sabato 25 febbraio 2023

DENARO&POTERE

Passato Sanremo, avendo avuto Benigni che davanti a Mattarella fa il bignami della Costituzione antifascista mentre Fedez l’ha spiegata e dispiegata strappando il Bignami nazifascista di costituzione e divisa con tanto di svastica e cappellone, ora più nessuno si domanda se canta o meno. Ma è nella testa e nella solfa dell’Italia come un tormentone, un ritornello, un torturatore-macellaio ma simpaticone. Dice che era un bell’uomo e veniva, veniva dal mare: di piombo e profumo, di vestiti firmati col sangue come ogni suo delitto, di bestemmie su Falcone, di battute di spirito o di caccia all’uomo di legge o alla femmina di letto; dice che adesso a Carnevale i bambini vogliono vestirsi col suo montone, mentre con lui molti dei loro genitori in tutti questi anni si sono messi a pecora e a disposizione; dice che adesso in carcere parla solo coi medici, e chiede cure speciali — che di sicuro avrà, specie se parla di politici… Perché purtroppo la galera è così, ti cambia: entri Messina Denaro, e magari esci come Pisciotta coi piedi avanti dopo il caffè corretto cianuro. Ma comunque. In attesa di capire se gli cureranno il cancro del 41bis — del carcere troppo duro che trasforma anche i Mattei più duri in Trenta Denari pronti a vendere  amici soci e amici degli amici in un amen e un malora pro nobis — il boss non tradisce: né emozioni, né compari, né intenti palesi o mandanti e soci appaltanti oscuri. Non parla, che fa più bella figura di spicco; una bella differenza con chi parla sempre, facendo la solita figura di merda e ascolti da share fiacco che non fa nemmanco il picco. Sapete di chi parliamo, di quelli che noi parliamo — oggi di covi come ieri di Covid, di Riina Brusca Berlusca e tizi tinti vari come tante Tina Cipollari — perché sappiamo. Più o meno una mazza, ma l’importante è che ve lo diciamo: e più importante ancora è come, ve lo diciamo: con fermezza, con stentoreità, con ferma stoltezza di chi ne sa una madonna coll’ignoranza di chi ad ascoltarlo te ne fa tirare una e mezza. Insomma a testa bassa, a voce alta, come c’insegna la nostra Duce suprema anche se non tanto alta — ma che s’intesta tutto e tutti a mansalva facendo manbassa. Essì, da Dante a Matteo, sono tutti i suoi, li o se li prende tutti lei: dal boss delle tragedie a quello della Commedia, Giorgia fa sapere che è tutta roba e merito mio, il tutto fra gli applausi delle sue commari i media. Mafia, stragi, relativi magheggi su esecutori mandanti e depistaggi? Non è mai colpa o interesse di nessuno occuparsene. Normalmente e con chiunque al governo, ce ne fosse uno che se ne fotta: ma non appena ci scappa un’occasione anziché un’onta di latitante scannapersone, via a buttarsi sulla sant’honoré al merito: ma tutta, anziché solo una fetta. Bello sapersi prendere il buono dalla vita, schivarsi il torto e papparsi la torta, buono prendersi l’occasione di farsi belli a scrocco persino colla malavita. Del resto. Questa è storia, anzi, storiella d’Italia. Una vecchia e tragica barzelletta senza memoria, sempre rinfrescata dal sangue d’innocenti speso da beffardi del potere senza vergogna mentre viene sparso da Baiardo e bastardi con protezioni senza gloria. Sì perché vedete questi sono sempre temi spinosi, dolorosi, spigolosi ma perfortuna in Italia — in mezzo a tanti angoli spigoli e dolore — c’è sempre spazio per l’angolo del buonumore. Ad esempio quello di Ggiorggia, che tutta orgogliona ci ha fatto sapere che non è un caso che Messina Denaro sia stato catturato sotto il suo governo. Ma infatti, ma quale caso, si tratta di una pura combinazione, di una perfetta coincidenza — soprattutto di tempi comici, cinici, bari crudeli e cimici. 

Voi pensate la sfiga puttana e sputtanante, per Nordio Carletto l’ho fatta fuori dal vaso anziché nel letto. Il ministro in Disgrazia e Ingiustizia e in persona lì in Aula a dire che il parlamento non dev’essere supino ai pm, che su certi reati non ci vogliono valanghe d’intercettazioni ma intercessioni vitalizi e mille attenzioni perché non è che tutti gl’indagati sono migranti sciancati e figli di NN, e proprio sul più bello e il più bellico non ti vanno a catturare l’onesto cittadino Andrea Bonafede alias Matteo M? Sempre loro. I soliti magistrati sempre troppo insolenti, inopportuni, solerti e indipendenti. Cazzo non c’è mai abbastanza tritolo, quando serve, per questi giustizieri a orologeria Capaci di tutto… Cosa non si fa, pur di rovinare un ministro galantuomo di stato e garantista, garante ed eroico paladino soprattutto dell’inerme padrino stragista come del povero padre-predone tangentista! Anche se nell’accaduto — e sia detto con tutta la stima e il rispetto per una personcina che modestamente tra una quarantina d’omicidi e un paio di stragi ha fatto strangolare e sciogliere nell’acido un bambino — l’insigne arrestato non ha aiutato; ha i suoi torti, oltre ad aver subito quello sanguinoso e Carlonordista di essere un povero sanguinario perseguitato e plurintercettato dalla giustizia ingiusta uguale per tutti e giustizialista. Insomma, latitare non è mica come — o solo — bere un bicchiere d’acqua e Viagra! Ma benedetto cittadino-consumatore d’atrocità e delitti cosa te ne vai in giro col nome di un ministro della Giustizia passato come un guaio, quando a sperare sparire e non sparare nel nome del ministro scombinaguai, ‘sto guaio non lo passavi né ora né mai! Cazzo ti chiami Bonafede, chiamati Nordio il taglia-bollette sciogli-manette e vedi che niente ti succede. Ma forse stiamo esagerando: alla domanda di giustizia non si risponde colle rime. Magari fosse, ma delle vittime dell’antimafia sono pieni i penitenziari i parlamenti e i giornali che innalzano forche: mica come le solite fortunate vittime di mafia, di cui sono solo piene le fosse. La verità è che un grande problema così non può essere risolto da un solo ominicchio, per quanto grande così. Il vai col liscio commovente illuso colluso e romantico di Charlie Brown Nordio — perfortuna nello spirito, più che nei risultati… — ci ricorda altri eroi solitari dell’anti-antimafia come Corrado Carnevale Salvo Lima o il più bravo e il più Divo di tutti, San Giulio Andreotti; però non basta, non può bastare, specie quando sono i tempi i modi e gli uomini di merda ma di moda a cambiare. O a essere cambiati, tipo il Trapano di Trapani, l’elettroindomestico e oramai scomodo a cui i carabinieri hanno portato l’avviso di fine garanzia: sei fuori, ti mettiamo dentro. Della serie, a ‘sta serie occorre un’altra stagione. Però una stagione altra, diversa, più quieta e per sempre alta. Perché Messina Denaro è stato sì catturato, ma l’impressione è che sia stato o si sia anche un po' consegnato. Il tutto con un (lieto) fine preciso. Prendetevelo, e diamoci d’affare. Si chiudono i trent’anni della stagione stragista, e avanti con almeno altri trenta d’alta e altra stagione affarista. Non salviamo il boss ma le apparenze: e ovviamente pure le sostanze. Fifty fifty. A voi Messina, a noi il denaro. Così conviene a tutti, persino e forse per primo a lui. Poi intendiamoci. Un capo così pericoloso protetto e sanguinario devi sempre e comunque avere il coraggio, la volontà, la capacità di andare a prenderlo nel suo terrorizzato e terrorizzante territorio. Ci vogliono fegato, palle, cervello — altroché le frattaglie di pollo in batteria Mondialcasa del paese dei televenditori di fumo di lupara e delle meraviglie. Quindi senza indulgere in didietrologie col culo degli altri, né fare i Malgioglio che tanto Messina Denaro vecchio e malato pure io lo piglio, né tantomeno unirci alle divanologie da stalk show di falsi pentiti e veri inesperti del settore al sentore di Giletti e altri, ve la diciamo così: l’arresto è una vittoria dello Stato e dei suoi uomini sulla Mafia sicuramente da riconoscere celebrare e omaggiare, ma siamo anche abbastanza tranquilli che l’innominabile e ineffabile Stato-Mafia coi suoi uomini sta già lavorando per ovviare e poterla pareggiare… In silenzio, nell’ombra, in un’operosa armoniosa e omertosa calma piatta che non è quello che sembra: ma quello che serve, una calma apparente e appaltatante per fare pace affari e patta. Una cupola di mafia ma pure di Stato, una cogestione dell’ordine pubblico-privato, una status di mafia che si toglie la coppola e si mette il doppiopatto politico-criminale firmato e gessato. Niente morti in strada e in casa nostra, molti soldi in tasca e in cosca per Cosa Nostra. Tutti contenti, tutti collusi, tutti zitti e buoni — del tesoro di voti o contanti. Connivenza è convenienza, perché combattersi quando è molto più conveniente e intelligente compattarsi? Nessuna novità, a parte le forme sempre diverse che la Cosa Nuova oggi ha. Ma la logica della lotta alla lotta alla mafia è sempre la stessa. Solo il modo è sempre differente, sempre più simile al mondo che adesso comanda l’universo. Quello del tipo d’economia oggi imperante, impolitica ma in politica, tutta finanza impunita blandita e infiltrante: al di là del bene e del male, mezza sporca e mezza riciclata, al di sopra i tutti i governi e di tutte le leggi — tranne quella di mercato. Questo è il punto dolente, inquinante, squalificante; di non ritorno, se non economico, a qualunque prezzo e con qualunque mezzo, costi quello che coschi. E quando si parla di mafia è a questo che bisogna guardare — alla sua onnipervasiva mimeticità in ogni Paese — lasciando agli assolo di Soloni Tribuni e Tromboni che hanno visto solo i Soprano la polemica omertà vs onesta su chi non ha visto U Siccu e il marcio nel paese di Castelvetrano. La solita fuffa, credibile come una truffa, fresca e utile quanto la muffa. Homerty… Is such a lonely word… Il solito triste trito e tritolo ritornello, il solito pianto dello scroccodrillo, buono giusto per te opinionista-tuttologo-anche-antimafiologo a ufo e a uso del buon tempo pazzerello, che esce il latitante e per le tue lacrime ci vuole l’ombrello: che tiri acqua al tuo mulino e liquido al tuo Borsellino con una tirata sui martiri tirata sui coglioni peggio d’un martello. Non perché l’omertà non ci sia — se si dovessero arrestare tutti i fan i fiancheggiatori o i foraggiati o sforacchiati ignoratori dei boss presso la buona borghesia filo o a-mafiosa da Campobello alle campagne elettorali di Montecitorio o pittoresco-monumentali di Salisbury, ci sarebbe un drammatico problema di sovraffollamento delle carceri e di spopolamento dei Lions degli Harry’s Bar e dei Rotary —  ma proprio perché non si può scegliere quando vederla o dove sia. Santuari in Sicilia o cattedrali in Inghilterra: non c’è una terra di mafia, ma coll’economia di rapina globale ogni mafia ha per sé tutta la Terra. Quindi. Troppo facile, scontato menarlo e menarsela da scandalo col finanziere di paese o col vicino di casa — decisamente più difficile e salato, prendersela col finanziere di Putin o di Goldman o di Bin Salman che pure di Messina Denaro (guardacaso grande ammiratore dell’amico Vlady, come l’amico degli amici degli amici Silvio, l’innocente a puttane grazie a Ruby…) è vicino di cassa. Essì, perché c’è voluta la guerra all’Ucraina per fare un po' di guerra economica alla mafia internazionale e russa. Diversamente, il silenzio attorno alla gray-mafia degli affari più che dei sicari è d’oro, o di gas, di stock option a mazzi o di gigamazzette formato premium o premier plus. Mafia e Finanza: stesso mestiere, altro nome commerciale, stesso alto tasso d’interesse bancario e politico da mantenere su chi ha il potere legislativo e nominale per mantenere il proprio potere materiale, effettivo, criminal-legale. Dei Narcos o del Nasdaq, le mafie fanno la stessa professione, si rivolgono alle stesse persone, ingaggiano lotte e lobby uguali per influenzare e infiltrare ogni istituzione, ogni governo, ogni singola decisione o legislazione. 

Due esempi, uno distante e uno fin troppo recente, tanto per dire del sistema del fare e non dire poco decente ma pure troppo efficiente. Qualche giorno fa, una nave Msc crociere fermata e ispezionata per un sospetto rischio terroristico. Risultato? Non era un allarme bomba, semmai un’allarme bamba: 2 tonnellate e mezzo di cocaina a bordo, e non era manco la prima volta. Né sarà l’ultima. E che male c’è, fin quando nessuno ce lo vede mettendoci una pezza e magari una manetta, ad arrotondare un po' da narco-corrieri il traffico dei vacanzieri? Coca o Cosca Crociere, l’importante è che la nave sia partita — anche di droga. E a proposito di navigare, esempio numero due, da scempio del businessboss numero uno. Quando anni fa le fasi preliminari della Coppa America approdarono non in Italia, non in Sicilia, ma con tutto il mare di mari a disposizione proprio davanti a quello di Trapani (ma solo perché Castelvetrano il porto non ce l’ha…)  tutti  ma proprio tutti sapevano che tutto  ma proprio tutto faceva Capo gioco e caporalato a Messina Denaro. Cemento e infrastrutture, appaltatori qui e senatori D’Alì, manodopera e forniture. Nelle sue mani sporche di sangue tutti i guadagni e gli affari, però lavate e ripulite dal suo averci gli affari e il guadagno nel sangue. E dal suo saperne distribuire le briciole a chi ha molto da guadagnare e niente da perdere — ad esempio anche solo un briciolo di dignità, ritegno, libertà o verità. Tutti gli altri, tutti zitti e contenti, più che felici di chiudere in attivo e in vita anziché chiusi in una bara di cemento direttamente giù nella baia. Insomma. Solo per non fare casino colla geografia il copyright e gli sponsor quella Coppa America a Trapani non si chiamò Messina’s Cup o Accoppa America. Un piccolo riconoscimento per un grande uomo d’onore, d’affari, d’onori. Che per il resto ha e ha avuto ragione sociale su tutto. Lui sì che sa come gira il mondo, e soprattutto come fare a rigirarselo. Tutto è impresa e niente è un problema se sai come fare l’affare, se hai abbastanza piccioli da fare anziché solo spiccioli da far girare e per far girare dall’altra parte, nessuna impresa è davvero male o criminale. Se è tutto una mafia, solo la mafia non deve esserlo?! Ecchemminchia, questa è discriminazione! L’economia e gli affari si regolano come i gangster, eppoi i gangster non devono fare affari né regolarsela coll’economia? La verità è se copi troppo bene il mondo della mala e del male, poi non ti lamentare se il mondo non solo non ti distingue, ma ti preferisce l’originale. Tanto. Tutto è sempre fare soldi per avere più potere, per fare in modo di potere avere ancora più soldi; tutto sta sempre nel farsi ammettere a questo circolo vip, vizioso, redditizio anche se dispendioso e a rischio Rip. E i lorsignori dell’economia della droga o dell’economia drogata, ammessi modestamente lo nacquero. Quindi. Messina o Manhattan, Mazara del Vallo o di Wall Street, è sempre Denaro&Potere. A tutti i livelli, a ogni passaggio, e figuratevi se gente così ha bisogno d’un passaggio a livello Meloni e del suo trenino d’inutili idioti o di scemi da guerra dei dossier. Ce li vedete voi i vari boss delle torte di mercato della coca dell’euro o dell’ero, dell’oro bianco brown sugar o nero, a dire: Caspita, devo proprio farmi amico chi mi fa cacare sotto perché s’incarta e s’incasina su un Cospito! Mi serve proprio comprarmi supereroi tipo il Fascistello-Pipistrello Donzelli e il suo coinquilino inquisito e co-cretino nazirock DelMastro Lindo, per uscirmene pulito! Certo che no, però tutto aiuta, tutto fa brodo e brado prosperare della mafieconomia selvaggia: a cui tutti danno spago e non certo la caccia, una messa in piaga del paese che ogni scempista di turno al potere pettina o foraggia. E questo governo — che fa o poco e male, o direttamente troppo male — di sicuro non fa eccezione. Sconti di pena e incentivi di penna firmati al volo per il solito jet-set col turbo e col furbo, quelli sì. Tant’è vero che l’unica cosa giusta, l’abolizione del 110% che è un favore da 6 miliardi ai cantieri-lavanderie di mafie e furbetti del foratino al 150, è stato preso solo dopo le regionali: e solo per questioni finanziarie, non certo morali. Ma per il resto e del resto, nulla. Questo abbiamo perché questo ci siamo meritati, e forse perché questo siamo, anche se già a ‘sto giro di Lombardia e Lazio che hanno vinto non è chiaro chi e quanti se li siano votati: e chissà quanti in meno se avessero saputo del piano-casa di carta straccia di chi prima se li è intortati per il voto e il giorno dopo il voto se li è inculati per decreto… In ogni caso, abbiamo un governo in sintonia colla Nazione — come si deve dire adesso — e la sua simpatia per l’ipocrisia, la perculatura d’amici diretta o per omissione: comunque mai impossibile, anzi da noi sempre probabile e (presidente del)consigliabile. Puoi incazzarti, ma non puoi non immedesimarti in chi non appena gli conviene fa il contrario di quello che dice, con un governo che pratica il si fa ma non si dice perché — alla morale più stupida o all’elettore più idiota — non sta bene. Un governo che punta a reintrodurre e tutelare il buon nome e il buoncostume, finendo per salvaguardare e passare sotto silenzio il malaffare. Proprio quello che vuole e che ci vuole per un paese che sempre più — in pubblico e in privato — non lo salva nessuno: perché da sempre e anche più salva le apparenze per salvare anche meglio gli appetiti, gli accordi sottobanco e sottobombe, le più indicibili spettanze e le più incredibili appattanze. E quindi viva viva Giorgia, la ducia di carta, che secondo i suoi cantori e coglionatori altrui ha sgominato la mafia a mani nude e braccio teso: precisa precisa al prefetto di ferro, Cesare Mori: anche se, essendo Fratelli d’Italia il partito-record per inquisiti per ‘ndrangheta, più che altro è una perfetta prefetta di carta carbone con Mario, Mori, il ras del Ros re del doppio che nella partita Stato-Mafia meglio di Djokovic al Rolan Garros. Ma di nuovo. Questo ci tocca, perché al momento a Ggiorgia Nostra, non c’è chi politicamente la impensierisce o neppure la tocca. ‘Sto governo di tirare a campare a lungo e male non ha motivo di dubitare, d’esistere e resistere ha tutte le ragioni: perché non ha opposizione, ma solo una carica un fottio e una caricatura d’opposizioni. Una gamma per tutti i disgusti, dal comico al casinistico al cosmetico. A cominciare da Calamity Calenda che — dopo il flop albuminico e clamoroso colla Moratti in Lombardia, che forse ha meritoriamente fatto capire a Mrs Nequizia il non è aria e pussa via — non ha saputo fare di meglio di dire che l’elettorato ha sbagliato. Ora, a parte che tenere lontana dal Consiglio Regionale la Lady di Ferrovecchio Berlusconiano è il primo risultato utile di ‘sto Terzo Polo sempre più sotto squagliamento elettorale globale, è interessante e altamente democratico questo elitarismo che pare etilismo da ‘mbriacatura priapica di sé. Più sei piccolo, più te la senti grossa. Tant’è che quando perdi è il popolo bua che ti fa male ma poi in realtà si fa male da sé, che non ti capisce e si punisce stupido ignorante e cheap com’è… Sei talmente scarso che in Lombardia ti preferiscono Fontana l’accatastatore di bare d’accrocchi cognati e di bari, ma ovviamente la colpa è degli elettori! E insomma l’alternativa alla Meloni non solo non è molta, ma soprattutto non è alternativa. O i casi umani e penosi dei Renzenda che sognano il governo monocolore mentre realizzano il partito mono-elettore: oppure i casini disumani e vanitosi del Conte Ora ProgressiPopulista 5 Stelle che crede basti atteggiarsi e pavoneggiarsi per attrezzarsi a papparsi i voti di quanti — non volendo morire ex berlusconiani e postneomussomeloniani — secondo lui vogliono vivere e far campare alla grande la grandeur dell’avvocato-viveur sempre fresco di coiffeur dei furono-grillini. Oppure il Pd. Duro, durissimo, tremendo ma è così. La gran carcassa politica facile da incolpare che nessuno — per quanto abbia la bocca larga —  ha la stoffa tattica e la grancassa propagandistica per poterla spolpare. E, a proposito di pappare e pavoneggiarsi, è soprattutto grazie allo zero in condotta intelligente o almeno non idiota ed esistente del Partito Dementocratico che la regina Giorgia Magna bella tranquilla: scuola sanità diritti o legalità, quale o quanta che sia la carne al focus per questi è sempre zero carbonella, nessuna minaccia dai mostri d’inutilità e autodistrazione di villa Godzilla. Essì perché il latitante numero uno in Italia dopo Messina Denaro, non ha nessuna intenzione di palesarsi, né per lei né per nessun altro: non un fatto e neppure un fiato dall’opposizione, per non disturbare ma soprattutto per non disturbarsi, progetto emissioni zero. Anzi in perfetta continuità contemporaneità e co-inutilità da Letta a Bonaccini, dal New York Times alla Gazzetta dei Minchioni, dagli ex ai futuri e fottituri segretari è tutto un complimentarsi da perfettini galanti a cretini giganti. La Meloni tace e acconsente mentre fra una baby-gang e una maxi gaffe al e dal governo imperversano amici parenti e cognati di vomito, scappati di Casa Pound, pestatori di studenti e ammiratori della Decima Mas? Complimenti a Giorgia, anche ai suoi bracci destri nervosi e tesi, qua la la longa manus! Alla fine l’aborto è sconsigliabile ma ancora legale, l’antifascismo forse pure, La Russa non si è autoproclamato Imperatore d’Etiopia Abissinia e Anti-Ricchionia, di fatto abbiamo più o meno un Draghi all’economia anziché certi draghi dell’autarchia fantastica all’anti-economia reale… Meglio peggio di così! 

Due paroline due però, anche davanti a un bilancio tanto lunsighiero tutto in rosso eppure stranamente tendente al nero, le si potevano pure dire. Finanche Mattarella — appena ha potuto, perché con questi Valditara mentali che  sgovernano e si governano a malapena ha proprio dovuto — ha fatto presente a questo esecutivo balneare coi balneari e fascista coi fascisti che ci sono paletti: agli ombrelloni alle palette con relativi rackettoni, e persino ai raid davanti alle scuole di gridazecche fichetti e piscialletto che giocano ai mininazistoni. Normale, che il Presidente della Repubblica faccia presidenza docenza e supplenza alla Scuola Normale d’opposizione? No, ma al Preside(nte) che firma i decreti si può far firmare anche una giustificazione per motivi di famiglia — disastrata: signor preside della Repubblica, abbiamo avuto da fare, casini a casa, da decidere se tenerci persino Casini per casa! Dai cazzo. Ci sono cose più importanti, urgenti, cioè urgentemente irrilevanti. Ragazzi non c’è tempo per le cose serie adesso, c’è la situation dramedy delle primarie seguite da congresso! A chi interessa che si fa dell’Italia, se c’è da finire di disfare il partito facendo eppoi sfinendo un altro segretario?! Oltretutto, nel meraviglioso mondo all’incontrario del Pd, questo Carnevale delle liti e dei veti viene sempre dopo, e non prima, la solita Quaresima di voti: e sempre nel modo più pilotato e paludato possibile, solo conteggi a salve e pestaggi a sangue finto, così da tenere lontana ogni possibilità o tentazione d’arrivare a una Pasqua se non di resurrezione o di rivoluzione, almeno da minimo assembleare di chiarezza coraggio e risoluzione. Ma anche le primarie, per questo Pd da eterna Quaresima che finisce in perenne Carnevale, oramai sono solo uno scherzo finito male. E quindi presto col mattedì grasso, falso, da festino intestino e crasso. E se nelle sezioni non c’è più la folla, in compenso fra le fazioni monta già la follia delle grande occasioni — mancate, sprecate, sputate a grande ostensioni. Di belle paroline al vento, utili autentiche e vicine alla realtà quanto belle parioline da cocktail-democratic-party che vanno al voto come a un evento. Del resto, si sa: bisogna saper essere vicini alla gente, senza mettere in mezzo troppi filtri e troppa gente, e infatti per capire quale filtro instagram mettere bisogna sentire il mio agente… Fondamentali i contenuti, ma quelli del canale youtube o telegram per fare tutti felici e content anche se cornuti. Nella società dell’immagine e dell’immaginetta, tutti divi e devoti al Santo e Divo Giulietto Andreotti. Tutti a provare il colpo del Gobbo, facendo cena muta e politica cieca con commensali scomodi: ma che portano il dessert di potentati docili, editoriali dolci, carriere da poltronati facili e comodi. L’importante è apparire uno onesto, fin troppo retto e corretto, di sostanza, e di tutto il resto me ne foto… E infatti. Bonaccini se la fa con Bottura, Schlein con Muccino, ed è subito locura del nome-immagine per la candidatura: tutto è scegliere i testimonial di marca, scannarsi apparentemente sul nulla e appartatamente sull’ultima poltrona in segreteria che guai chi la molla o si smarca, e su tutto il resto tenere una linea vaga (erre)moscia e loffia: figurarsi chi ha tempo o voglia per cazzate tipo vittime carnefici e loro mandanti/complici di mafia! Oddio, a fare proprio i pallosi storici e fosforici magari nel Piddì — che nelle sue origini ha due (pe)santi martiri della politica come Pio La Torre e Piersanti Mattarella: cioè il meglio del Pci in Italia, e il meno peggio della Dc in Sicilia — qualcuno con un minimo di memoria storica e coscienza etica sì; e invece non si sa come un partito con degli eroi nell’album di famiglia, si comporta come ogni  altro partito che ha troppi errori di Famiglie nell’album. Non si sa come, ma il perché e il coma, purtroppo sì. La legalità non tira, molti nemici e pochi elettori, troppa fatica e bocconi amari; mentre l’a-legalità attira: amici, sostenitori, scrittori attori e sottoscrittori per Bonaccini e — a scendere, a trascendere e a prescindere — per tutti i possibili segretari: ecco perché al riguardo il povero patito democratico segna un encefalorganigramma piatto d’argento, per metterci dentro tutti i bocconi di prima scelta secondo mandato o meno avari. Una questione tattica, gastrica, di raffinatissima gastreconomia politica. Quando si mangia, non si parla: specie di mafia, che sennò il mangiare si fredda i compagni si gelano e lo stato comatoso maggiore si sfrangia. Certo, mai quanto i ceffi di Fratelli di Taglia e Lega Nordio colla loro teppa tirapugni e ammolladossier, ma sul tema mafie più di qualche ombra — e spesso qualche oltraggioso incesto dell’ombrello a riparare omertà e complicità — c’è. Un conto però è avere scheletri negli armadi, un conto è avere una posizione affine e persino a pecora rispetto a quelli che non hanno più armadi per tutti i loro scheletri. Misfatto sta, che il Pd sull’argomento non ha nessuna politica, a parte quella del bavaglio o quantomeno del bavaglino, diciamo un interesse all’osso: nessuna meraviglia se il partito tace e s’attovaglia, perché giustamente interessa molto di più l’abbuffata di ciccia fuffuta delle primarie con congresso. E quindi domenica avanti colla Carnevaccata, tutti sui carri allegorici e sugli allegri carrelli gastronomici, per un altro lunedì delle ceneri delle primarie come strumento di rinnovamento della società anziché delle tessere... A essere giusti, tutti i candidati sono indifferentemente e candidamente indifferenti alla questione; ma, giusto per scoraggiarci un altro po' e perché non siamo mai abbastanza tristi, vogliamo concentrarci sul probabile vincitore. Un Salvini più di sinistra, un Renzi meno di destra, uno colla testa lucida non solo per la pettinatura che da emiliano ha un’idea più bonaria e più gnocca ma meno fritta per la malasinistra? Difficile illudersi, vista la facilità con cui la centralità di certi temi riesce lo stesso a eludersi. Bonaccini da segretario del Pd non sappiamo ancora bene cosa farà, ma sappiamo benissimo quello che da presidente dell’Emilia Romagna non ha fatto né tuttora fa: leggersi le carte dei processi per mafia a politici e imprenditori, la lista di condannati eccellenti e purtroppo mai eccedenti fra coop rosse e colletti bianchi nell’inchiesta Aemilia, anche solo mezza pagina dei libri mastri delle ‘ndrine nei cantieri o dei libri di Gratteri. Essere consapevoli d’essere vittime ma anche complici e quindi colpevoli, della mancata e quindi già perduta guerra di liberazione del Nord dalle mafie? Ma quando mai. Siamo tutti sani emiliani e nipoti di partigiani, qui! Un problema le infiltrazioni mafiose in Emilia? Per niente! E non per niente il problema sono le residue infiltrazioni d’Emilia nelle mafie… Ma perfortuna, con ancora un po' di tempo buona volontà e ottima omertà, il problema si sta risolvendo. La pianura padana&piadina a tratti sembra una cover più simpatica della piana reggina, ma Stefanone nostro se la gira con Gioia — Tauro; tutto contento, ignaro, ignavo: felice di fare lo scemo che non va in guerra colla mafia, in un labirinto d’amici ex compagni e favori agli amici degli amici, con cui fare lo gnorri e comunque mai eppoi mai sgarri, anche a costo di fare la leggendaria figura di mmerda del Minchiotauro. Il segreto per campare a lungo? Girare largo. Girarsi i pollici, girarsi i vari circoli politici, eppoi se vedi qualcosa che non ti piace né ti conviene — o che magari ti dispiace, ma ti conviene — non solo girarsi dall’altra parte: ma fare il possibile per girarla a favore della tua parte, economica politica o tragicomica. Risultato? Eccovela qui, la Calabremilia Romagna Grecia. Un terra strana, confusa, mista quanto mesta, non del tutto collusa ma di certo non più sana: insomma, una buona prefigurazione della segreteria e della pseudosinistreria Bonacciniana. Del resto preannunciata anche dalle scelte che nella sua corsa a segretario sono già fatte, indicative, sfatte. Comizione e pienone a Caserta, il futuro segretario in piedi su una sedia come Berlinguer: ma solo perché ha dato una poltrona su due piedi al figlio di De Luca, don Vicienzo O’ Lider Bello che pare ‘Nu Gangster, altrimenti quella cazzo di riunione a Bonaccini gli andava buca e deserta. Quindi, in un partito pieno di correnti anche se con porte e finestre sbarrate al rinnovamento, la Bibbia per vincere è ancora il Vangelo secondo i De Luca padreterni delle truppe e delle trippe da tesseramento. Tutto molto bello e molto bullo, no? Tutte le chance e il gioco in mano al vecchio clan dei clientelisti campano, solo ciance e prendersi gioco di un giovane meridionalista onesto e appassionato come Peppe Provenzano. L’unico che, nella più perfetta desolazione ai confini della derisione, sullo stato attuale della lotta fra le mafie moderne e uno Stato sempre più attardato e inattuale ha provato a dire qualcosa fuori dalle banalità, dai denti e dai trionfalismi felici precoci e perdenti. Qualcosa che è caduto nel vuoto, nel silenzio, nel casino assordante e assoldante del prossimo voto. Denaro e potere? La cifra del PD sul tema è anche la sua sigla di chiusura della questione, senza un dubbio o anche solo mezza idea: Potere e Denaro. Questo conta, questo comanda, inutile cercare risposte etiche ma più che altro isteriche e antistoriche che oltretutto il paese reale e paralegale neppure domanda. Così, in un sol colpo — di spugna, di lupara, al cuore della propria ragione d’esistere liquidata come un’inutile lagna — si seppelliscono insieme questione meridionale e questione morale. Lasciando sul tappeto e sul gozzo un solo quesitone molare: c’è qualcosa che esca di bocca che non sia per fare spazio a qualcosa da addentare? Aria fritta, dibattiti su acqua passata liscia o frizzante, eccolo il piatto di portata politico-culturale nulla d’un partito talmente abituato e abbuffato al tavolo del potere da essere arrivato alla frutta. Ha scritto Michele Serra che la lotta alla mafia è una lotta politica, ma anche una lotta di liberazione. E infatti questa non-sinistra omertosa e ornamentale che vuole capitalizzare anziché cambiare quello che c’è, questa sinistra che infatti da tempo non c’è, ha iniziato una muta e segreta lotta di liberazione — da ogni senso e speranza, dalla vera politica, anche da sé.

In questa notte buia, senza luna, s’è fatto talmente nero e tardi che ci toccano e consolano i chiari di Lunardi: sì l’ex ministro di Berlusconi e della Mafia-vita è bella, quello che al tempo è sembrato un complice e un idiota e oggi pare un professore e un profeta, quello che colla mafia bisogna convivere. Al tempo aveva fatto scandalo, oggi fa scuola, domani farà e sarà semplicemente cronaca e verbale di condominio. Perché a noi italiani, l’Italia la mafia gentilmente ce l’affitta: ci sfrutta, ci chiede collaborazione e silenzio, altrimenti ci sfratta. Però coraggio, poveri italiani fessi indefessi e onesti, non è tutto o del tutto un disastro — come coinquilini potevano toccarvi Donzelli e Delmastro. Buona notte, buona malavita a tutti, e buona fortuna. 

AGGIORNAMENTO: Elly Schlein ha vinto le primarie del Pd, staremo a vedere se la sconfitta di DeLuca-Bonaccini non sarà solo l'ennesima vittoria cammellata di Franceschini e frange di filo o criptogrillini. Che dire? (Di)Sperando possa essere un segretario di nome e di fatto anziché solo una segretaria della nomenklatura de facto, auguriamo a Schlein di saper rifare il Pd meglio di come noi del Papaluto sappiamo fare i pronostici...             

             




      


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