martedì 5 maggio 2015

TITANICUM

Minchia se non bruciassi la banca sarei un coglione, nel bordello ci sto dentro, nella protesta ci sta spaccare tutto. Le immagini sono terribili, ma dell’audio ne vogliamo parlare? Chi parla male, pensa male e agisce peggio: ma mai quanto chi t’intervista scandalizzato dopo averti dato tutti gli strumenti possibili per essere un coglione. Più Zalone che Zarathustra, più De Filippi che De Gasperi, farci fessi per poi farci fare figli più fessi ancora e alla fine il Tg Mediaset si stupisce pure… Missione compiuta, ragazzi! Ora lasciate il campo al nuovo Cavaliere della Mancia da 80 euri, il colpo di disgrazia ce lo dà lui fra gli applausi dei sondaggi. Il colpo o il botto, tipo quello dell’inaugurazione Expo. Una vera mazzata. Guerriglia urbana mentre il capo del governo si parapiglia in maniera inurbana e indecente. Fiamme per le strade, le piazze, i vicoli; e Renzi che svicola, tace, si scaccola, al massimo smoccola. Per uno che ha puntato tutto sulle apparenze, una gestione dell’immagine pubblica due tacche sotto Bin Laden e Pacciani. Dopo le devastazioni Black Bloc, Milano fra le macerie dei disordini sembrava… Milano fra le macerie del disordinatissimo Expo, quello che passerà alla storia come l’unico in cui il paese disorganizzatore non ha completato il suo padiglione in tempo per l’inaugurazione. Voi pervertiti e Papalutisti che avete la scarsa bontà intellettiva di leggerci, sapete come la pensiamo sull’amena manifestazione: le camionate di ghiaia, piuttosto che negli scavi di cantiere e di bilancio, preferiremmo averle nelle mutande. Che figata, questa fiera universale della vanità! Questo Expo inutile e costoso meglio chiamarlo Ex Post: perché solo quando avrà chiuso i battenti si vedrà che con tutti i battenti cassa i conti non si possono chiudere affatto. Al massimo aprire qualche altro fascicolo in procura, chiudere qualche altro ridicolo mariuolo Chiesa in galera lasciando i pesci grossi nella rete affaristica dei vari Nazareni mascherati da rapinatori, anziché da sfasciatori. Debiti colla giustizia e colla ragioneria, coi creditori e coi procuratori, mentre i soliti commendatori e commentatori saranno felici, contenti e contanti. Per il resto, comunque vada sarà un cesso. E lo si è capito subito dalla cacata del giorno 1. L’Italia non è uno stato si polizia, ma la polizia di stato non è degna dell’Italia che si vuole grande paese civile, progredito, industriale. E che invece nel G8 ci sta solo nel senso di Genova e della Diaz. Altroché il cibo slow, la bufala, il vino: qua ci ubriachiamo di bufale sulla buona gestione dell’ordine pubblico, sul tema buttiamo giù Big Minchiate fast food come niente. O aguzzini o lecchini. Le botte o l’indifferenza, questa è la vera Farinetti del nostro sacco. Il made in Eataly del nostro ordine pubblico è messicano come l’indolenza delle vignette o la macelleria di Genova. E’ lasciare mano libera ai violenti e spezzarle ai ragazzini innocui. Il nostro concetto di organizzazione non è prevenire la sciagura è rispondere colla tortura. Metterci il manganello emmai la faccia, insomma. Soprattutto quando metterci la faccia sarebbe come rimetterci il culo, visto quanto si somigliano. Qualche esempio, partendo da Angelino Alfano, alias Natica Face, alias il Ministro dell’Interno 7, dove abita il vicino di pianerottolo molesto e mica tanto sveglio. I miei complimenti alla polizia, a Milano abbiamo evitato un altro G8 invece così siamo solo alle Comiche 4... Di Matteo però ce n’è uno, tutti gli altri sono i nessuno e centomila che gli vanno appresso. E infatti la migliore risposta all’inciviltà Black Bloc l’ha data Renzi, il White Bloc in camicina bianca, il casseur della Costituzione che uscendo dalla Turandot di Milano ha sparato coraggioso: No comment. Per la serie figure di merda su Scala mondiale. Il brillantone per eccellenza, che se la cava come i vecchi politici. Muti a teatro: anche se sul podio c’era Chailly. Un maestro di paraculaggine. Che poi a cose fatte, sgonfiate, riscattate principalmente dai genitori dei minchioni e dai volontari di Milano ha fatto il figo e il figaro: Renzi qua e Renzi là, non ci fermeranno dei figli di papà. E un figlio di madre ignota come lui lo sa bene.

Partenza forte dopo assenza lunga, perversi amici Papalutisti. Avevamo pensato di riprendere con un Dov’eravamo rimasti? alla Tortora. Ma Renzi per difendere la sua disgustosa stangata alla magistratura colla storia demagogica dei risarcimenti s’è pulito la bocca e quindi il culo pure con quello: e allora, per non buttarci dalla finestra, ci siamo buttati sull’attualità stretta. Che poi ribadisce quanto ampiamente mostrato in questi mesi. Un uomo Sòla al comando, che ha fatto scarpe e suola a tutti gli altri incapaci. Agl’incapaci che vogliono fargli concorrenza anziché da intendenza, servitù, scendiletto e pulicessi: cioè non la maggioranza. Quella è con Renzi. C’era una volta chi aveva paura di morire democristiano, chi disprezzava la politica dei due Forni andreottiani: oggi invece c’è chi ammazzerebbe per morire da renziano nel Partito Antidemocratico ma cristiano, chi impazzisce di gioia e di foia per la politica dei due Fori anali. Uno schema che prevede Matteo a metterlo in culo a destra e a sinistra secondo convenienza, capriccio, pelo riccio del suo pisellino da Scherano Fiorentino. Essì, i tempi cambiano. E mutatis sine mutandis, il nudo e crudo tatticismo di Andreotti diventa l’inchiappettismo a culo nudo di Renzi. Il potere per il Potere è il passato; il futuro è il potere per il potere d’incularti meglio, per liberare spazio naticabile ad altre chiappette del Giglio Magico. E basta. Per il resto, solo chiacchiera e twittare distintivo di una totale mancanza di pudore o risultati, tipo il Jobs Act che aumenta i disoccupati. Ma non è solo colpa sua, in fondo anche lui è un bel prodottino Mediaset, come tutti noi. E allora non lamentiamoci, guardiamoci tutt’insieme un’altra puntata della telenovela Il Segreto di Pulcinella: cioè che Renzi&Soci sono Amici di Maria, del giaguaro e soprattutto del Gattopardo. Cambiare tutto per non cambiare niente specialmente canale: 5. A noi Matteo il White Bloc davvero ricorda il minchione in Black che prima scassa eppoi frigna scuse. Uno ignorantello, poco educato, arrogante. Uno che magari fra un po’ ce lo ritroviamo a chiedere scusa, a dire di voler riparare i danni fatti all’Italia Itache? Sì perché, pur apprezzando il pensiero, ora che Renzi finisce il lavoro dell’Italia non sarà rimasto manco quello.

Esagerati? Come sempre speriamo di sì. Ma guardate in un anno cos’è diventata la sinistra di Renzi: la sorella della destra, un valido aiuto per lavarsi le mani dopo averle messe nella marmellata. E quando è marmellata va anche di lusso. L’ex partito di Berlinguer sembra il Psi di Craxi, Martelli e Boniver. Un partito clientelare, di primarie fasulle e primari corrotti, comandato da ex fascisti e tutt’ora camorristi, un’associazione legalizzata a delinquere che da Genova alle isole Ischiatutto imbarcando tutti. E sbarcando persone politicamente discutibili ma perbene, come Cofferati. Un partito che la Concordia con chi dissente la cerca solo nel senso delle Cooperative rosse, nere, mazzettiere. E su questa cloaca svetta il prodottino Merdaset ad alto share e charme fra nonne e nipoti, il ducetto in bianco che fa il grosso ed è solo grasso: specie quando sporge il triplo mento alla Mussolini nonno o il labbrone silicone alla Mussolini nipote. Uno che parla di Buona Scuola intendendo buono scuola alle private mentre le pubbliche crollano addosso ai ragazzi, che non torce un capello trapiantato o mechato agli evasori-corruttori tipo Flasilvio Briatoroni, che predica male e supercazzola peggio. Uno che ci meritiamo, come il Sordi di Nanni Moretti: sordi come siamo a un minimo di decenza, di riscatto. Che si meritano soprattutto i vari e avariati Salvini, Grillo, Civati, Vendola etc, troppo preoccupati di fare scena o poesia per fare davvero opposizione. Fortuna che Renzi non solo fa: certe volte strafà. E allora, fra fori e forni, non tutti i buchi di culo sono ciambelle centrate o riuscite. Tipo il Mattarella che ha usato per impastarsi una teorica pastafrolla d’uomo al Quirinale. Lui l’aveva scelto credendo che Mattarella fosse più che altro un cognome: fratello di Pier Santi era la parte di carriera che gl’interessava di più, per parasi il curriculum sulla legalità. Il solito sistema cantonata tipo Cantone o Lanzetta. Una mano di calce per le apparenze di legalità, eppoi una manica di calci in culo quando non servi più. Con Mattarella presidente, uguale. Doveva essere il fratello di, funzionale e docile ai piani di questo gran figlio di. Una specie di Huguito Maradona dell’Ascoli da spacciare come erede di Diego del Napoli. Un bidone travestito da campione, che doveva diventare un altro del campionario dei Renzi Boys. E invece, anche se non ci crediamo nemmeno noi e lui meno di noi, Matteo s’è fatto male i calcoli. Che adesso al Quirinale gli danno più fastidio che alla cistifellea, che se non lo fanno ancora urlare di dolore a noi ci fanno gridare di stupore: Forza Ascoli!!! Passata l’era del Turco Napolitano, Mattarella non sarà un comico o uno splendido: ma è un presidente che non ci fa ridere dietro. Appena insediato discorso alle Fosse Ardeatine, messaggi chiari sul lavoro, sulla legalità, sulla magistratura… Niente di eroico, eh. Non sarà Pertini, ma nemmeno quella scartina di staliniano chic alla Napolitano. Non sarà stato un leone, ma in fatto di Costituzione e questione morale non è nemmeno un Giovanni Leone o un coglione. E per dire come siamo combinati noi allora speriamo in Mattarella, questo signore col carisma di un posacenere della Peroni. Ma, vedi Scalfaro, con questi democristiani non si sa mai. Vai Sergione, allora. Basta una parola sull’Italicum, e soprattutto basta una riga bianca sotto. E forse basta un Huguito che non firma, per fermare l’estrema cazzata di Matteo che si sente un Maradona impunito.

Sì perché, una volta approvata, la legge elettorale Eatalycum diventa l’ultima frontiera di una Renzeataly tagliata, affettata e mangiata su misura da lui. Un abuso a consumo elettorale che in confronto il Porcellum era roba ultravegana. E che soltanto i soliti giornali venduti al potere più che alle edicole vedi Corriere possono trovare mica male. Un piattino leggero, moderno, democratico e digeribile. Quel genio di Salvati l’ha anche definita una legge di Leaderismo Moderno, aggiudicandosi istantaneamente la doppietta Eufemismo dell’Anno e Leccaculismo dell’Ano 2015. Fortunanamente a spiegargli che Leaderismo Moderno vuol dire Buon Caudillismo Antico c’ha pensato il suo (ex) direttore. Fra le altre cosette, infatti, De Bortoli chiama Renzi maleducato di successo e Caudillo: solo adesso che lascia la direzione, però. Per leggere un articolo con un po’ di pepe al culo o di sale in zucca o di spina dorsale, al Corriere dovrebbero cacciare un direttore al giorno. Meglio tardi che mai, sempre meglio tardi che tardi per sempre. Poco tempisti, questi sostenitori dei Teppisti dei Sogni Elettorali che se la cantano e se la suonano alla Renzi. Che fotte e se ne fotte di costituzionalisti, appelli, possibili referendum, pratiche democratiche e partiti che di democratico c’hanno soltanto l’aggettivo usurpativo. La nave va. Ecco. Leo Messi come siamo, cioè con questi Maradona tarocchi, mentre l’orchestrina gliele sviolina noi speriamo che Renzi col suo Titanicum della legge elettorale vada addosso all’Iceberg a forma di Mattarella. Non facile, come svista, ché scambiare Sergione per un Iceberg è tosta l’Iceberg ha un carattere molto più compagnone in società, di Mattarella. Ma insomma, speriamo. E tifiamo. Quindi forza Iceberg, forza Ascoli, forza Sergio Huguito Maradona: sì sempre megl’e Matté!    


 

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