martedì 24 dicembre 2024

A CHRISTMAS CAROGN


E dopo l’assolto a Palermo e l’assalto a Magdeburgo, aspettiamo con ansia che Babbo Fatale ci porti una proposta congiunta Salvini-Musk-Afd (ovvero i Nazisti dell’Illinois, ma in Germania…): qualcosa tipo il sequestro e la deportazione preventiva su una nave piombata di tutti i medici e gli studenti in medicina non ariani, a meno che non si siano ravveduti diventando Suv e Super Nazi-Muskiani... Senza ipocrisie né presunzione, ma giusto con un po' di suggestione, dopo l’Assoluzione Finale del Ministro dei Trasporti Speciali su Open Arms all’iniziativa potrebbe trovarsi anche un bellissimo nome — tipo Open Auschwitz. Nel mentre la tromba della propaganda in Italia e la tomba della verità e delle vittime innocenti in Germania annunciano un Timendo e Tremendo Buon Natale a tutta l’Umanità che ha da tremare e temere, vista la Disumanità da paura che se la cavalchi ti porta al potere. Ma andiamo con ordine, ché ad andare forte il Disordine Nuovo Razzifascista e Mondiale di qualche ricco pazzo ci pensa da solo.


Per missione, omissione, tornaconto o manomissione il Capitan Russia dell’Italia che lavorava dall’Interno ha abusato della sua funzione: e per difendersi non ha addotto alcuna argomentazione, semplicemente ha indotto il solito vittimismo a cazzo nella pubica opinione. Ho sequestrato le persone e la mia pubblica funzione, ma non per uso privato: per difendere la Patria, la pasta, il Natale e il Panettone! Faccio male, a fare il male ma per il vostro bene?! Un po' la tesi dell’eroico e troppo presto dimenticato Luca Traini — non per niente elettore ed iscritto della Lega — che per risolvere il grave pericolo della sostituzione etnica aveva massacrato un negraccio di merda e di passaggio avviando una meritoria operazione di polizia igienica e punizione italica. Non una novità, semmai una rinnovata nocività mentre si ritornella su un’innevata Natività.  Da Hitler al Fuhrer del bar col videopoker, va sempre così: folli dittatori o folle di colleghi pazzi criminali però senza seguaci-elettori, quando butta male si buttano sempre sulla mamma e la buttano sempre in politica. Meglio ancora se la politica è del tuo partito, possibilmente avvocato: così, dopo mesi che l’hai pianto e urlato, finalmente arriva la sentenza politica di cui il Paese era già stato avvisato. Solo, d’assoluzione come manna anziché di mannaia e condanna. E in questo senso bisogna dire che Salvini aveva preso tutte le garanzie e i garantismi: con la sua Mike Giulia Buongiorno a condurre il gioco, il Rischiatutto diventa Il Potente Rischia Niente tutto formalismi cavilli di battaglia e gargaisterismi. Basti ricordare che lei è l’allora pulzella di Palazzo Orleans e del processo Andreotti, alla fine del quale una prescrizione fu contrabbandata come piena assoluzione — e per cui dei magistrati-ma-veri-mafiosi che l’osarono ancora oggi si dice che andrebbero arrestati tutti. E infatti. Siccome il tempo non passa in vano ma in peggio, all’assolto di Stato il plauso eppoi via all’assalto allo Stato col tradizionale presepe del pestaggio del magistrato. Vespa, la Porro-Pornostampa di destra o governista, la scorno-stampa della fu sinistra senza più vergogna né un’opinione né un giornalista: un sopruso evitato, un uomo perseguitato, un governo che deve difendersi dal complotto migrante mascherato e magistrato; non è importante, non interessa, a parte che non è più rilevante poi Salvini non lo devi sbattere in paginone ma lo devi battere politicamente. Meraviglia, il Tafazzismo intensivo della centro-centro-centro-sinistra che mallea e si attaglia al Tartufismo eversivo della sconciodestra. Risultato? Salvini delinquente e premiato, (in)degno ministro della Meloni delirio-onnipotente tutta boccacce battutacce e premierato. Così funziona, perché funziona così in un Paese disfunziona. Il fatto non sussiste, un misfatto — se fatto bene e ministeriale — s’archivia, anzi ti premia e t’assiste. Tant’è vero che dopo il pieno trionfo ottenuto da cliente aulla Giustizia, ora punta a tornare da Punisher anti Pusher al citofono e all’Interno. Certo qualche formalità bisogna ancora sbrigarla, e qualche forma di costituzionalità che ancora regge bisogna sbaraccarla… Urge regolamento di conti, di commi, di poteri dello Stato che devono diventare servi senza fiatare o nemici senza sconti.    

Ad esempio. Ora che il Martire Matteo è stato assolto, come di regola e consuetudine, resta solo da condannare e incarcerare i pm scafisti e schifosocomunisti che l’hanno indagato e processato. Ma questo — come avrebbe detto l’Indimenticato e Impunibile Iperimputato Silvio B — è un regolamento di conti interno alla sinistra. La famosa ingiustizia a orologeria, come l’ha definita Silvione il re dei Rolex smistati nella sua elegante orgettineria. Dalla toga rossa lo si poteva sospettare, ma adesso lo possiamo proprio affermare: Babbo Natale è un buonista perdonista e di sinistra, visto che porta doni ai bimbi buoni e perdoni ai bamba buoni a nulla e cattivisti in tutto alla Salvini. Un bel regalo sotto l’albero di Natale, per chi l’albero del Natante lo vuole sotto il mare — ma come detto non è che l’inizio, perché la Befana Melona travestita da mezzasega-mezzastrega del Nordio metterà nella calza nel sacco e sotto processo chi si è permesso di non mettere i politici al di sopra del bene della legge e del male. Si chiamerà separazione delle carriere: di qua quella dei giudici in carriera perché sanno e vogliono obbedire al potere, e di qua quelli che una carriera non la vogliono più avere. Del resto, da Renzi in su, dappertutto l’aria che tira — al piccione, al giudice indipendente e al pm impiccione — è questa. E la sentenza su Salvini ne è la naturale conseguenza. Una sentenza politica, senza dubbio né questione: perché al di là della vulgata cioè della divulgatissima puttanata, le sentenze politiche in Italia storicamente non sono quelle di condanna, ma di assoluzione. Del potere che assolve al suo ruolo, che assolve se stesso coi suoi abusi malcostumi e abomini, che condanna il Paese al carcere a malavita dei suoi Bravi-ministri sani Griso e Salvini. Una sentenza più che scontata e dunque per nulla scontrata. Perché sta bene — o non così male — a tutti. Ché salva chi comanda ma governa per finta o zero, e contemporaneamente toglie chi si oppone sulla carta e per gioco dall’imbarazzo di farlo non al Fanta ma davvero. E quindi Meloni esulta, il governo non salta, l’opzione-opposizione ancora una volta non esiste, si esime e quando fiata non esalta. Ricorda a ragione che le sentenze si rispettano, che loro la destra la vogliono battere al voto e non in tribunale: e ricorda tanto quello che aspetta a buttare la palla in tribuno perché sennò butta male. Avessero osato condannare la stagione del Salvinismo, i giudici avrebbe condannato un sistema che non si processa anche se si condanna da solo all’immobilismo. Impossibile, improponibile, impraticabile. In questo senso l’assoluzione è squisitamente politica: e non è una critica: è proprio una notazione istituzionale, funzionale,  tecnica. Se fa comodo a tutti, noi come potere dello Stato non vogliamo fare l’incomodo a nessuno. La magistratura che rispetta l’economia politica del sistema della Repubblica. Perché una sentenza non nasce nel vuoto assoluto, nel mondo ideale, ma in questo mondo senza un’ideale che non sia vuoto e dissoluto; i giudici come tutti sentono il clima, magari non l’ascoltano ma ne risentono, soprattutto quando fra Novax e Sì Dux in giro c’è una bella efferve-scienza politica della democratura al suo climax. Per accogliere le tesi dell’accusa ovvero la realtà dei fatti che sussistono subissano e avanzano, i giudici in camera di consiglio avrebbero dovuto avere troppo coraggio, anziché la giusta prudenza — a nessuno si può chiedere di essere eroi, sebbene a costo d’errori che ahinoi fanno giurisprudenza. Perché il processo di Palermo ne farà eccome: anzi farà proprio gioco a Meloni che del diritto e del dovere all’accoglienza — coll’Albania genialmente trasformata non in una discarica di carcerati migranti, ma in una Spa militare a cinque stellette per carcerieri uncazzofacenti e mica paganti — si prepara a finire di farne strame. Perfortuna da Palermo non vengono solo cattive notizie, ma anche il presidente Mattarella, la migliore cattiva notizia possibile per i piani di riforma che solo per il vangelo di TeleMeloni sono la buona novella. Lui, che da custode dei valori dell’odiata Costituzione antifascista, ribatte colpo su colpo di spugna a chi la vuole cancellare in quanto di provata e olioricinata costituzione arcifascista. Non a caso è proprio la sua figura di riferimento (ma rischiando una grossa figura di merda, al referendum e al momento…) che, coll’elezione del premier a mandato più populista che popolare, si vuole umiliare spogliare e possibilmente spopolarizzare. 


E siamo al punto. Di non ritorno, di ritorno a capo, di nessun ritorno per nessuno se non per il capo. Siamo sempre lì, all’è perché qualcuno li ha votati che Salvini/Meloni/Trump/Voldermort/Il Barone Ashura sono lì. Dice: che vuoi obiettare, se il popolo vota Duce? Ad esempio che votare democraticamente per un’elezione — anche se è già successo in Germania e Italia negli anni Venti di Guerra Mondiale con gran successo — non implica né autorizza a votarsi demagogicamente all’autodissoluzione o all’autocratizzazione. Quindi tu sei di quelli che se alle elezioni il popolo non ti dà ragione, allora cambiamo il popolo? Sinceramente sì, anche se oggi non è molto popolare, ma noi la politica la intendiamo — e quando no, colla politica c’incazziamo — come miglioramento della condizione, dell’istruzione, dell’abitazione e insomma della complessiva cosa popolare: ma davvero, non come i populisti che fanno il pieno di voti e di vuoti speculando e perculando sulla casa popolare. Noi, illusi e tardi tardo-Illuministi, vorremmo cambiare le persone in cittadini democratici anziché contian-grillini demagogici anche a costo di spargimenti di soldi, sangue e lacrime spremuti all’evasore pingue, scuole ospedali e investimenti. Un vasto programma, che purtroppo somiglia troppo a ogni nefasto proclama della politicanza vastasa e bassa di gamma. E comunque quello sarebbe il piano A: come A Quale Santa Claus in Paradiso ti vuoi votare, per fartelo votare?  Difficile, impossibile, troppo lungo ma necessario e realizzabile perché nel breve sia realmente utile. Con un progetto che in dieci anni ti affronta problemi ignorati e/o insoluti che ci fai, se entro metà legislatura o meglio per il tg di mezza sera non ti porta visibilità e voti? Troppo giusto, e infatti c’abbiamo il piano B: come Buon Natale di Merda, merde! Una cosina sentita, forse un po' antipatica, ma una mandata affanculo santa per le nostre coliti disperato-dispeptiche da conati cugini e cognati delle destre anti-democratiche. Eccolo qua, il radical sciocco neostalinista, amico del popolo ma del buon tempo: ché quando invece la gente non lo segue, ne consegue che l’elettorato è l’agente provocatore del Nemico del Popolo e del Nostro Tempo! Non è così, o non del tutto. Noi Papalutisti siamo sì nemici del popolo — ma per come l’intendono e l’inculano i papaveri e pappa populisti. Siccome noi più che a salvare Salvini siamo interessati a perorare il partigiano e presidente Pertini, con lui diciamo: a brigante brigante e mezzo, col razzista un razzismo politico-culturale con ogni mezzo. Non perché ci sentiamo migliori, ma perché — anche se egualitari — non ce la sentiamo di sentirci uguali a certi ministri-magliari. Noi non crediamo alle razze, crediamo di saper distinguere le persone, ma non crediamo sia il caso di farlo con questa malarazza di persone. Che non sono la maggioranza del Paese, a dispetto di quello che ripete la maggioranza parlamentare nonché larga minorazione mentale del Paese. Bisogna distinguere, e noi la facciamo, a differenza di quello che fanno quelli che noi ci accodiamo anche se non concordiamo. Gente che a questa demo di demagogocrazia fascio punto zero forse non crede, di cui forse non gode, e che però non può godere di attenuanti se si adegua perché stare nelle minoranza sfigata gli rode. Noi lo sappiamo che in questo Mare Nero c’è chi è Mogol e c’è chi è Battisti: chi compra il consenso e chi spera di vendere qualche disco volante orecchiabile ai complottisti: ma chi canta e basta, alla fine è socio nel formaggio con chi scrive gli assegni e i testi. Inevitabilmente si finisce vittima, quando voti e ti voti a un carnefice; ma non incolpevolmente, se vuoi qualcuno che per te faccia il carnefice e vittime mentre tu che sei complice fai pure la bella vittima. Se il mondo fa schifo io che ci posso fare, a parte fare schifo? Ecco noi per quelli che siamo nella merda allora facciamo l’onda, non facciamo l’ola merdaiola con tanto di tifo. Quelli che amano l’uomo forte duro e maschio, quelli che al patrimonio dell’Umanità e dell’Unesco preferiscono il Pazzimonio colla Disumanità dell’Unico ElonMuskio, quelli che si sognano figure di spicco e da spacco ma nel presepe della vita sono figurine di merda una tacca sotto le papere e il muschio; quelli che a essere colti e intelligenti preferiscono non essere colti perché loro sono furbi, i tizi cani e porci della famiglia tradizionale degli sgorbi alla Gianbruno e alla Sgarbi, quelli che guardano OnlyFans mentre si vedono la benedizione Urbi et Orbi. Voi che ve ne fregate del prossimo, ma pure di quello prima e quello dopo, voi che non avendo alcuno scopo — a parte darvi un tono e una tana — fate il fine del topo. Voi che pensate di starvene al caldo, al sicuro, al riparo: proprio come si sta nella merda di somaro. Ma non la bella bestia che conosce la fatica — l’animale male che conosce la vita e quindi può ignorare la Storia. Ieri Nazionalsocialista, oggi Nazional-Sovranista: se hai votato o taciuto per non aver più paura, sappi che avrai terrore; se hai sempre temuto e quindi tenuto alla sicurezza, sappi che di sicuro avrai solo una securitate alla porta da parte del tuo Premier Forte e Lordo Protettore. Così vi va, anche se non vi va. Chi crede alla maniera forte, cade spesso in errore e di mala morte.  In pochissimi casi, in porchissime Case, il motto magno e mignotto Odio Patria e Famiglia porta buone cose: di sicuro non a te, ultima ruota del cazzo che ti apri telegram e ti senti migliore amico di Mosca cocchiera. Quelli come te sono gli utili idioti, che a un certo punto sono solo idioti fottuti: mentre i soliti si fottono gli utili dopo oltre ai voti. Chiedi se non ci credi, documentati eppoi qualcosina domandati. La Nazione, il Sangue, il Suolo? Alla fine resta solo una nazione nel sangue e rasa al suolo. Pensi come tutti hanno pensato di proteggerti? Allerta spoiler, sotto il cumulo di cazzate da Sieg Heil Fuhrer: tu e i tuoi figli sotto le bombe, e per campare tua moglie e tua figlia sotto a fare pompe. I tuoi autori e fautori del Questo Non Ce Lo Dicono, questo se lo scordano e non te lo dicono: ma questa è la Storia, altroché quelle dei complottisti, e anche se è tutta una macchinazione che contrasti vedi poi come ti ricredi e ti contristi. Ma basta, anche se è Natale, non vogliamo guastarvi il piacere di gustarvi il Nuovo colla Sorpresa. Svolta questa parte di auguri — sinceri, che colgano nel segno e possibilmente nel sonno come sicari — passiamo agli auguri di parte: a chi non si sa perché ancora ci legge, a chi non si sa come ancora ci legge, a chi non ci regge né ci legge ma non ha problemi a essere pecora nel gregge se l’alternativa è essere a pecorina davanti ai denari dei Re magi e aerofagi delle Scorregge. A voi come sempre Buona Notte — non solo di Natale — e buona fortuna, con queste Christmas Carogn che nascono sempre e non finiscono mai o mai abbastanza male.                             


venerdì 21 giugno 2024

NON È VERO MA GLI CEDO

In apertura le notizie di economia — in rialzo i mercati reazionari, volano i titoli della Borsa o la Vita sui giornali, fare a pezzi l’Italia o un bracciante straniero ci lascia indifferenti uguali. Amici abbonati a Papaluto Prime di tutti, abbiamo lo scoop fresco di due settimane: ci sono state le elezioni europee, e per qualche stato geografico o psicologico — tipo il nostro — è andata talmente bene che facciamo prima a chiamarle anti-europee; oddio, nel caso o casino di specie italiano sono state come sempre delle elezioni strapaesane, e con Vannacci eletto con mezzo milione di voti più che altro delle anti-diluviane ma arci-medievali quanto a (non) idee. Ma siccome non finisce mica il ce l’ho, vi spariamo pure quest’altra nostra esclusiva: tutto il mondo è Belpaese e quindi anche agli europei, oramai, più che le Europee appena finite interessavano gli Europei appena iniziati. Un calcio d’inizio in bocca a tutti i dibattiti su come o quando l’Unione Europea vada a finire. Del resto a chi interessa se nella vecchia guerra fredda riscaldata fra Usa e Russia più Cindia e nuove superpotenze l’Europa è la solita immota e iper-nota superimpotenza, quando a Bruxelles ci sono da piazzare trombati impiazzabili oppure impresentabili ma iperpoltronabili da Coblenza a Cosenza?! In questo votati e votanti la pensano alla stessa maniera: le elezioni come gli eletti non servono a nulla, sono sempre i soliti stronzi che in quanto tali stanno a galla, e a stare a casa se la pensano bene i malpensanti non votanti. Buoni a niente capaci di tutto, e noi non vogliamo più stare buoni perché — dalla dialettica democratica, alla vicina arteriosclerotica, alle sottospecie di superspezie della cucina asiatica — siamo incapaci di sopportare più niente. Così vincono gli astinenti dall’urna e i digiuni o disgustati della democrazia costituzionale che vanno a votare dicendone o facendole peste pestaggi e corna. Nazionali europee o regionali, ma quale primo o secondo turno e ballottaggio: con questi che per chiederti il voto sembrano sbarcati da Saturno, l’unica per noi mai sbarcati di lunario non è il voto di protesta ma proprio di sabotaggio! Lo slogan — manco tanto silenzioso — della minoranza sì votante ma credente in maggioranza il sistema democratico schifoso, è stato questo. Siccome non ha avuto risposte dalla democrazia liberale, l’elettorato ha votato e si è votato massiccio e incazzato a una domanda di demagogocrazia liberalizzata e illiberale. Morale della favola sotto i tacchi, ecco sugli scudi gente che come morale c’ha la favola dell’Uomo Nero in uno stormire di fasci ronde bracci tesi e battere di tacchi. In Spagna corre la Vox Populisti del Franco Forte, in Germania e Austria i pronipotini di Hitler festeggiano l’Anschluss-party coi neonazisti Pro ero figliocci di Haider, in Francia Le Pen col suo razzifascio-influencer Bardella spacca al punto che Macron sfascia il governo mentre dopo settant’anni il patto della Republique d’essai e De Gaulle si spacca e barcolla. Un successone così, neanche se metti insieme Waterloo il Titanic e il Mercante in Fiera di Pino Insegno. Certo, tecnicamente e teoricamente a Bruxelles e provincia la coalizione Ursula di Von Der Leyen magari ancora regge: ma la verità è che tolta Strasburgo nel resto d’Europa politicamente e praticamente già nessuno la regge. Anche se mette d’accordo tutti — troppo scialba e tecnocratica persino per chi l’appoggia, troppo sciatta e democratica per chi la dileggia nei posti fichi magari ascoltando nazi-techno fino all’alba. Una donna per tutte le stagioni, un per la madonna buona per tutte le lamentazioni, insomma l’intortamica perfetta trasformista e traffichina per la nostra Giorgia double-fasc: che in Europa fa la statista atlantista, ma in Italia fa la vaga sulla Gioventù Melonitleriana e la stragista di Costituzione antifascista come futura presidenta della Repubblichina. Ursula per Giorgia e per puntellarsi la poltrona chiude un occhio sui diritti e la libertà di stampa, e Giorgia per Ursula e per buscarsi qualche commissario europeo di peso li chiude tutt’e due per un bacio all’antifrancese anziché solo a stampo. Al netto dei regolamenti di conti e conteggi fra clan di nazionalisti rumeni francesi o ungheresi che manco i Casalesi i Casamonica e i Corleonesi, questo ci toccherà vedere perché questo ci è toccato votare. Però bisogna tenere i nervi saldi, anche se i saldi elettorali fanno venire i nervi. No, non è il disastro, o non ancora. Sì, il bicchiere mezzo pieno da guardare è che manco a ‘sto giro in Europa al potere andranno i Nazisti dell’Illinois — ma solo perché l’Illinois in Europa non c’è, e allora un bicchiere bello pieno conviene farselo anziché guardarlo. Salute, coraggio, e un bel brindisi al domani che già ci manda tanti saluti romani. Per adesso l’amaro calice l’ha buttato giù Macron, e anche se  assieme all’Assemblea Nazionale dentro c’ha sciolto pure un paio di Xanax, non aveva scelta. Se il paese ribolle, meglio farlo votare che farlo e farsi ancora bollire. Del resto. In Francia come in Germania la rabbia monta, l’impalcatura antifascista nel Paese e nei partiti si smonta, e per quelli di tradizione repubblicana e democratica ogni giorno che passa allontana una a dir poco difficile rimonta. Le false soluzioni demagogiche ai veri problemi delle democrazie in crisi socio-politiche tragiche non costano nulla: tranne alla gente che, credendoci, crede di risolverli anziché aggravarli quando col voto nazifancazzista o razzifascioqualunquista si ribella. Immigrazione impoverimento e inflazione, disagio sociale e degrado istituzionale, disoccupazione oppure lavoro precario pre-schiavistico e sottoproletario che a chiamarlo lavoro ci vuole immaginazione… Problemi grandi, nell’immediato senza sbocchi, giganteschi — per cui però nel meraviglioso UltraDestraVerso mica ci vogliono soluzioni: meglio slogan grandi, grossi, giga-tarocchi e maneschi. Che ci vuole? Si risolve con un muro, alla Netanyahu, ogni situazione: del pianto, e con accanto un mitra e un piantone. Se l’economia è debole, ci vuole l’uomo forte; se non hai (di) più, la colpa è di chi ha nullla o anche di meno; se ti vuoi vendicare del Gay Prada di ricconi scrocconi e ricchioni sempre di moda che non se ne può più, tienimi fermo al governo che io li meno. C’era una volta il voto di protesta, ora c’è proprio quello di vendetta, di giustizia fai da te sotto forma di ingiustizia-faida a te; colla crisi il messaggio della rabbia e della paura è l’unico che passa: tu votami per rabbia, ché la crisi no però la paura passa. Il guaio con ‘sta democrazia moscia della libertà e dell’eguaglianza è che è diventata come l’immigrazione — oramai ce n’è troppa, e minchia la noia e l’angoscia. Meno menate sui negretti negletti e senza diritti, meno fighetti che vogliono minacciare il gender non sia mai fluid dei nostri figlioletti: più menare di manganelli mamme papà e polizia, e vedi come risani la periferia la Famiglia e l’economia! Non è vero, ma gli cedo. Roba pesa, corda tesa. Però questo deve aver pensato, e pesato, Macron. Se li volete al governo votateli, eppoi dopo avergli votato un governo che non era quello da voi voluto, accorgetevi. Gli do il potere così gli elettori si tolgono lo sfizio prima di toglierseli dalle palle per lo sfascinazismo e lo strazio. ‘Sti francesi, sempre illusi autoreferenziali e presuntuosi. 
Pure se non sei una cima guarda da questa parte nera del Monte ex Bianco, Emmanuel! Non guardarti l’ombelico né il dito, semmai la luna: di Mieloni fra quella stronza (autodefinizione: perché tutto puoi dirle, tranne che sia in crisi d’identità o di sincerità…) di Giorgia e gl’italiani. Lei finge di saper governare anziché occupare solo posti di potere, e gli Affratellati d’Italia che l’hanno votata fanno la Sfinge e finta di non sapere che c’è differenza fra voler comandare e dover governare. Su questo persino un pessimista di professione come Montanelli era stato un pronosticatore disneyano e ottimistone: no, Berlusconi o Meloni, Renzi o Salvini, dal malgoverno tu italiano merdio non ti vaccini. Anzi fai pure la recidiva, la ricaduta, fino alla caduta del vecchio Al Capoccia mentre un altro prende lo rimpiazza come re duce madre madonna diva. Secondo il celebre celebrato e decerebrato Teorema Aritmetico-Commerciale dell’ex europarlamentare + Iva Zanicchi: se questo va male, il prossimo Peggio andrà meglio. E infatti è oramai un classico della commedia che in Europa il leader e finto-candidato italiota vero si plebiscita, per dimostrare che mettersi sul carretto Chiquita del vincitore Banana del momento da noi è sempre la mossa riuscita. Il più o meno 30 percento alle Europee alla Bulgara non si nega a nessuno, a differenza del flop del governo di turno che di lì a poco si rivelerà un fracaso alla Sudamericana continuo e diuturno. Ma va bene, va tutto bene così, chi siamo noi per fare le Scassandre e rompere la Nuova nel paniere alla sua festa? Tranne alla morte a tutto c’è rimedio, oltretutto semplice semplice, soprattutto quando sembra non ci sia rimedio — e in più spararle grosse, ci risparmia la morte per tedio.     
Non mastichi di politica e non sai cosa mettere sotto i denti? Non mangiarti il fegato amico disoccupato sfigato e sfiduciato a morte, ma ciucciati ‘sto premierato troppo forte! Se non parti per l’estero non arrivi manco a fine mese? Goditi l’abolizione del reddito di cittadinanza che finanzia la rendita di cittadinanza fiscale fuori dal nostro paese! L’economia traballa, il Pnrr stalla, la legge di falso in bilancio è bella ma balla? E tu canta con noi kiss me licio, perché la giustizia politicizzata e piduizzata come spianacea di tutti i mali e i malamente impaccati e incensati che aiuta tutti i cittadini impoveriti e incensurati è la nostra ultima ultraballa! La sanità pubblica paralizzata plurilottizzata e al collasso? Tranquillo, si risolve tutto coll’Autonomia differenziata: fra mega sanità pay e privata, e malasanità privata di tutto per te che puoi giusto permetterti un decoroso mortolocale di sepoltura con cucina e decesso! Del resto poi si sa, che il modo migliore per unire la Patria di cui ti vanti da pazzi, è farla in venti pateticissimi pezzi… Giorgia la Flop Gun vola ad aprire fallimentari centri immigrazione in Albania? No problem, a coprire il misfatto senza coprire la notizia ci pensano le centrali d’informazione aka propaganda e disinformazione che manco l’amico Saied nella vicina e dittatoriale Tunisia! Accorgimenti anti-accorgimento degli elettori d’averci un malgoverno malaccorto che occorrono e in caso soccorrono, ci mancherebbe, ma poi in realtà manco servirebbero. Gl’italiani non hanno gli occhi foderati di prosciutto, con quello che costa, ma un po' d’odio di ricino Retequattr’ore su ventiquattro per vedere il Male di chi e che fronteggia Gggiorgia, gli basta. L’underdog-sitter è sempre più up, visto come porta al guinzaglio la rabbia canina del suo elettorato xenoidrofobo top. La Meloni in versione guappa è una guagliona di strada che acchiappa. Giorgia sei tu la nostra Ducia, a costo d’ammazzarci coi tuoi Lollo e i suoi manipoli da Manganello proteggici dalla brutta sinistra snob ricchional-chic e frocia! Non importa se il governo Meloni fa bene solo agli amici e sulla mia pelle: l’importante è che faccia male a chi mi sta dirimpetto e sulle palle. Certo, poi ci sono attimi di sbandamento. Pensate che non essendoci un euro nelle casse, per un istante si era pensato all’insano gesto del ritorno del Redditometro: proposta subito cassata in quanto cazzata, perché è da neuro intaccare la Vita Smeralda del nostro brioso e Briatoroso ceto produttivo di redditi Billionaire esentasse. Una politica maldestra e malaDestra-sociale che per la classe medio-alta prevede agevolazioni totatli e condoni tombali, mentre alla tua merdo-alta si presenta con doni fecali? L’importante è dare l’impressione di fare per te amico e camerata cose, case, grandi imprese e impressione. Risultato? Due milioni e mezzo di voti a Detta Giorgia, una che il parlamento italiano già lo vede male e col binocolo, mentre a quello europeo ce la vedono col cavolo. Capolista e capofila di una truffa generalizzata ed estesa agli altri contumaci capintesta. Che fingono di preoccuparsi di grandi temi, ma poi a Bruxelles latitano languono e si affannano appresso ai patemi domestici di maggiorenti capibastone e capicorrenti coi loro portaborse maggiordomi e domestici. Per tutte le segreterie infatti le Europee sono solo una specie di sondaggione dal vivo e dal vero sul potere che conta davvero: quello di raggiungere la precentuale di votanti e di eletti che ti lascia in sella e vivo. Quindi bene la Schlein che ha vinto solo perché per una volta il Pd non ha perso, male Conte perché per una volta anche se ha perso neppure Travaglio riesce a dire che ha vinto, grandissimi i Renzenda che per una volta in due hanno fatto una cosa buona restando fuori dal parlamento. La leggenda più o meno vivente però è Salvini: ha preso un partito nordista e meridiomerdista che era votato in massa al settentrione, e adesso lo lascia mezzo morto e votato in Mas quanto grato ai Ras del voto mafioterrone. Mito, anche se adesso avrà l’Autonomia Differenziata come la sua segreteria-spazzatura per essere consolato. E visto che siamo a contare e raccontare misere e miserabili cose, pur restando nel cortile dell’Egonomia politica ve ne diciamo una delle più meravigliose: cazzo, Noi (Maiuscolo) del Papaluto per una volta abbiamo votato come tutte le volte, ma vinto! E quanto è bello vedere Mimmo Lucano e Ilaria Salis eletti, fare il boom nelle urne e il bam nel fegato di Salvini Meloni&C che anziché europarlamentari li volevano galeotti? Per il resto, come in ogni dopo voto siamo alla grande politica estera italiena, quella comica marziana fra Marte e Lino Banfi. Più che un piano Marshall per l’Ucraina, noi abbiamo sempre pronto il pianerottolo Vespa buono per l’uncinetto e l’urletto appresso all’ultima polemichetta ultronea e cretina. Basta vedere il magico G(iorgia)7 alla fratella e alla frisella, che ha finalmente ridato all’Italia il posto che le compete al tavolo dei grandi — a servire burrate e ballate, prodotti della vigna e dell’orto, sparate e boiate che molla contro il diritto all’aborto. E l’anno prossimo magari sarà ancora meglio, quando nella Masseria Deviata e posticcia di Borgo Egnazia Giorgia potrà ballare la TaranTrump Power mentre con Putin si patteggia si pasteggia e si pasticcia finché ci si sazia. Ma nell’attesa del Sola dell’Avvenire in Italia si mette mano — addosso, non armata ma forse solo per adesso… — alla Costituzione. Con una maggioranza talmente coesa compatta e coatta che più che fare squadra, fa proprio squadraccia: e se l’opposizione in Aula si permette di farsi uscire un fiato o un tricolore, gli appositi sgherri vendica-sgarri ti mettono la mano in faccia. I soliti patriottardi, quelli che l’Italia chiamò solo se si gioca a calcio al negro o a caccia all’ebreo in chat con Diabolik, gli abituali parafascisti subnormali che non siamo mai abbatanza tardi ma tanto ci coprono gli appositi Sechi Mentali che è tutta normale dialettica e realpolitik. Proprio così, niente di nuovo sotto al soleo: i soliti cazzotti in panza che ti becchi da dieci contro uno se fiati. Infatti per la prima volta nella storia d’Italia vengono ripetutamente profanate le tombe di Matteotti e Berlinguer — come se non avessero abbastanza da rivoltarcisi per come gli eredi l’hanno ridotta, per come la faranno finire fra un voto di scambio e una mazzetta senza bisogno d’allerta spoiler… Bipartigiana, immoralista, bipolare e bicompare quando come a Reggio Calabria tratta e si tratta della peggiore Destra ‘ndranghetista cicciofranchista e anti-partigiana. Triste ma vera, triste ex rossa o rossobruna e non solo nera, questa Italia della variopinta e vario-tinta malapolitica locale, dei Cuffaro e dei Toti sempre in a galla o ancora in sella, che non sai se è più delinquenziale per chi la fa o demenziale grazie a chi la continua a votare. Nel frattempo — col nostro sottomondo che lo tifa, fratellizza e ci fraternizza — contro il Caos sovrano e sovranista il resto del mondo si organizza, mentre quel che resta del mondo liberaldemocratico impazzisce incanaglisce e si polverizza. Per dire: mezzo minuto dopo la vittoria del Ressemblement National, in Francia le sigle della sinistra — che sono più di quelle cantate da Cristina D’Avena — si sono riunite in un Fronte Popolare; da noi, a parte le inevitabili piazzate piene da piazzista che vende unità a parole, Schein e Conte anziché organizzarsi davvero con programma piattaforme e candidature forti aspettano che gli elettori li riuniscano in un unico Fronte Impopolare Non Credibile e Invotabile di fatto. Ma in Italia molti dormono sugli allori, soprattutto altrui. Tutti contenti gloriosi e glorificanti la nazionale di Francia piena di campioni anche elettorali, non nel senso dei sondaggi ma di solidi e insoliti messaggi politico-morali, ad esempio. Bravi bravi bravissimi Thuram e Mbappé, su certe cose da atleti famosi bisogna prendere posizione anziché solo lo stipendione: ovviamente su tanti dei nostri bravi ragazzi che cantano calciano e portano la croce — celtica, perché oltre alla maglia della Nazionale c’hanno tatuata sulla pelle tanta simbologia e simpatia Fascio-Nazionalsociale — manco un mah o un beh. Scena muta per omissione, o per mutua comprensione e condivisione. D’altronde. L’autodissoluzione della democrazia passa dall’assoluzione eppoi dall’adozione/adorazione della più moderna ed efficiente autocrazia: ci saremo suicidati, ma con un funeral party a cui siamo tutti invitati; e noi italiani alla festa saremmo messi bene, e mica imbucati. Immaginate. Coll’aiuto di Dio di Telegram e di Putin Trump lo votano o lo hackerano Kapitan Amerika, X-Man Elon diventa padrone del Muskverso: ma noi avremo Happy X Mas alias il Generale Italietta Vannacci, a servire la Nazione e i suoi cocktail di battute su checche viados e negracci che finalmente andranno a segno e non più in assegno ma a qualcuno di traverso. Tutti giù a ridere, altrimenti giù botte come ai ragionieri che anziché in puttan-tour vanno in giro vestiti da mignotte. Sarà bellissimo, sarà l’alba di una nuova civiltà bella bianca maschia e suprema, ma per noi del Papaluto potrebbe essere ancora meglio: tipo se morissimo prima. Alla fine possiamo far finta di credere a quello che ci dicono gli opinionisti più quotati, sgamati, sovranizzati e somarizzati: e che sarà mai questa versione della democrazia più diretta e popolare, anche nella sua eversione più pop e trendy che la dirotta verso una capocrazia populista e dittatoriale? Noi però non vogliamo crederci, e neppure pensare quello che abbiamo pensato pensi Macron: non è vero ma gli cedo? No, vogliamo credere a quello che Macron ha davvero detto: nessuna rassegnazione né disfattismo. Ci si può ancora svegliare e schierarsi anziché svogliarsi, per questa democrazia malandata ma meglio di qualunque altra alternativa finto-nuova e già andata (a) male: forse non è nero, e io ci credo. Nel frattempo cupo e lupo, buonanotte buona ululata alla luna, e malora più che mai buonafortuna.    

Trump Fiction by Quentin Tarantella