martedì 24 aprile 2018

(DI)MAIONESE IMPAZZITA



Siccome è successo di tutto, si farà finta che non è successo niente: si guarderà alle trattative difficili sul Colle, per non vedere quelle fin troppo facili sotto la Cupola. In caso di sentenza contraria e assolutoria si sarebbe gridato al golpe: siccome la Trattativa Stato-Mafia (oramai StatoMafia, tutt’insieme omertosamente…) c’è stata, i titoli sono asettici e non troppo enfatici sullo scandalo e le colpe… Condanne eccellenti e stop, per l’illuminata guida dei nostri giornali — sempre eccellenti nel far uscire la politica sempre e comunque quasi indenne — allo stop bisogna dare la precedenza: a destra, alla fu sinistra, al ringalluzzimento di grilli che già s’ammoscia: non importa, l’importante è chiudere l’argomento in un titolo in un box e in un editoriale (al massimo) e pure di prescia. Mentre invece. Dodici anni ai vertici dello StatoMafia che imperversa, tergiversa e insabbia almeno da trent’anni — non sarà importante come il Salone del Mobile col comodino che costa miliardi o il Salvini Solone Mobile che sentenzia fra un Vinitaly e una Pasquetta giocata a Ischia-Tutto colla Isoardi, ma insomma la notizia c’è. E qualche riflessione da fare (o rifare) pure. Tiro Mancino e tragicomico dell’assoluzione per Nicolino lo smemorato di Avellino e amicone del Turco Napolitano a parte, la sentenza da Ros di vergogna è un bel Memento Mori per questo paese. Che creperà senza cambiare; che non cambierà, a costo di mandare i suoi migliori cittadini e servitori dello Stato a crepare. Perché noi questo siamo. Identici all’identikit di soppravvivenza del Paese più corrotto e pazzesco d’Europa, simbolo del Merd in Italy che tira ad accoppare, d’una penisola appennicata e appattata a morte colla mafia, ma sempre in marcia colla sua fichissima cooltura di governo che più è marcia e più è in. Adeguatissima — per noi, solo per noi e i cazzi amari&avari nostri come i mortacci eroici loro — ad affrontare le questioni più serie e di moda, ogni volta con una nuova e più elettrizzante stagione (di stragi), con più seguito e seguiti delle serie più di moda. Questo siamo, a questo siamo. Una Walking Dead di cadaveri (politici e no, di mafia come no, ma fabbricati dalla solita ditta-dittatura-dettatura politico-mafiosa come no?) che si fanno quattro zombie nel solito triste tango del potere più cannibale e frusto: ma giusto quello, se adesso pure gli spagnoli ci surclassano nel potere quello vero, cioè d’acquisto... Eccola la nostra industria da cinema, nel senso dei film che ci facciamo sul sistema-paese che oramai è il paese del Sistema della mafia imprenditrice riciclatrice, insomma buona: che se non spara crea ricchezza, che fa soldi fabbriche ed economia, col pil — e mica il sangue — che schizza; che si pasce nelle nostre bugie bianche e a nero, che invece si pappa le nostre economie riportandole a zero. Più o meno dove stanno sempre i fatti e purtroppo mai le chiacchiere in fatto di malaffare, collusione, corruzione. Parole, parole, parole. Belle o male, piene di balle o vere, sempre parole. Mentre prospera, s’industria e s’industrializza il Mafificio che prosciuga i nostri talenti, le nostre le speranze, il nostro sangue: alla lettera, minatoria o meno che sia. Nel mentre e nel mondo guardano alla Silicon Valley, nel nostro ventre di vacca e di cacca noi non sappiamo vedere il moderno Italian Way sempre più ispirato infognato e spirato colla vecchia Sicilian Valley. Tutto il mondo è Belpaese oramai, ogni stato grande piccolo o buco di culo c’ha la sua mafia home made, e ok; anche a Palo Alto c’è la mob come a Palermo a Platì o a Paderno Dugnano: ma solo per noi sembra sempre più che il mondo sia una stylenuovissima Palermo Dugnano solo andata da cui non usciamo. Perché non sappiamo, e in fondo manco lo vogliamo. Perché il mascariamento mascherato è il nostro unico modello di riferimento, bello fresco e moderno come il più incartapecorito hully gully col deambulatore — sempre buono, anche se come modello fa la sua po(r)ca figura da Giancarlo Magalli bonissimo Frodomodello e indossatore... E noi lo vediamo, lo sappiamo: ma lo stesso lo vogliamo, lo votiamo e ci voltiamo: dall’altra parte, per non farci rivoltare lo stomaco e — solo nei casi migliori, pochissimi d’altra parte — pure la coscienza. Non tutti contenti, ma quasi tutti convinti, che ‘sto Magalli in tanga e in tango per hobby e per hobbit, sempre in ballo con qualche vecchia-nuova ghenga, sia il modello sgrammaticato possibile e meno peggiore, cioè il più migliore possibile. Visione Braille del mondo, prefazione Ray Charles-Stevie Wonder a un codice penale e penalizzante di comportamento. Grave miopia che costa un occhio della testa — ma mica d’aquila — per lungimiranza, Graviano errore di sottovalutazione e supervalutazione dell’usato metro di giudizio che costa la testa di Falcone e Borsellino e molti altri coraggiosi e innocenti— ma pazienza! In fondo cosa volete che sia, ‘sta miopia al taglio al taglione e al metro di giudizio al cazzo, niente di nuovo; siamo sempre là, siamo sempre noi ora come quattro (il)lustri fa, quelli fra pacco bomba e realtà: un paese che cerca sempre di fare un qualche governo da vent’anni, incapaci di tutto davanti e stragi di Capaci dietro a tutto, un governo ombra di colletti bianchi, lupare in tinta, fondi neri e tinti che cerca di farsi il paese senza farsi accorgere o fare troppi danni. Con qualche piccola farsesca e picaresca variante che — si sa — nel tempo e nel piatto rende tutto più piccante. I soliti noti e ignobili notabili alla Lima Ciancimino e Cuffaro a menu? E’ ora di cambiare!

Per dire. V’immaginate cosa sarebbe successo l’altro giorno se la notizia di Mori-Dell’Utri coppia più bella del mondo e persino di Mori-Celentano fosse arrivata ad accordo sul DiMaSalvinusconi raggiunto? Altroché carezza un pugno, roba che un pugno in confronto è una carezza! Altroché dispositivo d’una sentenza: sarebbe stato catalogato come minaccia Casinista Golpista e Catilinaria, come congiura che aggrava e non scongiura la crisi di rappresentanza politico-istituzionale, come complotto contro lo Stato (nello Stato…), come un dispositivo — sì — ma di quelli che fanno saltare tutto per aria. Dinamica dinamitarda, magistratura politicizzata irresponsabile e giacobina, che infanga e inguaia la politica italiana; e proprio adesso che — Salvina o Grillina — lo spot e lo sport nazionale erano far sembrare finalmente nuova quest’aria in cucina! Giustizia a orologeria, ecco; cui far seguire gran macelleria, castronomia e gastroneria di cazzate un po’ J’accuse alla vaccinara un po’ gourmand di fogna alla Feltri-Ferrara: il tutto magari sbattuto come un nuovo che avanza in una Di Maionese impazzita di rabbia, dove chi prima sfoggiava il pm e possibile ministro Di Matteo come un Rolex all’occhiello e da defilé, adesso lo scarica e lo scortica come ex amico e filet mica tanto mignon da portare al macello. Insomma. L’ennesima Rivoluzione Morale di piazza e del nostro Stivale che si risolve in una soluzione molare dei miei stivali e di chi si piazza a capotavola. Nuovi protagonisti, vecchie logiche; sputasentenze e poltronisti meno nuovi che nuovisti, pestati e appestati in un attimo, in meno d’un secondo mascariati masticati e sputati a maschere tragiche.

Esageriamo? Forse sì, forse no, ma nell’Italia sempre in forse fra democrazia cristiana o demonologia andreottiana, siamo sempre qui: o Diccì o Forza Italia, votate o non votate, governa sempre il partito In Forse Italia. Semmai si scoppia, ma non si scappa. Un paese senza verità, con troppo sangue sulle mani e poco nelle vene: pulcinellesco, pusillanime, senza dignità. Un paese affondato alla radice, sempre fondato su un qualche partito che affonda le radici e i denti nelle stragi: che i morti di mafia li fa e non li piange, che c’ha già i suoi eroi e martiri in Marcellino Dell’Utri e Salvuccio Lima: che i suoi elettori anime morte di sonno li ha sempre e comunque, come e più di prima, quindi la questione Legalità/Democrazia/Verità non li tange. Nel frattempo — per stare ai (mis)fatti e dimostrare quanto siamo esagerati, faziosi, fantasiosi sul doppio forno dell’Italietta falsa e più doppia del doppio fondo d’una valigetta-bomba — abbiamo una berlusconiana a 24 Casellati (avvocato della corrente del Golpe Ghedini-Dell’Utri-Mangano) come seconda carica (di tritolo) dello Stato. Tanto per ben cominciare, ed essere sempre a metà della Berluscopera sempre a meta. Sempre Silvio, alias il vero laido della bilancia. Vigile inurbano del traffico e dei traffichini, mediatore e Mediasettizzatore nel fitto (altroché conflitto…) d’interessi da salvare o far valere in tutte le trattative e di tutti i trappoloni, sempre a telecomandare e a tivuguidare le aziende politiche come le politiche aziendali di brutto, sempre dato per morto ma sempre vivissimo nel prendersi tutto.        

Siccome non è elegante dire l’avevamo detto, allora vi diciamo che l’avevamo scritto. E non più tardi dell’ultimo Papaluto. Voi pensate se solo la Pregiudiziale anti-Pregiudicato — con dispetto di Sua Mafità Silvione, e a dispetto di Sua Volontà di Potenza e di Poggioreale Giggino — non avesse tenuto proprio all’ultimo minuto. Cosa avremmo oggi? Quello che abbiamo sempre temuto, quello che i Pentasciroccati avevano sempre garantito non sarebbe mai accaduto! L’appoggio esterno di uno specializzato nell’appoggio estremo di Cosa Nostra e dell’amico Mafiello Dell’Utri dal suo interno. L’accrocco dei Cloni, la cricca dei mini-Caimani, colle vecchie copie carbone e Silvione ridotte in cenere sull’Arno e le nuove coppie Salvini-Di Maio e Grillini-Berluschini su cui protestare indarno. E’ la vita, è la politica, se facciamo un governo non ci fate la morale: è la vita politica che si regge sulla legge della giungla e su questa legge elettorale. Pensate. I più nuovi, i più tosti, i più uno vale uno più gagliardi e più ganzi, a fare la fine di uno qualunque, addirittura dei nuovi Renzi… Chi voleva aprire il parlamento come una scatoletta di tonno, che si chiude in clinch e il trench da ex esibizionista rivoluzionario oggi poltronista sedentario: che si trincera in tattiche para-parlamentari e paratattiche glissando sulle condanne di Dell’Utri, Mori, Subranni e De Donno! Non è andata così, ma ci è mancato poco. E ci mancava veramente pochissimo la reincarnazione del doppiofornismo di governo andreottiano nel doppiopesismo/doppiopettismo di potere d’un chiattillo napoletano. Perché adesso hai voglia a dire che così muore la Seconda Repubblica Puttana: perché la maniera è uguale sputata a come stava per nascere la sedicente irritante e sputasentenze Terza Repubblica Grillina. Perché, alla fine, sempre lì arriviamo. Solo, molto più velocemente. Andreotti c’ha messo una vita politica, Berlusconi quella dei suoi amici degli amici e un po’ più di fica, tutti e due c’hanno fatto rimettere la pelle a molti: Di Maio di fatto non c’ha messo nemmeno un mese — ma siamo sempre all’accordo-trattativa sulla pelle del paese. Da Berlusconi a Belzebù, il diavolo non è mai brutto come lo si dipinge: specie se è al tavolo del potere e alla sedia del presidente, che ti spinge. Chiaro, ora si sprecano le battute, i retroscena, le ribattute d’agenzia: si sfottono con frasari da cazzari di categoria, che varia dall’oscena semplice alla fetenzia. Ma sono solo frasi apodittiche, sono solo fasi politiche: feroci, fecali più che ferali, da leoni da tavoletta e da tigri di carta scottex. Infatti hai voglia a scherzare sulla pulizia della fedina o dei cessi — le vie del Signore di Arcore e del Signorino di Poggioreale sono infinite, e non è escluso che si possano ritrovare per strada e per sempre nuovi successi. Giggino A’ Poltrona ancora adesso dice che non tutto è perduto, tranne Berlusconi; che con Salvini si potevano e forse ancora si possono ancora fare grandi cose — magari calde calde e marroni. Da scrostare come gli suggeriva Silvione, da scostare suggellando l’accordone, tanto (all’occorrenza) pulisci-cessi non è affatto un insulto — anzi — lavoro dignitosissimo: se al  suo migliore mafiamico Marcello dava mocio e mandato per tenere in ordine il Contratto Corleone e Cuor di Merdone…  


Insomma, questo è lo stato della commedia dell’arte d’arrangiarsi della politica italiana. Il potere e solo il potere, il potere per il potere in sé; ma il potere per il potere è solo potere al quadrato, non certo il poter fare di Berlinguer oggi tenuto in burla: il potere come il potere di far nulla, se non fare quadrato per tenerselo tenendo il silenzio, per essere una tomba o un sepolcro imbiancato ma impancato a dare giudizi fin dalla culla. Nuova, vecchia, nuovissima ma già decrepita, la classe dirigente che abbiamo al massimo è una classe ripetente. Gli stessi errori, gli stessi orrori, gli stessi programmi ministeriali da scuola per somari o per sicari. Cambia l’anagrafe, non certo l’anamnesi le amnesie o l’epigrafe. Morti dentro, fin da subito e a razzo: fuori come dentro il Palazzo. Scenario confuso, ma scemario completo. E adesso? Ciononostante, cionondimeno, al governo ci dobbiamo pur mettere qualcuno. Tutta colpa di Kim e Trump, che non si bombardano fra loro e si mettono a fare pace: che se ne fottono di noi, e ci buttano addosso ‘sta croce. Eccerto, se i due testicoli atomici trovano uno straccio e uno scroto d’incontro non c’è più la comoda opportunità di squagliare il mondo col conflitto nucleare — sfiga: anche qui da noi tocca sciogliere il nodo, scovare il modo, e dalla centrale a confusione fredda di Mattarella deve uscire non si dice un governo lampo o bomba, ma che almeno un minimo possa governare. Anche se sul tappeto ci sono più problemi che soluzioni, e le opzioni — ancor prima di cominciare — sembrano già al tappeto. Ma vediamo.

Opzione Uno. L’asse di cuori SalvinGiggino, minacciato come abbiamo visto da Silvione e da Marcellino pane e padrino. Oddio (Po), per Matteo l’EvanLeghista mollare don Silvito Berluscorleone potrebbe essere un piano per cui non è tardi: solo che se ha secondi Fini politici, gli conviene essere più furbo e franco che Gianfranco: e si ricordi di chiedere se ha fratelli Tulliani&Coglioni style alla Isoardi. Altrimenti. Non appena Salvini stacca Silvio dal convoglio, ecco arrivare una bastimento e un bastonamento di Merdaset che al confronto il disastro del Titanic è robetta da piccolo naviglio. La tempesta intestinale perfetta. Non essendo nato ieri e nemmeno digitale Silvione non ama essere scaricato: se tu lo molli, lui la prende male. Da socio alleato finisci a fare la fine del sorcio: morto, finito, asfaltato. Provare per cedere. E’ il famoso Obtorto (proto)collo Berlusca: lui prima ti compra, poi ti lusinga, poi se non funziona più ti scatena contro Sallusti o Signorini o — se ti va bene — un meno glitterato e vampiresco imitatore di Giovanni Brusca... Si sa com’è, no? Uno scheletro nell’armadio si trova sempre: e se si trova solo l’armadio, magari lo scheletro può essere il tuo. Salvini può essere tentato, può anche averci pensato, alla rottura: ma sa che chi non ci ha pensato due volte o è stato tentato pure mezza, poi se l’è vista grigia grigissima per non dire scura. Manovra da ritiro della patente — di pazzo o kamikaze; a parte ogni ovvio  e normale calcolo politico, più da uscita d’insicurezza e giubbotto antiproiettile che da riuscita in sicurezza d’un cappotto anti- Fu Cavaliere.    


Opzione Due, o piano B, o meglio F. Come il SalviFico Roberto. Che chiaramente non è il sogno, ma di cui altrettanto chiaramente c’è (o ci sarebbe) bisogno. Possibilità che non sarebbe un bluff, ma purtroppo lo è: che sembra una mattata, ma non è certo la peggio Mattarellata che c’è. Perché potrebbe funzionare, si potrebbe provare sul serio: per questo non può funzionare, non si deve fare, non ci si deve manco provare, se non tanto per provare, per finta, per ridere. Eppure. Essendo l’elettorato simile — anzi, essendo l’elettorato M5S in buona parte proveniente dal Pd coventrizzato e renzizzato… — per trattare sulle cose concrete, si tratta solo di passare sopra alle rispettive offese, battutine, parolone e coglionette. Cioè andare oltre il Rigoglio degli Orgoglioni e del Pregiudizio. Un fatto normale, adulto, possibile: da paese e da ceto politico maturi — peccato il paese sia impossibile, e il veto politico immaturo marcio. Pidioti contro Ciaone Carbone, voi Grullini e voi Boschi&Verdini: e chissene se mettersi d’accordo è per il bene dell’Italia ed è il dovere del politico di professione. E quindi. L’incarico a Fico per un governo grillopiddino già si scontra col tanto peggio tanto c’abbiamo il meglio fico di Rignano. Il Matto Matteo che ancora si crede di fare la matta del mazzo, anche se il mazzo più che altro glielo fanno — che ha deciso di aspettare il cadavere sul fiume, che vuole ridere per ultimo, anche se alla fine il cadavere è del suo partito e si ritrova a ridere su sto cazzo. Ma per lui non sarebbe certo la prima volta, anzi. Ridere ad minchiam è la sua ragione di vita politica, il suo ubi consistam. Da qui la grande strategia del Great Leader e del Big Ridens, quella del né né e del gnegné, del gran dispetto del non andare con nessuno ma in culo a tutti che funziona da qui all’eternità al Molise. Pd al 9%, infatti. Brillante risultato della scelta di non andare al governo coi grillini per non suicidarsi; e che in effetti funziona, nessun suicidio del Pd: per suicidarsi bisogna essere ancora vivi... Sfidare i grillini a fare le cose che hanno detto e ridetto, programmato e promesso. Un aiuto ai più deboli che non sia solo un colpo a effetto elettorale, più diritti e lavoro; basta aiuti agl’interessi più loschi più Boschi e più forti, e magari un colpo bello duro che gli faccia anche un po’ male; combattere il cancro della corruzione, dell’evasione, del crimine mica solo coll’acqua fresca, lo zen, lo zenzero e la meditazione. Dal cielo delle scie chimiche riportarli sulla Terra, dove si usa e funziona la chemio: insomma portarli sul terreno della realtà  e delle cose politiche. Se si è fatto un accordo col Compromettente Storico di Arcore, l’erede del partito di Berlinguer nell’anno del sequestro Moro potrà pur fare questo Compromesso Storico in tono minore, no? No. Perché bisognerebbe mettere il proprio ego dopo il partito, e gl’interessi di partito dopo il bene del paese: e ce lo vedete voi Matteo il patito della Lenopolda, della postribolare sagra dei puttani politici e della puttanate cosmiche da strapaese? Non scherziamo, ma schizziamo subito alla busta 3.

Busta che poi è il solito pacco. Il governo istituzionale, del presidente, di tutti, quello prostituzionale, che non piace a nessuno ma conviene a tutti —  quelli appena eletti. Un governo in sintonia colle tendenze del Paese: a Torino è nato un bambino con due madri all’anagrafe, a Roma avremo un governicchio simil-lettian-montian-renzian-gentiloniano senza padri né idee ma pieno così di padrini e madrine da epigrafe. La morte della politica che sa decidere e rischiare, il trionfo dell’antipolitica alla morte di chi fatica a campare. Un esecutivo che più che altro è un esecutore, un tutti dentro che manda fuori quelli già fuori dal Palazzo e dalla grazia di dio: che al massimo potrà dare un colpo al cerchio e uno alla botte, che cercherà di chiudere il cerchio aprendo un canale coi mercati e con Bruxelles cercando di evitarne le botte. Insomma, un governo cuscinetto, fantoccio e Fantozzi, un punching ball da ballo del potere fino alle prossime elezioni come ennesima tarantella dell’impotenza. Che ingoierà/ingolosirà/inculerà il Pd del cupio dissolvi, ridotto a una ridotta tosco-emiliana, a un partito alto ma non più altissimo nei sondaggi nei centri storici e di potere, a una caricatura del partito liberale e possidente di Altissimo. E che come al solito vedrà premiati ancora di più i più fasci sfacciati e scalmanati: altroché asse Grillo-Lega da evitare assolutamente, alle prossime elezioni ci potrebbe essere un asse CasaPound-Salvini-Orban da salutare romanamente…

Ma forse — se ci sono i tempi — c’è ancora tempo. Salvini e Di Maio hanno tutto il tempo di dimostrare che un governo tutto Flat Tax e No Vax è una possibilità talmente sballata da non avere — non reddito — ma diritto di cittadinanza. Il Pd tempo non ne ha più da tempo, ma deve avere i tempi: d’inserimento, di gioco politico, d’inseguimento del proprio elettorato. Che è già con i 5stelle, e chi è rimasto non perdonerebbe un ulteriore governo di non scopo e di stallo. Rompere — e non poco — gl’indugi, smetterla coi mezzucci, capire e seguire chi ha scelto le false soluzioni a problemi veri ma ignorati: rompere coi Nazareni mai amati emmai nati come coi Renziani non morti alla Marcucci (guardare l’inguardabile per non credere, come abbiamo fatto noi, che questo sia il capo dei senatori Pd). Scegliere il coraggio delle proprie idee, della propria storia, delle proprie azioni: non la paura colla solita storia delle elezioni. Perché se la sinistra in parlamento non esiste e non fa la propria parte, la sinistra nel paese esiste ed esisterà ancora e — nei 5 stelle o altrove — i suoi elettori sono disposti a rifarla da un’altra parte. Stiamo a vedere, anche se certo non stiamo qui a sperare. Se son Rosato, non fioriranno; se sono cachi, cacheranno; se deciderà ancora Renzi, saranno ancora e sempre amarissimi cazzi che si cacheranno. E buona fortuna a tutti.        




martedì 27 febbraio 2018

L'ACCROCCO DEI CLONI


Amici Papalutisti per voi e per le politiche meno sentite — e più politicamente risentite — della storia uno spoiler alert che non spoilera un cazzo, una previsione del meteo di oggi ma data domani: Silvione ha vinto le elezioni. Attenzione. Non le vincerà: le ha già vinte. Come quasi tutte quelle degli ultimi 24 anni senza condizionale — comprese queste con Di Maio, quindi pure senza congiuntivo.

Vincerà perché ha già vinto: e non perché  — o non soltanto — potrà fare le Larghe Intese col trasformista centrista-sinistrato Giolittoni o le Laide Intese col ceffo-destra di Salvini-Meloni; e neppure perché saprà sopravvivere al naufragio del Pd a trazione integrale e attrazione fatale per il Lazzareno che non muore mai: solo d’amore per Renzusconi. No. Non clamorosamente vincerà perché — qua sì e quasi clamorosamente, trattandosi dello statista di Salutation e Romolo&Remolo — ha vinto culturalmente. Vincerà perché non ha rivali o alleati — solo replicanti, più o meno validi nel copiargli i metodi più scellerati, sguaiati, fotti-italiani già incazzati e sempre più inguaiati. E che però preferiscono l’originale alla copia, giustamente e nonostante tutto: ché nonostante la gran copia di tentativi d’imitazione, è ancora meglio persino la duplice coppia Vespa-Silvione che firma il bis del Contratto/Con-Pacco e con l’Italia in copia carbone. Silvione ha già vinto e vincerà perché — vera o presunta, finta o tinta come i suoi capelli, pulita o bisunta nei mezzi e nei cavilli — la guerra contro di lui sembra l'accrocco dei Berluscloni. E il peggio è che come film a episodi è anche peggio di Guerre Stellari — e per il profumino che si sente più che altro sembra Guerre Stallari. Anche nel senso dell'indimenticato e pluripregiudicato stalliere super-starworm Vittorio Mangano...

E allora cominciamo da qui. Partiamo, partitiamo tutt’insieme, dai! Vediamolo cattivo partito per cattivo partito, il festival del cattivo candidato messo dal malpartito politico d’appartenenza o solo d’opportunità. Si chiudono le liste, si aprono le gabbie: dentro tutti, purtroppo nel senso del seggio parlmamentare anziché di sirena e cellulare… Ecco a voi ana shit-parade che non va in ordine di voti o di probabilità, ma solo di mossa di merda o di merda smossa: di raccolta vuoti — mica a perdere, purtroppo — di probità.

E siccome Ignoblesse Oblige, non si può che iniziare dalla Lega Nordimberga già per l’Inidpendenza della Padania e adesso per l’Invasione della Polonia. Quella col Führer Taragno Matteo che giura non solo sul Vangelo Secondo Me e secondo Mengele perché pensa d’averlo scritto : ma pure sul rosario di candidati che peggio in giro non ghe ne pü. Dal Dio Po all’Io Pure a Salò, una sorpresa da Moschetto Kinder. A noi la Lega costola della sinistra era sempre sembrata una cazzata — ed essendo di D’Alema, per quanto smentita, era da imperizia giurata — ma che in versione Flat Tax e Forza Dux finisse ala nord della Casa Pound era proprio impensata. Su nei sondaggi, sempre più in basso coi magheggi e gli oltraggi. Alla storia d’Italia, e persino alla loro storiaccia di padani piangi e fottitalia. Dai barbari sognanti ai labari garrenti, listati a lotto dall’estrazione dal cilindro e nell’urna di andreottiani pimpanti. La situazione per la Lega è talmente grave che dobbiamo addirittura dar ragione a Bossi: una volta loro le mazzette le prendevano, ma Andreotti lo combattevano; ora non disdegnano la fucilata o la mazzolata Mad In Macerata, ma in compenso c'hanno l’Andreottiana più pret-a-portè che c’è, conquistata e candidata. Moriremo democristiani, ma a grazie a dio e a Giulia il Divo Giulio non è morto: è solo passato da essere paragonato a Belzebù a essere paracadutato in un collegio di Cantù… E se la Bongiorno si vede dal Salvino, in caso di vittoria prepariamoci a un bacio-bomba Salvini premier-Riina Junior! Incoscienza, doppiezza, giochi col fuoco e colla Fiamma perpetrati con forza (Nuova) e in perfetta coscienza. Sporca. Andando a Traini di terrorazzisti pericolosi in strada almeno quanto in lista. Spregiudicatezza, ambiguità morale, faccia tosta e sempre bene in vista e in televisione: e diteci se non è roba già vista, tutta sua, proprio sua di Silvione! Copiata punto (di sondaggio più alto) per punto (di non ritorno e più basso…), al punto che la lista potrebbe chiamarsi Noi Come Tanti Silvioni. Gente che balla col diavolo, gentaglia che ballerebbe pure sui tavoli sui tacchi e coi Farinacci di paese — persino con Milly Carlucci — pur di qualche voto segreto o palese, ma secreto e spremuto dal buco nero e di culo del Paese. Ma occhio, malocchio Montezemolo e Pinocchio, di cattivocchio il Miliardario Pedofilo e Pro-Euro di Bruxelles che vuole adottare il marmocchio... Con bugie furberie e albagie a pacchi hai gioco facile: è quello in gioco dopo, il difficile. Abbasso negri, musulmani, ricchioni; la colpa di tutto è dell’Euro, dell’Europa, dei burocrati laidi e ladroni! Ok, eppoi, quando ti accorgi che al governo non hai la bacchetta magica né il vagone piombato per far sparire tutti i guai gli zingari e magari pure i banchieri ebrei, come fai?! Evocato per metterlo nel sacco e nelle urne, poi ‘sto Demonificio è difficile rimetterlo nel tubetto.

E a proposito di non capire un tubetto o — vista la grandeur del super menteur che c’ha come secretaire — un tubo, non parliamo del Pd. Infatti ne patiamo. Non per noi, né per lui. Per tutti i mai abbastanza illusi o delusi dai collusi e fetusi mai abbastanza che ci si accalcano, ma che loro ancora votano. Un partito con così tanti ex Forza Italia che sembra un’ex Forza Italia, con più inquisiti (29) di tutti che pare proprio Forza Italia e un esproprio alla bassaforza di sottogoverno più bassa che c’è in Italia. Anche tralasciando la Boschi in versione Trentina da ‘mpezzo o Heidi ti sfanculano pure i Mario Monti, i DeLucas come i Sopranos, i nipoti dei boss candidati a più non posso e più blindati dei bossoli — tralasciando e scialando in tutto questo, restano macerie e macellerie, riciclati ovunque e ricicciati dappertutto. Addirittura lo sfregio di Casini a Bologna e l’alleanza di pregio colla Lista +Europa-Elettori della più o meno berlusconiana Bonino a nulla: gente che nessuno, di sinistra e con un po’ di cervello anche se con un popò di stomaco, di votarla si sogna. Il partito con più paracadutati della Folgore, un partito con così tanti paraculi indagati e/o inguaiati che pare folgorato sulla via di Hammamet. E a proposito di Folgore. Messa da parte la Questione Morale, ammainato e ammannito Berlinguer come uno stronzo pauperista oltretutto d’una noia mortale, archiviata la Bandiera e anche la guancia rossa, per il Grande Leader Senza Macchia e Senza Vergogna sarà mica tempo di ammirare o ammansire pure la camicia nera? Comodo fare gli antifascisti a chiacchiere al 25 Aprile o da Sant’Anna di Stazzema, eppoi essere a-fascisti di fatto che nel post-Macerata e alla malaparata scappano davanti alla vergogna finendo giustamente alla gogna, dal terrorismo neofascista che secondo loro è un falso un problema. Il fascismo criminale e illegale prende piede il fucile e le strade, il partito (il)legittimo erede della tradizione antifascista e costituzionale prende la via di fuga, il questore di Macerata si prende la colpa perché Sua Eccellenza Minnito Mussolini ha fatto una vile cazzata. E’ così che succede. A forza di vergognarti delle tue origini, origini vergogne del genere; a furia di dolosi calcoli politici per non dire politicisti, vengono fuori calcoli dolorosi che manco alla colecisti. Ed è questo che capita. Per non perdere la possibile (e sempre più labile…) alleanza colla feccia berlusleghista — anche grazie alle politiche migratorie vigliacche e provocatorie del Minnitismo anti-scafista e un po’ razzista — ha perso la fede e la fedina, la faccia e forse pure la supersiste facciata antifascista. Di tanta speme, di tanto spam elettorale, cosa ci resta? Renzi che nello spot tipo Mulino Bianco che sembra lo sport dell’Omino Bianco (VEDI QUI: https://www.youtube.com/watch?v=C5vQDaeOoIU) per pulirsi l’incoscienza di questi anni di governo scatta atletico in bici davanti all’elettore scettico. Sicuro che non vuoi votare Pd? Pensaci: noi abbiamo la pizza e il Pil alti, mentre in Africa si muore di Ebola Venuto bene, fa ridere per non piangere e rodere, e visto le balle che racconta da leader, c’è il caso che ce lo leviamo dalle balle che abbiamo nei boxer. Ma ci sono polemiche anche su questo — pare che il Giovane Favolardoso l’abbiano dopato mettendogli alle costolette una muta di risparmiatori Banchetruschi stanca di stare zitta e muta, definitivamente e legislativamente fottuta…

Dementis in fundo. Quattro parole per i Cinque Stelle sono anche troppe, visto che si sono giocati quasi tutta la credibilità a un due tre sballa… Scemi che nelle liste e nelle proposte da sciamani sciamanti si sono fatti via via scemanti. Svaniti — di testa, di protesta che non diventa mai davvero proposta — ancora prima di cominciare a cominciare. Sono il caso più impressionante, penoso, scoraggiante. Persi Casaleggio padre, il Grillo padre fondatore (ora frondista e polemizzatore) e la bussola, gli tocca arrangiarsi con Di Maio il leader in bambola. Fuori tutti mercanti dal tempio e tutti i mancati bonifici, col tempo i quattro mariuoli rimasti dentro il Movimento cominciano a essere troppi e troppo equivoci. Partiti colle migliori intenzioni, si ritrovano partito in mano a correnti, capibastone, maneggioni e massoni. Mai nessuno si era sfatto così tanto in così poco tempo. Soldi che spariscono, solidi argomenti che avvizziscono. Gente che vuole curare il cancro della corruzione o del colon colla meditazione, coll’omeopatia della corruzione ma più piccola, collo yoga e tanta acqua a colazione. Faide, inquisiti, fallimenti politici umani o amministrativi con fortissimi mal di plancia: non sanno stare all'opposizione, non sanno fare attenzione, non sanno stare al comando. Il potenziale primo partito rischia già di andare a fondo: Potenza di un Caiata (che comunque non è una cazzata…) può dare un calcio alla fortuna elettorale presente per aver preso il presidente del Potenza Calcio. Insomma. Partito proprietario, Casaleggiocentrico e casinocratico, infognato e infeudato nella lotta fra indegnitario e indegnitario, con uno stagista/pupazzo come non segretario. Giggino ‘O Manichino dell’Oviesse ci prova, dice, fa, sbraita di brutto e si sbaglia di verbo, lancia proclami che oramai sembrano Sos: l’impressione è che entrato come ex stagista al San Paolo nonché indossatore di consenso extralarge, gli andrà già bene se dalle elezioni non uscirà come ex futuro statista grato a San Gennaro per un calo che è solo XS…

E quindi. Promesse impossibili da mantenere e anche solo da ascoltare; candidati sbagliati e linguaggi sballati, inascoltabili inguardabili e presentabili giusto a qualche professore di criminologia o d'Italiano Storia e Geografia delle medie; tutti a rincorrere il peggio ricorrendo alla scusa che quell'altro è peggio; nessuno scrupolo, tutti facendo la corte al Mafiofascio coll’obolo facendo finta di far gridare al Miracolo. Berlusconi ha già vinto perchè è in tutti i partiti, e ok, ma non solo: è in tutti loro, perché è anche tutti noi. E’ ll Berlusconi in sé e pure in me di Gaber, che diventa il Berluschino per tre in ogni presunto e bisunto leader. Nessuna sorpresa, allora. Siamo noi, siamo lui, impossibile dire oramai se è lui che ha plasmato/plagiato/peggiorato noi, o noi lui. Tv, Derisi e Cazzoni in tutto il mondo? Un po’ Barbara D’Urso, un po’ Marcello Dell’Utri, un bel po’ di Macello Dell’Urso per tenere buoni massaie e mafio-massoni, le une e gli altri? Scandali, merdoni politici e sfondoni economici, corruzione di minori e di magistrati, amicizia promozione e difesa d'imbecilli patentati o di bacilli criminogeni acclarati? Non importa, tutti dettagliuzzi perdonati! Non solo da noi, che siamo il paese di don Matteo Messina Denaro ma ci vediamo e rivediamo in e nel Don Matteo di Spoleto e di Terence Hill. Dalla Culona Inchiavabile Merkel al Fighetto Insopportabile Macron, nell’Europa malata che si aggira attorno allo spettro del Populismo Furioso e Neofascista, pur di uscirne e grattarsi la rogna dagli a dare lo status di statista moderato a chiunque, anche a chi esce dal passato malato del pus Piduista... Oramai per spiegare la politica d’impopolare stoltezza, non resta che la saggezza popolare. E quindi. Se Parigi tenesse lu mere sarebbe na piccola Ber, e la piccola Europa che oramai è una grande Italia uguale: non c'ha il mare, ma è piena di bari. Che mentono, s'illudono, si e c’imbrogliano. Proprio come noi, che vogliamo sempre il lieto fine, meglio se finto; noi che l'illieto fine non è una possibilità, nemmeno per finta, manco nella pubblicità del Buondì, che infatti hanno eliminato perché ci ha fatto salire i cazzi fin qui. La mamma che si becca l’asteroide, la brioscia che si vende con un po’ di humour nero e senza il solito mix di bimba colle lentiggini e milfona collo stacco di coscia? Non esiste, alla tele come nelle urne tutto questo ben di dio patria e famiglia non andrà a male, tutto questo male non puo non andare a buon fine. Non c’è pericolo BerluscoAriano, alla fine ci sarà il Miracolo Euro-Italiano. Mammona Italia e Matrigna Europa - noi coi berlusleghisti quasi al 40 percento, loro coi nazisti al centopercento di Afd secondo partito al 20 - non si stanno beccando in culo un asteroide grosso e sanguinoso come un'emorroide. Tranquilli, ci pensa e ce lo dice, ci pensa perché lo dice, lo dice perché lo pensa e ce lo predice guardando il cielo, l’Onnipresente Silvione, l’Onnipresidente pure Proctoastrologo.

P.Q.M.

Per Questi Motivi, Per Questa Manica di babbuini imitatori peggiorativi, o anche Porca Quella Madonna (scusate, ma lo sapete: noi Papalutisti siamo bestemmiatori assai e poco salutisti, e per questo coi nostri post non solo non abbiamo futuro, ma nemmeno un posto ad Avvenire...) ecco perché Silvione ha già vinto e vincerà ancora. Nonostante le nostre madonne, grazie a questi mascalzoni e per questi motivi. Più uno, non il più grave ma di sicuro il più urticante. Questo. L’indigeribile classe dirigente e ripetente della sinistra non più Radical Chic — magari! — ma Asinal Cheap: piena di sé e di paté come un dirigibile, talmente improvvisata sciancata e vuota di senso (se non degli affari, della convenienza in società per soldoni e in politica, dell’opportunità e dell’opportunismo impolitici) e d’idee da essere non solo non dirigente, ma pure indirigibile. In ordine sparso, scarso, trafelata, approssimativa, raffazzonata. Eccoli qua, o quaqquaraqquà, i più anti-Berlusconi del Paese, a patto (del Nazareno) che la cosa non intacchi di centesimo i santi e De Benedetti milioni al mese. I meglio fichi del bigoncio, i peggio nemici di Silvio da rendere malconcio per il bene sommo del nostro Stivale, che si sono rivelati renzisti o alla meglio terzisti del nostri stivali. Eccolo, l’oro di Silviopoli. I princìpi sonanti dei suoi principali avversari: che sono il principio della fine per la sinistra e per la democrazia, che più o meno consciamente hanno sempre come fine un sinistro principato demorenzista con Silvio più bello e più bullo del reame. Quelli che promettevano di spodestarlo e tempo cinque minuti in una stanza finivano per promettere di sposarlo. I Renzi d’oggi che sono i D’Alema di ieri. Quelli che squadravano come squadracce di manigoldi manettari e maniaci visionari i girotondi, che prendevano per il culo chi lo prendeva sul serio, quelli sempre in conflitto mai cogl’interessi, ma col conflitto a Reo Silvio. Riproposti pari pari in questi tempi bui e in Italia poco rari. Ubi Di Maio, Silvio non cessat! Sentite le dichiarazioni di vuoto, no? Meglio Berlusconi dei Grillini! Soloni, pazzi non furiosi ma anzi pensosi: partiti di testa, che alle elezioni pensano e credono ancora di potere far loro capi capetti e capi di cazzo  dei partiti di testa. Dagli Scalfari ai Calabresi, dai grandi vecchi ai poveri cocchi di Stampubblica; antiberlusconiani antichi, quasi antidiluviani, che si sono trovati d'accordo con questi nuovi toy-boy da compagnia agnelliana e da compagnia dei berlusrenziani. Anti-B. di serie C, come comodo: che come tanti Commodo hanno tradito se stessi — ma non i propri interessi — e sono andati matti per il Cesarismo di Renzi e il Matteismo di Silvione. Leggi porcata, Banchetrurie, Deforme Costituzionali — tutto, perfino il Rosatellum come un post-coitum del Referendum, era roba da valutare e rivalutare, da  godere e rigodere, da votare e rivotare Sì, sì ancora ad libitum. Tutti decisi, tutti arrazzati: a cambiare o accoppare il Paese, alla fine è lo stesso,  su certe bisogna andare recisi: poi si sono svegliati. Siccome può vincere davvero — senza Nazareno, senz’appello e senza Matteo Lo Stampello — ora Silvione torna l'uomo Nero! Appelli, contrappelli, contrordine ex ex compagni! A farne il Patito della Nazione, un martire e un maitre a gouverner, abbiamo fatto la cappella! Ci siamo sbagliati, ma adesso ci siamo svegliati: ubbiditeci, votate Renzi e i suoi (m)alleabilissimi (m)alleati. Che schifo, che pena, ‘sti paggi a la page della pagina degli editoriali quasi peggio e più disonesti di Silvione, che almeno è sempre lui: lo zozzone che promette e propone più pane e più figa, più cazzi se sei marchettaro e meno pene se sei evasore o mazzettaro. Dai, a darvi addosso non avremo scherzato, avremo persino scazzato, ma a fin di bene: voi anti-Nazareno e pro-No al referendum vi abbiamo scacciato di brutto e tacciato di tutto, ma vi vogliamo ancora bene! Ci vuole l’unità, ora più che mai: non il fu-giornale di Gramsci, ché quello Renzi ha deciso che doveva morire per farne un non giornale, una cosa fru-fru che servisse a lui. Come tutta la tradizione, l’intelligenza, il valore della Sinistra italiana. Ma non importa, prima di metterla sul rigore e tirare le conclusioni guardate chi c’è in porta! Votate utile, non votatevi all’inutile ma dilettevole! Ci sono i barbari alle porte, e allora chissene se da dentro casa viene odore di merda forte! Per Samuel Johnson il patriottismo è l'ultimo rifugio dei mascalzoni, con questi qua il Turonasismo e il Votoutilismo lo sono dei Renzusconi. Basta così, grazie; basta cosi che ci domandano stupidissime grazie. Inutile sprecare ancora parole al vento e al voto che non si deve sprecare. Hai voglia di editoriali-appello-papello di Folli folli, di Eugenio Scalfuori di testa, dello straziato Mario Calabrisello suo. Inutile fare la mozione degli affetti: è un patetico raschiare il fondo dell'antiberlusconismo, dopo anni a tirare il carro e a provare di tirarci il bidone del Berlusrenzismo. Andrà male, ma è così che deve andare. Male, puro e semplice: niente male minore, niente meno peggio che poi è sempre il meglio peggio: niente bene o male sono stato partecipe, più che complice. Andrà come andrà. Ci toccherà un governo fascioleghista Salvini-Meloni, uno trasfoRenzista a papale guida Giovanni Paolo Giolittoni II? E’ lo stesso. Avrà ancora, sempre, per sempre e pur sempre (ri)vinto Berlusconi. Più probabile il secondo del primo, ma tanto saremo già saltati alla frutta. Le Laide intese che temiamo — ma non sappiamo ancora se — mettono orrore, ma le Larghe intese che temiamo e già sappiamo mettono il magone e sanno di squallore. In ogni caso. Domenica consultiamoci elettoralmente e consoliamoci vicendevolmente: vada come vada tutti noi (forz)italiani abbiamo molte fecce al nostro Arco(re).

P.S.P.V.: Post Scriptum Prae Votum. Poi. Detto, mal detto o maledetto tutto questo, potrebbe sembrare, ma noi non è che vogliamo fare gli stupendi o gl'intelligentissimi stupidi. Visti i tanti No Vax e Sì Silvio Dux in giro, in questi anni non avrà funzionato il vaccino anti-Berlusconi di cui parlava Montanelli; ma noi lo stesso non abbiamo fatto quello anti-affluenza: qui al Papaluto andiamo a votare, non saremo stupendi e saremo pure stupidi, ma  mica siamo imbecilli. Il partito del non voto è l'unico che non deve vincere, l’unico partito preso che è un partito perso, con cui perdono tutti. Noi il nostro voto ce l’abbiamo, il nostro diritto-dovere l’abbiamo fatto e lo facciamo, mica abbiamo fatto voto di castupidità. Non resteremo puri, ignari, ignavi e semplici. Forse resteremo fottuti, ma pazienza: almeno non ce ne saremo fottuti in partenza. Meglio inculati che ignavi, meglio impegnati ma liberi che disinteressati e schiavi. Ci prendiamo responsabilità, non prendiamo paura, non c’interessa prendere la patente d'indifferenza politica pura. Votiamo Liberi e Uguali, proprio perché crediamo che per essere liberi non dobbiamo mai pensare tanto sono tutti uguali. Grasso che cola, D’Alema ci cova, uno prende i voti e l’altro gli fa le scarpe e pure la suola… Forse. Ma — simbolo o embolo, sia pure preambolo a un capitombolo — preferiamo chi ha candidato qualcuno che ha combattutto la mafia — ma veramente — a chi ha candidamente ammesso (anche in lista) che a lui interessa molto la salute di Dell'Utri e della (anti)mafia non gliene frega niente. Antifascismo senza timidezza, legalità senza se e senza ma, nessuna esitazione nel dire che chi non fa tutto quello che può contro criminalità e corruzione come cittadino e come uomo è una schifezza. Proposte concrete — ma basate su ideali, non su mance ai liceali — su scuola, lavoro, precariato: per combattere la mafia e abbattere la Mafia-tax che si mangia il pane e i denti d’un Paese cariato, che cerca disperatamente (e follemente) di mettere investimenti in un secchio bucato. Mica poco: minchia, poco. Forse è niente, forse è troppo, certo è abbastanza per convincerci. E certo c'è D'Alema sempre presente, sempre lì colle sue ideone inciucione di governo del presidente. Non è il massimo, ma non sarà il Massimo della sinistra ai minimi a farci cambiare idea. Liberi e Uguali, quindi: con convinzione, con qualche ubbia, ma senza molti dubbi. E pure senza la convinzione di compiere chissà quale eroismo, ma neppure un errore, noi votiamo: per salvaguardare certi valori, senza sentirci Giusti fra le Nazioni, ma sentendo di fare qualcosa di giusto per la più sbagliata e sbaragliata delle Nazioni.
Buonanotte, buon voto, e buona fortuna.