Originale come il governo Gentiloni-Xerox,
probabile come le scuse della Raggi su Marra-mao per me sei morto, sincero come
il curriculum scolastico del ministro alla (non) Istruzione Fedeli (come no, e
come le credenziali…) ma insomma, è venuto a trovarci lo spirito del Natale.
Forse era un incubo, forse un inculo al cubo, però abbiamo fatto un sogno — non di
uguaglianza alla Martin Luther King, più di plagianza del non meno reverendo
Charles John Huffman Dickens. Certo, una cosa alla buona. O meglio, trattandosi
di noi grinch vastasazzi del Papaluto, alla cattiva. Poco signore e per niente
signori, ecco a voi A Christmas Carogn, il nostro (disin)canto di Natale...
Notte fonda, un cazzo di freddo che abbonda,
a un certo punto ’na cazzo di botta: un grande classico, ma pure un gran casino.
E che sarà, qualcosa giù dal camino? Mannò, è un ex qualcuno che scende da un
trenino. Da veglione, d’Orgettine mignon d’età e mica di costo, del miglior
mignottame che tira su il pezzo ma pure sul prezzo. E il capostazione, il
magnaccia in capo di ‘sto ciuff-ciuff e bung-bunga elegante di capodanno?
Fresco come una rosa dei venti intestinali, alto come un bambino e gggiovane come i datteri e il chinino,
eccolo qua: è Nababbo Nanonatale, è Silvione! Manco a dirlo e neanche il tempo
di ripigliarci da quella nuvola di phard, dalla slitta trainata non dalle renne
ma da una maiala neanche ventenne, da quella scena che più che Christmas card
fa Natale Hard, ed ecco che il De Paperoni che noi credevamo il De Cuius
Berlusconi è morto che ci parla:
“Ma morto sarai tu: io campo, m’accampo qua e
non sloggio più! Sono solo cambiato, sono il fantasma del Natale passato!”
Come no, passato a giocare colle palle mica
dell’albero; come i Capidanno passati con Craxi e Dell’Utri ad aspettare le
ragazze Fast Food del Drive In… Un bugiardo di prima, che ci mente e ce la
mette pure in rima.
Con pacate parole manifestiamo il nostro
scetticismo, peraltro sottilissimo:
“Seee, sicuro… Ex Cavaliere magari, ex
puttaniere mai!”
Al che Silvione Maialone ci guarda eppoi ci
chiede di guardarlo, per una volta senza mezz’ora di pubblicità in mezzo:
“Lascia stare tutta sta bella carne fresca
attorno, ti assicuro che sono un fantasma fino all’osso!”
E noi che — siccome
stiamo plagiando/sfregiando un classico inglese — ci teniamo
a essere british:
“E certo: il Fantasma Porcellino!!!”
Non sarà mai come la sua barzelletta
della mela che dovrebbe sapere di figa ma sa di culo perché la mordi
al contrario, però la battuta è abbastanza rasoterra e lo fa sorridere.
“Nooo, oramai sono puro spirito: di patata, e
sempre tutto per la patata, ma guarda qui però…”
E ci mostra la prova inequivocabile. Come
ogni fantasma che si rispetti, ci mostra le catene — solo che le
sue sono catene di televisioni, di processi e amici degli amici condannati, di
supermercati Standa e supercazzole standard falliti.
“Lo vedi, lo vedi a cosa sono condannato?”
“A
quanto, presidente pregiudicato, si dice a quanto, sono condannato. E i processi manco sono finiti…”
“Nooo, ma lascia stare i processi, che
figurati se io mi faccio sta galera, a meno che non sia una pole-dancer di 22
anni…”
“Vabbè presidente, le catene pesano ma un
minimo di penitenza, un contrappasso anche simbolico…”
A quel punto a Nababbo Natale parte un
bestemmione ad alta gradazione che sotto le feste è come la Vecchia Romagna
etichetta nera: crea l’atmosfera…
“Maccheccazzo hai capito? Ma sei scemo o
cosa, e soprattutto sei scemo almeno per qualcosa in cambio? Giusto per
regolarmi, ci sei come quelli del Giornale
o ci fai come quelli di Rete4 e del Foglio?!”
“Ennò presidente, coglione sì ma Del Debbio Sallusti
o Cerasa no… A Natale siamo tutti più buoni, ma mica a niente!”
“Scusa scusa, mi sono lasciato andare…”
E proprio qua, dentro il nostro camino,
doveva lasciarsi andare? E perché, e soprattutto per fare che, poi? Lo pensiamo
e basta, ma il presidente legge nel pensiero come niente, come un bilancio in
nero…
“Sono il Fantasma dei Natali passati,
quindi…”
“Quindi rimorso, nostalgia, sentimento,
pentimento, sentimento-pentimento… Bianco Natale ma dei Neri per Caso, ho
capito…”
“A parte i complimenti per la musica di merda
ma la ma memoria no, ribadisco: non hai capito un cazzo!”
E qui Silvione si erge in tutta la sua
bassezza, come ai tempi gloriosi di tutte le sue bassezze. Come se stesse per
dire che Ruby è la nipote di Mubarak, che andrà a trovare il vispissimo papà
Cervi tumulato, che l’omicidio Biagi è un regolamento di conti interno alla
sinistra o che il libro di Natale di Vespa è una lettura interessante…
“Sono il Fantasma dei Natali passati, sì, ma
passati a farmi i cazzi miei: e a farmeli fare dagli altri, ora e per sempre e
fino all’ora della vostra morte amen!
Il Natale che per per me è tutto l’anno, il Natale del passato che non passa,
che non è mai passato, che da casa mia a lasciare regali regalíe e favori è
sempre passato!”
Lì noi facciamo una faccia da memorial Sandro
Bondi, solo un pò meno sveglia.
“Ah, e le catene allora…”
“Ma guai a chi me le tocca!!! Le catene
televisive, patrimoniali e patriarcali sono mie, anche se — anzi, proprio
perchè — sono criminali. Patrimonio del Paese, l’ha
detto D’Alema in visita e in versione D’Alemoni prima che coll’inciucio come un
qualsiasi ciuccio me lo levassi dai coglioni…”
“Ma allora, altroché bei tempi andati…”
“Ma andati dove? Sempre qui, sempre gli
stessi… Ad andare semmai sono le aziende: bene e mica a puttane come il
padrone, ma purtroppo ad un altro padrone… Quel cazzo di francese, non sia mai!”
E tutto ci è improvvisamente chiaro come
l’abbronzatura di Carlo Conti o un ragionamento di Cacciari. Nero lampadato,
buio pesto.
“Presidente, non per vantarmi ma non ho
capito una mazza… Lei perché sta qua?”
“Per dirti che è Natale, che non devi essere
egoista, miope, mai più comunista, semmai renzista… Per spronarti, per
stalkerarti, per spingerti a batterti anziché istigarti a battere come mio
solito…”
“Sì, ma per cosa?”
“Ma per l’italianità: per Tina Cipollari, per
Amici, per Uomini e Donne e Uomini e Uomini, per il Trono che quest’anno c’ha
persino i froci, per un minuto de Il
Segreto e cinque di pubblicità!”
“…”
“Ti sembra poco?”
“No, mi sembra suo… ”
“Eccerto, ovvio! Va bene non essere
anti-renziani, ottimi i neo-gentiloniani, ma qui si tratta di essere cretini o
marziani, altroché marxiani… Non dico il Capitale o i tarocchi, ma almeno
leggere sui giornali dei miei obiettivi politici più tarocchi delle arance di
Sicilia… Sai che me fotte delle Riforme o della legge elettorale? Qua c’abbiamo
me e i miei 5 cuccioli Mediaset da salvare…”
A ‘sto punto Silvione s’illumina, e
c’illumina:
“Ancora non capisci? Fin quando i francesi da
Bnl a Parmalat (che gli ho regalato io al governo) ci mangiano vivi ok, ma se
il francese mi vuole mangiare con Vivendi… Guai! L’Azienda Italia prima di
tutto, meglio ancora se è partito-azienda Forza Italia. Eppoi. Meglio un Silvio
bollito com’è, che il perfido e infido Bollorè, no?!”
E finalmente! Che squillino le trombate, che
si trombino le squillo, abbiamo un annuncio da fare. Anche se più che
l’Arcangelo Gabriele, Silvione aspirante Roccone Siffredi oramai sembra quello
che è: un arciricoverato al San Raffaele. Ma lo stesso fa un zompo per
espletare la funzione:
“Annunciazione! Annunciazione! Stanotte Gesù
è Betlemme che nasce, ma è un Nazareno che non rinasce: perché non è mai
morto!!! Quella semmai è l’Italia… Ma io tanto c’ho casa Montecarlo e alle
Bermuda…”
E’ Natale, però noi siamo contenti come una
Pasqua. Con rettoscopia…
“Io gli voto tutto quello che posso, basta
che il governo si vota tutto a salvarmi quello che voglio. Bello, no?”
“Stupendo, mi viene il vomito… Anzi no. Me la
faccio sotto dalla contentezza. Anzi, spiace se vado a fare schizzetto?”
“Ma come non capisci, non gioisci, non mi
cachi, te ne vai e pisci?! Sotto l’albero io ho trovato quello della cuccagna,
e tu forse forse l’ipertrofia prostatica benigna…”
Come risposta, un assolo di sciacquone
anziché solo letizia di zampogne e campane.
Finita? Macché. Che uno pensa vabbé, un sogno
di merda lo cancelli con un bisogno di piscia. Adesso a nanna, e a fanculo
Babbo e in caso pure Mamma Natale. E invece dal cielo arriva una cosa che non è
manna. E’ uno che si crede superman, oltreché la supermanna. E’ un uccello
padulo, è un aereo di Stato? Massì, è proprio lui: è super Matteo, anche se in
versione Clark Renz. Trombato, post-tranvato elettorale, sfrattato ma per
niente sciupato. Pasciuto, invece. Pare uno che si è dimesso per davvero, ma
non è per niente dimesso — anzi, proprio bello grasso. Visto il puntone
vita verrebbe da chiamarlo il Largo di (Jim) Messina, dal nome del geniale ed
economico stratega ammericà da 400mila euri che gli ha fatto stravincere alla
grande il referendum… Chissà, forse gli ha suggerito pure l’ultimo spin
d’immagine, l’ultimo storytelling in
versione rosa shopping — lui, l’ex Presidente Massaio e Massaro che
fa spesa, fila, pane e formaggetta pecorina. Che poi è anche un pò come deve
sentirsi. Ma l’importante è che non si veda ma Lui sì, no? E infatti. Non si
vede, si sente solo aria di restaurazione. Di inversione a U, di esclamazione
del tipo Uh, ma davvero c’avevate creduto
che lasciavo la politica? Le famose promesse da toy-boy scout, da
ragazzo-oggetto della politica polinculante… Dal carrierone al carrello
passando per l’amicone Carrai, la storia è sempre la stessa: che alla fine
paghiamo noi.
E noi del Papaluto — che ce lo
vediamo lì in versione Barabba Natale, ladrone gentilometto che ruba l’occhio,
che te lo strizza assieme alle spalle alle palle col latte al ginocchio, Rottamattore per finta, scippatore
d’emozioni che ti strappa un sorriso e ti straccia più in basso — la paghiamo
di più. E così impariamo a mangiare pesante la sera. Fattaccio sta che ce lo
troviamo là in salotto; tragico ma logico,per quanto matrioschesco. Dal grande
al piccolino, il berluschino che viene fuori da Berlusconi, sebbene colle
tettine e senza miliardi e televisioni.
“Sono qui per il mio Babbo, quello dei miei
che dice che non credi e non capisci…”
“Prego?!”
“Essì, perché io di babbi ce n’ho due, anche
se non fo il compleanno stanotte — e non fo nemmeno
il paragone, sennò Travglio e il Fatto dicono che mi son montato la testa…”
Sempre finto modesto e finto simpatico, il
Bargiglio Magico del nostro galletto Valdarno Vallespluga. Che riprende il suo
indovina chi-cchirichì…
“Sì il mio babbo, ma non quello che non è
stato mai inquisito… Ah ma che indizio di merda, ce l’ho indagati tutt’e due!
Insomma, quello per adesso meno imbarazzante, quello putativo e anche un po’
più sputtanativo…”
“E minchia Mattè, che ci vuole a dirlo?
Berlus”
“Nooo! Niente nomi, siamo in una fase
delicata e non ci dobbiamo fare accorgere…”
“Di che, dell’inciucio bis e bisunto dal
Signore?”
“Ah, te dici che si vede, che si capisce? Che
l’unica che non l’ha capito né intravisto o previsto è il cuore di mamma-milf
della Meli sul Corriere? Sai, adesso che persino Marione Calabresi sulla mia Renzubblica mi sta un po’ pisciando
senza cacarmi più molto…”
“Guarda che Silvione è appena venuto a
dirmelo di persona, mica serve MaryLeaks per
sapere della cosa che nasce dalla cosa... il Bambinello è nato, il Nazareno
tanto bello è rinato, e forse adesso vi accordate su una la legge elettorale…”
“Fermo, non dirlo, anche se c’ho già il nome
e l’hashtag: #Bambinellum! Ganza, questa, la devo dire alla Giannini che adesso
è l’unica che non ha niente da fare… Gli altri miei li ho lasciati tutti al
governo, con Gentiloni a fare la guardia. Svizzera, con tutti quei buchi di
bilancio! Ganzissima pure questa!”
“Bellissima, bellissima… Un pò meno starti a
sentire mentre non sento più le gambe dal freddo e le palle dalle freddure…
Quindi se permetti, io vado a letto…”
“Ma a letto cosa? Ma hai letto, cosa si dice?
La situazione è drammatica! Il mio Pd è la speranza ultima a morire, ma con
Speranza che è il primo a volersi candidare… Te l’immagini, con Speranza ultimi
a morire dal ridere?! Son sempre il segretario del partiro di maggioranza
relativa — relativa al nostro fallimento al governo — e comunque
no, te lo proibisco… Non sono più presidente, ma qui sono il fantasma del
Natale presente (ganzerrima anche questa: stanotte sono in forma, anche se
l’Agnese dice di no…)!”
Classica pausa di scena, ed espressione
scema.
“Dice Silvio che non credi a questo Nazareno,
che non credi più che è Natale e non si soffre più? Ma io ti dico che questo è
il Natale presente, ed è di più. E’ il Carnevale, hai presente?”
“…”
“No? Ma davvero? Qui ci si maschera, si fa
finta, ci si spara gli ultimi fuochi prima del mercoledì delle ceneri dei
titoli di stato e dei risparmi bruciati in borsa!!! Facciamo entrare i clown, i
pagliacci, prima che dai bancomat non escano più i soldi e inizino a volare gli
stracci! Non capisci davvero? L’Italia non ha bisogno di un buon governo, ma di
un curatore fallimentare decente! Io sono stato — e in uno stato:
pietoso — lì apposta. E Gentiloni uguale identico, in
tutti i sensi. O se vuoi governare davvero ti tieni Poletti, che tranne il
figlio sovvenzionatissimo vuole tutti i giovani fuori dai piedi così c’è più
spazio per pranzi e cene con Buzzi e i Casamonica? Uno così Ministro del
lavoro, uno da voulez vous voucher
coi lavoratori ridotti che manco i vucumprà, che tutti gli dicono dimettiti ma
lui niente, perché l’unico lavoro che sa difendere è il suo?! Se uno davvero
vuole fare un governo e non della promozione, si tiene in casa Miss
Autopromozione, la Maria Elena trombata al referendum più che una pornostar al
lavoro e giustamente passata da Ministro delle Riforme a soprasegretario del governo Gentilonenstein
deforme, fatto coi pezzi di cadaveri del mio?! Ci metti Lotti allo Sport,
estratto su tutte le ruote come indagato di mestiere e mica per sport?!”
“No infatti, ti volevo chiedere…”
“Ma cosa vuoi chiedere, qui c’è solo da far
finta di ridere, fare la parte, mentre fra di noi facciamo le parti e quel pò
che resta ce lo cominciamo a dividere… Tu per esempio, un pò di azioni Mps?
Roba buona, c’abbiamo fatto carne di porco che in confronto la cinta senese è
un piatto vegano…”
“No grazie, meglio cenere e carbone…”
“Seee, col cazzo! Con quello che costa il
carbone, e quello che costerà se quello che viene dopo di me adesso vince e ci
fa uscire dall’euro…”
“Perché, non abbiamo finito?”
“Macché, per te stanotte no: e per l’Italia
la notte manco… Voglio vederli quando arrivano, quelli che noi siamo i poteri
forti! Magari! Qua non è rimasto niente, a parte poteri deboli — soprattutto
di portafoglio, di stomaco, di testa, praticamente pezzenti, vanitosi vomitosi
e psicolabili… Ora scusami, devo comparire a una seduta spiritica di Denis: per
il piano di Rinascita Democratica dell’Italia, evochiamo tutt’insieme Licio
Gelli, il Caf e il Barone Ashura, hai visto mai… tante volte funziona!!!”
Un puff — senza manco
i lingotti dentro, secondo il benamato e ben imbottito Poggiolini Style — e svanisce,
più veloce della luce e delle sue promesse.
E’ Finita? Ma manco per sogno, anche se lo è….
Grazie allo spoiler di Matteone, ad andare a letto nnemo ci proviamo: e ci
prepariamo a chi si prepara allo spoils system, a raccogliere plebiscito e
spoglie alla prima elezione. Sarà che siamo un po’ fuori di testa, ma un po’
per il freddo un po’ per la fretta, un po’ per esasperazione e parecchio per
disperazione — e soprattutto per sveltire la situazione — proprio
l’invochiamo.
Vieni,
vieni, Sacro Bloggo Natale!
Palesati
Ex Spiritoso Spirito del Natale Futuro!
Tu
scendi dalle 5 stelle, o Re del cielo con tutte le scie chimiche!!!
Ci aspettavamo il botto più grosso, un casino
peggiore delgi altri due. E invece. Quello si manifesta in casa, ma mica come
quando si manifesta in piazza…
Come avrebbe detto lui… Una roba pazzesca!!! Niente fanculo, zero raudi, tric trac e botte
a muro. Solo un muto — che per di più soffre e la fa la botta, e fa tutto d’un botto il pesce in barile.
Beppone è già qua, zitto in un angolo, che ci
porta il futuro. Fresco fresco, anzi freezzato. Immobile, non un gesto, tipo un
gesso, manco una parola. Rispettoso della tradizione di Dickens, o luttuoso per
i suoi maghi dell’autodissoluzione tristissima alla David Copperfield che da
Roma a Livorno a Parma non c’è più un grillino ridens? Non lo sappiamo.
Sappiamo solo che stranamente non parla, che Beppe dei tre di stanotte è l’unico
che sembra un fantasma. Di se stesso, anche se il fisico resta lo stesso. Cioè
un physique du role più che altro è
da vecchio della pubblicità del Tonno Insuperabile. Pancione, barbone, magone
così. Grosso, Fortissimo. Del resto. Era partito che le istituzioni doveva
aprirle come scatolette di tonno: e se ne ritrova inscatolato come un tonto
insuperabile, infilzato come un tordo più imbottibile che imbattibile.
Inchieste, proteste, scismi, scazzi — uno
spettacolo talmente sconcertante, che infatti Roma a Capodanno rimane
sconcertata persino in piazza a mezzanotte… Niente musica, maestro! Avanti
così, ma ‘sto futuro a 5 stelle sembra sempre più radioso e invitante come 5
eurostar in faccia. Fra un pò di Raggi sentiremo parlare, sì, ma solo nel senso
di Rebibbia o Regina Coeli? E lui, Beppe, da soggetto diventerà oggetto dei
suoi monologhi? E per i suoi — sempre più presi dai dialoghi colla
magistratura, più pizzicati al telefono con certa spazzatura — dovrà
ripetere la battuta da San Remo a San
Vittore? Da Bettino al Grillino riciclare contro se stesso la barzelletta “Sì ma se qui sono tutti 5stelle, allora a
chi dicono che tutti rubano?”
Noi non lo sappiamo, ma Beppe sì. Almeno così
sembra, visto che adesso nella penombra di un’alba poco chiara ci indica una
rotta, una mappa scritta: verso il futuro. Finalmente qualcosa di certo,
stabile e stabilito per guidarci. Ohhh, così si fa. Perché non è che solo
perche sei Movimento poi non riesci a mettere un punto fermo… Quindi, Beppe si
vince e ok: e dove si va, che si fa? Lui si prepara a rispondere, tanto la
mappa ce l’ha. Peccato che poi la guarda, sospira, e ci mima un fantastico Andate a trascorrere un Natale lieto e
sereno (oppure è Andate e prenderlo
in culo e buttatevi sotto un treno: chi può dirlo?). Il fatto è che la cartina — essendo a
cura dell’Istituto Geografico Dibba-DiMaio-DeAgostini — è buona sì
e no per una canna. E, dalla sua faccia, a noi giusto una canna resta. Quella
del gas. Che si forma quando Beppe scompare, in una nuvola di fumo di palle che
girano. Così noi non sapremo mai se il Movimento dal governo ci indicava il
futuro, il Cile o forse il Venezuela: oppure, com’è più probabile, qualche
improbabilissimo ma fidatissimo amico d’amici e d’avanzi di galera.
Finito così, a congelare: colla curiosità e l’insoddisfazione
di sapere come va a finire. Anzi no, quanto va a finire. Male. Perché il nostro
incubo di Natale in fondo era solo un sogno, e finisce qui: ma il vostro sogno
di qualcuno che vi viene a salvare continua, e finirà sempre con l’incubo di qualcuno
che ci viene a comandare. E quindi? Tanto per cambiare — e per
quanto cessi — le nostre cacate dobbiamo sbrigarcele (e non
scaricarcele l’un l’altro) da noi stessi. Basta ragionare col meno peggio, che
poi è sempre il meglio peggio; cerchiamo di essere noi, i meno peggio. Di
pagare le multe lì nel cruscotto, che non sono poche; di portare un sacchetto
per le cacche del cane davanti al portone del vicino a Caminia, che sono molte
che manco le multe… Cerchiamo di essere migliori, non pretendiamo che solo gli
altri siano “i” migliori mentre noi e nostri possiamo restare ciucci ignoranti
e piangifottitori. Per tante cose le colpa è nostra, per tante colpe le mafiette
di governo sono anche cosa nostra. Se nostro figlio di seconda media in testa
c’ha solo la figa le seghe e la segatura, al massimo usiamo lui come sacco,
anziché il professore che ce lo boccia come punching ball. Guardiamoci — e nel caso,
sputiamoci — allo specchio. Non specchiamoci nei nostri
sfregi, spicciamoci e spicchiamo coi nostri pregi. Anche se per trovarli oramai
non basta manco Chi l’ha Visto feat. i commissari Montalbano e Rex.
Nell’anno in cui per colpa di quei bastardi
dell’Isis e di quei segugi di razza dei tedeschi dobbiamo difendere persino
quell’inculata pazzesca dei mercatini di Natale, ecco cosa vi possiamo
augurare. State bene, fra noi in quanto cittadini cerchiamo di stare meglio,
eppoi siccome non vogliamo ignorare il lavoro di autodistruzione dell’Umanità
né rubare il mestiere a Bergoglio…
Natale
con i tuoi, che fino a Pasqua che cazzo ne sai?!
Buonanotte
— anche di Natale — e buona
fortuna.