Minchia se non bruciassi la banca sarei
un coglione, nel bordello ci sto dentro, nella protesta ci sta spaccare tutto. Le immagini sono terribili, ma dell’audio ne
vogliamo parlare? Chi parla male, pensa male e agisce peggio: ma mai quanto chi
t’intervista scandalizzato dopo averti dato tutti gli strumenti possibili per
essere un coglione. Più Zalone che Zarathustra, più De Filippi che De Gasperi,
farci fessi per poi farci fare figli più fessi ancora —
e alla fine il Tg Mediaset si stupisce pure… Missione compiuta, ragazzi! Ora
lasciate il campo al nuovo Cavaliere della Mancia da 80 euri, il colpo di
disgrazia ce lo dà lui fra gli applausi dei sondaggi. Il colpo o il botto, tipo
quello dell’inaugurazione Expo. Una vera mazzata. Guerriglia urbana mentre il
capo del governo si parapiglia in maniera inurbana e indecente. Fiamme per le
strade, le piazze, i vicoli; e Renzi che svicola, tace, si scaccola, al massimo
smoccola. Per uno che ha puntato tutto sulle apparenze, una gestione
dell’immagine pubblica due tacche sotto Bin Laden e Pacciani. Dopo le
devastazioni Black Bloc, Milano fra le macerie dei disordini sembrava… Milano
fra le macerie del disordinatissimo Expo, quello che passerà alla storia come
l’unico in cui il paese disorganizzatore non ha completato il suo padiglione in
tempo per l’inaugurazione. Voi pervertiti e Papalutisti che avete la scarsa
bontà intellettiva di leggerci, sapete come la pensiamo sull’amena
manifestazione: le camionate di ghiaia, piuttosto che negli scavi di cantiere e
di bilancio, preferiremmo averle nelle mutande. Che figata, questa fiera
universale della vanità! Questo Expo inutile e costoso meglio chiamarlo Ex
Post: perché solo quando avrà chiuso i battenti si vedrà che con tutti i
battenti cassa i conti non si possono chiudere affatto. Al massimo aprire
qualche altro fascicolo in procura, chiudere qualche altro ridicolo mariuolo
Chiesa in galera lasciando i pesci grossi nella rete affaristica dei vari
Nazareni mascherati da rapinatori, anziché da sfasciatori. Debiti colla
giustizia e colla ragioneria, coi creditori e coi procuratori, mentre i soliti
commendatori e commentatori saranno felici, contenti e contanti. Per il resto,
comunque vada sarà un cesso. E lo si è capito subito dalla cacata del giorno 1.
L’Italia non è uno stato si polizia, ma la polizia di stato non è degna
dell’Italia che si vuole grande paese civile, progredito, industriale. E che
invece nel G8 ci sta solo nel senso di Genova e della Diaz. Altroché il cibo
slow, la bufala, il vino: qua ci ubriachiamo di bufale sulla buona gestione dell’ordine pubblico, sul
tema buttiamo giù Big Minchiate fast food come niente. O aguzzini o lecchini. Le
botte o l’indifferenza, questa è la vera Farinetti del nostro sacco. Il made in
Eataly del nostro ordine pubblico è messicano come l’indolenza delle vignette o
la macelleria di Genova. E’ lasciare mano libera ai violenti e spezzarle ai
ragazzini innocui. Il nostro concetto di organizzazione non è prevenire la
sciagura — è rispondere colla tortura. Metterci il manganello
emmai la faccia, insomma. Soprattutto quando metterci la faccia sarebbe come
rimetterci il culo, visto quanto si somigliano. Qualche esempio, partendo da Angelino
Alfano, alias Natica Face, alias il Ministro dell’Interno 7, dove abita il
vicino di pianerottolo molesto e mica tanto sveglio. I miei complimenti alla polizia, a Milano abbiamo evitato un altro G8 — invece così
siamo solo alle Comiche 4... Di
Matteo però ce n’è uno, tutti gli altri sono i nessuno e centomila che gli
vanno appresso. E infatti la migliore risposta all’inciviltà Black Bloc l’ha
data Renzi, il White Bloc in camicina bianca, il casseur della Costituzione che
uscendo dalla Turandot di Milano ha sparato coraggioso: No comment. Per la serie figure di merda su Scala mondiale. Il
brillantone per eccellenza, che se la cava come i vecchi politici. Muti a
teatro: anche se sul podio c’era Chailly. Un maestro di paraculaggine. Che poi
a cose fatte, sgonfiate, riscattate — principalmente dai genitori dei minchioni e dai
volontari di Milano — ha fatto il figo e il figaro: Renzi qua e Renzi là,
non ci fermeranno dei figli di papà. E un figlio di madre ignota come lui lo sa
bene.
Partenza
forte dopo assenza lunga, perversi amici Papalutisti. Avevamo pensato di
riprendere con un Dov’eravamo rimasti? alla
Tortora. Ma Renzi —
per difendere la sua disgustosa stangata alla magistratura colla storia
demagogica dei risarcimenti — s’è pulito la bocca e quindi il culo pure con quello:
e allora, per non buttarci dalla finestra, ci siamo buttati sull’attualità
stretta. Che poi ribadisce quanto ampiamente mostrato in questi mesi. Un uomo
Sòla al comando, che ha fatto scarpe e suola a tutti gli altri incapaci.
Agl’incapaci che vogliono fargli concorrenza anziché da intendenza, servitù,
scendiletto e pulicessi: cioè non la maggioranza. Quella è con Renzi. C’era una
volta chi aveva paura di morire democristiano, chi disprezzava la politica dei
due Forni andreottiani: oggi invece c’è chi ammazzerebbe per morire da renziano
nel Partito Antidemocratico ma cristiano, chi impazzisce di gioia e di foia per
la politica dei due Fori anali. Uno schema che prevede Matteo a metterlo in
culo a destra e a sinistra secondo convenienza, capriccio, pelo riccio del suo
pisellino da Scherano Fiorentino. Essì, i tempi cambiano. E mutatis sine
mutandis, il nudo e crudo tatticismo di Andreotti diventa l’inchiappettismo a
culo nudo di Renzi. Il potere per il Potere è il passato; il futuro è il potere
per il potere d’incularti meglio, per liberare spazio naticabile ad altre
chiappette del Giglio Magico. E basta. Per il resto, solo chiacchiera e
twittare distintivo di una totale mancanza di pudore o risultati, tipo il Jobs
Act che aumenta i disoccupati. Ma non è solo colpa sua, in fondo anche lui è un
bel prodottino Mediaset, come tutti noi. E allora non lamentiamoci, guardiamoci
tutt’insieme un’altra puntata della telenovela Il Segreto di Pulcinella: cioè
che Renzi&Soci sono Amici di Maria, del giaguaro e soprattutto del
Gattopardo. Cambiare tutto per non cambiare niente —
specialmente canale: 5. A noi Matteo il White Bloc davvero ricorda il minchione
in Black che prima scassa eppoi frigna scuse. Uno ignorantello, poco educato,
arrogante. Uno che magari fra un po’ ce lo ritroviamo a chiedere scusa, a dire
di voler riparare i danni fatti all’Italia — Itache? Sì perché,
pur apprezzando il pensiero, ora che Renzi finisce il lavoro dell’Italia non
sarà rimasto manco quello.
Esagerati?
Come sempre speriamo di sì. Ma guardate in un anno cos’è diventata la sinistra
di Renzi: la sorella della destra, un valido aiuto per lavarsi le mani dopo
averle messe nella marmellata. E quando è marmellata va anche di lusso. L’ex
partito di Berlinguer sembra il Psi di Craxi, Martelli e Boniver. Un partito
clientelare, di primarie fasulle e primari corrotti, comandato da ex fascisti e
tutt’ora camorristi, un’associazione legalizzata a delinquere che da Genova
alle isole Ischiatutto imbarcando tutti. E sbarcando persone politicamente
discutibili ma perbene, come Cofferati. Un partito che la Concordia con chi
dissente la cerca solo nel senso delle Cooperative rosse, nere, mazzettiere. E
su questa cloaca svetta il prodottino Merdaset ad alto share e charme fra nonne
e nipoti, il ducetto in bianco che fa il grosso ed è solo grasso: specie quando
sporge il triplo mento alla Mussolini nonno o il labbrone silicone alla
Mussolini nipote. Uno che parla di Buona Scuola intendendo buono scuola alle
private mentre le pubbliche crollano addosso ai ragazzi, che non torce un
capello trapiantato o mechato agli evasori-corruttori tipo Flasilvio Briatoroni,
che predica male e supercazzola peggio. Uno che ci meritiamo, come il Sordi di
Nanni Moretti: sordi come siamo a un minimo di decenza, di riscatto. Che si
meritano soprattutto i vari e avariati Salvini, Grillo, Civati, Vendola etc,
troppo preoccupati di fare scena o poesia per fare davvero opposizione. Fortuna
che Renzi non solo fa: certe volte strafà. E allora, fra fori e forni, non
tutti i buchi di culo sono ciambelle centrate o riuscite. Tipo il Mattarella
che ha usato per impastarsi una teorica pastafrolla d’uomo al Quirinale. Lui
l’aveva scelto credendo che Mattarella fosse più che altro un cognome: fratello di Pier Santi era la parte di
carriera che gl’interessava di più, per parasi il curriculum sulla legalità. Il
solito sistema cantonata tipo Cantone o Lanzetta. Una mano di calce per le
apparenze di legalità, eppoi una manica di calci in culo quando non servi più.
Con Mattarella presidente, uguale. Doveva essere il fratello di, funzionale e
docile ai piani di questo gran figlio di. Una specie di Huguito Maradona dell’Ascoli
da spacciare come erede di Diego del Napoli. Un bidone travestito da campione,
che doveva diventare un altro del campionario dei Renzi Boys. E invece, anche
se non ci crediamo nemmeno noi e lui meno di noi, Matteo s’è fatto male i
calcoli. Che adesso al Quirinale gli danno più fastidio che alla cistifellea,
che se non lo fanno ancora urlare di dolore a noi ci fanno gridare di stupore: Forza Ascoli!!! Passata l’era del Turco
Napolitano, Mattarella non sarà un comico o uno splendido: ma è un presidente
che non ci fa ridere dietro. Appena insediato discorso alle Fosse Ardeatine,
messaggi chiari sul lavoro, sulla legalità, sulla magistratura… Niente di
eroico, eh. Non sarà Pertini, ma nemmeno quella scartina di staliniano chic
alla Napolitano. Non sarà stato un leone, ma in fatto di Costituzione e
questione morale non è nemmeno un Giovanni Leone o un coglione. E — per
dire come siamo combinati — noi allora speriamo in Mattarella, questo signore
col carisma di un posacenere della Peroni. Ma, vedi Scalfaro, con questi
democristiani non si sa mai. Vai Sergione, allora. Basta una parola sull’Italicum,
e soprattutto basta una riga bianca sotto. E forse basta un Huguito che non
firma, per fermare l’estrema cazzata di Matteo che si sente un Maradona
impunito.
Sì
perché, una volta approvata, la legge elettorale Eatalycum diventa l’ultima
frontiera di una Renzeataly tagliata, affettata e mangiata su misura da lui. Un
abuso a consumo elettorale che in confronto il Porcellum era roba ultravegana.
E che soltanto i soliti giornali venduti al potere più che alle edicole —
vedi Corriere — possono trovare mica male. Un piattino leggero,
moderno, democratico e digeribile. Quel genio di Salvati l’ha anche definita
una legge di Leaderismo Moderno,
aggiudicandosi istantaneamente la doppietta Eufemismo dell’Anno e Leccaculismo
dell’Ano 2015. Fortunanamente a spiegargli che Leaderismo Moderno vuol dire
Buon Caudillismo Antico c’ha pensato il suo (ex) direttore. Fra le altre
cosette, infatti, De Bortoli chiama Renzi maleducato di successo e Caudillo: solo
adesso che lascia la direzione, però. Per leggere un articolo con un po’ di
pepe al culo o di sale in zucca o di spina dorsale, al Corriere dovrebbero
cacciare un direttore al giorno. Meglio tardi che mai, sempre meglio tardi che
tardi per sempre. Poco tempisti, questi sostenitori dei Teppisti dei Sogni
Elettorali che se la cantano e se la suonano alla Renzi. Che fotte e se ne
fotte di costituzionalisti, appelli, possibili referendum, pratiche
democratiche e partiti che di democratico c’hanno soltanto l’aggettivo
usurpativo. La nave va. Ecco. Leo Messi
come siamo, cioè con questi Maradona tarocchi, mentre l’orchestrina gliele
sviolina noi speriamo che Renzi col suo Titanicum della legge elettorale vada
addosso all’Iceberg a forma di Mattarella. Non facile, come svista, ché scambiare
Sergione per un Iceberg è tosta — l’Iceberg ha un carattere molto più compagnone in
società, di Mattarella. Ma insomma, speriamo. E tifiamo. Quindi forza Iceberg,
forza Ascoli, forza Sergio Huguito Maradona: sì sempre megl’e Matté!