venerdì 21 giugno 2024

NON È VERO MA GLI CEDO

In apertura le notizie di economia — in rialzo i mercati reazionari, volano i titoli della Borsa o la Vita sui giornali, fare a pezzi l’Italia o un bracciante straniero ci lascia indifferenti uguali. Amici abbonati a Papaluto Prime di tutti, abbiamo lo scoop fresco di due settimane: ci sono state le elezioni europee, e per qualche stato geografico o psicologico — tipo il nostro — è andata talmente bene che facciamo prima a chiamarle anti-europee; oddio, nel caso o casino di specie italiano sono state come sempre delle elezioni strapaesane, e con Vannacci eletto con mezzo milione di voti più che altro delle anti-diluviane ma arci-medievali quanto a (non) idee. Ma siccome non finisce mica il ce l’ho, vi spariamo pure quest’altra nostra esclusiva: tutto il mondo è Belpaese e quindi anche agli europei, oramai, più che le Europee appena finite interessavano gli Europei appena iniziati. Un calcio d’inizio in bocca a tutti i dibattiti su come o quando l’Unione Europea vada a finire. Del resto a chi interessa se nella vecchia guerra fredda riscaldata fra Usa e Russia più Cindia e nuove superpotenze l’Europa è la solita immota e iper-nota superimpotenza, quando a Bruxelles ci sono da piazzare trombati impiazzabili oppure impresentabili ma iperpoltronabili da Coblenza a Cosenza?! In questo votati e votanti la pensano alla stessa maniera: le elezioni come gli eletti non servono a nulla, sono sempre i soliti stronzi che in quanto tali stanno a galla, e a stare a casa se la pensano bene i malpensanti non votanti. Buoni a niente capaci di tutto, e noi non vogliamo più stare buoni perché — dalla dialettica democratica, alla vicina arteriosclerotica, alle sottospecie di superspezie della cucina asiatica — siamo incapaci di sopportare più niente. Così vincono gli astinenti dall’urna e i digiuni o disgustati della democrazia costituzionale che vanno a votare dicendone o facendole peste pestaggi e corna. Nazionali europee o regionali, ma quale primo o secondo turno e ballottaggio: con questi che per chiederti il voto sembrano sbarcati da Saturno, l’unica per noi mai sbarcati di lunario non è il voto di protesta ma proprio di sabotaggio! Lo slogan — manco tanto silenzioso — della minoranza sì votante ma credente in maggioranza il sistema democratico schifoso, è stato questo. Siccome non ha avuto risposte dalla democrazia liberale, l’elettorato ha votato e si è votato massiccio e incazzato a una domanda di demagogocrazia liberalizzata e illiberale. Morale della favola sotto i tacchi, ecco sugli scudi gente che come morale c’ha la favola dell’Uomo Nero in uno stormire di fasci ronde bracci tesi e battere di tacchi. In Spagna corre la Vox Populisti del Franco Forte, in Germania e Austria i pronipotini di Hitler festeggiano l’Anschluss-party coi neonazisti Pro ero figliocci di Haider, in Francia Le Pen col suo razzifascio-influencer Bardella spacca al punto che Macron sfascia il governo mentre dopo settant’anni il patto della Republique d’essai e De Gaulle si spacca e barcolla. Un successone così, neanche se metti insieme Waterloo il Titanic e il Mercante in Fiera di Pino Insegno. Certo, tecnicamente e teoricamente a Bruxelles e provincia la coalizione Ursula di Von Der Leyen magari ancora regge: ma la verità è che tolta Strasburgo nel resto d’Europa politicamente e praticamente già nessuno la regge. Anche se mette d’accordo tutti — troppo scialba e tecnocratica persino per chi l’appoggia, troppo sciatta e democratica per chi la dileggia nei posti fichi magari ascoltando nazi-techno fino all’alba. Una donna per tutte le stagioni, un per la madonna buona per tutte le lamentazioni, insomma l’intortamica perfetta trasformista e traffichina per la nostra Giorgia double-fasc: che in Europa fa la statista atlantista, ma in Italia fa la vaga sulla Gioventù Melonitleriana e la stragista di Costituzione antifascista come futura presidenta della Repubblichina. Ursula per Giorgia e per puntellarsi la poltrona chiude un occhio sui diritti e la libertà di stampa, e Giorgia per Ursula e per buscarsi qualche commissario europeo di peso li chiude tutt’e due per un bacio all’antifrancese anziché solo a stampo. Al netto dei regolamenti di conti e conteggi fra clan di nazionalisti rumeni francesi o ungheresi che manco i Casalesi i Casamonica e i Corleonesi, questo ci toccherà vedere perché questo ci è toccato votare. Però bisogna tenere i nervi saldi, anche se i saldi elettorali fanno venire i nervi. No, non è il disastro, o non ancora. Sì, il bicchiere mezzo pieno da guardare è che manco a ‘sto giro in Europa al potere andranno i Nazisti dell’Illinois — ma solo perché l’Illinois in Europa non c’è, e allora un bicchiere bello pieno conviene farselo anziché guardarlo. Salute, coraggio, e un bel brindisi al domani che già ci manda tanti saluti romani. Per adesso l’amaro calice l’ha buttato giù Macron, e anche se  assieme all’Assemblea Nazionale dentro c’ha sciolto pure un paio di Xanax, non aveva scelta. Se il paese ribolle, meglio farlo votare che farlo e farsi ancora bollire. Del resto. In Francia come in Germania la rabbia monta, l’impalcatura antifascista nel Paese e nei partiti si smonta, e per quelli di tradizione repubblicana e democratica ogni giorno che passa allontana una a dir poco difficile rimonta. Le false soluzioni demagogiche ai veri problemi delle democrazie in crisi socio-politiche tragiche non costano nulla: tranne alla gente che, credendoci, crede di risolverli anziché aggravarli quando col voto nazifancazzista o razzifascioqualunquista si ribella. Immigrazione impoverimento e inflazione, disagio sociale e degrado istituzionale, disoccupazione oppure lavoro precario pre-schiavistico e sottoproletario che a chiamarlo lavoro ci vuole immaginazione… Problemi grandi, nell’immediato senza sbocchi, giganteschi — per cui però nel meraviglioso UltraDestraVerso mica ci vogliono soluzioni: meglio slogan grandi, grossi, giga-tarocchi e maneschi. Che ci vuole? Si risolve con un muro, alla Netanyahu, ogni situazione: del pianto, e con accanto un mitra e un piantone. Se l’economia è debole, ci vuole l’uomo forte; se non hai (di) più, la colpa è di chi ha nullla o anche di meno; se ti vuoi vendicare del Gay Prada di ricconi scrocconi e ricchioni sempre di moda che non se ne può più, tienimi fermo al governo che io li meno. C’era una volta il voto di protesta, ora c’è proprio quello di vendetta, di giustizia fai da te sotto forma di ingiustizia-faida a te; colla crisi il messaggio della rabbia e della paura è l’unico che passa: tu votami per rabbia, ché la crisi no però la paura passa. Il guaio con ‘sta democrazia moscia della libertà e dell’eguaglianza è che è diventata come l’immigrazione — oramai ce n’è troppa, e minchia la noia e l’angoscia. Meno menate sui negretti negletti e senza diritti, meno fighetti che vogliono minacciare il gender non sia mai fluid dei nostri figlioletti: più menare di manganelli mamme papà e polizia, e vedi come risani la periferia la Famiglia e l’economia! Non è vero, ma gli cedo. Roba pesa, corda tesa. Però questo deve aver pensato, e pesato, Macron. Se li volete al governo votateli, eppoi dopo avergli votato un governo che non era quello da voi voluto, accorgetevi. Gli do il potere così gli elettori si tolgono lo sfizio prima di toglierseli dalle palle per lo sfascinazismo e lo strazio. ‘Sti francesi, sempre illusi autoreferenziali e presuntuosi. 
Pure se non sei una cima guarda da questa parte nera del Monte ex Bianco, Emmanuel! Non guardarti l’ombelico né il dito, semmai la luna: di Mieloni fra quella stronza (autodefinizione: perché tutto puoi dirle, tranne che sia in crisi d’identità o di sincerità…) di Giorgia e gl’italiani. Lei finge di saper governare anziché occupare solo posti di potere, e gli Affratellati d’Italia che l’hanno votata fanno la Sfinge e finta di non sapere che c’è differenza fra voler comandare e dover governare. Su questo persino un pessimista di professione come Montanelli era stato un pronosticatore disneyano e ottimistone: no, Berlusconi o Meloni, Renzi o Salvini, dal malgoverno tu italiano merdio non ti vaccini. Anzi fai pure la recidiva, la ricaduta, fino alla caduta del vecchio Al Capoccia mentre un altro prende lo rimpiazza come re duce madre madonna diva. Secondo il celebre celebrato e decerebrato Teorema Aritmetico-Commerciale dell’ex europarlamentare + Iva Zanicchi: se questo va male, il prossimo Peggio andrà meglio. E infatti è oramai un classico della commedia che in Europa il leader e finto-candidato italiota vero si plebiscita, per dimostrare che mettersi sul carretto Chiquita del vincitore Banana del momento da noi è sempre la mossa riuscita. Il più o meno 30 percento alle Europee alla Bulgara non si nega a nessuno, a differenza del flop del governo di turno che di lì a poco si rivelerà un fracaso alla Sudamericana continuo e diuturno. Ma va bene, va tutto bene così, chi siamo noi per fare le Scassandre e rompere la Nuova nel paniere alla sua festa? Tranne alla morte a tutto c’è rimedio, oltretutto semplice semplice, soprattutto quando sembra non ci sia rimedio — e in più spararle grosse, ci risparmia la morte per tedio.     
Non mastichi di politica e non sai cosa mettere sotto i denti? Non mangiarti il fegato amico disoccupato sfigato e sfiduciato a morte, ma ciucciati ‘sto premierato troppo forte! Se non parti per l’estero non arrivi manco a fine mese? Goditi l’abolizione del reddito di cittadinanza che finanzia la rendita di cittadinanza fiscale fuori dal nostro paese! L’economia traballa, il Pnrr stalla, la legge di falso in bilancio è bella ma balla? E tu canta con noi kiss me licio, perché la giustizia politicizzata e piduizzata come spianacea di tutti i mali e i malamente impaccati e incensati che aiuta tutti i cittadini impoveriti e incensurati è la nostra ultima ultraballa! La sanità pubblica paralizzata plurilottizzata e al collasso? Tranquillo, si risolve tutto coll’Autonomia differenziata: fra mega sanità pay e privata, e malasanità privata di tutto per te che puoi giusto permetterti un decoroso mortolocale di sepoltura con cucina e decesso! Del resto poi si sa, che il modo migliore per unire la Patria di cui ti vanti da pazzi, è farla in venti pateticissimi pezzi… Giorgia la Flop Gun vola ad aprire fallimentari centri immigrazione in Albania? No problem, a coprire il misfatto senza coprire la notizia ci pensano le centrali d’informazione aka propaganda e disinformazione che manco l’amico Saied nella vicina e dittatoriale Tunisia! Accorgimenti anti-accorgimento degli elettori d’averci un malgoverno malaccorto che occorrono e in caso soccorrono, ci mancherebbe, ma poi in realtà manco servirebbero. Gl’italiani non hanno gli occhi foderati di prosciutto, con quello che costa, ma un po' d’odio di ricino Retequattr’ore su ventiquattro per vedere il Male di chi e che fronteggia Gggiorgia, gli basta. L’underdog-sitter è sempre più up, visto come porta al guinzaglio la rabbia canina del suo elettorato xenoidrofobo top. La Meloni in versione guappa è una guagliona di strada che acchiappa. Giorgia sei tu la nostra Ducia, a costo d’ammazzarci coi tuoi Lollo e i suoi manipoli da Manganello proteggici dalla brutta sinistra snob ricchional-chic e frocia! Non importa se il governo Meloni fa bene solo agli amici e sulla mia pelle: l’importante è che faccia male a chi mi sta dirimpetto e sulle palle. Certo, poi ci sono attimi di sbandamento. Pensate che non essendoci un euro nelle casse, per un istante si era pensato all’insano gesto del ritorno del Redditometro: proposta subito cassata in quanto cazzata, perché è da neuro intaccare la Vita Smeralda del nostro brioso e Briatoroso ceto produttivo di redditi Billionaire esentasse. Una politica maldestra e malaDestra-sociale che per la classe medio-alta prevede agevolazioni totatli e condoni tombali, mentre alla tua merdo-alta si presenta con doni fecali? L’importante è dare l’impressione di fare per te amico e camerata cose, case, grandi imprese e impressione. Risultato? Due milioni e mezzo di voti a Detta Giorgia, una che il parlamento italiano già lo vede male e col binocolo, mentre a quello europeo ce la vedono col cavolo. Capolista e capofila di una truffa generalizzata ed estesa agli altri contumaci capintesta. Che fingono di preoccuparsi di grandi temi, ma poi a Bruxelles latitano languono e si affannano appresso ai patemi domestici di maggiorenti capibastone e capicorrenti coi loro portaborse maggiordomi e domestici. Per tutte le segreterie infatti le Europee sono solo una specie di sondaggione dal vivo e dal vero sul potere che conta davvero: quello di raggiungere la precentuale di votanti e di eletti che ti lascia in sella e vivo. Quindi bene la Schlein che ha vinto solo perché per una volta il Pd non ha perso, male Conte perché per una volta anche se ha perso neppure Travaglio riesce a dire che ha vinto, grandissimi i Renzenda che per una volta in due hanno fatto una cosa buona restando fuori dal parlamento. La leggenda più o meno vivente però è Salvini: ha preso un partito nordista e meridiomerdista che era votato in massa al settentrione, e adesso lo lascia mezzo morto e votato in Mas quanto grato ai Ras del voto mafioterrone. Mito, anche se adesso avrà l’Autonomia Differenziata come la sua segreteria-spazzatura per essere consolato. E visto che siamo a contare e raccontare misere e miserabili cose, pur restando nel cortile dell’Egonomia politica ve ne diciamo una delle più meravigliose: cazzo, Noi (Maiuscolo) del Papaluto per una volta abbiamo votato come tutte le volte, ma vinto! E quanto è bello vedere Mimmo Lucano e Ilaria Salis eletti, fare il boom nelle urne e il bam nel fegato di Salvini Meloni&C che anziché europarlamentari li volevano galeotti? Per il resto, come in ogni dopo voto siamo alla grande politica estera italiena, quella comica marziana fra Marte e Lino Banfi. Più che un piano Marshall per l’Ucraina, noi abbiamo sempre pronto il pianerottolo Vespa buono per l’uncinetto e l’urletto appresso all’ultima polemichetta ultronea e cretina. Basta vedere il magico G(iorgia)7 alla fratella e alla frisella, che ha finalmente ridato all’Italia il posto che le compete al tavolo dei grandi — a servire burrate e ballate, prodotti della vigna e dell’orto, sparate e boiate che molla contro il diritto all’aborto. E l’anno prossimo magari sarà ancora meglio, quando nella Masseria Deviata e posticcia di Borgo Egnazia Giorgia potrà ballare la TaranTrump Power mentre con Putin si patteggia si pasteggia e si pasticcia finché ci si sazia. Ma nell’attesa del Sola dell’Avvenire in Italia si mette mano — addosso, non armata ma forse solo per adesso… — alla Costituzione. Con una maggioranza talmente coesa compatta e coatta che più che fare squadra, fa proprio squadraccia: e se l’opposizione in Aula si permette di farsi uscire un fiato o un tricolore, gli appositi sgherri vendica-sgarri ti mettono la mano in faccia. I soliti patriottardi, quelli che l’Italia chiamò solo se si gioca a calcio al negro o a caccia all’ebreo in chat con Diabolik, gli abituali parafascisti subnormali che non siamo mai abbatanza tardi ma tanto ci coprono gli appositi Sechi Mentali che è tutta normale dialettica e realpolitik. Proprio così, niente di nuovo sotto al soleo: i soliti cazzotti in panza che ti becchi da dieci contro uno se fiati. Infatti per la prima volta nella storia d’Italia vengono ripetutamente profanate le tombe di Matteotti e Berlinguer — come se non avessero abbastanza da rivoltarcisi per come gli eredi l’hanno ridotta, per come la faranno finire fra un voto di scambio e una mazzetta senza bisogno d’allerta spoiler… Bipartigiana, immoralista, bipolare e bicompare quando come a Reggio Calabria tratta e si tratta della peggiore Destra ‘ndranghetista cicciofranchista e anti-partigiana. Triste ma vera, triste ex rossa o rossobruna e non solo nera, questa Italia della variopinta e vario-tinta malapolitica locale, dei Cuffaro e dei Toti sempre in a galla o ancora in sella, che non sai se è più delinquenziale per chi la fa o demenziale grazie a chi la continua a votare. Nel frattempo — col nostro sottomondo che lo tifa, fratellizza e ci fraternizza — contro il Caos sovrano e sovranista il resto del mondo si organizza, mentre quel che resta del mondo liberaldemocratico impazzisce incanaglisce e si polverizza. Per dire: mezzo minuto dopo la vittoria del Ressemblement National, in Francia le sigle della sinistra — che sono più di quelle cantate da Cristina D’Avena — si sono riunite in un Fronte Popolare; da noi, a parte le inevitabili piazzate piene da piazzista che vende unità a parole, Schein e Conte anziché organizzarsi davvero con programma piattaforme e candidature forti aspettano che gli elettori li riuniscano in un unico Fronte Impopolare Non Credibile e Invotabile di fatto. Ma in Italia molti dormono sugli allori, soprattutto altrui. Tutti contenti gloriosi e glorificanti la nazionale di Francia piena di campioni anche elettorali, non nel senso dei sondaggi ma di solidi e insoliti messaggi politico-morali, ad esempio. Bravi bravi bravissimi Thuram e Mbappé, su certe cose da atleti famosi bisogna prendere posizione anziché solo lo stipendione: ovviamente su tanti dei nostri bravi ragazzi che cantano calciano e portano la croce — celtica, perché oltre alla maglia della Nazionale c’hanno tatuata sulla pelle tanta simbologia e simpatia Fascio-Nazionalsociale — manco un mah o un beh. Scena muta per omissione, o per mutua comprensione e condivisione. D’altronde. L’autodissoluzione della democrazia passa dall’assoluzione eppoi dall’adozione/adorazione della più moderna ed efficiente autocrazia: ci saremo suicidati, ma con un funeral party a cui siamo tutti invitati; e noi italiani alla festa saremmo messi bene, e mica imbucati. Immaginate. Coll’aiuto di Dio di Telegram e di Putin Trump lo votano o lo hackerano Kapitan Amerika, X-Man Elon diventa padrone del Muskverso: ma noi avremo Happy X Mas alias il Generale Italietta Vannacci, a servire la Nazione e i suoi cocktail di battute su checche viados e negracci che finalmente andranno a segno e non più in assegno ma a qualcuno di traverso. Tutti giù a ridere, altrimenti giù botte come ai ragionieri che anziché in puttan-tour vanno in giro vestiti da mignotte. Sarà bellissimo, sarà l’alba di una nuova civiltà bella bianca maschia e suprema, ma per noi del Papaluto potrebbe essere ancora meglio: tipo se morissimo prima. Alla fine possiamo far finta di credere a quello che ci dicono gli opinionisti più quotati, sgamati, sovranizzati e somarizzati: e che sarà mai questa versione della democrazia più diretta e popolare, anche nella sua eversione più pop e trendy che la dirotta verso una capocrazia populista e dittatoriale? Noi però non vogliamo crederci, e neppure pensare quello che abbiamo pensato pensi Macron: non è vero ma gli cedo? No, vogliamo credere a quello che Macron ha davvero detto: nessuna rassegnazione né disfattismo. Ci si può ancora svegliare e schierarsi anziché svogliarsi, per questa democrazia malandata ma meglio di qualunque altra alternativa finto-nuova e già andata (a) male: forse non è nero, e io ci credo. Nel frattempo cupo e lupo, buonanotte buona ululata alla luna, e malora più che mai buonafortuna.    

Trump Fiction by Quentin Tarantella