Peggio di
Berlusconi c’è solo il berlusconismo; peggio del berlusconismo solo il
berluschinismo; peggio di tutto il Berlusrenzismo di Massa. O di Firenze, visto
da dove è venuto a fare ehi ehi e danni il nostro Arthur Renzarelli. Elezioni,
governo, riforme: avanti tutta con tutti, in uno stile che qualcuno ha chiamato
dei due forni andreottiani, qualcuno demorenziano, qualcuno alla Amici Miei e
di Maria — ma ci siamo capiti. Un Destro-Centro-Sinistra di potere. Un
progressismo moderato, un moderato destrismo, un centrismo smodato: ecco le
proporzioni per le Fanghe Intese, che dopo il botto di voti proporzionale e
sproporzionato di Renzi alle europee sono diventate fanghissime. Tutti a bordo,
sul carro del vincitore nemmeno posti in piedi — solo in braccio a quelli che
sono in piedi ci sono già, ma per stare in ginocchio da Renzi. Un carro
trionfale, che ricorda più un carro bestiame e bestiale: in questi giorni ci
trovi cani, porci, un Grillo e una topa parlante. Di Beppe cosa possiamo dire?
Poco e male, e pure tardi. Un insultatore precoce, un trattatore tardivo. Al
primo incontro eiaculi insulti dopo cinque secondi, alla prima scoppola
elettorale strisci dopo aver detto che tu mai coll’Ebetino il Massone il
Cretino ecc. Eppoi — vagamente intuita la figura diarroica — dici che tu
Renzi te lo cachi solo per far saltare le riforme: mah. Più deprimente dei
Cinque Stelle sulle Mitiche Riforme c’è soltanto una cosa: le Mitiche Riforme.
Che poi consisterebbero in una legge elettorale pessima, in un restyling del
Senato così schifoso e pasticciato che non lo potrebbe peggiorare nemmeno il
progettista della Thema. Già così non lo difenderebbe manco Marchionne, ma
perché fermarsi alla Thema quando nel cassetto c’hai la Tempra, la Duna, la
Ritmo Cabrio? E infatti questi mica si fermano. A questa bella compilation
della tristezza, pensano, aggiungiamoci da cantare la malus track della
Giustizia. Da riformare, e ok, ma da riformare con chi? Col più condannato della
storia politica mondiale dopo Saddam Hussein e Voldemort. Cambiare il
funzionamento della magistratura con Silvione, e magari dopo il codice della
navigazione con Schettino. Una pensata così poteva venire o a qualcuno in testa
c’ha meno fosforo d’un bastoncino Findus, o a uno che c’ha la buonafede della
Bonafé e la tuttabona della Boschi. E siamo alla Topa Parlante di Renzi e di
cui sopra, ma che tutti vorrebbero mettersi sotto. La versione figa e fashion
di Rockfeller, il pupazzetto colla mano in culo di Matteo il ventriloquo, una
che per essere ministro avrebbe preso ben altro, in quella zona lì. La madonna
del presepe del bambinello Renzi, la Gelmini bona, la Balotelli bianca, quella
che se l’attacchi perché non capisce e non combina un cazzo sei maschilista e/o
razzista. Insomma, una che se fosse stata nel governo Berlusconi non ti dico le
risate, gli sfottò, le maratone televisive dei comici. Ma lei è al governo con Berlusconi, e allora tutto cambia e
tutto tace. Una cosa ufficiosa, naturalmente, in perfetto vecchio stil novo
renziano. Cambiamo verso, ma nello zoo teniamo gli stessi animali. Cogli stessi
metodi: nel merdone delle riforme
a un certo punto una zampina, solo più smaltata e curata di quella di
Previti/Ghedini/Alfano, piazza la ciliegina sullo stronzo. Oggi l’immunità per
i nuovi senatori non eletti, domani la grazia per Silvione e la galera per i
magistrati che l’hanno inchiodato e condannato. Tanto poi la bella zampina — insieme al
faccino bello come il culetto —
si presenta alla stampa in versione Permaflex
e ai giornalisti materasso dichiara Questo
provvedimento non è una priorità; Lo cambieremo quanto prima; Ma anche non
dovessimo cambiare, non è un problema urgente; Anzi non lo cambiamo, ma
non l’abbiamo voluto noi; E’ colpa
della Finocchiaro, no della Finocchiona, un attimo Matteo nell’auricolare c’è
interferenza… Maria Ambra Boschi, il Ministro di Non è La Rai — è Renzi che
parla. Parla e basta, però. Rivendendosi quindici volte al giorno su tutti i
canali ‘sti cazzi di 80 euro e il 40% alle elezioni. Che forse erano 40 gli
euro e l’80 percento i voti, chi l’ascolta più… Per il resto, nisba, tutto
fermo, più fermo di Fermo nella Marche. Un’altra di quelle province che forse
sparisce ma per finta, e per intenderci. Nel frattempo i cento giorni per
cambiare l’Italia sono diventati mille — e parla e fa parlare solo di questo, il Renzi Fumoso. Di lui e
dei suoi Mille giorni, in pratica Mille giorni di Me e di Me: più straziante di
Baglioni. Ma sempre meno della vita di chi deve battersi e battere il
marciapiede per entrare fra i mignotti di Matteo e del bordello Demorenziano.
Nel Sinistro-Centro-Destra che di sinistro ha molto e di sinistra poco, sono
arrivati Migliore e i suoi.
In cerca di strapuntino e di spuntino, ‘sti
scienziati nucleari sono riusciti a scindere l’atomo Sel: e ci voleva una bella
mira. Una volta il Migliore della sinistra italiana era Togliatti, ora la
sinistra del Pd è Migliore — eppoi dice che uno diventa reazionario… Potere poltrone e
companatico, tutti coll’Italia di Renzi nell’attesa della Svolta Storica,
Biblica, Riformatrice. Svolta che di storico per il momento ha il tasso di
corruzione mille e di crescita zero, curate fino ad ora con ricette ispirate
agl’istituti politologici Pupa e Maybelline New York: maquillage, immagine,
trucco pesante della madonna. Svolta che di biblico ha il Miliardo di euro in
mazzette a Venezia (povero Marco Polo, quel pezzente che s’accontentava del
Milione, mica del Milione all’anno come Galan…): in effetti ‘sto Mose apre una
marea di conti in rosso che pare Mosè. Svolta che però, zitta zitta, un po’
riformatrice lo è: dopo i recenti scandali a base di tangenti su scala
nazionale, il governo sta pensando di riorganizzare la Guardia di Finanza: si
chiamerà La Guardia Si Finanzia. Ma
fossero questi, i problemi di Renzusconi; il nostro giovane Mediaset premier
c’ha altri cazzi. E mica roba piccola, tipo la Merkel che gli fa la
supercazzola in Europa. Prandelli, l’iper-renziano Prandelli che diceva a tutti
quanto fosse iper-renziano dopo essere stato berlusconiano, ha perso. Eliminato
secco al primo turno quando al Mondiale — in attesa d’un Fifellum by Matteo anche lì — non c’è né
secondo turno né ballottaggio. Ecco, se volete trovare un attacco o una critica
al governo andate da quelle parti: dove il governo non c’entra più o meno un
cazzo rispetto al resto, ma dove fa male all’immagine. Inchieste, reportage,
microspie e maxi-servizi giornalistici che sembrano servizi segreti. Se la
stampa italiana avesse indagato sulla strage di Ustica come ha scavato nello
spogliatoio dell’Italia, 34 anni dopo non staremmo ancora a qui a far finta che
una verità accertata non esista. Esiste quest’Italia, invece. Nel pallone e
pallonara, che deve stringersi sempre attorno al mago, al genio, al leader.
Incondizionatamente, irrazionalmente, indifferentemente in attesa del colpo di
culo o di stato: basta che succeda qualcosa, basta che si cambi un po’. Per questo adesso si levano astute voci secondo
cui anche per il calcio italiano — che oramai fa più morti della derelitta mafia siciliana — sarebbe ora
di Un Renzi per la Federcalcio. Uno
giovane, fresco, pieno di figa da riporto. Uno che cambia niente mentre cambia
tutto; uno che sa come si fa, ma che soprattutto sa come non si fa facendo
finta di fare. Un bluffone di un buffone, la versione calciofila della mappazza
che mantiene in pace tutti loro e in guerra colla vita quotidiana tutti gli
altri. In fondo che sarà mai trovare l’accordo con Genny, dopo che hai toccato
il fondo dell’accordo con Silvio ‘A Carogna.