negli anni, tipo le grandi banche italiote che acchiappano
i soldi e scappano come sempre, tipo il mitico presidentissimo Bernabè che si
becca 6 milioncini di buonuscita anche se lui ha saputo solo dall’Ansa che gli stavano comprando l’azienda sotto
il culo… No, l’unico caso in Europa di un paese che per utilizzare la propria
rete di comunicazioni e sicurezza costruita coi soldi pubblici dovrà chiedere
il permesso a un proprietario straniero non è colpa di nessuno. Il brigadier
Cazzabubbolo dovrà imparare lo spagnolo ma se la deve prendere col clima, la
sfiga, l’oroscopo di Branko: la colpa non dev’essere di nessuno, perché la
colpa è degli amiconi che stanno dietro il governo e davanti a Silvio nella lista
dei preferiti. Quattro dita di sporco, tre d’incompetenza, due di facce come il
culo e due di facce presentabili ma manco troppo: il mischione che incolla il
governo eccolo qua, la ricetta perfetta per l’antiruggine che mantiene come
nuova la ferraglia della nostra classe dirigente e digerente. Altro
esempiuccio, giusto per farsi l’ulcera quanto la Fossa delle Marianne?! I Cinque
miliardi cinque per i comparucci della Cai scarnificati a scuole e ospedali per
salvare Alitalia che adesso diventa lo stesso Alitalià, ma al costo netto di
mezza baguette per Airfrance e d’un sanguinaccio d’euri per noi. Soldi facili
in bocca ai grandi prenditori, che splendidi collo splendido Letta stanno
studiando una splendida alleanza fra Alitalia e Trenitalia: nascerà Poveritalia, l’unica compagnia aerea col
cesso sempre rotto, il controllore petomane e gli ambulanti a bordo per tutto
il viaggio. Accucchiare il lebbroso e l’appestato. Che progetti, che visione,
che idee. Roba talmente losca e perversa che manco Cirino Pomicino incrociato
con Tinto Brass. Bella, Enrì! Poi in parlamento puoi dire, fare, baciare,
lettera testamento e legge di stabilità: però il centro di questa politica
centrista resta la tutela di poteri forti, che di forte ormai c’hanno soltanto
le cuciture delle pezze vista natica. Non a caso — nel programma e nel
programma-bis recitato a poesiola alle Camere — il presidente del Consiglio non
ha mai spiccicato la parola legalità. Perché
Henry Mi Presento al Pidielly non è
un coglione, anzi è un furbone pure coerente. Se il mio padre-padrino Giorgio
‘O Napolitano ha di fatto asfaltato le inchieste su mafia e politica, che sono
fesso io a parlarne?! Eppoi ‘sta lotta al crimine è merce che non serve, non
piace, è antiquariato che non rende. L’Italia deve avere nuovi obiettivi, nuove
puttanate, fuffa fresca per coglioni raffermi. Parola d’ordine e del giorno: Riforma della Costituzione. Giusto,
impeccabile, sacrosanto! Questa Costituzione ha rotto le palle, non va bene
più, deve cambiare con il Paese che è cambiato — troppo bella per un’Italia
diventata troppo di merda, effettivamente. Apposta il Quirinale, sempre
lungimirante, ha raccolto una super-squadra di Quaranta Saggi per riscriverla. Gente preparata, seria,
studiosi della madonna, il meglio che c’era. Quagliariello, per dire, che ha
superato le durissime selezioni solo perché all’ultimo Gasparri ha rinunciato
per partecipare a Sballando con le Stalle,
un talent in cerca di sparacazzate da trasformare in vaccari. I Nostri Eroi
sono già all’opera, e non si coglioneggia. Tutto il giorno a pensare, eh, a
costituzionare. Infaticabili, impegnatissimi, saggi. Tranne cinque non tanto
saggi, ma impegnatissimi lo stesso: a leggersi gli avvisi della Procura perché
truccavano concorsi all’università, favorivano parenti e mignotte, promettevano
posti agli amici gridandolo proprio al telefono. E si vede che questi sono i
saggi che possiamo permetterci oggi… La Repubblica fondata da giureconsulti
immensi che all’Italia democratica hanno dato la Carta Fondamentale, verrà
affondata da giureinconsulti imbarazzanti che all’Italia partitocratica non
possono nemmeno dare una fedina penale pulita: e forse ce lo meritiamo. Nel forse siete pregati di leggere
forsennato ottimismo. E siccome oggi siamo come la Rai con Montalbano (solo
repliche) vogliate gradire un commiato in versione reprise: buonanotte, e
buonafortuna.
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