domenica 24 dicembre 2017

E PER BUUUHON NATALE, AIUTIAMOCI A COSA NOSTRA!



Lo Ius Soli è morto: la lieta novella l’ha annunciata il Minchiarcangelo Calderoli, probabilmente ispirandosi al suo cervello. E tanti auguri a tutti, a quelli che sono italiani ma non possono esserlo: e soprattutto a quelli — tipo noi del Papaluto — che lo sono, ma in questi momenti non vorrebbero. I governi, le persone, finanche i politici (forzando parecchio la definizione di persona…) si definiscono dalle scelte che fanno. E infatti — fedele alla sua natura fascioleghista e silviomerdista — la destra in fondo al cesso ha votato contro; quei cessi in fondo di destra di Pd e 5stelle — più coraggiosamente — hanno fatto mancare il numero legale: i renziani spaventati dalla parola legale, i grillini dalla parola numero: ché Di Maio ha già i problemi colla grammatica e la geografia, ci manca pure mettersi a studiare l’aritmetica. Troppo, davvero troppo pretendere una cosa giusta, coraggiosa, intelligente da questi qua. Una legislatura da buttare. Si vota a marzo, ma le Idi — con tanto d’accoltellamento alle spalle delle speranze di tanti cittadini già italiani di fatto — le abbiamo fatte a Natale. Non per niente, la festa dell’ipocrisia antropofaga e universale. Una legislatura cui — grazie all’unica cosa buona fatta spontaneamente, il biotestamento — Mattarella può staccare serenamente la spina.
Chi invece la legge l’ha approvata ma decide di non avvalersene è Renzi, che tra fregatura sulle banche e ferma ricandidatura della Boschi, ha politicamente firmato il suo testamento (bio quanto un arancino all’uranio panato dell’autogrill di 3 giorni…) e deliberato l’attaccamento al respiratore e alla poltrona, l’accanimento-imbullonamento terapeutico. Rimasto financo senza Pisapiano e Pippalfano, lui lo stesso la spina Boschi&cricca non la stacca: anzi se la mette più forte nel fianco, in lista, a fianco. Sempre per quel discorso delle scelte che ci definiscono, un eroe dei nostri tempi. Che infatti fanno cacare. E Matteo — che fra la lealtà omertosa e l’ammissione di colpa più dignitosa, sceglie tranquillo la seconda —  allora li sublima, li sussume, li decora e li onora alla grande.
Più che Rignano, Rognato sull’Arno e sul serio. Esiliato nel suo stesso partito, patito e partito verso non si sa dove peggio del peggissimo taglio di capelli di Puidgemont a Bruxelles. Solo che per l’ometto dell’Improvvidezza e del gettone simpaticone nell’Iphone — che adesso si trova la fiducia e i voti in gettoni Bitcoin: ma dopo il tracollo — la personale Catarogna è una sveglia brutta e brusca, ‘na botta della Madonna, della Maria Maddaelena etrusca. Diciamocelo. Partito per suonare è finito suonato; spartito già scritto per spaccare Visco, è finito sputtanato e — se possibile — con uno standing politico e umano ancor più sottoterra oltreché con un retroterra anche più losco. A parte che per il risparmiatore-Cipputi sapere se l’ombrello aperto in culo è griffato Bankitalia o banca babbo Etruria, l’operazione è riuscita bene come l’ultima plastica della Santanché. Elegante, discreta, per nulla forzata e proprio abbellente. Per Matteo ‘sta commissione bancaria Casini (alias Commistione&casini bancari) non ha avuto manco un effetto boomerang, ma direttamente buuuhmerang. Fischi e pernacchie, a lui e a tutto l’apparato dirigente/digerente che fino all’anno scorso c’aveva il fisico del ruolo e il fisco della mance: di tante speme e tante slide sceme questo ci resta, un fu corteo una volta tutto fichi gnocche e pennacchi. E invece adesso. I testimoni passati da Casini in commissione rompono più il cazzo di quelli di Geova la domenica mattina. Ne esce un quadro rotondo, chiaro, ma per il Giglio Magico con più spigoli di un triangolo… Boschi-Carrai-e-quindi-Renzi; a questo terno al Lotti che costa una tombola manca giusto il ministro per Sport e per lo Spot, ma non disperiamo. Dovrebbero disperarsi loro, ogni volta che arriva dicembre. Essì. Perché sarà il periodo, ma tutti gli anni il Giglio Magico diventa Bargiglio per un magico Buuhon Natale col tacchino toscano autoapparecchiato, spennato e sputtanato in tavola. E chi è causa del suo Natal… Si perché il bello è che fanno tutto da soli. Ogni volta, le stesse palle appese all’albero ma campate per aria — prima fritta, eppoi afflitta. L’anno scorso la Costituzione e il referendum, quest’anno la Commissione che per la loro onorabilità (ah-ah-ah…) doveva costituire ‘na specie di mano santa (inquisizione): e si è rivelata sana quanto per un cirrotico un bel coca&rum. Tutto peggio del previsto, dalla Boschi al resto del sistema tutto paggio renziano e maneggione/criptomassone/pasticcione in un modo mai visto. A questo punto il querelato postdatato De Bortoli — che per primo e da solo aveva parlato del suo parlare con Ghizzoni — a alla Boschi aveva quasi fatto un favore. Non aveva esagerato né diffamato: aveva minimizzato. Carte alla mano e telefono sempre all’oreccchio, Maria Ele la stalker bancaria potrebbe essere ammirata (o denunciata) da Weinstein per molestie. Del resto. Con Weinstein non si sa, ma per il resto ha telefonato al mondo: tutto per il paparino, dal papa a Paperino e Qui Quo Qua. Più che un casino o un Casini, un casinò — a puntate, di puntate al tavolo e puntatine in salotto via via più azzardate. Giuseppe (Las) Vegas di Consob, il giro di roulette aretina con Banca d’Italia e Sbanca Veneta. Parlava con tutti, a nome di nessuno e per conto del paparino. Che a sua volta incontrava in segreto — ma in villa e in allegria — financo il fido piduista Carboni e mezza massoneria. Deviata (mi raccomando, ché i cappuccetti buoni sennò si offendono…) ma non per questo non invitata o meno gradita.  Imprudenza genetica, inopportunità politica, imbecillità tecnica istituzionale e strategica? Quando mai, che non sono capaci (se non d’un superbia senza pari e senza sprezzo del ridicolo) ma solo rapaci, diteglielo e con quelli della Banda della Maremma Maiala e sono guai, guaiti, alti lai. Non capite, non sapete, siete tutti gufi grillini e travaglisti stronzetti e preconcetti che ci odiate! Il nostro presepe colla Madonnina Laterina non vi piace perché è donna, maschilisti anti-eduardiani e anti presepisti che non siete altro! Poveretti, poveracci, ancor più poveri delle loro idee buone manco per farci gli stracci. Al massimo per mandarceli. Mancando una linea politica minimamente persuasiva, si sono attestati intestati e intestarditi su quest’ultima linea Mariaele-Maginot disastrosa e non molto difensiva. Anzi, per chi ci tiene vuole tenersi o attenersi a un minimo d’intelligenza, anche piuttosto offensiva. A parte ridere per non piangere, in tutto questo dire e ridire con questi c’è anche da non abbattersi per aggiornare: il dottor Samuel Johnson, che diceva che il patriottismo è l’ultimo rifugio dei mascalzoni; e con questi pezzenti e puzzolenti dottor Stranodore (di massoneria: copyright De Bortoli) il sessismo diventa l’ultima tana dei maneggioni e framassoni…
E insomma. Smaltita la sbornia la botta e la boria, su twitter (compreso il nostro) trovate tutto l’inutile che serve su questa questione di stato — comatoso — e la sua tragicomica storia. Ma voi papalutisti ci conoscete, ogni tanto ci leggete, che iddio vi perdoni saltuariamente magari ci apprezzate. E quindi, lo sapete. Queste cose troppo importanti le lasciamo a quelli troppo incazzati fissati o intelligenti — Fatti Grillini, Stampubbliche della Sera fin dalla Mattina, Il Foglio dei Fighi mezzo blog da noi è sempre un mezzo blob di cosette sceme, trascurabili, inguaribili e poco incidenti.
Prima notiziola, prima questioncella: il 29 le camere saranno sciolte dal presidente Mattarella. Quindi, legge di bilancio eppoi legge del rilancio in aperta campagna (solo elettorale, purtroppo) per tante braccia rubate all’agricoltura. Chi offre, promette, regala di più? Ultimi assalti alla diligenza, poi più nessuna diligenza di partito o d’umana decenza nell’attacco alla dirigenza per le ultime candidature. Impegni di spesa nei conti e di resa dei conti impossibili a destra e a mancia. Prese per il culo, per il collo, passaggi dal cuore del portafoglio per arrivare a fotterti il voto e il cervello. Traffico d’organi, in sostanza; tratta delle (schede) bianche. In soldoni, oramai di questo parliamo quando parliamo di elezioni. E, parlando di elezioni, allora arriviamo ai soldoni. Qualunque governo — di coalizione, di transizione, d’inciucione a pranzo cena e colazione — pronti via dovrà trovare 40-50 miliardi. Prima finanziaria, primo bagno di sangue all’ultimo tuffo. A parte le cazzate e le sparate, sarà inevitabile. E siamo alla seconda notiziella. L’Unione Europea fino alle elezioni ci congede l’armistizio, ma a cose e governo (s)fatti sarà più o meno uno strazio. Se non vogliamo finire alla greca, non possiamo fare all’italiana: hai voglia a fare i simpatici figli di buona donna, a ‘sto giro i nostri conti o tornano o tornano in gioco i figli la troika. Commissariamento, tasse alle stelle, nessuna scelta a parte lo stallo e le stalle. Ovviamente di questo non parlerà nessuno. Seri seri, sostenuti e solenni, sosterranno le insostenibili e invariabili cazzate buone da millenni. Più lavoro, meno tasse, figa — o, per chi gradisce, fringuello — come se piovesse. Finirà come ogni volta, come ogni vota vota: le urne serviranno giusto per i poveri resti delle promesse elettorali.
Ultimo in ordine di tempo, di grado e degrado, la Sicilia. Ricordate? Elezioni importanti, importantissime, fondamentali per il benessere del cittadino manco fossero erezioni… La cazzata alla siciliana e allo sfinimento lì era la corsa alle liste pulite e alle spese tagliate. Crocetta (nel senso di giunta) sopra al passato, crocetta (nel senso di voto) sopra a noi per aprire una nuova strada. Via gl’impresentabili, l’unica via sono gli sforzi per l’eliminazione di sprechi sfarzi e privilegi inaccettabili. Come no. E’ finita che ha vinto Musumeci, il fascista galantuomo (un po’ come dire un nano gigante, un Siffredi impotente, una ministra Fedeli che coi suoi verbi sempre più migliori azzecca un congiuntivo presente…), che per prima cosa ha innalzato le mesate d’oro e ingaggiato come assessore Sgarbi colle sue consulenze e cazzate platino. E’ finita che praticamente ovunque sono stati candidati e/o eletti impresentabili: non solo alla lettera, proprio all’Ucciardone o ai domiciliari (record ai Genovese padre e figlio, riciclatori di tangenti e parenti, collo junior andato a fare compagnia al senior in galera prim’ancora di andare alla prima seduta…). E’ finita che l’unico candidato antimafia (Fava) ha preso meno del 10%: mentre ha preso la presidenza dell’Ars Micciché, l’anti-antimafioso col 100% di soddisfazione, l’impresentabile più presentabile che c’è. Quello della Palermo bene — anche nel senso di bene inserita fra quelli coi beni confiscati. Il genio mozartiano dal Fiuto Magico che a suo tempo ha preso la coca (e per questo ha poi preso la porta) al ministero dell’Economia: che a Palermo vuole togliere il nome Falcone&Borsellino all’aeroporto della città, ma che in compenso vuole mettere Marcello Marcio Dell’Utri (suo reclutatore al tempo di Publitalia) in libertà. Un discreto programmino, condivisibile, al punto che è stato eletto dal Pd nel ruolo dell’uomo (di paglia, di panza) invisibile. Tiri il sasso, fai il solenne impegno per la legalità ancora una volta fesso, dai una mano e nascondi la mafia. Mica male. Alla Regione il mandato degli elettori è appena cominciato: ma il mandato affanculo all’elettore è già compiuto.
Ma dove vogliamo andare a parare, a papaluteggiare, a sparare? Ancora la legalità, la mafia e la corruzione, la questione meridionale e morale? Mannò, figuratevi! Qua la questione è materiale. Visto che oramai la mafia in Italia la vogliamo vedere solo in Gomorra, interessa a chi che solo in Calabria sono stati sciolti 5 comuni per mafia, e quello di Lamezia 3 volte in vent’anni? Come dice Woody Allen sulla Shoah, i record sono fatti per essere battuti: e noi aspettiamo senza abbatterci il morale né batterci il petto il record di abbattuti dei Torcasio e dei Giampà! Noooo, se non è un problema per il paese non lo è manco per noi. Il paese però ha un problema di soldi, e allora torniamo (e Torcasio) a noi.
Se si vota a marzo, noi per maggio avremo sempre quel problemino da 40-50 miliardi da trovare. Ecco, se tutto va come al solito per la primavera la mafia (senza la fuffa della solita primavera antimafia fra le palle…) avrà messo via almeno metà dei 130 annui solo in Italia. Un 60, 65 — quindi, come cifre, ci siamo. In più noi votiamo, e loro pure: a noi serve un capo di governo dopo Gentiloni e Matteone, a loro un governo del capo coi coglioni (magari non proprio come ‘sti due…) dopo Quello di Corleone. Sarà il Natale, ma voi non la trovate una felicissima coincidenza, ‘na bellossima ricorrenza dell storia, una cosa propizia da malizia profumo non solo di Trattativa: proprio d’intesa? Del resto. Colla morte di Riina abbiamo già tirato tutti una bella riga di sollievo sulla cosa. Resta solo Cosa Nostra, e magari un po’ di complicità e buona volontà da parte nostra. E quindi. Gli elementi per uno scambio di persona ci sono tutti. Dell’Utri in libertà, il pm Di Matteo e tutti quelli come lui in galera o in una bara. Tanto più che Berlusconi (anche nella versione pitreista  del Renzusconi o partitaziendalista dura dilettantesca e dilettantosta alla Beppusconi) vincerà le elezioni… E facciamola, ‘sta fusione! Se non vuoi combatterli, non farteli nemici — fai un affare, fatteli compari&soci. Tutto pronto, tutto bello. Dopo Italicum e Rosatellum sarà bellissimo, votare col Luparicum o il Riinellum! Una pura formalità, del resto. Che noi vogliamo espletare solo perché siamo sinceri mafiodemocratici — perché in presenza del Mandela della Mafiocrazia, del martire della andreottocrazia cristiana, e se il merito mafioso e il mafioso nel merito valgono qualcosa… Il Vincitore immorale già c’è. Aiutiamoci a Cosa Nostra, e votiamo Marcione Dell’Utri. L’ha detto anche Silvione, l’hanno chiesto padri vescovi e padrini in sollucchero in acido e in quadriglia, di liberare questo bravissimo Padrino di Famiglia. Un uomo buono, intelligente, colto — e solo una volta, sul fatto e in concorso esterno. E allora. Minimo minimo, Natale a casa e sospensione della pena, ecco quanto gli spetta: lo chiede persino il Tribunale di Caltanissetta, dando ragione alla corte di Strasburgo oltreché al Tribuno del Popolo e dell’Orgetta. E allora diciamocelo come l’ha detto Silvione all’inutile idiota Facezio Fazio. Dell’Utri è un prigioniero politico, non un politico (giustamente) prigioniero per mafia! Liberiamolo, liberamente eleggiamolo capo del governo dello Stato-Mafia, rimandiamolo a Roma per unire Cupola e Cupolone: per fare vedere che in questo paese siamo Capaci di tutto, anche di un mafiangiolesco capolavoro tipo la Cappella Sistina-Riina: per un nuovo miracolo mafitaliano, per una trattativa non più indagata né presunta,  ma finalmente riuscita!
Ma noi Papalutisti siamo i soliti — sognatori, insensibili con chi soffre, insomma parecchio egoisti. Persi in questo sogno di governo e di pazza connection Dell’Utri-denaro-Messina Denaro che in verità solo a pensarci è una delizia, ci siamo dimenticati — ad esempio — dei Regeni che ancora chiedono verità e giustizia: ricevendo dallo stato italiano e dal dittatore egiziano omertà e pure prese per il culo senza avarizia… Ma è Natale, non si soffre più! E’ la stagione del dare e allora ecco a voi, genitori inconsolabili, la notizia con cui al contrario vi potete consolare! L’Eni — quindi anche lo stato italiano — quest’anno ha battuto tutti i record di estrazione; non solo: lo ha fatto — tu guarda la combinazione — proprio grazie al maxigiacimento egiziano. Poter ficcare le trivelle a patto di non ficcare troppo il naso: e non è meraviglioso?! Signori Regeni, siate orgogliosi, quasi felici per come vi è andata di (anche se un po’ in…) culo. Che grande lezione, che grande messaggio! E’ il cerchio della vita, è la chimica degl’idrocarburi, è il nostro messaggio d’auguri: ti torturano t’ammazzano e manco seppelliscono un figlio nel deserto egiziano, ma da quel terreno barattato e seminato a morti per lo Stato signore e misericordioso zampillano miliardi gas e metano! E non è bellissimo morire ammazzati e insabbiati — sì — ma non certo gratis e invano? E allora Buon Eni e Regeni Natale da noi tutti, tutt’insieme cantiamo:

E Regeni in in una fooossa, al freeeeddo e al geeelo / Ed Eni va alla caaaassa, col fatturato in cieeeelo!