lunedì 25 dicembre 2023

JINGLE BALLS

La Notte Santa (Claus) alle porte, la Terra Santa alla frutta, ma che sia più che altro una Terra Santabarbara che esplode di Santa Barbarie chi vuoi che se fotta —  è di nuovo la magia del Natale, è sempre la minchioneria del tutti viziati e bambini, tutti stupiti e stupendi mentre stupidi come siamo spendiamo gli ultimi spiccioli di vergogna coscienza e stipendi! Ma sinceramente quest’anno è da ottobre che fra razzi rappresaglie e aguzzini, noi ci sentiamo tutti magiminchionamente ragazzini. Essì, l’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023 ci ha fatto sembrare e sentire un attacco di nostalgia e di Bush all’Iraq nel 2003. Bei tempi bui, quelli! Quando avevamo tutti meno anni e più scuse, perché eravamo più giovani e più inesperti e stupidi, impazienti di buttarci nello scontro di civiltà che poi era solo un sconto di civiltà: una barbarie che, preciso a oggi, imbocca sentieri ripidi imbocconi creduli e risentimenti rapidi quanto luridi. Voraci interessi in maschera di Carnevale della lotta al terrore di feroci islamici ossessi. Ricordate? Le madrasse dei Taliban contro le maitresse e le vaiasse del pensiero Neocon, o stai colla crociata e la crostata di mammà o sei per il jihad d’imammà, pro o contro, l’Occidente oppure l’Islam — e solo per mascherare e/o scudare questioni di Iban. E oggi, che tutto è cambiato, che abbiamo capito e visto e processato fatti e in parte malfattori di quell’imbroglio di sangue e soldi mai visto? E oggi che è cambiato tutto, che dovremmo aver imparato molto, non è cambiato niente: ma in compenso non abbiamo imparato nulla, e abbiamo incasinato e inquinato subito tutto il quadro in un niente. Essì, proprio come vent’anni fa ll gioco di società al massacro è sempre Fango&Cash, sangue e merda a gogo, soldi e black propaganda — ma marrò. Mettiamoci le magliette, facciamo le squadre o meglio ancora le squadracce, e mettiamoci a fare le marchette e le macchiette. Tutto è fare show, ma quello in cui alla verità dei fatti alla memoria storica e all’intelligenza dei concetti si fa sempre sciò. L’importante è fare a botte — di share, di like, di views televoti e televuoti dal Partito Social-ista. Essere pro o essere contro, perché non essere un non plus ultrà livello pro — per fare hype e carriera diplomatica poco ma politico-polemica parecchio — presenta solo dei contro. Se non stai coi tagliagole islamisti o coi coloni ebraico-integralisti, stai solo fra i coglioni e non esisti; se non sei arcisionista sei iscritto d’ufficio all’Arci Jihadista, se in Hamas non vedi una specie di Caritas col veniale vizietto terrorista sei automaticamente per i bombardamenti di Netanyahu lo stragista: se distingui fra Hamas e Palestinesi e fra governo israeliano e cittadini d’Israele, non distingui il bene dal male — e ogni possibile male, ti deve capitare bene bene. Gli stupri sulle donne servono solo a violentare la complessità e l’intelligenza, i bombardamenti a conventrizzare la verità e la speranza, le decapitazioni dei bambini a tagliare la testa al toro e pretendere che tutta la storia d’Israele e Palestina possa stare in uno slogan o dietro un muro. Impossibile dire che i capi di Hamas e i capi d’accusa a Netanyahu sono due facce della stessa merdaglia — quella che sin dai tempi dell’assassinio di Rabin combatte la pace e una guerra per procura fra poveri e settari che arricchisce corrotti aspiranti dittatori e miliardari — e che entrambi sono atroci attori nel teatro di sangue delle tragicommedie storiche, guitti arte e parte in causa nel lucrare immense fortune politiche ed economiche. La scena è solo loro, tutta l’oscena pantomima dei Nemici con Benefici che si fanno cappotti di piombo e ponti d’oro. Fare la guerra è complicato, costoso, coinvolge tanta gente: ma per Hamas e Netanyahu farsi la guerra è talmente conveniente da diventare cosa urgente e occasione unica e cogente. Due popoli, due stati? Un solo popolo — bue e al macello — e un solo stato — mentale, spietato scervellato e pietoso. Nessuno spazio per un dibattito men che stragicomico, per un’idea approfondita o meno disperantemente approssimata della situazione, per lo studio della storia e della geografia — al massimo della Berlinguer, di Floris, della De Girolamo in Boccia o di consimile e consorte talkscioccheria. 

Intendiamoci, se in giro per il pianeta trionfa la sega a motore di Milei in Argentina e magari si prepara a rifarlo quel cesso a pedali di Trump con qualche sega mentale di golpe alla cilena, vuol dire che davvero tutto il mondo è paese.  Ma non Belpaese: quello siamo solo noi, quello che l’ignorantismo bello bullo e palese così ce l’abbiamo solo noi. Buono per tutte le occasioni, cattivo consigliere e ottimo carnizzere per tutte le opinioni. Meglio se a cazzo, al sangue, un tanto al chilo di carne di cristiano, ma meglio se musulmano. Orgoglio Italiano — come si porta e porta voti adesso — siamo Soloni Noi. L’Italia dove a dibattere di guerra e pace come fossero Leoni Tolstoj anziché da tastiera abbiamo disperati e disperanti improvvisatori di testate nel muro e nel torbido, ma in carriera. Una paccottiglia versatile quanto vomitevole, una compagnia di giroviscere, indigesta ma sempre in onda in vista e in pista. Per qualunque notizia, evenienza, esigenza di rissa preceduta da finta intelligenza tonta intellighenzia e vera intellodelinquenza. Togli un decorativo scrittore progressista, aggiungi un aggressore professionista e regressista; aggiungi un impegnatamente inutile autore di sinistra, ma lo controbilanci con un agitautore sessista e reazionario di destra: ritocchi il registro e magari ricambi il ministro, quello che magari ti ha fatto il favore e adesso ti allunga la mancia e la minestra. Ricetta fissamente variabile o fessamente mutevole a seconda dell’orientamento, dell’occorrenza, dell’ospite prezzolato tuo e della concorrenza. Per la politica estera, per la cronaca interna nera gialla o rosa, sempre rósa dalla cronica politica di reperire argomenti da sviscerare con vittime o carnefici da scannare. Prendete il già tritissimo e tristissimo tritacarne del femminicidio Cecchettin. Metacannibalizzati in un attimo Giulia e Filippo, da vittima e carnefice si è passati a insultare il padre della vittima che per gli hater è peggio del carnefice. Ma il massimo del minimo di questo dislessico familiare e familista si è toccato con Elena, la sorella. Una ragazza che si è limitata a esternare il suo dolore, a parlare perché la sua perdita non fosse inutile, a cogliere l’occasione e raccogliere le forze per dire la sua contro la violenza sulle donne. Stop. Un semplice parere, un sommesso dolore, il coraggio di appellarsi alla coscienza di tutti perché quanto subito da troppe donne non debba più accadere. Giusto così, giusto una posizione e finita lì, no? Macché. Elena viene messa subito nel mazzo di carne da gioco degli specchi, della speculazione, della contrapposizione facciadaculto a cazzo e a sputacchi. Anticrista Satanista o nuova Antigone e Santa Femminista: al centro della sceneggiata familimachista e napoletana come sorella che non tiene al lutto e figlia che non tiene decoro, oppure eroina purissima della tragedia greca autoflagellante e pseudoprogressista per la gente di sinistra che scrive ma è troppo fatta di sé e di autodafé per leggere la trama di Sofocle anziché unirsi alle Sore Sofoclelle in coro. Tutto contro tutti, tutto e il contrario di tutto, e tutto ad abuso e consumo del solito pro e contro. Stavolta sul patriarcato, anche se non esiste più, e dalla famiglia alla scuola alle istituzioni l’educazione e la formazione è demandata e domandata a un vuoto e impaurito partenariato. Il problema è che i genitori vogliono essere amici dei loro figli, a costo di essere nemici del loro avvenire e della loro educazione. Non importa. Chi ha tempo di leggere il reale, quando c’è da scrivere il pezzo a sensazione o hai scritto il libro con cui andare in televisione? Su certi temi non serve fare attenzione o non sia mai informazione — serve fare audience, polemica, strategia della tenzone. Allora vai di derby della Madoninna: santa classica oppure sarda queer? La fede nelle famiglie belle coi figli mazza e panelle vs il credo che nelle case vada troppo poco la Murgia e quindi il Padre-Patriarcone di Gavino Ledda vada alle stelle. Uno scontro a fuoco ma a vuoto, inutilissimo di suo per quanto irrozzitissimo da noi, ma già bello rozzo carico e caricaturale ma in utilissimi di suo. Come al solito conveniente per chi lo porta avanti — per farsi sentire, per farsi conoscere e leggere, per far risentire la gente e farsi pagare coll’agente. Inutili speculazioni di sinistra, speculatori parecchio in voga in foga e in utili da destra; di qua il tizio di purosangue italico che la realtà non c’è da capirla o cambiarla ma solo cavalcarla, e poco più in là a tavola il Ribot della fu sinistra che ne combina di tutti i The Kolors mentre controcanta Italo Desco disperato perché la realtà — ostinata, populistica, forse neppure vegana né olistica — proprio non vuole capirla che solo un cavillo di razza come lui sa come cambiarla. Tutto sfocato, tutto forzato, del tutto slegato — per interesse o incapacità — dal paese e dalle sue necessità. Gabbie ai salari, pistole per tutti nelle città che sono giungle di ti asfalto e da safari, super-avari su sanità e Reddito di cittadinanza perché in questo modo chissà come aumentano salari e stipendi: per ogni cosa la soluzione è, parolone e pensierini stupendi. Un viaggio mentale e demenziale all inclusive, una presa in giro d’Italia tutto incluso e a parole tutto inclusivo, isole padronali e patriarcali comprese. Risultato? Il post Cecchettin si risolve tutto con un post e qualche corso online al volo e low cost a cui fare il check-in. Basta, e anche stavolta fino alla prossima basta far finta di dire e di credere basta mai più. Tutto finisce nel solito copione in mano a supposti maghi della comunicazione, che ti lasciano vaghi vagoni di supposte al magone. Tutto in archivio in merda e nel dimenticacatoio con una frase sui social e un’ora di educazione sentimentale — by Valditara, non per niente il Flaubert alla vaccinara — sui banchi di scuola. Una donna a capo del governo e una a capo del più grande partito d’opposizione, che in commando fanno esattamente quello che avrebbe fatto un uomo solo al comando: fuffa e baruffa, fumo e profumo d’intesa sull’essere d’accordo ma poi in Aula trovarsi con un pieno accordo sul disaccordo in essere. Insomma un bel niente, il solito vuoto pneumatico e partitocratico, ma uscito dal voto femminile e paritocratico: ecco la famosa parità (a zero) fra i sessi. 

Certo poi non dobbiamo essere ingiusti, qualcosa si è ottenuto. La legge bavaglio sulla stampa, dove la mettiamo? Così di casi e casini Cecchettin, non se ne sente parlare più — ma non perché non succedono, perché succede che il governo dice che non se ne deve sentire più. Risolvere il problema alla radice, come quando c’era Lui: perché mettere in galera chi commette i reati, quando puoi incarcerare chi ne parla, e magari sparla pure dei miei?! Semplice, geniale e e congeniale a questo esecutivo del Merito — soprattutto penale — di certe proditorie prodezze e produzioni di dossier Santanché Del Master Chef Gasparri Crosetti e corruzioni. Sebbene, e va riconosciuto a questa Destra tutta Legge è Ordine del Padrone, anche senza apposita legge è bravissima a procedere con ordine e omertà in ogni condizione — valga per tutti l’esempio del mitico Giancarlone. Pittelli, l’avvocato dell’Obolo dei Limbadi, il parlamentare di Forza Fratelli d’Italia passato dalle leggi pro-Silvio alla legale livello pro per la ‘ndrangheta, un valido esponente del Mafiarcato responsabile fra le altre cose loro dell’omicidio di Maria Chindamo: una donna libera, un’imprenditrice coraggiosa capace e ribelle, data in pasto ai maiali perché colla doppia aggravante di essere donna e addirittura imprenditrice non si era piegata ai loro porci comodi. Al tempo del suo passaggio di salvataggio con Fratelli d’Italia, già più che inquisito e inguaiato coll’inchiesta Rinascita Scott, Meloni l’aveva definito per il suo partito un valore aggiunto — adesso alle patrie galere, e come pietra tombale sul furbastro galleggiamento fra predicazioni ipocrite e azioni vere. La posizione di Donna Giorgia al netto di ominose e uomofobe omelie sul femminicidio che visto l’indifferenza in cui si consuma in realtà è omerticidio? La parola d’ordine è Dio, Patria e Famiglie — non arcobaleno, ma narco, però protette candidate e candidamente lasciate intatte in un baleno. Per il resto, grida manzoniane e urla meloniane, ma bandite impacchettate e imbandite dal giusto palco  col giusto contesto. 

Tipo l’imperdibile non meno che incredibile Atreju. La Giorgialand tolkeniana dove si lecca il culo alla Dolce Ducia per sport e mestiere tipo Hobbit&Work, che quest’anno fra Briatore, Giambruno il Molestatore Musk l’inseminatore e Abascal di Vox il Franco-Imitatore non avrebbe potuto essere più magica e comunicattiva da macabracadabra manco se ci fosse stato ospite Turetta. O forse sì, non disperiamo, vediamo e prevediamo l’anno prossimo. Sempreché l’anno prossimo — dopo essersi iscritta alla rediviva Superlega di Salvini contro il Mes, ed essersi beccata il Patto di Stabilità cucinatogli da Macron e Scholz come Piatto d’Instabilità e austerita quando credeva d’esserseli cucinati in salsa d’Itala e scaltra sovranità — la Meloni, a cui mancano giusto 200 punti di spread per completare la tessera per vincere un ko e un governo tecnico, ci sia ancora. Ma non mettiamo limiti alla provvidenza, né soprattutto alla professionale e professorale Gran Riserva di scuse balle e propaganda circa l’Italica Sovrana e Autarchica Rinascenza. Dare meno a chi ha meno per dare di più a chi ha di più, tagliare le tasse a chi tanto già non le paga, tutelare balneari tassinari e tangentari tumulando tutti quei coglioni senza palle di non evasori, non abusivi e nemmanco eversori. L’insicurezza sociale si risolve con più pistole ai poliziotti fuori servizio, la sicurezza economica per lo più più medici e infermieri pistola che dopo i tagli accettano ancora di prestare — anzi regalare — servizio, la criminalità e la precarietà organizzate non si contrastano: perché parlare e lamentarsi è un brutto vizio: e infatti Caivano si bonifica meglio bonificando i pestatori di Saviano sempre in sevizio. E se vi sembra poco, è perché capite e ci capita poco. Noi abbiamo fatto il massimo che potevamo con quello che avevamo — e soprattutto col niente siamo e l’anche meno che sappiamo. Si perché, in attesa di capire se la Fratellanza d’Italia è più sovranista nera o suprematista bianca, nell’adunata da venerdì-sabato-domenica paraculofascista si è stabilito che è supervittimista vera. Non c’è una lira, non c’è un’idea, e peggio ancora non c’è un’idea di come spenderla financo quando il Pnrr ci dà qualche lira. Quelli che volevano uscire dall’euro a tutti i costi, non riescono a farne uscire manco uno come spese sensate anziché mance a sottopanze e sottoposti? Tutta colpa degli altri, che non riconoscono il Ministero del Merito, di un governo che va come un treno — quando non si ferma a richiesta di uno che come resta Ministro è un mistero. E non parliamo della maggioranza che sostiene questo governo che spacca, quando non si spacca ma fortunatamente si allarga . Pensate solo che la finanziaria da soliti madreignoti che rubano nottetempo il reddito di cittadinanza come la pasta e ceci, è stata votata ben dopo la mezzanotte: perché prima bisognava festeggiare Gggiorgia che faceva la festa alla Ferragni in mezzo ai Tapiri ai Tarocchi-Balocchi e alle botte. E qui non si capisce se — almeno per i minchioni affetti da glandopatia cerebrale che ancora aspirano o pensano a non morire demagogo-cristiani — è più sconfortante la Meloni che individua nella Ferragni la capa dell’opposizione, o la granitica vacuità di Schlein e Conte che le dà ragione mentre non da né capi né coda all’opposizione; no perché non pensate che non ci sia chiara la situazione: non basterebbero mille Del Mastro Lindo a fare piazzapulita di questo governo d’incapaci e iper-rapaci di tutto, e per questo sempre favoriti a ogni elezione. Più la situazione precipita, più i sondaggi volano. Figo? Visto quanto è raggelante, al massimo frigo. Ma non crediate. Le ragioni del successo sono profonde, sono un tema, che non basta liquidarle colla profondità di un coma. Non è solo perché questa maggioranza di nessuno mischiati con niente contro c’ha il niente di un’opposizione fatta di reciproche contrapposizioni che per non rischiare di vincere o convincere non vuole mischiarsi con nessuno. C’è di più, c’è di peggio, c’è che il peggio dei peggio adesso è quello che va di più. E che va dall’Europa agli Stati Uniti e ritorno, con un ritorno politico ed elettorale a consenso unico che nel mondo si allarga a macchia d’odio. Soluzioni false e facili a problemi reali e difficili. Se il mondo ti spaventa, votami e lo spavento io per te: trasformandolo non in un posto meno spaventoso e sicuro, ma più spaventato spaventabile e manipolabile di sicuro. Rabbia e paura, paura che vota e si vota alla rabbia. Portami la tua paura, che io te ne libero — liberando la tua rabbia. Sorda, cieca, che non sente ragioni ma solo amore o tombacizia per mortali soluzioni alla cieca. O alla russa, all’Ungherese, alla Fascio-Fashion week che torna risfila e bussa. Ti fabbrico un nemico, una scusa, un alibi per fartelo nemico e sparare al vicino di casa. O al negro anche se è nato a Riccione, a quello che ti ruba il posto di lavoro o nel parcheggio del Lidl, a qualche riccone gay e pedofilo del complotto  gender che vuole far diventare tuo figlio ricchione. Il mondo adesso disfunziona così, e figuriamoci il piccolo immondo antico dell’Italia che per il momento e lo scontento Giorgia dice sempre sì. Anche quando, anziché pensare ai problemi del paese meno premiato e più debole, si risolve i suoi coll’ideona del premierato forte — antidemocratico antiefficiente e arcideficiente, forte. Ma non importa: anche se ogni troppo appoggiata da Italia Viva, la maladestra di Giorgia ha la maggioranza perché l’Italia non ne vuole sapere della sinistra minoritaria minorata e morta. Dovete stare co’ mme, che so’ Ggiorgia e sto colla parte viva e viva la mmerda der nostro merdaviglioso paese colle pezze d’appoggio al peggio e al culo, ennò co’ quelli colla puzza ar naso e l’attico ar centro che n’idea mejo de la mia non la vedono manco se gliela mettono sotto il muso. Cittadino italiano, nel periodo delle festività più che mai è giusto pensare a chi sta peggio di te — ma fra immigrati e italiani mantenuti, redditi e rendite di cittadinanza, fancazzisti che colla scusa di fare i fan degli antifascisti ci riempiono di terroristi importati dagli scafisti, chi sta peggio di te?! E infatti. Disillusi e incazzati da tutto, gl’italiani al momento sono illusi e incantati dal nulla di GGiorgia. Non importa se questo governo non fa niente di buono: neppure me l’aspetto, mi accontento che faccia male a qualcuno. Per questo sull’albero hanno messo le palle di Natale, e sotto le penose e pelose balle di Giorgia: che gli ha promesso quelle di Mohamed, della moglie di Fedez o di Pasquale. E mentre nell’aere si spande soave il ritornello del tornello del ricono e della propaganda manganello di questa Jingle Balls, vi ricordiamo che a Natale siamo tutti più buoni: a nulla, specie se crediamo a certe cose, se ci ricrediamo su cosette come la giustizia e la libertà perché non le sentiamo più nostre, se ci arrendiamo o alleiamo alle loro cose nostre. Buona notte santa passata, buona fortuna puttana e sfacciata che da qui non vuole passare.     





Nessun commento:

Posta un commento