Lo Ius Soli è
morto: la lieta
novella l’ha annunciata il Minchiarcangelo Calderoli,
probabilmente ispirandosi al suo cervello. E tanti auguri a tutti, a quelli che
sono italiani ma non possono esserlo: e soprattutto a quelli — tipo noi del Papaluto — che lo
sono, ma in questi momenti non vorrebbero. I governi, le persone, finanche i
politici (forzando parecchio la definizione di persona…) si definiscono dalle scelte che fanno. E infatti — fedele alla sua natura fascioleghista e silviomerdista — la destra in fondo al cesso ha votato contro; quei
cessi in fondo di destra di Pd e 5stelle — più
coraggiosamente — hanno fatto mancare il numero
legale: i renziani spaventati dalla parola legale,
i grillini dalla parola numero: ché
Di Maio ha già i problemi colla grammatica e la geografia, ci manca pure mettersi
a studiare l’aritmetica. Troppo, davvero
troppo pretendere una cosa giusta, coraggiosa, intelligente da questi qua. Una
legislatura da buttare. Si vota a marzo, ma le Idi — con tanto d’accoltellamento
alle spalle delle speranze di tanti cittadini già italiani di fatto — le
abbiamo fatte a Natale. Non per niente, la festa dell’ipocrisia antropofaga e universale. Una legislatura cui — grazie all’unica
cosa buona fatta spontaneamente, il
biotestamento — Mattarella può staccare
serenamente la spina.
Chi invece la legge l’ha
approvata ma decide di non avvalersene è Renzi, che tra fregatura sulle banche
e ferma ricandidatura della Boschi, ha politicamente firmato il suo testamento
(bio quanto un arancino all’uranio panato dell’autogrill di 3 giorni…) e
deliberato l’attaccamento al respiratore e
alla poltrona, l’accanimento-imbullonamento
terapeutico. Rimasto financo senza Pisapiano e Pippalfano, lui lo stesso la
spina Boschi&cricca non la
stacca: anzi se la mette più forte nel fianco, in lista, a fianco. Sempre per
quel discorso delle scelte che ci definiscono, un eroe dei nostri tempi. Che
infatti fanno cacare. E Matteo — che fra la lealtà omertosa e l’ammissione di colpa più dignitosa, sceglie tranquillo la
seconda — allora li
sublima, li sussume, li decora e li onora alla grande.
Più che Rignano, Rognato sull’Arno e sul serio. Esiliato
nel suo stesso partito, patito e partito verso non si sa dove peggio del
peggissimo taglio di capelli di Puidgemont a Bruxelles. Solo che per l’ometto
dell’Improvvidezza e del gettone simpaticone nell’Iphone — che adesso si trova
la fiducia e i voti in gettoni Bitcoin: ma dopo il tracollo — la personale Catarogna è una sveglia brutta e brusca,
‘na botta della Madonna, della Maria Maddaelena etrusca. Diciamocelo. Partito
per suonare è finito suonato; spartito già scritto per spaccare Visco, è finito
sputtanato e — se possibile — con uno standing politico e umano ancor più
sottoterra oltreché con un retroterra anche più losco. A parte che per il
risparmiatore-Cipputi sapere se l’ombrello
aperto in culo è griffato Bankitalia o banca babbo Etruria, l’operazione è
riuscita bene come l’ultima plastica della Santanché. Elegante, discreta, per
nulla forzata e proprio abbellente. Per Matteo ‘sta commissione bancaria Casini
(alias Commistione&casini bancari)
non ha avuto manco un effetto boomerang, ma direttamente buuuhmerang. Fischi e
pernacchie, a lui e a tutto l’apparato dirigente/digerente che fino all’anno
scorso c’aveva il fisico del ruolo e il fisco della mance: di tante speme e
tante slide sceme questo ci resta, un fu corteo una volta tutto fichi gnocche e
pennacchi. E invece adesso. I testimoni passati da Casini in commissione
rompono più il cazzo di quelli di Geova la domenica mattina. Ne esce un quadro
rotondo, chiaro, ma per il Giglio Magico con più spigoli di un triangolo… Boschi-Carrai-e-quindi-Renzi; a questo
terno al Lotti che costa una tombola manca giusto il ministro per Sport e per
lo Spot, ma non disperiamo. Dovrebbero disperarsi loro, ogni volta che arriva
dicembre. Essì. Perché sarà il periodo, ma tutti gli anni il Giglio Magico
diventa Bargiglio per un magico Buuhon Natale
col tacchino toscano autoapparecchiato, spennato e sputtanato in tavola. E chi
è causa del suo Natal… Si perché il bello è che fanno tutto da soli. Ogni
volta, le stesse palle appese all’albero ma campate per aria — prima fritta, eppoi afflitta. L’anno scorso la
Costituzione e il referendum, quest’anno la Commissione che per la loro
onorabilità (ah-ah-ah…) doveva costituire ‘na specie di mano santa
(inquisizione): e si è rivelata sana quanto per un cirrotico un bel coca&rum.
Tutto peggio del previsto, dalla Boschi al resto del sistema tutto paggio
renziano e maneggione/criptomassone/pasticcione in un modo mai visto. A questo
punto il querelato postdatato De Bortoli — che per primo e da solo aveva
parlato del suo parlare con Ghizzoni — a alla Boschi aveva quasi fatto un
favore. Non aveva esagerato né diffamato: aveva minimizzato. Carte alla mano e
telefono sempre all’oreccchio, Maria Ele la stalker
bancaria potrebbe essere ammirata (o denunciata) da Weinstein per molestie. Del
resto. Con Weinstein non si sa, ma per il resto ha telefonato al mondo: tutto
per il paparino, dal papa a Paperino e Qui Quo Qua. Più che un casino o un
Casini, un casinò — a puntate, di puntate al tavolo e puntatine in salotto via
via più azzardate. Giuseppe (Las) Vegas di Consob, il giro di roulette aretina
con Banca d’Italia e Sbanca Veneta. Parlava con tutti, a nome di nessuno e per
conto del paparino. Che a sua volta incontrava in segreto — ma in villa e in allegria
— financo il fido piduista Carboni e mezza massoneria. Deviata (mi raccomando,
ché i cappuccetti buoni sennò si
offendono…) ma non per questo non invitata o meno gradita. Imprudenza genetica, inopportunità politica, imbecillità
tecnica istituzionale e strategica? Quando mai, che non sono capaci (se non
d’un superbia senza pari e senza sprezzo del ridicolo) ma solo rapaci,
diteglielo e con quelli della Banda della Maremma Maiala e sono guai, guaiti,
alti lai. Non capite, non sapete, siete tutti gufi grillini e travaglisti stronzetti
e preconcetti che ci odiate! Il nostro presepe colla Madonnina Laterina non vi
piace perché è donna, maschilisti anti-eduardiani e anti presepisti che non
siete altro! Poveretti, poveracci, ancor più poveri delle loro idee buone manco
per farci gli stracci. Al massimo per mandarceli. Mancando una linea politica
minimamente persuasiva, si sono attestati intestati e intestarditi su
quest’ultima linea Mariaele-Maginot disastrosa e non molto difensiva. Anzi, per
chi ci tiene vuole tenersi o attenersi a un minimo d’intelligenza, anche
piuttosto offensiva. A parte ridere per non piangere, in tutto questo dire e
ridire con questi c’è anche da non abbattersi per aggiornare: il dottor Samuel
Johnson, che diceva che il patriottismo è l’ultimo rifugio dei mascalzoni; e
con questi pezzenti e puzzolenti dottor Stranodore (di massoneria: copyright De
Bortoli) il sessismo diventa l’ultima tana dei maneggioni e
framassoni…
E insomma. Smaltita la sbornia la botta e la
boria, su twitter (compreso il nostro) trovate tutto l’inutile che serve su
questa questione di stato — comatoso — e la sua tragicomica storia. Ma voi papalutisti
ci conoscete, ogni tanto ci leggete, che iddio vi perdoni saltuariamente magari
ci apprezzate. E quindi, lo sapete. Queste cose troppo importanti le lasciamo a
quelli troppo incazzati fissati o intelligenti — Fatti Grillini, Stampubbliche della Sera fin dalla Mattina, Il Foglio
dei Fighi — mezzo blog da noi è sempre un mezzo blob di
cosette sceme, trascurabili, inguaribili e poco incidenti.
Prima notiziola, prima questioncella: il 29 le
camere saranno sciolte dal presidente Mattarella. Quindi, legge di bilancio
eppoi legge del rilancio in aperta campagna (solo elettorale, purtroppo) per
tante braccia rubate all’agricoltura. Chi offre, promette, regala di più?
Ultimi assalti alla diligenza, poi più nessuna diligenza di partito o d’umana decenza nell’attacco alla dirigenza per le ultime
candidature. Impegni di spesa nei conti e di resa dei conti impossibili a
destra e a mancia. Prese per il culo, per il collo, passaggi dal cuore del
portafoglio per arrivare a fotterti il voto e il cervello. Traffico d’organi,
in sostanza; tratta delle (schede) bianche. In soldoni, oramai di questo
parliamo quando parliamo di elezioni. E, parlando di elezioni, allora arriviamo
ai soldoni. Qualunque governo — di coalizione, di transizione, d’inciucione a
pranzo cena e colazione — pronti via dovrà trovare 40-50 miliardi. Prima
finanziaria, primo bagno di sangue all’ultimo tuffo. A parte le cazzate e le
sparate, sarà inevitabile. E siamo alla seconda notiziella. L’Unione Europea
fino alle elezioni ci congede l’armistizio, ma a cose e governo (s)fatti sarà
più o meno uno strazio. Se non vogliamo finire alla greca, non possiamo fare
all’italiana: hai voglia a fare i simpatici figli di buona donna, a ‘sto giro i
nostri conti o tornano o tornano in gioco i figli la troika. Commissariamento,
tasse alle stelle, nessuna scelta a parte lo stallo e le stalle. Ovviamente di
questo non parlerà nessuno. Seri seri, sostenuti e solenni, sosterranno le
insostenibili e invariabili cazzate buone da millenni. Più lavoro, meno tasse,
figa — o, per chi gradisce, fringuello — come se piovesse. Finirà come ogni volta, come ogni
vota vota: le urne serviranno giusto per i poveri resti delle promesse
elettorali.
Ultimo in ordine di tempo, di grado e degrado, la
Sicilia. Ricordate? Elezioni importanti, importantissime, fondamentali per il
benessere del cittadino manco fossero erezioni… La cazzata alla siciliana e
allo sfinimento lì era la corsa alle liste pulite e alle spese tagliate.
Crocetta (nel senso di giunta) sopra al passato, crocetta (nel senso di voto)
sopra a noi per aprire una nuova strada. Via gl’impresentabili, l’unica via
sono gli sforzi per l’eliminazione di sprechi sfarzi e privilegi inaccettabili.
Come no. E’ finita che ha vinto Musumeci, il fascista galantuomo (un po’ come dire un nano gigante, un Siffredi
impotente, una ministra Fedeli che coi suoi verbi sempre più migliori azzecca un congiuntivo presente…), che per
prima cosa ha innalzato le mesate d’oro e ingaggiato come assessore Sgarbi
colle sue consulenze e cazzate platino. E’ finita che praticamente ovunque sono
stati candidati e/o eletti impresentabili: non solo alla lettera, proprio
all’Ucciardone o ai domiciliari (record ai Genovese padre e figlio, riciclatori
di tangenti e parenti, collo junior andato a fare compagnia al senior in galera
prim’ancora di andare alla prima seduta…). E’ finita che l’unico candidato
antimafia (Fava) ha preso meno del 10%: mentre ha preso la presidenza dell’Ars
Micciché, l’anti-antimafioso col 100% di soddisfazione, l’impresentabile più
presentabile che c’è. Quello della Palermo bene — anche
nel senso di bene inserita fra quelli coi beni confiscati. Il genio mozartiano
dal Fiuto Magico che a suo tempo ha preso la coca (e per questo ha poi preso la
porta) al ministero dell’Economia: che a Palermo vuole
togliere il nome Falcone&Borsellino all’aeroporto della città, ma che in
compenso vuole mettere Marcello Marcio Dell’Utri (suo reclutatore al tempo di
Publitalia) in libertà. Un discreto programmino, condivisibile, al punto che è
stato eletto dal Pd nel ruolo dell’uomo (di paglia, di panza) invisibile. Tiri
il sasso, fai il solenne impegno per la legalità ancora una volta fesso, dai
una mano e nascondi la mafia. Mica male. Alla Regione il mandato degli elettori
è appena cominciato: ma il mandato affanculo all’elettore
è già compiuto.
Ma dove vogliamo andare a parare, a papaluteggiare,
a sparare? Ancora la legalità, la mafia e la corruzione, la questione
meridionale e morale? Mannò, figuratevi! Qua la questione è materiale. Visto
che oramai la mafia in Italia la vogliamo vedere solo in Gomorra, interessa a
chi che solo in Calabria sono stati sciolti 5 comuni per mafia, e quello di
Lamezia 3 volte in vent’anni? Come dice Woody Allen sulla Shoah, i record sono
fatti per essere battuti: e noi aspettiamo senza abbatterci il morale né
batterci il petto il record di abbattuti dei Torcasio e dei Giampà! Noooo, se
non è un problema per il paese non lo è manco per noi. Il paese però ha un problema
di soldi, e allora torniamo (e Torcasio) a noi.
Se si vota a marzo, noi per maggio avremo sempre
quel problemino da 40-50 miliardi da trovare. Ecco, se tutto va come al solito per
la primavera la mafia (senza la fuffa della solita primavera antimafia fra le palle…) avrà
messo via almeno metà dei 130 annui solo in Italia. Un 60, 65 — quindi, come cifre, ci siamo. In più noi votiamo, e
loro pure: a noi serve un capo di governo dopo Gentiloni e Matteone, a loro un governo
del capo coi coglioni (magari non proprio come ‘sti due…) dopo Quello
di Corleone. Sarà il Natale, ma voi non la trovate una felicissima coincidenza,
‘na bellossima ricorrenza dell storia, una cosa propizia
da malizia profumo non solo di Trattativa: proprio d’intesa? Del resto. Colla morte di Riina abbiamo già
tirato tutti una bella riga di sollievo sulla cosa. Resta solo Cosa Nostra, e
magari un po’ di complicità e buona volontà
da parte nostra. E quindi. Gli elementi per uno scambio di persona ci sono
tutti. Dell’Utri in libertà, il pm Di Matteo e tutti quelli come lui in galera
o in una bara. Tanto più che Berlusconi (anche nella versione pitreista del Renzusconi o partitaziendalista dura
dilettantesca e dilettantosta alla Beppusconi) vincerà le elezioni… E
facciamola, ‘sta fusione! Se non vuoi combatterli, non farteli nemici — fai un
affare, fatteli compari&soci. Tutto pronto, tutto bello. Dopo Italicum e
Rosatellum sarà bellissimo, votare col Luparicum
o il Riinellum! Una pura
formalità, del resto. Che noi vogliamo espletare solo perché siamo sinceri
mafiodemocratici — perché in presenza del Mandela
della Mafiocrazia, del martire della andreottocrazia cristiana, e se il merito
mafioso e il mafioso nel merito valgono qualcosa… Il Vincitore immorale già
c’è. Aiutiamoci a Cosa Nostra, e votiamo Marcione Dell’Utri. L’ha detto anche Silvione, l’hanno
chiesto padri vescovi e padrini in sollucchero in acido e in quadriglia, di
liberare questo bravissimo Padrino di Famiglia. Un uomo buono, intelligente,
colto — e solo una volta, sul fatto e in concorso esterno. E
allora. Minimo minimo, Natale a casa e sospensione della pena, ecco quanto gli
spetta: lo chiede persino il Tribunale di Caltanissetta, dando ragione alla
corte di Strasburgo oltreché al Tribuno del Popolo e dell’Orgetta. E allora diciamocelo come l’ha detto Silvione all’inutile
idiota Facezio Fazio. Dell’Utri è un prigioniero politico,
non un politico (giustamente) prigioniero per mafia! Liberiamolo, liberamente
eleggiamolo capo del governo dello Stato-Mafia, rimandiamolo a Roma per unire
Cupola e Cupolone: per fare vedere che in questo paese siamo Capaci di tutto,
anche di un mafiangiolesco capolavoro tipo la Cappella Sistina-Riina: per un
nuovo miracolo mafitaliano, per una trattativa non più indagata né presunta, ma finalmente riuscita!
Ma noi Papalutisti siamo i soliti — sognatori, insensibili con chi soffre, insomma
parecchio egoisti. Persi in questo sogno di governo e di pazza connection Dell’Utri-denaro-Messina
Denaro che in verità solo a pensarci è una delizia, ci siamo dimenticati — ad esempio — dei
Regeni che ancora chiedono verità e giustizia: ricevendo dallo stato italiano e
dal dittatore egiziano omertà e pure prese per il culo senza avarizia… Ma è Natale, non si soffre più! E’ la stagione del dare e allora ecco a voi, genitori
inconsolabili, la notizia con cui al contrario vi potete consolare! L’Eni — quindi anche lo stato italiano — quest’anno ha battuto tutti i record
di estrazione; non solo: lo ha fatto — tu
guarda la combinazione — proprio grazie al
maxigiacimento egiziano. Poter ficcare le trivelle a patto di non ficcare
troppo il naso: e non è meraviglioso?! Signori Regeni, siate orgogliosi, quasi
felici per come vi è andata di (anche se un po’ in…) culo. Che grande lezione, che grande messaggio! E’ il cerchio della vita, è la chimica degl’idrocarburi, è il nostro messaggio d’auguri: ti torturano t’ammazzano
e manco seppelliscono un figlio nel deserto egiziano, ma da quel terreno
barattato e seminato a morti per lo Stato signore e misericordioso zampillano miliardi
gas e metano! E non è bellissimo morire ammazzati e insabbiati — sì — ma non certo gratis e invano? E
allora Buon Eni e Regeni Natale da noi tutti, tutt’insieme cantiamo:
E Regeni in in una
fooossa, al freeeeddo e al geeelo / Ed Eni va alla caaaassa, col fatturato in
cieeeelo!